AMORE

L'AMORE PIU' GRANDE....

NON PRAEVALEBUNT

..

Canto gregoriano

Canto gregoriano

LA BEATA VERGINE MARIA

LA BEATA VERGINE MARIA

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SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE

SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE
PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

Antica Bibbia

Antica Bibbia

LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO


"Una lampada  su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne." 

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata".  "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni  e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".

I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....

TESTI SEGRETI LIBRI

mercoledì 7 aprile 2010

O R I E N T A M E N T I ALLE EQUIPE DEI CATECHISTI PER LA FASE DI CONVERSIONE 9

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visto con gli occhi. Perché la Resurrezione non è un evento
sufficiente per loro senza la Pentecoste, quando sperimentano
l'azione della resurrezione in loro.
Ossia, tutta l'azione di Dio è una vita e la vita non si
può racchiudere in bottiglie né in recipienti, come il mare. Tu
potrai scrivere molte lettere, ma sei molto più delle lettere
che hai scritto alla tua fidanzata; anche se in quelle lettere
c'è messa dentro la tua vita, tu sei molto più di quelle
lettere.
La Parola di Dio precede la Scrittura.
MA ANCHE LA ACCOMPAGNA. E' come se tu hai un liquido vivo
in soluzione satura e lo lasci e comincia a cristallizzare.
Questi cristalli sono parte del liquido. Allo stesso modo i
riassunti scritti che cominciano ad apparire fanno parte di
quella vita vissuta, ma non la contengono interamente. La Parola
è trasmissione di vita e azione, un altro che entra in contatto
con te. Perciò Israele non raccanto mai idee,nè scrive trattati.
Per questo lo Shemà, l'Ascolta Israele, è per essi il sunto di
tutta la Parola: un Altro che entra nella sua esistenza. La
Parola della madre è la madre stessa che entra nella vita del
bambino dandogli vita. Dio è entrato nella storia di Israele
accadendo: ciò è Parola.
Dice San Luca: "Poiché molti hanno posto mano a stendere un
racconto DEGLI AVVENIMENTI SUCCESSI TRA NOI, come ce l'hanno
trasmessi coloro che ne furono testimoni fin dal principio e
divennero ministri della Parola, così ho deciso anch'io di fare
ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di
scrivere per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché
tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che
hai ricevuto". (Lc. 1, 1-4).
Ossia, dopo tutta una vita comincia ad apparire una
cristallizzazione, un sunto di quella vita. E comincia ad
apparire la Scrittura. Dio ha voluto così la Scrittura: lasciare
una piccola traccia.
Come noi che abbiamo uno scheletro che porta la vita che
abbiamo, questa intelaiatura, che sono le scritture, viene
preceduta, accompagnata e oltrepassata dalla Parola.
La Parola è molto più della Scrittura.
Perciò queste non possono mai essere separate dal corpo che
le dà vita, perché se no sono scheletro morto. Mai si possono
separare da questo corpo che le ha vissute, che le ha scritte e
che continua a portarle. Questo corpo è la Chiesa, il popolo di
Dio. Queste scritture senza la Chiesa, senza il popolo di Dio,
non sono niente, s'infiacchirebbero, sarebbero uno scheletro
morto.
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I bambini di Israele le conoscono prima di saper leggere
perché le ricevono di viva voce da un altro che dà loro la
Parola pronunciata nella fede. E' la famiglia, il padre colui
che trasmette la fede non con un libro ma con la propria vita.
Perciò il libro non è l'importante, neppure se vogliamo,
nella Chiesa. Per questo la Chiesa ha difeso tanto contro i
protestanti la esplicitazione e la canalizzazione della Parola
nella tradizione vissuta. Lo scritto è meno della vita. E'
nell'assemblea che il libro prende vita. Per questo, il fatto di
invitare il Vescovo alla consegna della Bibbia non è un trucco o
una tecnica, come pensano molti, per conquistare il Vescovo, ma
è una catechesi che si dà alla gente; cioè che questo libro in
sé non è nulla, ma che sono gli apostoli, i vescovi coloro che
trasmettono il libro, perché hanno il potere di aprire le
Scritture.
E' nella Chiesa che questo libro prende vita, perché ivi lo
Spirito è operante e vivente nei cristiani. E' in questo Spirito
vivente che il libro riceve vita. Questo Spirito è colui che gli
dà forza e anima.
Cristo Risorto apre l'intelligenza agli apostoli affinché
comprendano le Scritture.
E Gesù Cristo appare con Mosé ed Elia nella
Trasfigurazione, affinché si veda che la Parola di Dio è una
unità perfetta in Gesù Cristo. Non esiste un Dio dell'Antico
Testamento ed un altro del Nuovo Testamento (queste sono cose
che ci siamo inventate quando non abbiamo capito nulla). GESU'
CRISTO RISORTO NON HA ALTRO SENSO CHE ESSERE IL COMPIMENTO DELLE
SCRITTURE. L'asse interiore di tutto questo avvenimento, che è
la Parola di Dio perché è un unico avvenimento: Dio che
interviene nella storia è Dio che si è manifestato compiendo
questa Parola. Questa Parola facendosi realtà fa Dio presente.
GESU' CRISTO RISORTO NON AVREBBE SENSO SE NON FOSSE IL
COMPIMENTO DI CIO' CHE E' GIA' AVVENUTO, PERCHE' E' IN QUESTO
CHE SI E' MANIFESTATO DIO: NEL COMPIMENTO DI QUESTA PAROLA.
Tutto ciò sarà una scoperta per il futuro, ma vi può
aiutare già ora un poco perché la gente comprenda qualche cosa
del la differenza tra Parola di Dio e Scrittura.
I corsi biblici che sono di moda durano una primavera,
perché non essendo lì presente lo Spirito, che è nella comunità
che si riunisce a pregare ed a proclamare la Parola, finiscono
per essere una noia. Apprese infatti quattro cose che al
principio interessano come cultura e come novità, il giorno
successivo è già una noia da morire. Perché non dà vita, perché
non è esperienza personale in cui Dio si fa presente come reale,
testimoniando il suo essere.
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Un'altra cosa che è di moda dire: Dio è intervenuto in
Israele, ma continua ad intervenire sempre ed anche ora, nel
Vietnam, ecc. Questo non è dare importanza a questo libro.Quelli
che dicono così, nelle riunioni leggono il giornale; è ciò che
ora succede nel mondo, perché ciò che dice la Bibbia è troppo
vecchio o che so io o non dice nulla. Questo non è affatto vero.
E' certo che Dio continua ad operare nella storia, ma continua
oggi ad operare anche il male. Allora, per distinguere quello
che è intervento del male e quello che è intervento suo, Dio ha
dato una norma che è questa Parola che è scritta qui e non nel
giornale. Per descrivere quello che nel Vietnam c'è di buono e
quello che c'è di male, abbiamo questa norma. Queste scritture
vissute nella Chiesa ci fanno vedere come Dio continua ad
intervenire nella storia. La Chiesa è un avvenimento che giudica
le nazioni. Ogni avvenimento umano è giudicato da una Chiesa
vivente.
Come sono stati scritti questi libri? Con il Nuovo
Testamento si comprende meglio. Gesù Cristo non ha scritto
nulla. Gli apostoli dopo aver ricevuto lo Spirito Santo si
lanciano a predicare non cose concrete o particolari, come può
essere la pesca miracolosa, ma: "Gesù Cristo è risorto dai morti
e parla ora attraverso di noi che siamo pieni di Spirito Santo".
Vanno all'asse, all'embrione, al nucleo, che è il Kerygma. Poi
questo Kerygma avrà un'esplicitazione.
Ossia, prima c'è un Kerygma e poi tutto un insegnamento o
catecumenato. Per questo i Vangeli vengono più tardi del
Kerygma, come sunto di tutta la catechizzazione del catecumenato
che aveva la Chiesa primitiva.
I primi scritti (senza tenere conto delle scoperte recenti,
relative al Vangelo di marco, che pera non modificano la
sostanza di quello che stiamo dicendo) sono la lettera ai
Tessalonicesi che è dell'anno ç' dopo Cristo. Figuratevi da
quanti anni vive già la Chiesa senza avere scritto nulla. La
prima cosa che ha fatto la Chiesa è vivere. Perciò i documenti
più antichi sono sempre liturgie, canti di esultazione.
Noi nelle baracche, la prima cosa che scrivemmo fu il canto
del Servo di Yahvé; e ciò per il medesimo motivo: l'avvenimento
si esplicita prima in liturgie, in canti.
La cosa più antica dell'Antico Testamento è un brano del
Deuteronomio, che narra: "Mio padre era un arameo errante....
Il Signore ci fece uscire dall'Egitto.... e ci diede questo
paese dove scorre latte e miele". (Deut. 26,5-9). Poi questo
nucleo dell'Antico Testamento avrà tutta un'esplicitazione, come
il Kerygma del Nuovo Testamento. Q u e s t o è il k e r y
g m a del
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l'Antico Testamento; il credo più primitivo di Israele. Questi
elementi in seguito si espliciteranno molto di più (storia dei
patriarchi, legge del Sinai, creazione, ecc.). E questi temi
restano sempre aperti ad una realizzazione sempre più forte.
Tutto ciò che si scrive risponde sempre ad una esperienza
vissuta, molto più antica.
La vera e propria composizione si fa dopo il ritorno dal
l'esilio con Esdra e Neemia. La mano sacerdotale redige tutte le
tradizioni, danno loro un senso liturgico. Per questo la
creazione comincia quasi come un inno.
Prima di tutto c'è un avvenimento che non si può codificare
in scritti. Poi appaiono scritti semplici e poi redazioni più
complesse. E sempre le cose più antiche che si scrivono sono
fondamentalmente cose liturgiche.
LA PAROLA PRECEDE, ACCOMPAGNA, E OLTREPASSA SEMPRE LA
SCRITTURA. OGGI STESSO E' VIVO IL SUO SPIRITO, IN CUI PRENDONO
VITA QUESTE SCRITTURE. PERCIO' UN'ASSEMBLEA CRISTIANA CHE
PROCLAMA LE SCRITTURE E' SEMPRE MOLTO DIU' DEL LIBRO: E' LO
SPIRITO CHE DA' LORO VITA.
(Kiko)
Dovete dire che il giorno seguente portino la Bibbia e
qualcosa da mangiare per l'agape.
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QUINDICESIMO GIORNO
CELEBRAZIONE DELLA PAROLA
CONSEGNA DELLE BIBBIE
Come nella celebrazione della penitenza, la prima cosa da
fare è provare,i canti, preperare la chiesa, preparare le tavole
per l'agape e spiegare ai presbiteri il senso della
celebrazione.
La disposizione dell'assemblea è la stessa ma con la Parola
di Dio al centro, un tavolo da una parte per deporvi le bibbie,
il crocifisso non occorre.
(dalla celebrazione nella Parrocchia dei Sacramentini a Madrid
nell'aprile 1972)
AMMONIZIONE AMBIENTALE
Oggi fratelli spero che per tutti voi sia un giorno
memorabile, perché riceverete dalla Chiesa questa Parola, le
Scritture, significando il vosto amen alla Parola di Dio.
Come dopo la prima parte delle catechesi in cui vi abbiamo
annunciato il Kerygma - la buona notizia che Gesù Cristo è stato
inviato da Dio per liberarci dalla morte e dal peccato, in modo
che in Lui abbiamo la vita eterna - abbiamo risposto con una
celebrazione penitenziale in cui abbiamo avuto accesso al
perdono dei peccati nella vittoria di Cristo risorto attraverso
un Sacra mento, così oggi, dopo aver visto questo Kerygma nella
Scrittura, nella Parola di Dio - non facendo della storia della
salvezza una cultura biblica, studiando come si sia sviluppata o
formata, ma dandovi da gustare questa Parola attraverso Abramo e
l'Esodo risponderanno pure con una celebrazione.
Spero che tutti abbiate visto come Abramo sei tu e come
l'Esodo è la tua storia; come Dio non ti abbandona ma ti manda
una Parola che illumina la tua realtà esistenziale. La risposta
a questa Parola che avete ascoltato è questa liturgia, questo
incontro, dove coloro che hanno già gustato questa Parola e ne
hanno visto la meraviglia possano oggi dire Amen, dire che
vogliono vivere questa Parola.
Ma questa Parola dovete riceverla dalla Chiesa. Questa
Parola non la potete interpretare voi per conto vostro, ma deve
essere spezzata per voi, come un pane, dalla Chiesa.
L'Apocalisse dice che questo libro è sigillato e che tutti
piangono perché nessuno lo può aprire, ma appare un agnello
sgozzato ed a lui si dà potere di aprire il libro. Chi ha lo
