AMORE

L'AMORE PIU' GRANDE....

NON PRAEVALEBUNT

..

Canto gregoriano

Canto gregoriano

LA BEATA VERGINE MARIA

LA BEATA VERGINE MARIA

RECITA IL SANTO ROSARIO ON-LINE

SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE

SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE
PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

Antica Bibbia

Antica Bibbia

LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO


"Una lampada  su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne." 

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata".  "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni  e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".

I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....

TESTI SEGRETI LIBRI

lunedì 18 giugno 2012

SANTA GEMMA NON SI ARRENDE MAI









Gemma è in estasi. Padre germano si avvicina e la vede così in piena estasi, mentre a voce normale, tale da poter essere udita da chi stava intorno, in un commoventissimo dialogo chiede a gesù di convertire e salvare un certo uomo, un forestiero, che essa aveva conosciuto a Lucca e "per interna ispirazione" aveva anche appreso  che non era quello che appariva all'esterno ma un incallito peccatore, sul quale pendeva già la condanna eterna. Gemma più volte lo aveva ammonito a voce e per iscritto, affinchè si ponesse in regola con la coscienza, ma inutilmente. Questa volta invoca da gesù la divina misericordia: Giacchè sei venuto, Gesù., torno a supplicarti pel mio peccatore. E' figlio tuo e fratello mio: salvalo Gesù"; e lo nominò. ma Gesù mostrava di non poterla accontentare. E Gemma senza sgomentarsi insisteva: " Perchè oggi non mi dai più retta ,Gesù? per un anima sola hai fatto tanto tanto, e poi quella lì non me la vuoi salvare? Salvala gesù, salvala........." Per tutta risposta-continua padre Germano-il Salvatore opponeva sempre  la divina giustizia. Ed essa , riscaldandandosi sempre di più: " Non cerco mica la tua giustizia, ma la tua misericordia.........Non pertanto, il Signore durava a mostrarsi inflessibile... Quando ad un tratto Gemma si rianimò tutta e "Bene , riprese a dire, io sono una peccatrice: lo sento dire da te stesso che peggio di me non la potevi trovare. Si, lo confesso, non merito che tu mi dia ascolto. Ma ecco ti presento un'altra interceditrice a favore del mio peccatore: è la stessa Mamma tua che ti prega per lui. Oh! Va' a dir di no alla Mamma tua! Certo non glielo potrai dire di no, ad essa. Ed ora rispondimi  Gesù, che l'hai salvato il mio peccatore. La vittoria era guadagnata. Gemma  prendemdo un'aria di gioia indescrivibile esclama : E' salvo, e' salvo! Hai vinto gesù, trionfa sempre così " ed esce dall'estasi...... 










terminata la scena, dice padre Germano, mi ritirai in camera con l'animo occupato da mille pensieri, quando si sente picchiare all'uscio-E' un signore forestiero che cerca di lei padre.- Lo feci entrare, mi si gettò ai piedi, e piangendo mi disse: Padre, mi confessi..Era il peccatore di gemma, convertito in quell'ora stessa. si accusò di tutte quelle colpe che io medesimo avevo sentito ripetere in estasi dalla Serva di Dio. Una sola ne dimenticò, e potei ricordargliela io....Lo pregai che mi permettesse di pubblicare queste meraviglie del signore, e dopo di esserci reciprocamente abbracciati, lo congedai...Con la fantasia e l'isterismo-conclude Padre germano- non si giunge a tanto; il diavolo è buono a trascinare nell'inferno i peccatori, non mai a convertirli e tanto meno in siffatta guisa".

venerdì 25 maggio 2012

IL "CORVO" RISCHIA 30 ANNI


IMPORTANTE: se vuoi aiutare i terremotati puoi mandare un sms alla protezione civile (valore= 2 euro) al numero 45500






Città del Vaticano - Quarantasei anni, romano, sposato con figli, già al servizio di Giovanni Paolo II quando «aiutante» di camera era lo "storico" Angelo Gugel, Paolo Gabriele, "maggiordomo" del Papa, è assieme alle Memores domini il laico più vicino al Pontefice.È questo il ruolo dell'uomo che, secondo fonti non ufficiali d'Oltretevere, è in questo ore in stato di fermo, con l'accusa di essere in possesso di documenti riservati, secondo quanto ricostruito dalla Gendarmeria vaticana.

L'ombra del Papa. Riservato, sempre molto elegante, soprannominato «Paoletto», Gabriele è una persona molto conosciuta in Vaticano. Si tratta di una figura che per i compiti assegnati, e per i quali è affiancato da due "domestici", si muove come una vera e propria ombra alle spalle del Papa ed è parte della cosiddetta Famiglia pontificia. Il suo ruolo, inoltre, prevede la cittadinanza vaticana: con la famiglia vive in una palazzina all'interno della mura leonine, nella zona residenziale dello Stato.

Il ruolo. Già fin dalle prime ore del mattino, l'aiutante di camera compare nella stanza del Pontefice per aiutarlo a vestirsi e partecipa alla messa che il Papa celebra in forma privata nella Cappella dell'Appartamento. L'aiutante lo segue poi negli appuntamenti della giornata, come le udienze pubbliche e private. Tra i suoi compiti, anche quello di servire il Pontefice al momento del pranzo quando, non di rado, egli stesso siede poi alla tavola di Benedetto XVI per consumare i pasti. Alla sera, prepara la stanza da letto del Pontefice e si congeda quando Ratzinger si ritira nel suo studio. Inoltre, assiste il Papa anche durante i viaggi. Proprio per il suo ruolo, ha accesso a tutte le chiavi che aprono porte, scale e ascensori tra i più riservati del mondo.

(AGI) - CdV, 25 gen. - Il colpevole e' il maggiordomo. Ovviamente. Una mole ingente di documenti riservati e' stata trovata dalla Gendarmeria Vaticana in un appartamento di via di Porta Angelica, dove abita con la moglie e i tre figli Paolo Gabriele, l'assistente di camera, cioe' il maggiordomo, di Benedetto XVI.
Romano, poco piu' che 40enne, l'uomo lavora nell'appartamento pontificio dal 2006, ed e' stato inserito nella Famiglia del Papa dopo essere stato a servizio del prefetto della Casa Pontificia, monsignor James Harwey. Ieri pomeriggio Gabriele e' stato prima fermato dagli agenti comandati dall'ispettore generale Domenico Giani e poi interrogato dal promotore di giustizia, Nicola Picardi, che lo ha dichiarato in arresto. A quanto si e' appreso, i sospetti sul maggiordomo sono stati raccolti dalla Commissione Cardinalizia che indaga sulle fughe di notizie direttamente nell'appartamento del Papa.
E se anche qualcuno ora si domanda in Vaticano se si tratti del "Corvo" o di un "capro espiatorio", sembra molto difficile che l'arresto sia stato compiuto con leggerezza trattandosi di un "familiare" del Papa.
Si prepara intanto a trascorrere una seconda notte nella camera di sicurezza della Caserma della Gendarmeria il maggiordomo infedele di Benedetto XVI, Paolo Gabriele. Le indagini infatti continuano "a tutto campo" per appurare se l'uomo abbia avuto complici e se ci sono mandanti ed e' dunque probabile che l'assistente di camera del Papa sia sottoposto a ulteriori interrogatori.

sabato 28 aprile 2012

La Merkavah.








La Merkavah o Mercaba’
o Il Carro di fuoco o Cocchio Celeste.

La sacra Merkabà è un termine ebraico che significa carro (Carro di Fuoco, o Cocchio Celeste n.d.c.), e indica uno dei temi più importanti della speculazione mistica ebraica: la grandiosa visione del Carro divino con la quale il profeta Ezechiele inizia la sua opera . 

La dottrina del carro, osserva G. Scholem, deve essere accettata senza chiedere conto della sua genesi reale.

L’immagine che Ezechiele prospettava di Jehovah, trainato su un Carro, offre agli Ebrei il segreto agognato e sollecita i mistici a salirvi in modo da poter gustare le delizie dell’Eden, già in questa vita.

La differenza tra la speculazione della Merkavah e  la Gnosi  vera e propria consiste, per G. Scholem, nel fatto che il mondo della divina “Pienezza” del Pleroma degli gnostici, mondo che si disgrega drammaticamente nella successione degli Eoni, si riferisce direttamente al problema della creazione e della cosmogonia; mentre tutta la problematica degli Eoni e della loro mitologia è senza significato per i mistici della Merkavah che, invece, posero al posto degli Eoni e del Pleroma il Mondo del Trono.

In definitiva il Carro è una sorta di Via Mistica, un veicolo per mezzo del quale si è trasportati, direttamente, nei regni dell’invisibile.

Sia che le immagini della Merkavah abbiano la loro origine nelle teorie del Mitraismo, sia in quelle del misticismo maomettano, una cosa è certa: che essa si configura come una specie di pellegrinaggio nel quale il pellegrino assume il ruolo di viaggiatore verso la sua casa in Dio.

“Il mistico”, osserva J. Abelson (ABEK), “Non chiedeva né si aspettava alcuna spiegazione razionalistica dei misteri della Merkavah; egli intuiva che essi riassumevano, per lui, la più alta cima dell’essere, verso la cui realizzazione tutte le sue energie dovevano volgersi senza alcuna indecisione”.

Le dottrine mistiche della Merkabà, si legge nella prefazione di Gadiel Toaf al Sefer Yezirah (TOAS), “Sono esposte nella letteratura detta degli Hekaloth (sale celesti, templi, palazzi).

“Questi scritti contengono le norme, comprendenti digiuni (atti ad esasperare le facoltà di visione e concentrazione), abluzioni e l’invocazione dei nomi segreti di Dio e dei suoi angeli, per giungere ad una visione estatica del Carro divino.