Spirito di questo agnello
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sgozzato che è Gesù nostro Signore, potrà anche egli aprire
queste Scritture. La Chiesa durante questo catecumenato vi darà
questo Spirito perché possiate comprendere con tutta sapienza
questi libri, di modo che queste Scritture si facciano per voi
Parola di Dio.
Abbiamo detto pure, fratelli, nell'ultima catechesi che
questo libro è uno scheletro che necessita la vita, la carne e i
nervi per non essere un morto. Ed abbiamo detto che queste
scritture ricevono la vita dall'assemblea cristiana, in cui è
presente Cristo Risorto.
Oggi ci siamo riuniti qui tutti perché Cristo Risorto è qui
presente ed è Lui che si farà gustare questa Parola proclamata.
Perché se Cristo non ci apre l'orecchio, questa Parola rimane
chiusa per noi e non ci dice nulla, non illumina la nostra
realtà.
Il modo migliore di presentare la Parola è di celebrarla.
Questo insieme di libri sono stati raccolti da un popolo e
trasmessi a noi in attesa di un popolo che li compia più
perfetta mente, di un popolo in cui questa Parola si compia. Noi
sappiamo che QUESTA PAROLA FATTA CARNE E' NOSTRO SIGNORE GESU',
E' GESU' CRISTO: EGLI E' LA PAROLA DI DIO. CHI VEDE GESU'
CONOSCE DIO PERCHE' EGLI E' DIO. E noi sappiamo che Egli è qui
presente e risorto per fare risuonare in mezzo a noi questa
Parola, per aprire le nostre orecchie e per preparare il nostro
cuore, perché questa Parola penetri in noi e ci fecondi. Perché
noi, come una terra secca ed arida, abbiamo bisogno di una
pioggia che ci imbeva affinché abbiamo vita. Questa Parola sarà
l'acqua che ci darà la vita.
Non credo che ci sia nella vostra vita nulla di più
importante di questa assemblea in cui Cristo Risorto farà la sua
apparizione attraverso la Parola di Dio. Per questo non si
tratta di avere fretta. San Paolo si lamentava dei cristiani che
abbandona vano l'assemblea. Perché non si tratta di un rito che
devi fare in fretta a finire per passare a qualche altra cosa.
E' qualche cosa di molto più importante. Siamo qui per
incontrare Dio e Dio passerà di qui, in mezzo a noi, forse in
una lettura, forse in qualche cosa che dirà un fratello, in una
sua preghiera o in un suo intervento o nell'Omelia. Non sai in
quale momento questo Spirito ti prenderà realmente e ti darà la
vita. E ti farà uscire di qui contento quando forse sei entrato
stanco ed annoiato. Perché l'incontro con Gesù Cristo è sempre
importante.
Accoglieremo il parroco, che inizia il cammino catecumenale
con voi; egli oggi rappresenta qui il vescovo per consegnarvi
questa Parola, per aprire questi libri e per proclamare questa
Parola. Riceviamo i presbiteri che presiedono la nostra
assemblea cantando: "Qual'è il suo nome? Il suo nome è Parola di
Dio!"
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Vediamo il cielo aperto ed un cavallo bianco che viene; colui
che lo cavalca porta un manto pieno di sangue. E' pieno della
sua vittoria: la sua vittoria sopra tutto quello che ci separa,
sopra tutto quello che ci fa soffrire. Egli ha distrutto nel suo
sangue il nostro nemico. Egli viene vittorioso a liberarci. Come
si chiama costui che viene? Il suo nome è: PAROLA DI DIO, il
Figlio di Dio, Gesù Cristo.
(In precedenza, al momento dell'arrivo, ciascuno ha lasciato la
propria Bibbia, con su scritto il nome, sul tavolo).
CANTO D'INGRESSO: Vedo il cielo aperto.
SALUTO DEL PRESIDENTE: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio".
IVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO (cantata)
AMMONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA:
La prima Parola che questa notte sarà qui proclamata, è del
Libro del Deuteronomio. E' un brano che gli Ebrei leggono tutti
i giorni nella sinagoga: la celebrazione della sinagoga si
inaugura con questo brano. Comincia dicendo: SHEMA ISRAEL! Shemà
in ebraico vuol dire: "ascolta". Questa sarà pure per noi la
prima parola che udiremo questa notte: Ascolta Israele!
Sappiamo che l'Israele della fede siamo noi. Oggi il
Signore ci chiama e ci dice: Israele! Che significa "forte con
Dio". Sappiamo che in Lui vinceremo tutte le battaglie contro la
nostra superbia, contro la nostra ira, contro la nostra lussuria
e contro tutti i nostri problemi.
Ascoltate questa parola che dice: Ascolta Israele, Io sono
l'unico; non c'è altri fuori di me. Questa Parola ci invita ad
amarlo. Egli ci dice che sta ora in mezzo a noi e ci invita ad
una risposta: ad amarlo al di sopra di ogni cosa. Ascoltiamo
questa Parola.
PRIMA LETTURA: Deut. 6, 4-15
INTRODUZIONE AL CANTO
Fratelli, questa parola si compie oggi in mezzo a noi. Il
Signore oggi ci dà un comando: amare Dio con tutto il nostro
cuore, con tutta la nostra mente, e con tutte le nostre forze.
Questo è il riassunto della Legge e dei Profeti, questa è tutta
la Scrittura. Chi fa questo è già nel Regno di Dio.
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Se noi entriamo in un catecumenato è perché siamo convinti
che in noi Dio non è ancora l'unico, non è il centro perché
forse vi sono altri dei. Per questa ragione oggi ci è detto:
quando Io ti porterò alla terra e ti darò degli uliveti che tu
non hai piantato, una terra meravigliosa che tu non hai
comprato, alberi da frutta di ogni tipo che tu non hai
coltivato, case chè tu non hai edificato....
Vedete il simbolo della Parola di Dio? Il Signore sa che
siamo in cammino verso il Regno di Dio. Questo cammino
catecumenale termina con la rinnovazione del nostro Battesimo,
per quei fratelli che entrano già nel Regno di Dio che sono
cristiani con una fede adulta. Perché i cristiani sono già nel
Regno di Dio che incomincia qui e salta fino alla vita eterna.
Ora intraprenderemo un cammino che termina nel Regno ed Egli ci
dice: quando arriverai al Regno, quando sarai felice, non ti
dimenticare mai che sono stato Io colui che ti ha portato a
questa catechesi. Ti ricordi come venivi amareggiato? Ricordati
di quando ti trovavi in Egitto.
Per questo, questa Parola è per te adesso. Dice: ricorda
quando non sopportavi nessuno, quando non ti capivi con tua
moglie, quando conducevi una vita meschina, quando non avevi
gioia, quando ti trovavi in Egitto, nella schiavitù. Ricordati
di allora. Ricordati come Io ti ho portato passo a passo ed ora
ti ho dato felicità: la tua vita si è trasformata totalmente.
Lo possono dire oggi quelle comunità che hanno visto la
loro vita trasformata. Però pensa: tutto quello che ti ho dato,
te lo ho dato gratis: "case che tu non hai edificate, terre che
non hai comprato tu, alberi da frutta che non hai piantato tu".
Ricordati quel giorno, che sono stato Io colui che ti ha fatto
uscire dall'Egitto e che ti ha portato qui. Ricordati allora di
rendermi grazie, di benedirmi; ricordati di insegnare a tuo
figlio che Io sono in mezzo a te, che sono stato Io colui che ti
ha salvato, affinché i tuoi figli non adorino dei stranieri.
Forse i vostri figli oggi non hanno altro Dio che gli idoli
del mondo: il denaro, la fama; il prestigio, il divertimento,
tutte quelle cose che amano i pagani, che ama il mondo.
Attraverso questo cammino ti insegneremo che anche i tuoi figli
debbono stare in Lui, perché guarda quello che abbiamo ascoltato
oggi: trasmetterai la fede ai tuoi figli, insegnerai loro chi è
il vero Dio. Questa missione non la dovrai lasciare né alla
scuola, né ad altri. Dovrai essere tu a farlo personalmente. E
non con delle lezioni, ma con le tue attitudini di vita, con la
tua fede vissuta, quando tu abbia fede, è chiaro. Oggi i tuoi
figli forse non credono perché non vedono in te che attitudini
che non li convincono affatto.
Fratelli: rallegriamoci! Perché Dio ci parla con parole
semwww.
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plici! Ci dice di amarci; dice che è Lui quello che vi sta dando
queste catechesi; che è Lui che vi sta portando fuori
dall'Egitto, che è Lui che vi sta portando ad una terra di
felicitià. Non dimenticate mai che è Lui che sta facendo questo:
Egli si trova qui in mezzo. E l'unica cosa che Dio chiede è di
amarlo al di sopra di tutti gli idoli.
Per questo, fratelli, in risposta a questa parola canteremo
insieme: Jahvé tu sei il mio Dio, io ti esalterò. CANTO: Jahvé
tu sei il mio Dio, io ti esalterò.
AMMONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA.
La seconda Parola, fratelli, che Dio farà risuonare in
mezzo a noi questa notta è di un profeta: Isaia. Ora il Signore
dirà a tutti noi che la sua Parola è come la pioggia che scende
dai cieli e cade sopra la terra fecondandola; non ritorna al
cielo senza aver compiuto la sua missione, senza aver fecondato
la terra.
Così è la Parola di Dio: da che è uscita dalla bocca di Dio
questa Parola si pone in marcia in mezzo a noi e non si ferma
finché non abbia compiuto la sua missione. La Parola di Dio è
sempre efficace: per coloro che la custodiscono è salvezza; per
quelli che la rifiutano è condanna. A coloro che non
ascoltarono, Dio dette una opportunità, e disse loro: venite a
me. Perché spendete tanto denaro in cose che non vi saziano? Ma
essi non ascoltarono.
Anche a noi oggi il Signore dice questo: Venite con me, Io
vi darò, senza che compriate, cose che vi saziano: vi farò
felici. Il Signore ci invita a porre la nostra fiducia in Lui, a
vivere della sua Parola. Poi ci chiederà se siamo felici o non
lo siamo. Ci invita ad uscire da questo mondo, da queste città,
in cui ciascuno cerca la vita per suo conto, ci invita ad uscire
come un popolo inesodo verso la casa di Dio.
Io vi assicuro che i monti salteranno come capretti, la
natura intera si rallegrerà. E noi saremo un popolo di gente
allegra, di gente che canta, di gente che cammina contenta,
perché va verso la Vita eterna e verso la felicità. Ascoltiamo
ciò che ci dice questa Parola questa notte.
SECONDA LETTURA: Isaia 55, 1-13
INTRODUZIONE AL CANTO
Abbiamo appena ascolta, fratelli, una Parola che ci
promette una cosa meravigliosa: dice che al posto delle spine
crescerà un cipresso, al posto dell'ortica crescerà il mirto.
Significa che lì dove il nostro cuore non ha potuto dare altro
frutto che egoiwww.
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smo, invidia, sessualità, lì ci sarà una meraviglia
gratuitamente per opera di Dio.
Dice che usciremo e ci porremo in cammino con allegria.
Ma il Signore ci invita a lasciare i nostri idoli e ad
abbandonarci a Lui, perché i nostri cammini non sono i suoi
cammini come abbiamo ascoltato. Così come è lontano il cielo
dalla terra, così sono lontani i nostri cammini da quelli di
Dio.
Il popolo d'Israele nel deserto dubita perché non capisce
come attraverso il deserto si arrivi da qualche parte: perché
ciò che vogliono è che Dio si conformi ai loro cammini. E' la
stessa cosa che vogliamo noi : Dio al nostro servizio deve darci
quello che noi vogliamo: denaro, fama, salute, molti figli
ecc..... In questo cammino si tratta invece del contrario.
Finora forse sei stato cercando a modo tuo. Ma in questa
lettura, questa notta il Signore ti ha detto: perché continuare
ad affannarti, perché continuare a sprecare denaro e sforzo in
cose che non ti saziano? VIENI SENZA DENARO, IO TI DARO' QUESTA
TERRA CHE STAI CERCANDO.
Quello che stiamo cercando,fratelli, è lo Spirito Santo, il
Dono di Dio, uno Spirito nuovo che ci faccia sentire la vita
piena di felicità, che ci faccia vivere una vita intensa che ci
sazi realmente.
Per questo chiediamo a Dio questo Spirito. Cantiamo il
canto di Pentecoste: perché questo Spirito è già venuto sulla
terra, perché il Regno di Dio è vicino a noi, si sta avvicinando
con questo cammino catecumenale.
Forse molti di voi sono già stati in qualche altro
movimento nella Chiesa. Forse invece qualcuno andava poche volte
in Chiesa, mentre un altro magari tutti i giorni. Ebbene vi
assicuro che il Regno di Dio oggi è vicino a voi più che mai.
Abbiamo ascoltato pure una cosa meravigliosa: ponetevi in
ascolto. Il popolo di Dio è il popolo dell'ascolto, è un popolo
che tutti i giorni ascolta ciò che Dio fa e dice. Questo Spirito
Santo è l'acqua che feconderà il deserto e farà di esso un orto
e di noi che siamo il deserto un giardino fiorito; che farà si
che diamo frutti affinché il mondo li veda.
Perché il Signore con noi, abbiamo udito, farà una alleanza
eterna. Le promesse fatte ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, a
Davide, che si sono compiute in Gesù Cristo, nel sangue di Gesù
Cristo, si faranno realtà in noi. Gesù Cristo ha dato il suo
sangue perché voi possiate vivere nella felicità, entrare nel
Regno, perché i vostri peccati siano perdonati e possiate amare
gli uomini in una nuova dimensione. Perché questo avvenga
riceverete lo Spirito Santo stesso di Gesù Cristo.
Per questa ora, fratelli, cantiamo: Se senti un soffio nel
cielo, un vento che scuote le porte, ascolta questa voce che
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chiama, che ti invita ad andare lontano, è un fuoco che nasce in
chi sa aspettare, in chi sa nutrire speranze d'amore, in chi ha
pazienza, in chi spera che un giorno potrà amare, non per le sue
forze, ma perché ha ricevuto la grazia di Dio, lo Spirito Santo.
CANTO : Pentecoste
AMMONIZIONE ALLA TERZA LETTURA
Ascolteremo ora l'apostolo Paolo che nel suo itinerario
giunge ad una sinagoga. Colui che aveva perseguitato i cristiani
credendo che fossero una setta di indemoniati che stavano
distruggendo l'assemblea di Dio, il popolo di Israele. Colui,
che è stato chiamato da Dio, a cui Gesù Cristo risorto è apparso
sul cammino e che da quel momento ha incominciato a predicare di
sinagoga in sinagoga, ci annuncia oggi, o fratelli, il Kerygma
di Gesù Cristo. Questo Kerygma è Gesù Cristo risorto dai morti,
nel quale la natura umana ha vinto la morte, così che noi non
moriamo più. Cioè , le promesse fatte ad Abramo, che gli avrebbe
dato una terra, le promesse fatte ad Isacco, a Giacobbe, le
promesse fatte attraverso le sue manifestazioni nell'Esodo, le
promesse fatte a Davide, la promessa fatta a Noé, che non
permetterà più che l'umanità perisca, Dio le ha compiute in Gesù
Cristo per noi.
Di modo che voi siete i primi di questa generazione del
1972 che conoscete questa notizia, mentre molti uomini vivono
angustiati con i loro problemi, con le loro invidie, con il loro
orgoglio, con la paura della morte e delle malattie, senza
sapere che Dio ha agito, credendo che tutto ciò siano cose di
religione e di preti. Non sanno, né hanno sperimentato nulla.
Credono che queste siano cose per donne e per bigotti, per gente
senza valore che non affronta di peso la vita. Non hanno
sperimentato il potere di questo Gesù Cristo, vivente e risorto
per garantirci che non moriamo e perché la nostra vita possa
essere diversa. La tua vita matrimoniale, il tuo lavoro, la tua
vita sia diversa, sia felice.
Perciò i cristiani esultano e benedicono Dio perché ha
fatto con loro meraviglie. Perché Dio ci ha amato e non ci ha
lasciato nella morte ma ci ha mandato un Salvatore.
Ascoltiamo, fratelli, questa Parola, perché San Paolo dirà:
CRISTO SI E' CONSEGNATO ALLA MORTE PER I NOSTRI PECCATI ED E'
STATO RISUSCITATO PER LA NOSTRA SALVEZZA, SANTIFICAZIONE E
GIUSTIFICAZIONE.
QUESTA E' LA PAROLA DI SALVEZZA. QUESTA LA PAROLA DI DIO.
Questa Parola di Dio è il culmine di tutta la storia della
salvezza, essa la conduce al suo termine. Così dice a noi San
Paolo.
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TERZA LETTURA : Atti 13, 13-39
INTRODUZIONE AL CANTO
Abbiamo appena ascoltato questa Buona Notizia che ci
annuncia che in Gesù Cristo abbiamo accesso alla Vita eterna,
che tutti quelli che accolgono questa Parola riceveranno lo
Spirito Santo. Cantiamo ora "Risuscitò", come adesione a ciò che
abbiamo ascoltato.
CANTO : Risuscitò.
AMMONIZIONE ALLA QUARTA LETTURA
L'ultima lettura che ascolteremo è l'inizio del Vangelo di
Giovanni che incomincia dicendo: Al principio era la Parola, e
la Parola era in Dio, e la Parola era Dio.
Questa è una celebrazione della Parola di Dio. Chissà,
forse questo non lo comprendiamo. Dice San Giovanni: e la Parola
si fece carne e fece la sua tenda in mezzo a noi. Questo libro
che riceverete, contiene la Parola di Dio. Perché in Gesù Cristo
Dio si è fatto conoscere totalmente, in Lui sappiamo perché ha
fatto l'acqua, gli uccelli e tutte le cose. Perché in Gesù
sappiamo che Dio ci ha creati nell'Amore. Perché Egli era fin
dal principio in Dio. In questo amore del Padre verso il Figlio
siamo sta ti creati tutti.
Coloro che accolgono questa Parola, Cristo stesso, e la
lasciano penetrare nel loro cuore, non sono nati dalla carne né
dal sangue ma nascono da Dio, sono Figli di Dio.
Ascoltiamo, fratelli, questa Parola.
QUARTA LETTURA : Giov. 1, 1-18
RISONANZA DELLA PAROLA NELL'ASSEMBLEA ED OMELIA DEL PRESIDENTE
CONSEGNA DELLE BIBBIE
(Uno per uno, senza fare la coda, raccolgono la propria Bibbia
che prima della celebrazione hanno lasciato sul tavolo; ciascuno
raccoltala la consegna al catechista dicendo il proprio nome. Il
catechista consegna la Bibbia al Presidente dicendogli il nome
di chi la sta per ricevere. Quindi il Presidente consegna la
Bibbia all'interessato e mentre questi la regge con le due mani
ad un estremo dice: NN, RICEVI LE PROMESSE FATTE AI TUOI ANTICHI
PADRI; RICEVI LE COMPIUTE NEL NOSTRO SIGNORE GESU'; CHE QUESTA
PAROLA, DA TE ACCOLTA, TI PORTI ALLA VITA.
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L'interessato e l'Assemblea rispondono: AMEN.
CANTO: Amen, amen, amen.
PREGHIERA DEI FEDELI
PADRE NOSTRO
ABBRACCIO DELLA PACE
BENEDIZIONE DEL PRESIDENTE
AGAPE
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CONVIVENZA
(Catechesi e orari della convivenza, alla fine della fase
di conversione, delle parrocchie di Maria Ausiliatrice e S.
Isidoro di Barcellona. Casa di esercii "Mater Salvatoris"
del Tibidabo. Giorni 10, 11 e 12 dicembre 1971.
Gli orari, sono ovviamente da adattare.)
VENERDI'
ARRIVO E DISTRIBUZIONE DELLE STANZE tra le 20,15 e le 21.
(Una persona dell'équipe dei catechisti, o una di quelle
che seguono le catechesi, deve incaricarsi di fare questo
lavoro, per cui deve recarsi sul posto presto per mettersi
d'accordo dettagliatamente con gli incaricati della casa di
convivenza.) In precedenza qualcuno dell'équipe si incarichi di
portare, o accertarsi che si trovino sul posto.
- un cero pasquale, completo di supporto;
- un leggio per la Parola con il proprio drappo;
- tappeti per le celebrazioni;
- fiori per il Lucernario e l'Eucarestìa;
- paramenti per i sacerdoti;
- tovaglie per l'altare;
- uno o più calici grandi per il vino dell'Eucarestia;
- uno o più piatti d'argento per la distribuzione dei pane.
CENA alle 21.
LUCERNARIO alle 22,30.
Si inizia con una ammonizione ambientale nella quale
bisogna spiegare il senso della liturgia della luce, spiegando
soprattutto il simbolismo: le tenebre, simbolo della nostra
situazione di peccato e di morte, e la luce
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simbolo di Gesù Cristo Risuscitato. Questa luce illumina la
nostra realtà e fa sì che possiamo vederci.
Poi si spengono tutte le luci (bisogna far sì che non resti
accesa alcuna luce, anche lontana, perché il segno sia pieno).
Si sta alcuni momenti al buio, senza fretta, finché il
Presidente, rivestito di alba e di stoia, entra portando un
grande cero acceso che colloca su di un candelabro preparato in
mezzo all'assemblea. Il Presidente dice con voce forte: "CRISTO
NOSTRA LUCE E NOSTRA SALVEZZA" e tutti cantano "ALLELUJA";
questo per tre volte, poi fermo al suo posto si fa il canto per
intero. Terminato il canto (non prima) si accendono tutte le
luci. Dopo il saluto del Presidente si canta l'invocazione allo
Spirito Santo.
Poi si fa una ammonizione alla lettura che è: I Giovanni 1;
2, 1 -11; 3, 13 - 24.
Terminata la lettura si fa una passaggio al canto
attualizzando la Parola di Dio che si è ascoltato proclamata e
si fa un canto (es. "Resuscitò" o "Pentecoste").
Poi il Presidente, se non è troppo tardi, invita a pregare
oppure fa una preghiera per tutti, introducendo il Padre Nostro.
Si termina con la Benedizione. Non c'è abbraccio della pace.
Prima di sciogliere l'assemblea bisogna spiegare perché
andremo a letto in silenzio. Il silenzio ha una grande
importanza come segno che siamo in ascolto del Signore che sta
pas sando in questa convivenza.
AMMONIZIONE AMBIENTALE
Siamo venuti a questa convivenza convocati da Gesù Cristo:
è Lui che ci ha chiamati alla catechesi, che ci ha accompagnati
in questi due mesi e che ci ha portati fin qui perché vuol farsi
presente.
Vi invitiamo a lasciare fuori della porta di questa casa le
preoccupazioni di famiglia, di lavoro, il pensiero di quello che
è stato ieri o che sarà domani. Il passato non c'è più e il
domani non ci appartiene, neppure sappiamo se domani saremo
vivi. Nel cristianesimo esiste solo l'oggi. Perciò vi invitiamo
a vivere questo oggi che il Signore ci vuole donare e nel quale
passerà.
Voi non avete mai fatto una convivenza, non conoscete la
meraviglia della comunione che Dio vuol far nascere tra
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noi, non sapete con quale potenze il Signore passerà per aprire
per noi un cammino. La nostra esperienza è che non uscirete da
qui come siete entrati. Approfittate di questo passaggio di
Gesù, come i due ciechi di Gerico, alzando gli occhì verso Colui
che può guarire la vostra cecità.
Inizieremo la nostra convivenza con un lucernario.
E' una liturgia antichissima della Chiesa: in questo
cammino Dio ci farà riscoprire i segni liturgici. Questa sera
cominceremo con due segni molto semplici e forti: la luce e le
tenebre.
Fra poco spegneremo la luce e rimarremo qualche minuto al
buio. La tenebra è il simbolo della nostra cecità, del peccato
in cui tutti noi ci troviamo. Non crediate che faccia o del
teatro; la tenebra esplicita una realtà che è dentro fi noi. E'
vero che esistono le tenebre come è vero che esiste l'invidia,
l'odio, l'adulterio, l'egoismo, la morte. Le tenebre fanno qui
presente qualcosa che avviene, tutti i giorni, nella nostra
vita. Nelle tenebre ti trovi da solo, incapace di vedere la
gente che è accanto a te, sentendo solo il tuo respiro. Sei nel
buio profondo del tuo essere, incapace di amare altri che te
stesso. Ma nel buio profondo di questa stanza ecco appare una
luce, simbolo di Gesù Cristo. E quando questa luce sarà elevata,
spezzerà la tenebra. E potrei cominciare a vedere che non sei
solo, che ci sono dei fratelli accanto a te, che c'è una via
d'uscita nella tua vita e in quella di tutti gli uomini. Io vi
invito, fratelli, a riconoscere con coraggio la vostra cecità.
E' vero che questa luce che sta entrando nella vostra vita viene
a svelare le tenebre che sono in voi; ma è vero che questo Gesù,
che noi abbiamo inchiodato sulla croce, viene in mezzo a noi
risorto per trarci fuori dalla schiavitù della tenebra e del
peccato e per cominciare a far nascere tra noi la comunione,
l'amore, la koinonia. Questa convivenza è un momento
privilegiato di comunione, e sarà centrata sull'Eucarestia.
Tutta la giornata di domani sarà dedicata all'Eucarestia.
Lavoreremo con un questionario, ascolterete una catechesi che vi
sorprenderà e infine celebreremo insieme la nostra prima
Eucarestia.
Ma questa sera fratelli Dio ci chiama a conversione e ci
invita a fare silenzio in noi per attendere il suo passaggio.
Dopo questo lucernario andremo a letto in silenzio e vi
resteremo fino alle lodi di domani mattina. Il silenzio è
difficile, noi siamo pieni di rumori dentro che ci impediwww.
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scono di sentire la voce di Dio. Il silenzio ci aiuterà. Vi
invito a rispettarlo questo silenzio, per voi stessi e per
carità verso i vostri fratelli che ne hanno bisogno. State
vigilanti, non siamo venuti a questa convivenza per dormire per
riposare o per fare una vacanza. Io sono, come voi, in attesa
del passaggio del Signore. State vigilanti, perché non sai
quando passerà pente. Forse in questo lucernario, come è
accaduto in Giappone, in cui un uomo, neanche battezzato, ha
rivisto in qualche minuto al buio tutta la sua vita, e ha