“Essi descrivono il viaggio del mistico in trance attraverso i sette cieli e le sette sale celesti fino al cospetto del Trono divino, dove, se ne era degno, veniva iniziato ai segreti del futuro o ai misteri del mondo celeste”.

mercoledì 25 aprile 2012

BUON 25 APRILE A TUTTI !!!













sabato 21 aprile 2012

LA SETTA SCIENTOLOGY



GLI AFFARI DELLA SETTA SCIENTOLOGY (sottotitolato in italiano)





venerdì 13 aprile 2012

DINAMICHE PSICOLOGICHE NELLE COMUNITÀ NEOCATECUMENALI





Sopra: Cristo re: dipinto di Kiko Arguello.




Relazione del Prof. Antonio Picano, Psichiatra presso l’Ospedale San Camillo di Roma. Rocca Priora, 20 aprile 1997

Vi ringrazio di avermi chiamato qui, anche se la cosa non mi fa piacere perché ciò sancisce una divisione amara, dolorosa e apre il problema di integrare tanti fratelli. Il problema, infatti, non è costituito da Kiko e Carmen ma da tantissima gente che ha una fede sincera ed è ignara delle problematiche. Il problema va, dunque, affrontato con amore: dobbiamo sforzarci di amare. Io ho impostato la mia vita al servizio di Dio (anche il mio servizio psichiatrico), anche se nel mio mondo il cristianesimo viene considerato una eresia. Ho sempre ottenuto dei risultati straordinari, anche perché ho cercato di aiutare nella Grazia. Seguo il Papa, il credo della Chiesa Cattolica, ho fatto volontariato, faccio parte di una Associazione Missionaria. Da 20 anni mia madre fa parte del Cammino Neocatecumenale ma non ha ottenuto l’adesione di papà e perciò c’è stata una divisione totale fino alla sua morte. Io ho avuto una grande sofferenza e una impossibilità di accettare questi aspetti personali e perché in contrasto con la mia fede. Colpito personalmente, cacciato di casa pur essendo medico e persona realizzata. Mi è stato detto da un catechista e da uno psichiatra del Movimento queste testuali parole "Noi abbiamo vincolato tua madre all’obbedienza e le abbiamo ordinato di cacciarti via di casa". Un velo di dolore è sceso su di me e me ne sono andato addolorato. Ciò mi ha permesso di riflettere su ciò che sta dietro questo movimento. Il Signore ha permesso questo ed ora mi manda tanti clienti Neocatecumenali che si sentono accettati e capiti perché conosco bene questo comportamento.

DIVISIONE DELLE FAMIGLIE
La prima problematica è la divisione della famiglia, perché se c’è una persona, un coniuge neocatecumenale e l’altro no, si arriva ad una inconciliabilità perché la struttura sociologica di base, tra i neocatecumenali, è la comunità e non la famiglia.

La famiglia non è una istituzione umana, ma è una cosa sacra e riconosciuta nella vita di Gesù che ha avuto bisogno della famiglia. È un fatto rilevante! e ciò nonostante l’appartenenza di Gesù alla vita del Padre (v. 5° mistero gaudioso dove il gaudio non è dato tanto dall’aver ritrovato il Figlio, quanto nell’aver riconosciuto la duplicità della natura, che cioè il Figlio apparteneva a Dio Padre prima che ai genitori). Ma questo è vero sempre. È Dio che ha voluto la struttura familiare. Quindi la famiglia ha diritto di esistere prima della struttura comunitaria. Ora nella Comunità vi è una situazione di obbedienza assoluta al catechista (visto nella maniera profetica descritta prima, come ispirato da Dio). Esiste una definizione diversa dei ruoli: non esistono più le famiglie singole ma una grande famiglia che accoglie tutti i membri delle varie famiglie e in essa si definiscono i vari ruoli di genitori e figli.

Questo è molto simile a quanto avviene nei Kibbuz ebraici, dove (per esigenze di difesa e di lavoro) i figli sono figli di tutti i genitori e tutti i genitori sono genitori di tutti i figli. Questo sistema pedagogico ha molte analogie col sistema familiare di gestione comunitaria dei Neocatecumenali dove l’autorità è rappresentata dal catechista e non dal padre. Questo comporta una serie di problemi più grossi. Ci sono patologie che si verificano all’interno della comunità. Si può verificare che l’essere autorevole del catechista altro non sia che un desiderio di supremazia e di dominio che si manifesta attraverso una competenza maggiore nell’ambito dottrinario per poter esercitare il potere. Quando si verifica una competizione fra un uomo ed una donna, all’interno di questo sistema, si verificano situazioni paradossali per cui si trovano coppie di Neocatecumenali (uomo-donna) che in realtà sono i padri-genitori della famiglia comunitaria. Si può verificare un rapporto affettivo con connotazioni sessuali (non nel senso che ci siano rapporti fisici) ma nel senso che diventano il padre e la madre di una grande famiglia allargata. Ora, mentre la famiglia al suo interno ha delle regole, dei sistemi di protezione ben precisi che servono a delimitare i ruoli (l’incesto, ad esempio, è una regola di comportamento che serve a definire i ruoli reciproci di genitori e figli, fratelli e sorelle), quando in una famiglia allargata come quella della Comunità viene a mancare questo supporto, non c’è più il vincolo sessuale e ci possono essere dei rapporti patologici tra fratelli di comunità o rapporti alterati fra genitori e figli, perché la struttura creata da Dio è quella familiare. La fedeltà coniugale serve per avere una coppia stabile e per avere dei riferimenti precisi. Quando non esiste più un rapporto di stabilità all’interno dei rapporti affettivi, non esiste più un vincolo sessuale, si possono stabilire dei rapporti "impuri" che creano delle dinamiche alterate. Ecco che la Comunità diventa fortemente disfunzionale.