scoperto il bisogno di incontrarsi con questo Gesù di Nazaret
risorto dai morti; o forse domani, forse in una parola del
catechista, o in una preghiera, forse nell'Eucarestia o nel
momento in cui la convivenza sta finendo e tu ti accingi a
tornare a casa deluso. Ma vi assicuro, fratelli, che il Signore,
per ciascuno di noi, passerà per guarirci dalle nostre malattie
e per farci il dono di seguirlo in un cammino di vita. S.
Giovanni Crisostomo dice che il peccato è come un macigno che
sta sul nostro collo e che ci obbliga a stare ripiegati su noi
stessi. Il Signore Gesù viene per toglierci questo macigno e per
farci il dono della conversione, che è alzare la nostra testa
per guardare a Lui.
Allora, fratelli, mettiamoci in piedi e iniziamo questa
convivenza con il lucernario.
(Si spengono le luci e si fa il buio assoluto per due o tre
minuti. Dopo di che, entra il Presidente intonando per tre volte
"Cristo nostra luce e nostra salvezza"; tutti ti spondono per
tre volte "Alleluja".)
AMMONIZIONE ALLA LETTERA DI GIOVANNI
(dalla catechesi di Kiko a Firenze nell'ottobre 1970)
Nella lettera di S; Giovanni si dice: "Fratelli, quello che
abbiamo udito, quello che abbiamo sperimentato, questo vi
annunziamo". Dopo si dice che i cristiani sono figli della luce
perché Dio è luce e in lui non esiste tenebra.
La luce è proprio che Dio è amore.
Il comandamento "amare Dio, amare il prossimo" è un
comandamento antico, è il comandamento di sempre, ma S. Giovanni
dice che adesso è un comandamento nuovo, perché Dio dà la
possibilità che questo comandamento sia realizzato fino in
fondo, perché al mondo che non lo conosceva Dio lo ha dato, lo
ha mostrato, lo ha compiuto attraverso il dono di suo Figlio
Gesù Cristo. Ma dirà anche un'altra cosa profonda: chi odia un
fratello qualsiasi cammina nelle tenebre, non sa
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dove va; ma dice di più: chi odia suo fratello è un assassino, e
sapete che nessun assassino ha la vita eterna dentro di sé, ha
Dio dentro di sé; e ancora dice: Non soffrite se il mondo vi
odia, perché non siete del mondo. Ma noi sappiamo che siamo
passati da una situazione di morte, dalle tenebre,
dall'impossibilità di amare, a una vita eterna già sperimenta
bile adesso perché amiamo i fratelli. Che nessuno si spaventi se
in questo momento non ama il fratello; tu devi essere
completamente sicuro che questa stanza è piena di assassini, ma
Gesù Cristo viene proprio per loro. All'assassino che è
crocifisso accanto a lui dice: "oggi sarai con me in paradiso";
tutte le sue rapine, i suoi assassini non contano nulla. Gesù
viene per gli ammalati, mangia con i peccatori e la gente si
scandalizza: ma gli ammalati hanno bisogno del dottore, non i
sani! Se qualcuno qui è sano, se qualcuno riesce ad amare gli
altri, veramente amare gli altri, cioè a donarsi a qualasiasi
uomo, non deve restare qui, deve andare via. Qui deve esserci il
nevrotico, lo stupido, lo scemo, il narcisista, colui che non
riesce ad amare, che ha provato mille volte e si trova sempre
con la sua realtà, che è egoista.
Noi non siamo riuniti nel nostro nome, non vogliamo fare
nessuna grande formula, una formula perfetta che ci faccia
uscire di qui prepotenti, come i migliori cristiani, per fare un
cristianesimo militante e conquistare Roma e convertire il
Vaticano. Noi non conquistiamo nessuno, non predichiamo un
cristianesimo proselitista. Noi incominciamo un cammino che ci
porterà alla conoscenza profonda della nostra realtà. Della tua
realtà: ancora non sai nulla, non ti conosci e nel fondo ti
credi buono. Se camminiamo con Gesù, Lui ti insegnerà quello che
sei, quella che è la tua vera realtà, quello che significa il
peccato per il mondo. Oggi non si crede nel peccato e nel male,
si crede soltanto nella guerra: questo è l'unico male che
esiste! Scoprendo la tua realtà profonda di peccato, conoscerai
l'amore immenso di Dio. Facciamo in modo che questa lettura che
faremo sia come una tromba che suona e che non sia un fatto che
ci denuncia, perché tutti siamo già denunciati; ma che sia una
buona notizia, che annunzia l'opera che Dio farà con noi: da
gente sciocca ci fa figli suoi capaci di amare come Cristo ha
amato. Questa è tutta opera di Dio affinché noi possiamo
glorificare Dio, ringraziare Dio e dire a Dio domani sera: Tu
sei santo e noi siamo testimoni che tu hai fatto in noi un'opera
impressionante, che se noi la raccontiamo a qualcuno potrebbe
non crederci.
LETTURA : I Gv. (1; 2, 1-11; 3,13-24; eventualmente 4, 7-17)
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E' possibile amare, fratelli? E' possibile amare il
prossimo più di se stesso? Può essere facile amare una persona
buona, una persona che mi vuole bene; ma amare un nemico,uno che
mi vuole male, come è possibile? Fratelli, Dio ci ha amati così:
ci ha amato totalmente fino a darci l'ultima goccia del suo
sangue in Cristo morto, e per questo noi sappiamo che Dio ci
ama. Ecco, se noi amiamo sappiamo che Dio è in noi.
Fratelli, a partire da questo momento, dovete avere
soltanto una paura: che non amate qualcuno. Per questo,
fratelli, la comunità ci aiuterà, attraverso il catecumenato,
proprio per questo, perché il giorno che tu non accetti una
persona concreta che ti da fastidio, che è sempre in crisi, che
tu non accetti perché ti ammazza, pensa fratello che tu sei
scomunicato dalla Chiesa, perché l'unica cosa che ti garantisce
di essere all'interno della Chiesa è il fatto che Dio ti ha dato
il suo Spirito e Dio non rifiuta nessuno: Dio non disprezza
quelli che tu disprezzi, perché Dio ama tutti. La meraviglia nel
fondo è proprio questa, fratelli: Dio ci ha convocati per
convertirci in suoi figli. Quello che ci succede è che in fondo
noi ci sentiamo persone vaccinate da un cristianesimo
tradizionale, e crediamo che tutti siamo figli di Dio, che tutti
siamo cristiani perché siamo stati battezzati e abbiamo fatto la
prima comunione, andiamo a messa la domenica, non rubiamo e non
ammazziamo, per cui tutto va bene. Grazie a Dio che per fortuna
oggi le cose cambiano: c'è gente marxista che non si confessa
cristiana perché con questo cristianesimo non si è ottenuto
nulla di buono ....
La cosa importante, fratelli, è che qualche cosa sta
cambiando veramente: noi non eravamo cristiani, non conoscevamo
niente di cristianesimo, siamo precristiani. Ma ci eravamo posti
davanti alla Parola del Cristo, mai avevamo ricevuto uno
Spirito nuovo avuto dal cielo, e per questo non davamo frutti e
il nostro cristianesimo era uno schifo. Avere fede, fratelli,
significa essersi incontrati con Cristo risorto dentro di noi,
avere una nuova natura, essere figli di Dio, avere dentro di noi
lo Spirito di Dio che ci trasforma. E potrai vedere il mondo con
gli occhi di Gesù Cristo, perché Cristo vive in te.
Tutto questo si può realizzare in voi: Dio ci ha convocati
per iniziare insieme un catecumenato, cioè un cammino verso
questo incontro, verso una rinascita. Alla fine di questa
convivenza ti si chiederà: intendi continuare o no? Pensaci. Tu
credi che in questo cammino tu arriverai a nascere dallo Spirito
Santo, in modo che il tuo Battesimo sia una realtà? Quando alla
fine del cammino catecumenale tu arrivewww.
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rai a rinnovare il Battesimo, quando il Vescovo ti farà la
imposizione delle mani, non significherà che tu sei già un
cristiano in gamba, perché essere cristiano significa conoscere
profondamente la propria realtà, significa amare tutti gli
uomini, e che tu ti consideri l'ultimo uomo; significa vedere
gli uomini con il rispetto con cui li vede Dio. Allora il tuo
atteggiamento verso gli altri non sarà né paternalistico, né di
sufficienza, ma di amore, e non distruggerai il mondo ma lo
costruirai. Non vi viene data nessuna medaglia, noi iniziamo un
cammino verso la fede, ma questa deve essere uno relatà. Se voi
pensate che Dio non vi ha chiamati per questo incontro, non
dovete continuare; continueremo in pochi, ma con persone che
veramente credono che questo cammino li porterà a ricevere lo
Spirito di Dio dentro di loro, come opera di Dio.
Fratelli, facciamo un canto, affinché questa sera sia una
Pentecoste e cantiamo tutti e crediamo che lo Spirito è già
sopra di noi, che sta già operando in noi. Qualcuno forse è già
aperto a credere che Dio lo ama e che Dio lo ha guardato per
dare a lui una gran gioia, per dargli la vista come al cieco. Se
voi vi sentite ciechi forse già credete che Dio sta guardando a
voi che soffrite, e che Dio è così potente per fare una nuova
creazione in voi, per risuscitarvi, per trarre la vita dalla
morte.
CANTO: Pentecoste
PREGHIERE SPONTANEE: Preghiamo il Signore che ci doni il suo
Spirito e che ci aiuti in questa convivenza.
PADRE NOSTRO. Niente pace. Silenzio
BENEDIZIONE
Prima di andare a letto ammonire il silenzio.
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SABATO
ALZARSI IN SILENZIO alle 8,30.
LODI alle 9,00.
(Si possono fare i salmi del giorno: un canto di entrata,
tre salmi letti e due cantati alternati. La lettura è: Romani,
cap. 7, 14-25 e cap. 8 1-17a. Bisogna fare la monizione e il
passaggio al canto Abba Padre. Poi canto, orazione e Padre
nostro).
COLAZIONE alle 10,00 e tempo di riposo.
QUESTIONARIO SULLA EUCARESTIA alle 11,00.
Il questionario è il seguente:
INTRODUZIONE: Crediamo di trovarci ancora in una fase che
possiamo chiamare "pre-cristiana". In questa situazione
un'accoglienza sincera della Parola di Dio, che ci invita alla
salvezza nella fede, potrà iniziare in noi un vero cammino verso
il Cristo adulto, che entra nella morte per brillare nella
resurrezione e farci partecipi della sua vita nuova.
Incominciamo il nostro catecumenato come il popolo di
Israele quando uscì dall'Egitto. Speriamo che il nostro arrivo
al mare ci trovi sufficientemente adulti nella fede da poter
rinnovare il nostro Battesimo.
DOMANDE:
1° - Che senso hanno per te oggi queste parole: MISTERO DEL LA
TUA SALVEZZA?
2° - Dove vedi tu nella messa significato, celebrato e realizzato
questo Mistero della tua salvezza?
3° - Che cosa è stata la messa per te fino ad oggi?
4° - In quale parte della messa vedi tu la resurrezione di Gesù
Cristo?
____________
Si divide la gente in équipes, ciascuna con un segretario,
per rispondere in circa tre quarti d'ora alle domande del
questionario. Poi ci si riunisce tutti e i segretari danno le
risposte alle domande.
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RISPOSTA AL QUESTIONARIO (alle ore 12 circa)
(Kiko)
S. Paolo nella lettera agli Efesini dice che Dio ci ha
fatto conoscere in Cristo il Mistero della sua volontà (Ef. 1,
9). Cioè che in Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione
del mondo per essere santi ed immacolati nell'amore (Ef. 1, 4).
Per S. Paolo dunque il Mistero è qualche cosa che si può
conoscere, una illuminazione della mente, qualcosa cui si può
essere iniziati (cfr. Ef. 1, 18), cui si può partecipare. Non è
cioè qualcosa di incomprensibile alla nostra ragione, da credere
per fede, come siamo abituati a pensare noi con la nostra
mentalità razionalistica. "Mistero" anzi vuol dire capire
meglio; essere illuminati su una realtà che prima era nascosta.
Vuol dire "iniziazione". Le cose di Dio sono state rivelate ai
piccoli. Cristo rivela a noi questo mistero (Col. 1, 26)
traendoci fuori dalle nostre tenebre. Entrare nella vita di Dio,
entrare in una comunicazione cosmica perché Dio vuole che
partecipiamo al suo piano di salvezza, che è un piano nel quale
entra tutto l'universo.
"Mistero della tua salvezza" non vuol dire che la tua
salvezza sia una cosa che non capisci, che non sai come si
realizza. Stiamo parlando dell'amore di Dio, cioè che devi
capire che Dio ti ama: questo è il mistero manifestato in
Cristo. Ma mistero non nel senso corrente del termine, bensì in
un senso che illuminala tua ragione, il tuo essere, che va al di
là di te stesso, ti fa entrare nella contemplazione di Dio
perché è qualcosa di più grande della tua realtà.