Una donna, ad esempio, ha scoperto che il suo ruolo era stato quello di "amante" del leader-maschio e che aveva combattuto contro di lui perché in realtà lo desiderava sessualmente, che lei aveva disprezzato il marito e che aveva dei comportamenti quasi a nascondersi dietro quel leader della Comunità alla scopo di non venir meno alle sue responsabilità. Questa donna aveva concepito 4 dei suoi 7 figli per farli educare da questo catechista autorevole, piuttosto che da suo marito.

ISTITUZIONE TOTALE
La Comunità diventa una istituzione totale perché deve risolvere tutti i problemi di tutti gli appartenenti e non è possibile una soluzione esterna alla Comunità.

Io ho in terapia un ragazzo di 30 anni, figlio di genitori che fanno parte delle Comunità. È arrivato a me dopo 4 anni che stava chiuso in casa e si occupava unicamente di curare un bonsai. Credevo fosse schizofrenico ed invece era semplicemente un ragazzo fallito, che aveva solo problemi sessuali e perciò si era chiuso. I genitori non hanno mai parlato col figlio ma lo hanno portato in Comunità perché parlasse con i Catechisti. Ecco un altro meccanismo, perché non esistono genitori specifici ma un insieme di genitori e garantisti che hanno il meglio da offrire al figlio. Questo ragazzo, non accettando di parlare ad altri che non fossero i suoi genitori, si è progressivamente chiuso. I genitori gli dicevano che gli unici ragazzi affidabili erano quelli della Comunità e, quindi, hanno provato ad inserirvelo, ma lui non si è sentito accettato perché stava vivendo con dolore il suo problema sessuale del quale si sentiva colpevole (ed in parte lo era). Vedendo tutte quelle persone che avevano risolto i loro problemi in maniera cosi distaccata, li sentiva estranei a se stesso e così si è sviluppata in lui questa estraneità. Un meccanismo esterno alla Comunità era proibito perché significava per lui tradire i genitori. Ciò gli era impossibile perché aveva estremo bisogno di loro. Quindi, l’unica cosa che gli rimaneva era di restare chiuso dentro casa. Dopo 8 mesi di terapia ha ripreso ad avere fiducia in se stesso e ad agire autonomamente. A mia insaputa, i genitori gli davano farmaci sedativi mentre io prescrivevo antidepressivi. Gli permetto di andare in Comunità ma insegnandogli che non è la sola strada e gli ho insegnato che gli è consentito sentirsi estraneo a qual mondo. Per lui non era possibile che si potesse vivere un disagio come il suo all’interno di un sistema buono per definizione.

Bisogna dire a queste persone che esiste anche un mondo diverso dalla Comunità, una possibilità di esistere senza sentirsi sbagliati e colpevoli. Se non sono "sale" ma solo "salato" la mia vita è di serie "B" ed è inaccettabile che mio figlio viva una situazione del genere.

CHE TIPO DI PERSONE VI APPARTENGONO
Bisogna domandarsi perché esista questo movimento, perché abbia avuto tanto successo, con chi possiamo parlare, che cosa possiamo dire e che linguaggio possiamo usare perché bisogna pure che stabiliamo un dialogo con queste persone, emarginate perché non avevano più speranza nella loro vita. Purtroppo fondamentalmente sono persone fallite, nelle parrocchie non c’è una pastorale per i falliti, per gli emarginati, per gli sbagliati. Ora i Neocatecumenali si rivolgono a persone che non hanno nessuno che li ascolti. Vengono integrati a pieno diritto e sullo stesso livello degli altri.

Noi, invece, facciamo l’errore del fratello del Figliol prodigo. Tutti siamo fratelli e quindi dobbiamo reintegrare il fratello che ha sbagliato, perdonandolo come se quello che ha commesso non fosse stato commesso.

I Neocatecumenali accolgono così e non richiedono niente. Come tutte le Comunità sono un luogo, un elemento di riabilitazione psicologica e spirituale. "La tribolazione genera pazienza, la pazienza genera virtù provata, la virtù provata genera la speranza e questa non delude". La tribolazione (quella di chi ha sbagliato, quella che ci procurano coloro che sono fuori della Chiesa) genera la pazienza e questa la capacità di sopportare (che il Cammino non ammette perché non è propria dell’uomo).

Noi non funzioniamo perché etichettiamo la persona che ha sbagliato e diciamo: "è sbagliata"! Questo meccanismo è arbitrario; dobbiamo sentircene colpevoli e responsabili di fronte a Dio. Se questo Movimento esiste è perché supera questo limite. Noi dobbiamo imparare a non etichettare mai e a concedere un perdono totale che ridia "la veste bianca" (e questa la dà il confessore e non noi) e "l’anello al dito" (il potere) e i "calzari ai piedi" (reintegrare, cioè, nella dignità di vita). Noi tendiamo ad etichettare: "quello è pazzo", "quella è una prostituta", "quello ha il padre ubriacone", "è neocatecumenale"! Bisogna accogliere e integrare queste persone che sono adulte. Purtroppo queste persone, che sono adulte, non trovano in parrocchia chi li ascolti per risolvere i problemi di coppia perché in genere si ha attenzione solo per i piccoli o per gli anziani ma, in genere, chi sbaglia sono i giovani o gli adulti. I Neocatecumenali, invece, accolgono e offrono aiuto. Anche il Papa sceglierà in funzione di una integrazione di questi fratelli. Una guerra di dottrina non serve alla Chiesa. Bisogna stabilire tanti singoli rapporti umani e insegnando loro il perdono.

(Dopo qualche altro intervento, dal pubblico qualcuno pone queste domande)

D. Quali sono le patologie ricorrenti presso coloro che hanno fatto queste esperienze?

R. La patologia è quella di tutte le persone che hanno una personalità debole, che sono fallite e che non sono capaci di affrontare il proprio errore e che hanno bisogno di rinchiudersi in un sistema rigido e senza comunicazione, perché altrimenti non sarebbero in grado di accettare il proprio errore. È la patologia comune a tutti quelli che si chiudono in comunità, in sette, in sistemi chiusi,..... che non accettano il proprio limite.

R. Il problema è la de-responsabilizzazione di un individuo che viene a perdere la libertà, che non ha più discernimento, che non ha più capacità volitive, che non ha più coscienza del proprio errore. Ne esce un individuo indebolito, senza più una morale, senza una progettualità, senza una speranza, senza una capacità di amare. La malattia che potrà prendere è, poi, la più varia.

D. Porta al suicidio, a depressioni gravi?

R. No! Personalmente non ho esperienze né statistiche di questo genere: Qualsiasi sistema chiuso che non permetta relazioni col mondo esterno, che non sviluppa l’individuo, è un sistema tendenzialmente patologico. Ma ci sono tanti casi di questo genere. Certo, il fatto che non ci siano più riferimenti affettivi precisi, il fatto che il figlio non sappia più chi è suo padre, che il marito non abbia più una relazione preferenziale con la moglie, ma una relazione indifferenziata con un sistema piuttosto che con una persona, sono sistemi che non favoriscono una salute mentale, ma favoriscono la confusione. Dal punto di vista spirituale il peccato è la disfunzione individuale; dal punto di vista psicologico è disfunzione psicologica. Nei movimenti va chi non vive la spiritualità parrocchiale.

Persone forti nella fede non aderiscono al Movimento Neocatecumenale.

Rinnovo l’invito a pregare per la nostra conversione e per il perdono, perché solo perdonandoli noi potremo favorire la crescita della Chiesa. Qualsiasi manifestazione di rabbia, di rancore o di amarezza, va nella stessa linea dei Neocatecumenali, dell’egoismo e della divisione. Con la nostra preghiera potremo aiutarli a vedere la vera Grazia, la vera Salvezza e il vero amore. Ma lo faremo solo perdonando.

LE SETTE E LA MANIPOLAZIONE MENTALE


LA MANIPOLAZIONE MENTALE







Sopra: un manifestino dall'apparenza innocua usato nella fase di reclutamento da parte di un gruppo religioso o presunto tale...

Dato l'interesse suscitato dal precedente thread sul "lavaggio del cervello" la redazione ha scelto questo lavoro per approfondire il tema della manipolazione mentale e il plagio. L'argomento è in effetti assai ampio, interessando la politica come le sette pseudo- religiose, le cosiddette psico-sette capeggiate da presunti guaritori, le sette criminali sataniste, ecc. ecc.
Ciò che sta alla base ed è comune ai vari tipi di setta sono i metodi di manipolazione mentale che quì vengono minuziosamente indagati con numerosi esempi: dalla setta di Moon, alle bestie di Satana, o a episodi ormai storici come la "family" di Charles Manson....
Ciò che a noi interessa sottolineare è che questi metodi di manipolazione sono difficili da riconoscere da parte degli adepti di una setta ma è possibile uscirne, meglio, se con l'aiuto di uno psicologo esperto del settore.L'autore del saggio, Massimo Buttarini, si rifà all'esperienza e allo studio di Steven Hassan che, un tempo adepto della chiesa dell'unificazione di Moon, una volta fuoriuscito, ha dedicato la sua vita allo studio dei fenomeni settari, al culto della personalità, al plagio e al controllo mentale. Questo lavoro ha un taglio criminologico, in quanto le organizzazioni settarie mettono in atto veri e propri crimini perseguibili penalmente. Com'è noto il nostro interesse è rivolto ai gruppi pseudo-religiosi ciò non toglie che anche nella pratica di alcuni di essi  si possano configurare dei veri e propri reati. E' stata cura della redazione evidenziare in giallo ed in grassetto i punti che maggiormente interessano, in modo particolare, le sette pseudo-religiose. Chi ha già letto il thread sul "lavaggio del cervello" riconoscerà quì citati  vari noti studiosi dell'argomento come Lifton, Singer, Lewin nonchè Festinger con la teoria della "dissonanza cognitiva" oggetto di un altro nostro Thread. Chi ha fatto esperienza di essere adepto di una setta quì si riconoscerà, magari incredulo e stupito, come oggetto delle varie tecniche di manipolazione mentale e potrà forse dire: è tutto vero, ora capisco....