(Alle altre domande del questionario rispondono le catechesi
seguenti).
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PRIMA PARTE DELLA CATECHESI SULA EUCARESTIA
IL SEDER PASQUALE (alle ore 12 circa)
(Carmen)
M
olte delle cose che sto per dirvi le ho imparate da
Farnes, che è, credo, l'uomo che oggi in Spagna sa di Liturgia
più di tutti un uomo che conosce le fonti. Per questo
realizzerò il "dare gratis quello che gratis avete ricevuto".
Ascoltando le vostre risposte vedo che "oggi sapete che è
Jahvé colui che passa", come dice l'Esodo: oggi saprete che
Jahvé passa per l'Egitto. Spero che veramente oggi sia una
apparizione di Dio, che possiamo vedere veramente Jahvé passare.
Il passaggio di Jahvé pone sempre in movimento. Noi ci
troviamo in una società in cui sembra che arrivare sia
"sedersi", l'ideale della borghesia. Per questo passare da una
mentalità di "seduti" ad una dinamica pasquale, che è il
processo di cambiamento che avviene oggi nella Chiesa, è un pò
forte. Lo dico perché personalmente è successo a me. Proprio
dalle risposte che avete dato vedo la distanza percorsa dalla
Chiesa in pochi anni.
Se veramente oggi ci avviciniamo alle fonti e riusciamo a
metterci in contatto col vulcano esplosivo dell'Eucarestia
cristiana, questo ci entusiasmerà tanto da metterci in movimento
come un Sinai.
Vedrete che l'apparizione di Dio, il suo intervento,
provoca sempre una tensione, mette l'uomo in movimento.
L'intervento di Dio provoca e apre immediatamente un cammino, un
senso per la storia e l'esistenza si mette in marcia.
Tutti i valori che oggi la civiltà o la stessa filosofia
della storia ha, tutta la visione della storia in senso lineare,
sono valori biblici, perché il Dio che appare nelle Scritture
non è un Dio di un concetto o di un'idea. Se cercate nelle
scritture una definizione di Dio non la incontrerete in nessuna
parte. Ma basta aprire le Scritture in qualsiasi punto, ed
incontrerete un Dio vivo, un Dio che incide realmente nella vita
degli uomini e nella storia. Un Dio che appare, che si vede.
Per questo dico che questa apparizione di Dio apre
immediatamente un cammino, dà un senso all'essere umano. In modo
che Dio appare: e Abramo si mette in cammino; Dio appare: e le
schiavitù si rompono, si aprono strade nel mare, si aprono
cammini nel deserto; Dio appare: e la vita ha un senso, si apre
un orizzonte davanti e la felicità è presente. Per questo quando
appare Dio, l'eternità entra nel tempo e tutto ha senso. L'uomo
ritrova il senso. E quindi l'uomo esulta all'apparizione di Dio.
L'Eucarestia è principalmente una esultazione, una risposta
all'intervento di Dio.
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E questo intervento di Dio non è un'idea: è un fatto
storico. 6 una cosa sperimentabile: che la storia ha
sperimentato, che gli uomini hanno sperimentato.
Per poter continuare a parlare, dovrei spiegarvi alcuni
concetti. Dire che cosa è fede, che cosa è Eucarestia. Perché
quando io parlo di fede e di Eucarestia, ciascuno pensa a una
cosa diversa.
Per questo uno dei termini che dobbiamo reinterpretare per
poter continuare a parlare è quello di FEDE. Della fede abbiamo
fatto concetti e ragionamenti; abbiamo dato definizioni della
fede, che sono tutte meno che la fede nella scrittura.
Fede,nella scrittura, è una garanzia e un'esperienza profonda.
E' una conoscenza storica sperimentale. E un avvenimento
sperimentabile:
Gli Apostoli hanno visto Dio in Gesù Cristo, lo hanno
sperimentato, e allora lo confessano.
La fede non è un dubbio o una oscurità o un salto nel
vuoto, per quanto bella sia la frase e l'abbia detta Pascal. E'
tutto il contrario: è un incontro con l'Assoluto, con Dio. La
fede è una conoscenza piena in modo tale che la fede; diceva già
la teologia, è razionale, perché non si oppone in nulla alla
ragione. Perché ci sono molti valori nell'uomo che sono molto
più grandi dell'intelligenza, e che non sono il sentimento. Sono
molto più profondi del sentimento e molto più stabili
dell'inconscio. E' nella profondità assoluta dell'uomo,
nell'essere dell'uomo che si chiami coscienza o come si voglia,
dove avviene l'incontro con Dio, che supera la ragione perché va
molto più al profondo. E' nella pienezza assoluta dell'essere,
dove l'uomo percepisce l'apparizione di Dio con questa
perfezione che dà la conoscenza della fede. La fede è una
conoscenza sperimentale. Non è una conoscenza di ragione in
senso ellenistico. Per la Bibbia conoscere è sempre una
conoscenza di esperienza.
Negli Apostoli non restano dubbi. La fede per loro non è un
dubbio. Gli Apostoli hanno vissuto un avvenimento. Questo
avvenimento non è solamente il vedere che Gesù Cristo è risorto
dai morti. Perché che Gesù Cristo sia risorto dai morti che cosa
importa a San Pietro? E a noi stessi, che ci importa che Gesù
Cristo sia risorto dai morti? Per San Pietro che un morto
ritorni alla vita è causa di Paura. Gesù Cristo gli sembra un
fantasma. La fede non presuppone solamente che Gesù Cristo sia
risorto dai morti, presuppone vivere la resurrezione, avere
ricevuto lo Spirito vivificante di Gesù Cristo risorto, la vita
eterna. Essere testimone. Perché l'opera che Dio ha fatto
resuscitando Gesù Cristo non termina in quell'avvenimento, ma è
per essi per S. Pietro e i cristiani. Hanno fede perché
sperimentano e vivono Gesù risorto dentro di essi.
Ha fede colui che ha avuto questo incontro con Dio, che ha
avuto questa apparizione di Dio. Per questo dico che le
scritture
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non definiscono Dio, né dicono concetti di Dio, ma confessano e
proclamano, come fanno gli Apostoli, una esperienza di Dio,
quello che è Dio.
L'apparizione di Dio provoca immediatamente nell'uomo una
risposta. Questa risposta è proprio l'Eucarestia.
La parola Eucarestia per le nostre mentalità è sinonimo
delle specie che stanno nel tabernacolo, il pane e il vino.
Questo termine è male usato. Queste sono le specie sacramentali.
La parola Eucaristia nel suo senso originario e in quello che è
per la Chiesa primitiva, come vedremo, non è questo.
L'Eucaristia per essi è soprattutto la Berachà ebraica. E'
essenzialmente questa risposta all'intervento di Dio.
L'intervento di Dio provoca immediatamente una risposta
esultante, una festa.
Il cuore della Eucarestia è l'esultanza, l'allegria, la
festa, una gioia impressionante. L'intervento di Dio in Maria
produce immediatamente in Lei il Magnificat. Il Magnificat è una
Berachà, una vera Eucaristia, una vera risposta di esultanza.
Questa esultanza - che è il cuore della Eucaristia - fa sì
che l'Eucaristia sia prima di tutto una proclamazione, una
confessione dell'opera di Dio, di quello che Dio ha fatto.
L'intervento di Dio che tira fuori Israele dall'Egitto - e tutti
gli interventi storici e concreti di Dio che Israele ha
percepito nella sua vita: che si rompono le catene della
schiavitù e si apre la libertà, che Dio li mette in cammino,
ecc. - produce immediatamente in loro una risposta che sarà la
PASQUA, una grande festa, una grande Eucaristia pasquale.
Una Eucaristia è essenzialmente una proclamazione, prima
che un'azione di grazie. Azione di grazie è ancora poco per
quello che è l'Eucaristia: include anche l'azione di grazie. Ma
essenzialmente - e prima di dare grazie a Dio come un
intercambio commerciale per qualcosa che hai ricevuto - è una
proclamazione, una confessione di quello che Dio ha fatto.
Questa proclamazione non è perché Dio è grande, come negli
inni omerici e negli inni delle religioni pagane in cui si canta
al Dio grande nel firmamento, nelle stelle, tra gli astri, in
generale, in astratto; è una proclamazione di Dio che ha operato
in me, come nel Magnificat. Io sono un testimone, dice Israele,
delle grandezze che Dio ha fatto: aprì il mare, il faraone restò
sepolto, ecc. Noi siamo testimoni: non è stata un'opera nostra,
sono opere di Dio; ed essi così lo proclamano e confessano.
Per questo dico che l'Eucarestia è essenzialmente una
risposta, una proclamazione, una confessione e un'azione di
grazie a Dio per la sua Parola, che viene fatta presente in
un'azione sacra.
Il Dio che appare nelle scritture non è un Dio che se ne
sta seduto, in disparte. "Oggi saprete che è Jahvè colui che
passa".
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E' il passaggio di Jahvé che trascina dietro a sé e mette
l'umanità in cammino, verso un esistenza storica dinamica. Gli
Apostoli vedranno in questo Gesù risorto che passa, Jahve che
passa. "E' giunta l'ora di passare da questo mondo a mio Padre".
In tutta la scrittura si osserva questa dinamica del
passaggio di Dio. Jahvé è il merkabà, il "carro di fuoco".
L'apparizione di Dio provoca sempre una tensione, una dinamica,
un cammino glorioso.
Gesù dice: "è arrivata la mia ora". Il Figlio dell'uomo
sarà glorificato, innalzato ed esaltato. Sarà posto in cammino.
E anche Gesù Cristo risorto, che appare agli Apostoli, li mette
in cammino e li incontrerete sempre in cammino. Gesù risorto non
si ferma mai. Nei Vangeli si riconosce sempre Gesù allo spezzare
del pane, perché i Vangeli sono, come vi avrà detto tante volte
Kiko, compilazioni della esperienza della Chiesa primitiva. E la
Chiesa primitiva che ha sperimentato Gesù Cristo che ha fatto
per prima cosa? Scrivere? No! La prima cosa che ha fatto è stato
cantare, celebrare l'eucaristia, esultare, proclamare la
grandezza che Dio ha operato. E dove l'hanno visto? Risorto come
un fantasma? No. In loro stessi, che Egli ha riunito, uomini
dispersi dalla croce che ha dimostrato a tutti il loro peccato.
Gesù Cristo morto in croce ha fatto sì che San Pietro si
riconosca peccatore. La croce di Gesù Cristo li ha dispersi
tutti; e Gesù Cristo risorto dai morti e costituito Spirito
vivificante ha riunito e formato la prima "Chiesa", come opera
di Dio, come opera dello Spirito vivo di Cristo risorto, che
riunisce gli Apostoli e costituisce la prima comunione fra gli
uomini, che è lo Spirito, uniti da un solo Spirito, quello di
Cristo risorto dai morti.
Questa Chiesa la prima cosa che fa è cantare, proclamare,
esultare, celebrare l'Eucaristia. Per questo vedrete che molto
prima che esistano i Vangeli scritti, come successe a Israele,
esiste già una vita; perché Dio è intervenuto ed è storia. Dio
non è qualcuno che è apparso fra le nuvole per dettare delle
lezioni di teologia (io sono Uno, Trino, e non so quante altre
cose). Dio è intervenuto, ha operato una serie di avvenimenti e
ha lasciato vivente negli uomini questa rivelazione di Sé,
questa sua presenza di eternità dentro la storia.
Questo ha provocato nell'uomo una vita, un cammino e una
risposta. Per questo la Chiesa primitiva la prima cosa che fa è
celebrare l'Eucarestia. E tutte le apparizioni di Gesù Cristo
risorto sono raccontate in un contesto eucaristico. Lo
riconoscono sempre allo spezzare il pane, perché la Chiesa
primitiva si trova riunita nel celebrare l'Eucaristia, ed è lì
dove essa ha percepito maggiormente la risurrezione di Gesù
Cristo. Perché? Perché si trovano in comunione, è una Chiesa che
si ama. Si sono rotte le barriere dell'egoismo degli uomini e si
è raggiunta una cosa tanto impressionante come una Chiesa, come
una comunione di uomini.
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Perdonate che non so dove mettere le mani per arrivare alla
fonte delle cose. Voglio dire che in fondo c'è una Parola che
attraversa tutta la scrittura: la PASQUA. Vediamo quello che fa
Gesù Cristo in quella cena. Potere arrivare qui è molto
difficile, perché noi abbiamo fatto dell'Eucaristia una cosa
totalmente statica, che possiamo manipolare: un bambin Gesù che
ci mettiamo nel petto quando vogliamo.... . Invece l'Eucaristia
è tutto il contrario perché in essa Dio passa e trascina con Sé
tutta l'umanità. Perché questa opera che Dio ha fatto in Gesù,
risuscitandolo dai morti, dando un nuovo spirito all'umanità, si
percepisce, non sono idee astratte- ma gli apostoli e i
cristiani l'hanno sperimentato e sono testimoni di questo.
Questa Chiesa non si ferma lì, ma è trascinata. Perché la