A tutti auguriamo: BUONA LETTURA !


INDICE
INTRODUZIONE……………………………………………………PAG. 2
LE SETTE CRIMINALI E IL
CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO………………………..PAG. 3
IL CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO…………………….PAG. 14
CREAZIONE DELL’IDENTITA’ SETTARIA……………………...PAG. 23
NOTE BIBLIOGRAFICHE…………………………………………..PAG. 28
BIBLIOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA CONSULTATA………………PAG. 30
SITI INTERNET CONSULTATI………………………………………PAG. 31

2
INTRODUZIONE.
Il tema della manipolazione mentale è strettamente connesso con quello del settarismo
criminale che utilizza il controllo mentale distruttivo.
Parlare di manipolazione mentale significa fare riferimento a un particolare tipo di relazione,
dove uno o più individui senza scrupoli, adottando tecniche raffinate e consolidate di
condizionamento mentale e di suggestione psicologica, cercano di soggiogare altri individui alla
loro volontà strutturando così delle relazioni patologiche caratterizzate da dinamiche di potere
distruttivo finalizzato all’annullamento della identità della vittima e alla sua strumentalizzazione.
Le stesse dinamiche possono essere ritrovate anche nelle relazioni di coppia. Molte donne
vengono costrette in uno stato di totale dipendenza, costrette a non avere più rapporti con nessuno al
di fuori del partner, soprattutto con chi manifesta apertamente critiche alla relazione. Vengono
tenute in uno stato totale di dipendenza economica e costrette a non lavorare. Subiscono
maltrattamenti se solo provano ad esprimere i loro desideri, i loro bisogni e sono ritenute
responsabili di tutto ciò che non va nel matrimonio perché non sono mai abbastanza compiacenti
con il proprio partner. E’ evidente che in una situazione psicologica di questo tipo la loro autostima
è praticamente inesistente e perciò arrivano a convincersi di non poter fare a meno dei loro uomini
che puntualmente non esitano a minacciarle di morte per prevenire qualsiasi tentativo di fuga.
Infine vorrei almeno citare quelle situazioni in cui la manipolazione mentale viene utilizzata
per adescare anziani da truffatori senza scrupoli o minori da organizzazioni criminali che non
esitano a mercanteggiare sulla pelle dei bambini per il loro perverso piacere sessuale o per il loro
profitto. La manipolazione mentale con finalità criminali viene utilizzata anche sulla pelle di
persone disperate che, non avendo più speranza, si rivolgono alla magia cadendo alla fine anche
nelle tele di ragno dell’usura e purtroppo viene utilizzata anche in quelle situazioni legate alla presa
in cura delle persone laddove si dovrebbe trovare un reale aiuto e invece a volte si rimane vittima
3
di relazioni distruttive che non hanno altra finalità se non quella del guadagno o del potere
indiscriminato sull’altro.
1. LE SETTE CRIMINALI E IL CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO.
I n questo lavoro mi limiterò a trattare il tema della manipolazione mentale in relazione alle
sette in generale e al satanismo criminale in particolare. In genere i gruppi settari si costituiscono
intorno alla figura di un leader mentre nelle sette sataniche la fedeltà degli adepti non è rivolta al
culto della personalità carismatica , bensì alla stessa dottrina satanista che promette il
conseguimento del potere, del successo e del piacere attraverso determinati rituali di profanazione
della liturgia cattolica, le cosiddette ‘messe nere’, che si esplicano molto spesso in chiese
sconsacrate o all’aperto dove si officiano rituali sacrificali che prevedono l’uccisione di animali;
l’esaltazione satanica criminale può arrivare a concepire nel nome del maligno anche sacrifici
umani e l’accoppiamento con giovani vergini che precede rituali orgiastici collettivi. A mio parere,
quindi, quando si investiga sulla sparizione di un individuo, tra le tante piste certamente non va
trascurata nemmeno l’ipotesi del satanismo almeno per poterla scartare con certezza visto il
preoccupante proliferare, anche nel territorio del nostro stato, di gruppi la cui presenza è stata
accertata da organismi ufficiali, quali il Ministero dell’interno, e nei quali potrebbero verificarsi nel
tempo delle degenerazioni che potrebbero sfociare anche in crimini violenti. Ritengo infatti che ci
possa essere una sorta di assuefazione nella ricerca del piacere e del potere, la cui ombra può
contenere in germe futuri sviluppi distruttivi difficilmente prevedibili quando si rasenta il confine
labile del bene e del male e quando sono presenti evidenti dinamiche di onnipotenza che alla fine
possono rompere gli argini e dare il via ad istinti dagli esiti nefasti. Quando poi, e molto spesso è
così, nei rituali satanici è previsto l’uso di sostanze stupefacenti allucinogene i rischi si fanno ancora
più fondati. E’ storia recente la drammatica vicenda delle cosiddette ‘Bestie di Satana





 e se possibile
l’ancora più drammatica ed interminabile cronaca giudiziaria del ‘Mostro di Firenze’ che sta
angosciando con i suoi inquietanti risvolti l’opinione pubblica del nostro paese da molti decenni:
4
anche in questo caso, se le ipotesi investigative degli inquirenti saranno verificate e comprovate al
di là di ogni ragionevole dubbio ci si troverebbe di fronte ad una sconcertante serie di omicidi rituali
a sfondo satanico. Queste organizzazioni, infatti, possono attirare o essere addirittura fondate da
personalità connotate da pericolose caratteristiche antisociali che possono slatentizzarsi nell’ambito
di un gruppo che le cova e le fomenta e sappiamo bene quanto le dinamiche di gruppi con queste
caratteristiche possano agevolare la formazione di comportamenti violenti e distruttivi che poi
fagocitano in sé la volontà individuale che viene annullata dalla volontà del gruppo soprattutto se,
appunto, guidato da un leader carismatico profondamente disturbato. E’ nota a tutti la
vicenda di Charles Manson e della sua cosiddetta ’Famiglia’, credo.



 Comunque, a differenza di altri
gruppi settari, al culto satanista, come scrive Francesco Barresi (1), gli affiliati si accostano per
convinzione personale e non tanto a causa di fattori persuasivi esterni, tranne, vorrei aggiungere, i
casi in cui sono coinvolti minori o persone affette da patologie psichiche tali da offuscare la loro
capacità di intendere e di volere o da profili di personalità tali da renderli particolarmente
suggestionabili o manipolabili. L’autore, sociologo e criminologo appartenente alla Polizia di Stato,
scrive che un altro aspetto fondamentale che caratterizza il satanismo è la segretezza, aspetto questo
che rende particolarmente difficoltose le indagini delle forze dell’ordine e anche la ricerca sul
fenomeno. A tal proposito, continua, è necessario adottare delle adeguate metodologie investigative,
sia dal punto di vista preventivo che repressivo, ed è fondamentale prestare particolare attenzione
alla presenza di segni e simboli esoterici sulla scena di eventuali crimini per poter eventualmente
indirizzare le indagini verso una pista satanica.(2)
Inoltre vorrei a questo punto segnalare la suddivisione che propone lo stesso Barresi delle
varie forme in cui si può manifestare il fenomeno satanico basata sulla modalità comportamentalemotivazionale
del satanista:
1) satanismo religioso: culto satanico in cui l’adepto si dimostra realmente devoto alla divinità
infernale e in questa crede realmente;
5
2) satanismo ludico: culto satanico a cui l’adepto si accosta più per gioco che per convinzione
fideistica;
3) satanismo sessuale: culto satanico a cui il soggetto si rivolge per estrinsecare le sue pulsioni
sessuali;
4) satanismo acido: satanismo di tipo adolescenziale a cui l’adepto si avvicina per consumare
droghe di vario genere, fra le quali rientrano anche gli abusi di alcool;
5) satanismo schizofrenico: culto satanico a cui l’adepto si rivolge spinto da gravi psicopatologie.
(3)
Sono inoltre convinto che la letteratura psicologica fornisca ,a individui senza scrupoli, degli
ottimi strumenti da utilizzare per manipolare ai loro scopi altri individui più vulnerabili e
suggestionabili: soprattutto le tecniche ipnotiche e tutto ciò che concerne le dinamiche e le tecniche
di persuasione e condizionamento ,che se utilizzate con finalità genuinamente terapeutiche possono
ottenere dei risultati positivi per la salute e la crescita psicologica delle persone, nelle mani
sbagliate, invece, possono diventare degli strumenti veramente pericolosi.
E’ necessario, quindi, che la criminologia e la psicologia giuridica si occupino con particolare
attenzione del fenomeno settario : secondo Marco Strano (4), quando alcuni crimini vengono
progettati ed eseguiti all’interno di tali organizzazioni, la rilevanza che questi fatti assumono da un
punto di vista criminologico richiede uno studio accurato del particolare clima psicologico che si
viene strutturando all’interno della setta, laddove alcuni leader ingeriscono pesantemente sui
processi decisionali degli adepti, per cercare di interpretare i crimini che si verificano in questi
ambienti esoterici ed occulti iniziando, a tal proposito, con lo studiare gli aspetti antropologici ed
organizzativi delle sette per poter comprendere l’ambito in cui trova origine la condotta delittuosa,
per poter mettere a fuoco gli aspetti psicosociali che favoriscono l’avvicinamento degli individui a
tali realtà e per cercare di comprendere la capacità dell’atmosfera esoterica di interferire nei
processi percettivi e di significazione che sono alla base del comportamento criminale.
6
Lo stesso autore (5) delinea le ragioni che spingono un individuo ad avvicinarsi ad un gruppo
pseudoreligioso suddividendole in variabili sociali e psicologiche.