presenza di Dio provoca sempre una tensione. Per questo
l'Eucaristia non è mai terminata. Sempre si dirà: vieni, Signore
Gesù. Il Maranatà sempre la tensione dell'Eucarestia, perché
sta realizzando questa Pasqua: il Cristo risorto che appare
forma la Chiesa e la trascina verso la sua realizzazione, la
pone in Pasqua, in cammino.
Allo stesso modo in cui furono aperti i cammini nelle
acque, in questo contesto, Gesù è IL CAMMINO CHE DIO HA APERTO
NELLA MORTE. Come Israele sperimentò nel mar Rosso che le acque
si aprivano e che i deserti possono condurre a qualche luogo,
che possono aprirsi cammini in essi.
Capisco che vi risulta molto difficile.Dalle risposte che
ha dato questo fratello vedo che deve essere difficilissimo per
lui situarsi in questa nuova dimensione. Se avete dubbi ne
parleremo poi. In venti anni la Chiesa ha cambiato enormemente
le sue prospettive. Questa sera lo vedremo molto meglio. Io pure
ho pentato come questo fratello, e lo comprendo molto bene. In
fondo credo che è quello che pensiamo tutti, con un linguaggio
più o meno "risuscitato". Lui con una buona formazione teologica
all'antica, lo esprime meglio di tutti: così pensava la Chiesa
20 anni fà.
Vi invito tutti ad un viaggio di scoperta, come dice
Bouyer. Quello che vi dirò ora non crediate che siano cose che
si tirano fuori così, dalla manica. Qui ci sono vite intere di
persone che hanno dato la loro vita di studio e di ricerca, per
ritornare alle fonti. Lavoro che il Concilio non ha fatto altro
che raccogliere. In questo libro che ho qui di Bouyer, egli dice
che sono più di trenta anni da quando cominciò questo viaggio
verso le fonti, verso l'eucaristia primitiva e dice che ancora
si trova abbacinato dagli splendori del tesoro trovato. Dice:
"scoprimmo l'Eucaristia come un Essere straripante di vita; ci
meravigliava la unità gloriosa che veniva irradiata da tante
sfaccettature, una vita traboccante dotata di una interiorità,
di una profondità e di una unità incomparabile, sebbene questa
vita non potesse tradursi altro che in espressioni molteplici,
come in una armonia, o piuttosto in una
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sinfonia di temi concordanti. L'eucaristia ci si presenta come
un albero rigoglioso di vita, che si ramifica in differenti
forme".
Vedremo se noi siamo capaci di tornare alle fonti. Ci
siederemo a tavola con Gesù Cristo all'ultima cena.
L'ultima cena di Gesù Cristo ove si celebrerà la prima
eucaristia cristiana. Vedremo che cosa fa Gesù Cristo. Se
riusciremo a farlo saremo già su una buona strada per
incominciare a scoprire come stanno le cose;quando scopriremo
quello che è il centro, tutte le altre cose che vi girano
attorno perderanno importanza a vantaggio del tesoro centrale
nascosto.Dice Bouyer che l'eucaristia è un tesoro che nella
Chiesa primitiva brillava in tutto il suo splendore. Con il
passare dei tempi gli abbiamo progressivamente dato una serie di
rivestimenti, filosofici e storici, che oggi lo ricoprono e
impediscono di vedere il tesoro. Non è che la Chiesa l'abbia
perso. No. Sta lì, ricoperto del tutto.
Quello che ora vi riassumerò è opera di uomini che vi si
sono impegnati. Per andare alle fonti c'è bisogno di un mucchio
di cose. Per scoprire le anafore primitive bisogna sapere il
siriaco e altre lingue antiche nonché i costumi per potersi
orientare nel ginepraio dei secoli. Ci vogliono uomini che diano
la vita intera alla ricerca.
Quando Odo Casel disse che l'Eucaristia ha relazione con la
Pasqua, fu preso per eretico. Pio XII lo guardava un pò
sospettosamente come dicendo: questo dove va? E oggi quando il
Concilio dice che l'Eucaristia è una Pasqua (è arrivata l'ora di
passare da questo mondo a mio Padre, dice Gesù), la gente si
stupisce. Per questo la migliore cosa è sederci con Gesù Cristo
alla mensa dell'ultima cena.
Ma i Vangeli dicono: "è arrivata la mia ora. Allora prese
il pane, rese grazie, lo spezzò". Molti esegeti e biblisti hanno
voluto sapere per molto tempo come Gesù Cristo abbia reso
grazie. Gesù dice anche: Questo sarà mio memoriale. Che cosa
intende con "questo"?
Oggi molti pensano, come pure pensò Lutero, che Gesù non
fece niente di straordinario ma, che quella notte, siccome Lui
sapeva molto bene che sarebbe andato al Getzemani, era pieno di
angoscia e celebra una cena di amicizia con i suoi discepoli,
carica di presagi e di solennità, una cena di confidenza per
quelli che aveva li. Era così triste di andare all'altro mondo e
lasciare lì quei poveretti indifesi, che fa il gran miracolo:
questo è il mio corpo che sarà consegnato per voi, questo è il
mio sangue: Eccolo qui perché Io me ne vado. Noi crediamo che
sia così: una cosa tanto strana e miracolosa. Per noi il
miracolo è qualcosa che ci sconcerta. Ci sono molti preti
giovani (per andare alle fonti occorrono più anni di quelli che
essi hanno) che pensano che è così semplice e facile. E per
andare contro clericalismi e cerimonie dicono: bisogna fare le
cose molto
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più semplici, perché è una cena di semplicità, normale
secolarizzata, priva di clericalismi. Si prende il pane, si
distribuisce, che è quello che ha fatto Gesù Cristo, si beve al
calice e tutti sono contenti e amici: tutti fratelli e tutto
bello. E dicono che questa è l'Eucaristia che celebrò Gesù.
Bouyer dice: non so cosa sarebbe più pericoloso, se
lasciare le cose come stanno col nostro canone romano lì ben
ricoperto o lasciare che questi facciano le loro innovazioni. In
pochi anni rimaremmo con quasi nulla di quello che la tradizione
ha custodito, se lasciassimo questi improvvisatori fare le loro
cose. Perché credono che Gesù stia facendo una cena di amicizia,
questo è vero,con una grande carica sentimentale; ricordate quei
giovedì santi in cui si facevano le ore sante pieni di questa
pietà sentimentale sull'ultima cena. Non è cosa.
Non crediate che io sia ebrea per tutto quello che vi dirò.
Ma Cesù Cristo sì che era ebreo. Alcuni ebrei mi hanno aiutata
moltissimo: tra essi l'autore di un libro che da otto anni non
leggevo più e ieri ho riletto: "Gli anni oscuri di Gesù". Ve lo
raccomando perché è un libro meraviglioso di un giudeo, AAron.
Dice: "Nessun ebreo può leggere il Nuovo Testamento e rimanere
freddo, se veramente ha una fede da ebreo, se è veramente
giudeo, gli nascerà dentro una grande impressione". Così pure il
cristiano se vuole rinnovarsi veramente non può rescindere dalle
sue radici: così che una vera rinnovazione del cristianesimo
sarà il ritorno alle sue fonti, alle sue radici.
Io dico sempre che l'intervento di Dio, non sono libri né
filosofie, ma sono avvenimenti, è Parola di Dio che si realizza.
E come sappiamo che è Parola di Dio? Perché si realizza. Abramo
riceve una Parola che lo mette in cammino. Questa Parola poi si
realizza. E questa Parola rimane ancora in tensione per
realizzarsi maggiormente. Perché Abramo non solo ha Isacco, ma è
padre di un popolo. E questo popolo che possiede una
terra,aspetta la realizzazione massima che è promessa nella sua
storia. Cioè la manifestazione di Dio è stata una storia di
avvenimenti intrecciati: una Parola, che è una semente che getta
le sue radici e che fruttifica in un albero, la cui
manifestazione massima la vedremo in Gesù Cristo.
Non si può capire Gesù nell'ultima cena, senza comprendere,
tutto ciò che è implicato. Per questo, per capire la Pasqua che
Gesù celebrerà è necessario capire l'ambiente dove è nata questa
Pasqua e come Dio l'ha manifestata.
Noi abbiamo concetti così giuridici che non si può parlare
senza essere fraintesi. Per esempio: Gesù dice: "Io non sono
venuto ad abolire la legge, ma a darle compimento". Noi abbiamo
concetti così giuridici e moralisti che crediamo che Gesù Cristo
è così buono, così buono che compie tutto. Questo non significa
niente di
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simile. Perché, per i giudei, la legge non è giuridicismo, ma la
Torah: che sono i primi cinque libri della Bibbia (il
Pentateuco). Per essi la legge è una rivelazione di Dio; non
sono prescrizioni, ma sono tutti i Patriarchi, tutto l'Esodo, è
tutto un cammino intero. E' un cammino che pone il popolo in
libertà, che sa molto bene che li conduce al Sinai, dove la
manifestazione di Dio si esprime, dove si apre tutto il senso
della storia dell'uomo, che è l'AMORE. IO SONO IL TUO DIO. E
AMERAI DIO CON TUTTO IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA MENTE E CON
TUTTE LE TUE FORZE. Ossia, la Torah è un cammino. E Gesù Cristo
dice: "Sono venuto a darle compimento", cioè è venuto a dare
compimento a questo cammino. Per questo San Paolo dice: Cristo è
nostra Pasqua. Cristo è la realizzazione completa di questo
cammino. Questo cammino che culmina nella Chiesa, perché anche
la Chiesa è in cammino. E' Cristo vivente colui che l'ha posta
in cammino perché ha aperto il cammino, e trascina dietro a sé l
umanità, simbolizzata nella Chiesa, che percorre questo cammino
per trascinare, a sua volta, le nazioni verso il Padre, Perciò
questi avvenimenti, questi interventi di Dio inseriscono
l'eternità nella storia e fanno sì che Israele celebri questi
avvenimenti in una maniera che è presente per loro.
L'Esodo è dove nasce il suo popolo, perché il suo popolo è
creato dalle acque del Mar Rosso; è convocato e fatto da
Dio,come la Chiesa è convocata e creata dalla risurrezione di
Gesù Cristo.
Questo Dio non è un Dio del passato, è un Dio del presente,
che continua nella storia, è eterno. Per questo l'Esodo per
Israele è una Parola di Dio presente nella sua storia e
operante. E il modo di perpetuare questo intervento di Dio è la
Pasqua. Già ho detto che la prima cosa che appare è sempre
l'esperienza vitale, non gli scritti. La prima cosa che noi
troviamo in Israele è una risposta a questa liberazione di Dio
che sarà la Pasqua, la festa, che non è stata inventata da
Israele, così anche pure Gesù Cristo non si inventa la
Eucaristia. Israele celebrava come tutti i popoli le feste di
primavera, ma,un giorno, per Israele, l'Esodo, questo intervento
di Dio sarà più importante della venuta della primavera. Allora
questa festa, da sempre celebrata, cambierà contenuto, sarà la
festa dell'Esodo, la festa della liberazione. In questa festa
celebrano l'Esodo. Vediamo come.
"Con grande desiderio ho desiderato celebrare questa Pasqua
con voi" dice Gesù. "E' arrivata la mia ora di passare da questo
mondo a mio Padre. E' arrivata la mia ora. Per questo sono
venuto".
Per sapere quello che Gesù Cristo fa, (come abbiamo detto
prima non fa una caricatura, una cena di amicizia perché se ne
va), vedremo che cosa è questa Pasqua per Gesù Cristo che è un
ebreo. Che cosa é questa Pasqua per Israele, perché questo è
quello che celebra Gesù Cristo questa notte, con le differenze
che vedremo.
La Pasqua per Israele è Dio presente totalmente. E' un
sacramento è che fa presente Dio in questa notte. E' la festa
più grande di Israele. Sapete già che Israele celebra questa
festa non solo
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con un senso religioso, ma anche politico, perché è
l'anniversario della nascita di Israele.
La Pasqua ebrea pone Dio presente nella storia come per noi
lo può essere la presenza nella Eucaristia: Gesù Cristo
realmente presente. Questa notte Jahvé è assolutamente presente
per liberare tutti i commensali che si trovano in schiavitù. Dio
e presente questa notte:
Sulla mensa appare l'alleanza, la Berith, mediante alcuni
segni che vedremo.
Sulla tavola stessa è presente tutta la storia di Israele. Siamo
di fronte ad un sacramento. Il sacramento della Pasqua per
Israele. E questo Dio che intervenne è presente di nuovo, non è
un semplice ricordo: E' UN MEMORIALE CHE FA DIO REALMENTE
PRESENTE.
Dice Gesù: "E' arrivata la mia ora".
Vedremo quello che fanno in quella cena Gesù e i suoi discepoli.
Lo stesso popolo di Israele ha avuto molti sviluppi nella sua
liturgia, perché il Dio di Israele non è un Dio statico. La
Pasqua che Gesù Cristo celebra non è la stessa che Mòsé celebrò
il giorno dell'uscita dell'Egitto. Perché Israele ha percorso
già una grande storia e Dio non interviene per distruggere
nulla. Questo popolo è stato condotto da Dio partendo dalle sue
feste e sacrifici attraverso una grande evoluzione fino a
mettere al centro di tutta la sua spiritualità questa festa di
Pasqua celebrata in famiglia. Al tempo di Gesù Cristo ormai non
è più il tempio al centro della liturgia, ma è proprio questa
liturgia famigliare della notte di Pasqua. Sono stati in esilio
ed hanno purificato i loro riti. Ed il Seder Pasquale, del quale
vi parlerò, è il cuore della Pasqua ebraica.
Questa liturgia, al tempo di Gesù Cristo, che e quello che ci
interessa, si celebra in famiglia. Perché l'Esodo dice
chiaramente che "Dio salvò i nostri focolari".
La notte del 14 di Nisan, la notte in cui la luna vide
Israele uscire dall'Egitto, il primo giorno dell'anno, tutte le
famiglie ebree si radunano. E' il centro dell'anno. Qui comincia
la storia. Questa notte le famiglie riunite celebreranno la
liturgia massima in cui Dio si farà presente attraverso questo
Seder Pasquale.
Dice Gesù a Pietro e Giovanni: andate a preparare il
necessario per la festa. Perché questa festa ha una preparazione
molto accurata. E' tanto importante che si prepara con grande
anticipo. La padrona di casa pulisce scrupolosamente tutta la
casa. E già nel vespro inizia la liturgia.
La Pasqua sarà il sacramento dell'Esodo, ossia il braccio
potente di Jahvé, che trasse Israele dall'Egitto, non si è
accorciato oggi, non è più corto oggi per salvare. E' presente e
attuale. Dio realizza in questa notte la stessa salvezza che
realizzò in Egitto. Per capire questo dobbiamo chiarire la
parola MEMORIALE
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perché questo è la Pasqua: memoriale dell'Esodo.
La parola memoriale riassume quello che per noi è
"Sacramento" Un sacramento racchiude una realtà che si realizza
e si attualizza. La parola memoriale nelle nostre traduzioni
suona come una memoria, come ricordo del passato. Non è così.
Memoriale è un sacramento, una attualizzazione, un avvenimento
che si realizza, una efficacia presente. La Pasqua è un
sacramento, un fatto, un avvenimento che si realizza. Per questo
viene a realizzarsi in ciascuno dei commensali.
Nell'esilio Israele resta senza tempio. I Profeti convocano
il popolo con voce potente, con una Parola viva che fa presente
Dio nella storia di Israele come un avvenimento. Non c'è più
nessun culto di tipo pagano.
E' una grande festa la Pasqua. In essa scorrerà molto vino
durante tutta la notte. E' una grande esultazione, un grande
sacramento, una grande liturgia. Per questo sono completamente
fuori strada i preti che per secolarizzarla credono che si
tratti di mangiare insieme pane e bere la coppa e niente altro.
E' una grande liturgia in cui Gesù Cristo officierà veramente
come un grande liturgo, in cui non inventerà assolutamente nulla
. Il cardinale Schuster dice che sembra che Gesù Cristo tenesse
già scritto il rituale della Croce: tutto quello che diceva era
già scritto (il salmo 21, per esempio). Parimenti Gesù Cristo
non inventa nulla nella Cena. Solamente farà la Pasqua, la
realizzerà.
Questa festa, dicevo, si prepara con meticolosità. E' il
centro della vita di Israele.
La prima cosa che si fa è la ricerca degli hamez. Bisogna
fare scomparire tutto il pane vecchio, che simbolizza tutto ciò
che è vecchio. Per questo il capo della casa fa un rito: va in
ogni stanza con una candela accesa, cercando tutto il pane
vecchio, dicendo una benedizione a Dio, e lo brucia tutto. Dice:
"Signore, se c'è qualcosa di occulto dentro di me che ancora io
non ho trovato o ignoro, fallo sparire di mezzo a me".
Gesù Cristo condanna i farisei non perché facciano dei
riti, ma perché li fanno senza senso. Quando questo succede si
fa del rito un fariseismo. Non è che Gesù Cristo non compisse i
riti. Tutto al contrario. Questo rito è tanto importante, per
esempio, che anche San Paolo vi fa riferimento dicendo:
abbandonate il lievito dei farisei, il lievito vecchio, e
rivestitevi degli azzimi di sincerità.... .
Tutto ciò che si fà è impregnato della esperienza che
Israele ha della Pasqua, e si inizia facendo sparire tutto ciò
che è vecchio. Il vecchio è già passato, comincia la Pasqua: Dio
passa trascinando con sé tutta la creazione.
Che preparano Pietro e Giovanni? Tutte le cose necessarie
alla celebrazione della Pasqua: soprattutto dei segni, che a voi
forse sembreranno strani, ma che per Israele sono veri
sacramenti.
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In un piatto mettono erbe amare. Preparano ani azzimi. In
un vaso, acqua con aceto e sale, un uovo cotto. L'agnello (al
tempo di Gesù Cristo sicuramente solo un osso, come simbolo). E
l'haroset, una pasta fatta di mandorle amare tritate, mescolate
con mela e cannella; questa pasta ha un colore rossiccio e vuole
significare la realtà con cui impastavano i mattoni in Egitto.
Tutti questi sono segni per Israele. Un ebreo solamente al
sedersi a tavola davanti a questi segni vede farsi presente
l'Esodo, un Dio vivo che incide nella storia. Poi spiegheremo
meglio queste cose.
Questa notte è una grande festa. Noi ci siamo fatti l'idea
anche per il Getzemani che la segue, di una cena triste.Non è
vero. Siamo di fronte alla esplosione più grande di allegria per
Israele: la festa della liberazione.
La festa è divisa in tre parti. La prima ruota attorno al
pane azzimo.
Prima parte della festa: il RITO DEL PANE.
Questa prima parte inizia con una coppa di vino: il CADESH
In questo rito c'è una grande benedizione a Dio: il KIDDUSH.
Questa prima coppa apre la notte e inaugura la festa. Il
capofamiglia, che presiede, innalza la coppa e dice:
"Benedetto sei tu, Signore, Dio
nostro, Re eterno, tu che ci
scegliesti fra tutti i popoli per
santificarci con i tuoi, comandamenti
nel tuo amore per noi: Signore, ci
desti le feste per la gioia, le
solennità per l'allegria, le feste
degli azzimi, epoca della nostra
liberazione, in memoriale perpetuo
della nostra uscita dall'Egitto".
Pensate per prima cosa che Dio è il centro di tutte le
benedizioni di Israele. Noi siamo sotto l'influsso di una
educazione umanista in cui il centro è l'uomo e chiediamo che
Dio benedica tutte le nostre cose. Tutte le nostre benedizioni
sono discendenti. Diciamo: benedici, Signore, questo cibo che
stiamo per mangiare. Utilizziamo Dio a nostro uso e consumo.
Tutte le benedizioni di questa notte, vedrete, sono ascendenti:
Dio è il centro. L'uomo prende spunto da tutto ciò che vede: il
pane, il vino, ecc., per elevarsi fino a Dio e benedirlo. Il
centro della Benedizione e della esultazione è Dio.
In secondo luogo, pensate che dice: questa festa è
memoriale perpetuo della nostra uscita dall'Egitto. Ricordate
che Jahvé dice: Questo sarà un memoriale davanti ai vostri
occhi, lo terrete inciso sulle vostre mani, sarà un memoriale
perpetuo e lo celebrerete di generazione in generazione.
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Ossia, questa festa di Pasqua fa presente l'intervento di Dio
nella storia. Questa Pasqua è il sacramento che riassume la
presenza di Dio in Israele.
Questa coppa si chiama "coppa della santificazione", perché
si glorifica Dio per la festa.
Questo ha un tale rapporto con l'escatologia, che Gesù
Cristo nella cena di Pasqua, nel fare questa benedizione della
prima coppa dice: "Ormai non berrò più del frutto della vite,
finché non venga il Regno di Dio". E prima aveva detto: "Non
mangerò più di questa Pasqua finché non si compia nel Regno di
Dio". Noi, che abbiamo perso il senso pasquale ebreo della
Eucaristia, non capiamo questa prima coppa che appare nel
Vangelo di San Luca. Questo per gli esegeti, già molto lontani
dalle fonti, era una grossa difficoltà, perché non capivano
perché comparisse questa coppa; li disturbava perché non la
sapevano spiegare. Tanto è vero che in molti manoscritti questa
prima coppa scomparve. Invece Gesù Cristo, prima di bere questa
coppa, fa un riferimento al riposo eterno, alla santificazione,
alla festa. Il riposo eterno, che è sacro per Israele e di cui
il Sabbath è memoriale, viene espresso in questa coppa come una
inaugurazione. Ma questa coppa Gesù non la consacra, diremmo
noi.
La festa di Pasqua è anticipo della eternità, perciò questa
coppa di inaugurazione della festa ha questo senso escatologico
che è presente perfettamente in Gesù Cristo, e che San Luca
riprende.
Dopo questa prima coppa, incomincia il rito della notte.
Non pensate che questa liturgia dura un'ora e mezza o come le
nostre messe. E' una notte di intera veglia. Perché Jahvé è
quello che passa e "starai in veglia, in vigilia, tutta la
notte".
Però sapete perché possono stare in veglia una notte
intera? Perché hanno sperimentato, hanno vissuto la apparizione
di Dio che li ha lasciati in attesa di una maggiore
manifestazione. Colui che attende è perché ha un "axis" , una
garanzia, per aspettare tutta una notte intera in vigilia. Chi
non l'ha non aspetta nulla. Per questo la festa ha questo senso
di attesa e di vigilia.
La festa incomincia al calar del sole e dura fino a che
appare la stella del mattino, sempre in attesa.
Ora comincerà un rito che farà presente la liberazione. Ma
la liberazione da che cosa? Dalla schiavitù d'Egitto. Così fanno
presente la schiavitù.
Il capo famiglia prende un pezzo di sedano della grandezza
di un'oliva, lo intinge nell'aceto e nel sale e lo dà da
mangiare a ciascuno. Le erbe amare sono sacramento della
situazione di schiavitù, di amarezza. Appare in primo piano la
schiavitù d'Egitto. Ciascuno mangia le sue erbe, facendo una
breve preghiera. Non fanno nulla senza benedire Dio, perché sono
in una liturgia.
Dopo di questo il capofamiglia fa una abluzione delle mani.
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Ora non vi dico tutto perché sarebbe lunghissimo. Vi dirò
solo quello che è essenziale che è ciò che passa nella nostra
eucaristia.
Tutta la parte che viene ora sarà incentrata sul pane
azzimo.
Quello che presiede prende il pane e alzandolo dice:
"Ecco qui il pane della miseria, che i
nostri padri mangiarono in Egitto. Chi ha
fame venga a mangiare con noi. Chi è
schiavo venga e faccia Pasqua con noi.
Quest'anno qui, l'anno prossimo in
Gerusalemme, liberi".
In questa notte passano dall'anno vecchio a quello nuovo,
passano dalla schiavitù dell'anno vecchio alla libertà dell'anno
nuovo.
E' veramente un passaggio, una Pasqua quello che stanno
farzendo.
Con questa elevazione del pane inizierà la Haggadah, la
narrazione di tutto quello che Dio ha fatto con Israele. Perché
Jahvé dice:
"Racconterai a tuo figlio in quel giorno
quello che il Signore ha fatto per te"
Israele è un popolo che è nato diverso da tutti i popoli, perché
è stato eletto per una missione: rivelare l'esistenza di Dio
alle nazioni. Il primo comandamento che ha è quello di
trasmettere la fede di generazione in generazione. Questo dovere
di trasmissione viene compiuto liturgicamente questa notte
nell'Haggadah: Questa notte ha la funzione di far passare la
fede da una generazione all'altra. Vedremo come questa cena
molto umana,di famiglia, è una trasmissione della fede da
generazione a generazione, da padri a figli, una unione totale
tra i commensali e insieme è una cena sacra: Dio è presente.
Quindi con questa elevazione del pane, incomincia la
narrazione della storia in funzione dei bambini. Incominciano i
perché. Tutta questa parte del Seder Pasquale non si capirebbe
se non fossero presenti i bambini. E' una parte essenziale.
Tutti questi segni sono in funzione del fatto che i bambini
facciano domande. Perché i bambini al vedere tutte queste cose
strane, domandano: perché questa notte mangiamo queste erbe che
non mangiamo mai? Perché questa notte prendiamo un pane così e
non quello di sempre?
Gli ebrei dicono che ciò che ha conservato la festa
eternamente giovane è la presenza dei bambini, questa funzione
di trasmissione, questa naturalezza e ingenuità dell'Haggadah.
Queste domande che a prima vista sembrano ingenue perché fatte
dai bambini, in realtà sono di una forza impressionante. Perché
l'Haggadah non è un semplice racconto del passato, ma è fatta
sempre in un senso interrogativo di perché.
Gli ebrei dicono che non è che essi vadano alla notte
d'Egitto, ma è la notte che viene a domandarci ora "dove siamo".
Questo è così forte per gli Ebrei, che quelli che furono
collaborazionisti
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coi nazisti nei campi di concentramento, solo all'udire il canto
della notte pasquale sentono la domanda: sei tra gli oppressi o
tra gli oppressori? Perché passa Jahvé a liberare i primi e a di
struggere i secondi. Questo è fondamentale nella coscienza
ebraica. Questa notte risveglia nell'ebreo il suo essere ebreo.
Domandano i bambini: perché questa notte è diversa da tutte
le altre notti? In tutte le notti non mangiamo erba con acqua.
Perché lo facciamo questa notte? Tutte le notti mangiamo pane
normale.
Perché questa notte questo pane? Tutte le notti mangiamo
verdure.
Perché questa notte queste erbe tanto amare?
E quello che presiede risponde:
"Fummo schiavi del Faraone in Egitto
e il Signore Nostro Dio ci trasse di
là con mano ferma e braccio disteso.
E se il Santo, benedetto sia il suo
nome, non avesse tratto i nostri
padri dall'Egitto, noi e i nostri
figli e i figli dei nostri figli
saremmo soggetti al Faraone d'Egitto.
Pertanto anche fossimo tutti saggi,
tutti dotti, tutti anziani, tutti
conoscitori della Torah, sarebbe,
nonostante tutto, nostro massimo
dovere e nostra massima gioia
raccontare oggi l'Esodo dall'Egitto".
Vuol dire: anche lo sapessimo a memoria, passeremmo la notte
intera raccontando l'uscita dall'Egitto.
E fa un esempio: i saggi Rabbi Eleazar, Rabbi Josuè, Rabbi
Eliezer e Rabbi Azarias, quando i loro discepoli uscirono la
mattina per cantare la liturgia del mattino, cioè lo Shemà,
dissero loro (erano ancora lì dopo essere stati riuniti tutta la
notte): Ora abbiamo capito quello che diceva la Torah: "E
ricorderai il giorno dell'uscita dall'Egitto tutti i giorni
della tua vita. La Torah non dice "tutto il giorno della tua
vita" ma "tutti i giorni", che vuol dire "con l'intera notte".
Quindi si erano resi conto che la Torah diceva tutta la notte.
Non è questione di Sapienza, ma è questione sacramentale.
Perché quando si narra, Dio si fa presente e agisce. Questa è la
efficacia del sacramento. Di modo che questa notte è reale ed
efficace.
Il brano di prima è una narrazione midrashica che il padre
di famiglia fa di Deut. 6,21.
Dividono i bambini in quattro gruppi, secondo il modo in
cui fanno domande: c'è un tipo di bambino intelligente che
domanda: "che cosa sono queste cose, queste testimonianze,
questi statuti, questo memoriale che il Signore nostro Dio ci ha
dato? Allora tu gli risponderai. C'è anche il bambino stolto, il
sempliciotto, e
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quello che non sa neppure fare domande. Il saggio dice: "che ci
ha dato", cioè, include se stesso, mentre lo stolto dice: "che
significa questo rito che fate?" Non include se stesso. Dato che
esclude se stesso dalla comunità distrugge il principio di base
del giudaismo. Pertanto rispondigli sullo stesso tono: "Questo
è quello che fece Dio per me, traendomi fuori dall'Egitto". Per
me, e non per te. "Perché se tu fossi stato là, Dio non ti
avrebbe tratto fuori dall'Egitto". E a quello che non sa fare
domande tu lo inizierai, come sta scritto: "Ammaestrerai tuo
figlio dicendogli: così facciamo perché Dio agì in nostro favore
traendoci fuori dall'Egitto".
Questo lo dico perché vediate un poco la pedagogia della
notte.
Incomincia ora il racconto:
"In principio i nostri antenati
osservarono culti stranieri".
Incomincia spiegando come Abramo, suo padre, era un politeista.
"Ma io presi vostro padre Abramo di
là dal fiume e'lo condussi attraverso
la terra di Canaan".
Così incomincia il racconto midrashico. In una forma narrativa
meravigliosa simile ai racconti di stile orientale, fanno
presente la storia in modo che resti vicina alla mentalità
infantile. Può sembrare una narrazione leggendaria, ma è
impegnata di verità e di storia fino in fondo.
Iniziano con la promessa. Ogni volta che parlano della
promessa coprono il pane e scoprono la coppa di vino. Perché il
pane significa la schiavitù e il vino la libertà.Attraverso
questi segni, gesti e azioni, attraverso la Parola, i Padri
stanno trasmettendo la fede ai figli, attraverso questo
sacramento. Dicono:
"Benedetto sia colui che mantiene la
sua promessa con Israele. Questa
promessa sostenne i nostri padri ed
ora sostiene noi. Perché non è uno
solo che si alzò contro di noi per
sterminarci, ma in ogni generazione
sorgono molti con lo stesso obiettivo
di sterminarci.
Ma benedetto sia il Santo che ci
salva con la sua mano.
Vieni e apprenderai quello che
Labano, l'Arameo, voleva fare a
nostro padre Giacobbe. Il Faraone
promulgò i suoi decreti solo contro i
maschi, mentre Labano s'impegnò a
sradicare tutto, così come sta
scritto: "un Arameo avrebbe distrutto
mio padre" (Deut. 26,5). Ma lui
allora emigrò in Egitto ed arrivò lì
in piccolo numero, ma arrivò ad
essere una nazione forte e poderosa".
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Questo è il testo che il padre spiegherà al figlio e allora
comincia parola per parola: "discese in Egitto ed abitò lì". E
fa una perifrasi di tutto questo. "In infimo numero"...."Arrivò
ad essere una grande nazione" "numerosa".... ecc. Poi continua:
"Gli Egiziani ci maltrattarono e ci
afflissero e ci caricarono con lavori
forzati".
E così, punto per punto.
Immaginate la tensione con cui tutto ciò deve essere raccontato
per tener il bambino sveglio tutta la notte.
"Gridammo al Signore, Dio dei nostri
padri e Dio udì la nostra voce".
Tutto questo accompagnato da canti bellissimi per i bambini.
"Dio ci assistette nella nostra
fatica e nella nostra oppressione e
ci trasse fuori dall'Egitto con mano
forte, con braccio disteso, con
grande spavento, con segnali e
miracoli. E Dio ci trasse dall'Egitto
non per mezzo di un angelo, né per
mezzo di un serafino, né per mezzo di
un messaggero, ma fu il Santo stesso,
benedetta sia la sua gloria e la sua
Persona, come è scritto: "E passerò
quella notte per la terra d'Egitto, e
colpirò tutti i primogeniti, sia uomo
che animale, e contro tutti gli dèi
dell'Egitto farò un giudizio. Io sono
il Signore".
Immaginatevi l'enfasi quando dice: "E passerò per la terra
d'Egitto, quella notte, IO e non un angelo, Io e non un
serafino, IO e nessun altro; IO SONO IL SIGNORE.
Poi viene il DAYENU.
Affinché resti chiaro che è qualche cosa di presente e di
attuale dice:
"Se ci avesse tolto dall'Egitto, ma
non ci avesse portato al Sinai,
sarebbe stato sufficiente".
E tutti dicono: "veramente dayenu"(sarebbe stato sufficiente).
"E se ci avesse portato per il
deserto, ma non ci avesse dato le
quaglie, ci sarebbe bastato".
Ecc.
Così; in forma liturgica, e dando enfasi ad ogni passo, vanno
ricordando l'Esodo, facendolo presente. I bambini ricevono la
Scrittura a viva voce, la odono dai loro padri, prima di
leggerla, perché non sono scritti, sono vita; e non si possono
trasmettere per
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iscritto, ma a viva voce, dalla vita.
Questa cena proclama veramente quello che è scritto. I
figli ricevono la fede dal padre che l'ha.
Questi, dopo aver fatto vita e presenza nella sua fede e
sua esperienza la storia della rivelazione di Dio, dice:
"Veramente è grande, quello che Dio
ha fatto con noi".
Dopo, prima di andare avanti, spiega quello che sarà fatto.
Qui non si fa nulla senza dare spiegazione, così perfino i
bambini sanno perché si,fa quello che si fa. Spiega il perché
dei segni. Perché questi segni, questi sacramenti, hanno un
contenuto, sono cornici che dentro contengono qualcosa. Noi che
siamo molto razionalisti preferiamo i ragionamenti ai segni, ma
il segno, come oggi l'antropologia e la psicologia stanno
scoprendo (stiamo uscendo da un'epoca razionalista) va molto al
di là della ragione. Parla all'immaginazione, tutto l'essere.
La trasmissione delle cose importanti si fa per segno e non
per ragionamento.
Il pane che per le religioni pagane significa la prima
spiga della primavera, pane nuovo, azzimo, che non ha vecchio
lievito, niente del lievito del passato, rivive ora un contenuto
più pieno. Israele, come tutti i popoli, celebrava le feste di
primavera: il passaggio della morte dell'inverno alla vita della
primavera. Ma Israele si trova con un avvenimento molto più
forte che è l'uscita dall'Egitto, il passaggio dalla schiavitù
alla libertà. Allora questo pane per Israele non significa più
la vita che sboccia in Primavera, ma la Uscita dall'Egitto,
questo pane azzimo è sacramento e segno dell'uscita dall'Egitto.
Per questo il padre risponde al bambino che gli domanda "Perché
questo pane, questa notte?" : E' azzimo per la fretta, perché
Jahvé ci disse di uscire in fretta e non ci diede tempo di farlo
fermentare". E' il pane della fretta, il pane dell'afflizione,
il pane della schiavitù, il pane di miseria. Così che il pane ha
ricevuto un contenuto nuovo.
Dopo aver spiegato il contenuto di tutti i segni dice
qualche cosa che passerà integralmente nella nostra messa,
venendo a costituire la essenza del Prefazio. Riassume, in fondo
il senso della Eucaristia, della Pasqua che stanno celebrando:
"In ogni generazione è un dovere per
ognuno considerare se stesso come se
fosse uscito da Mizraim (Egitto),
perché è detto: e racconterai a tuo
figlio, quel giorno, alla vista di
tutto questo: Adonai agì in mio
favore quando io uscii dall'Egitto".
In me ed io.
"Non i nostri padri soltanto salvò il
Santo, benedetto Egli sia, ma anche
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noi stessi salvò con loro, perché è
detto "che ci fece uscire di lì per
guidarci e darci il paese che aveva
giurato ai nostri padri. Per questo
motivo abbiamo il dovere di DARE
GRAZIE, LODARE, INTONARE LODI,
celebrare, ESALTARE, GLORIFICARE,
MAGNIFICARE, BENEDIRE, INNALZARE
COLUI CHE FECE PER I NOSTRI PADRI E
PER NOI TUTTE QUESTE MERAVIGLIE,
QUESTI SEGNI. A LUI CHE CI TRASSE
DALLA SCHIAVITU' ALLA LIBERTA', DAL
LA ANGUSTIA ALLA ALLEGRIA, DAL DOLORE
ALLA FESTA, DALLE TENEBRE ALLA GRAN
LUCE E DALLA OPPRESSIONE ALLA
LIBERAZIONEI CANTIAMO ALLA SUA
PRESENZA UN CANTICO NUOVO".
Poi si intona l'ALLELUIA, (salmo 112) che è un inno di
glorificazione, di esaltazione sempre alla Pasqua, del passaggio
da una situazione a un'altra. Questo, che è un sacramento, è
meraviglioso vedere come è cantato dagli ebrei anche se stanno
in un campo di concentramento. Dicono: La breccia che l'Esodo ha
aperto nella storia verso la liberazione e oppresso non può più
chiudersi ormai. Ed essi in mezzo all'oppressione innalzeranno
la coppa della liberazione, affermando che la libertà esiste. E
che la storia si trova in cammino di libertà, dell'uscita dalla
schiavitù. Che Dio ha fatto un cammino di liberazione per
l'umanità.
Quindi cantano un altro alleluia, il salmo 113: lodate
l'Eterno. Quando Israele uscì dall'Egitto, ecc., e poi il salmo
114: che hai, Giordano che ti volgi indietro? i morti saltano
come agnelli, è Jahvé che passa, ecc. Tutti questi salmi sono
composizioni per la notte di Pasqua.
Ora viene una seconda abluzione delle mani.
Qui è dove noi possiamo localizzare la lavanda dei piedi di
Gesù. Essa viene fatta sempre dal più piccolo della casa. Così
esiste il problema che sorge tra gli apostoli per chi, fra di
loro, debba fare questo servizio. E allora è Gesù Cristo che lo
fa, ma lavando i piedi.
Inoltre tutto il rito della celebrazione è in un contesto
di interventi, dei presenti, di orazioni da fare, tutto molto
ben prescritto. Per questo si inquadra molto bene nel contesto
della parte della Berachà tutto il sermone dell'ultima cena che
narra San Giovanni. Tutto questo sermone è perfettamente dentro
il contesto della celebrazione.
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