Le variabili sociali segnalate sono le seguenti:
- processo di secolarizzazione della Chiesa cattolica e conseguente apertura di spazio di
culto per movimenti religiosi alternativi; (vi ricorda qulcosa? N.D.R.)
- diffusione di ideologie ecologiste e antitecnologiche nel tessuto sociale e pronta
acquisizione di tali connotazioni ideali da parte di sette di varia estrazione, soprattutto di
matrice new age;
- progressivo slittamento culturale dal collettivismo all’individualismo, dovuto alla crisi
delle grandi ideologie di matrice socialista, con conseguente maggiore richiesta di culti e
pacchetti valoriali riferiti alla sfera intima, emotiva e psicologica dell’individuo;
- disagio generalizzato dovuto all’impatto aggressivo del progresso, talvolta di difficile
inserimento nella sfera antropologica degli individui, con conseguente nascita di simpatia
nei confronti di poteri magici e segrete conoscenze che permettano di governare la
sovrastimolazione, la frenesia sociale e la generica incertezza per il futuro;
- diffusa ricerca di esclusività in antagonismo schizofrenico alla ricerca di standardizzazione
e conformità.





Le variabili psicologiche:
- antagonismo alla frustrazione di inadeguatezza sociale attraverso l’appartenenza ad un
gruppo (la setta) che volutamente ingenera negli adepti la convinzione di essere viceversa
importanti, naturalmente solo all’interno della setta stessa;
- carisma dei capi e complementare richiesta di potere carismatico da parte di soggetti
insicuri;
- riduzione dell’ansia (es. della morte) attraverso il convincimento acquisito di esistenze
ultraterrene, immortalità, ecc.;
7
- aumento dell’autostima a seguito dell’apprendimento di poteri magici che consentono una
rinnovata capacità di determinare eventi e controllare l’ambiente esterno;
- riduzione dell’angoscia in situazioni di grande dolore psicologico (seguente ad esempio ad
un lutto familiare),
- soddisfazione di bisogni di dipendenza e sottomissione da parte di soggetti con particolari
profili di personalità;
- opportunità di relazioni interpersonali(anche sessuali) per soggetti con particolari difficoltà
relazionali;
- solitudine e disgregazione familiare;
- particolare sensibilità alle tecniche di suggestione e di condizionamento operante (rinforzo
sistematico di comportamenti utili da parte del leader carismatico).
Venendo ora ad affrontare nello specifico gli aspetti criminologici delle sette è necessario
sottolineare che la motivazione alla base della fondazione di molti gruppi pseudoreligiosi non è per
niente religiosa quanto invece basata su interessi ben più materiali ed utilitaristici.
Sempre Marco Strano (6), elenca la seguente lista di ‘interessi’ che in alcuni casi possono
sconfinare nell’illegalità:
- acquisizione di ricchezze attraverso le quote di adesione degli adepti o, in alcuni casi,
attraverso l’espoliazione dell’intero patrimonio degli adepti;
- acquisizione di ricchezze attraverso la vendita agli adepti di materiale bibliografico e
rituale e l’organizzazione di corsi e seminari;
- soddisfazione di desideri sessuali e perversioni;
- acquisizione di vantaggi provenienti dalle singole attività professionali degli adepti;
- acquisizione di informazioni sensibili in campo industriale, finanziario-mobiliare e
politico-istituzionale da parte degli adepti che ricoprono incarichi professionali e
8
istituzionali elevati. Tali informazioni possono essere in seguito utilizzate dalla setta per
speculazioni, ricatti, ecc.
L’autore (7) continua affermando che, soprattutto nei culti distruttivi, sono configurabili due
categorie di crimini: i crimini commessi ai danni degli adepti e i crimini commessi dagli adepti ai
danni di altri adepti o di persone esterne alla setta sotto l’influenza di condizionamenti da parte del
gruppo a cui appartengono.
Per quanto riguarda i crimini commessi dai leader ai danni degli adepti che li subiscono con
diversi gradi di consapevolezza elenca questa serie di reati:
1) truffe e frodi
2) minacce
3) estorsioni
4) sequestri di persona (di durata variabile)
5) sfruttamento (del lavoro e della prostituzione)
6) lesioni (procurate nel corso di rituali)
7) violenze fisiche di vario tipo
8) spaccio di stupefacenti
9) pedofilia
10) abusi sessuali
11) induzione al suicidio
12) omicidi
Per quanto riguarda invece i crimini commessi dagli adepti ai danni di altri adepti o di persone
esterne alla setta, commessi in un generico quadro di alterazione della coscienza, l’autore (8)
segnala i seguenti reati:
1) reati familiari (es. mancato sostentamento, abbandono, ecc.)
9
2) violenze e lesioni ad altri adepti nel corso di rituali
3) detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti
4) abusi sessuali e pedofilia
5) profanazione di cimiteri
6) maltrattamento di animali
7) furti (es. ostie e altri oggetti nelle chiese)
8) concorso in truffe e frodi
9) furto di informazioni
10) danneggiamenti ( chiese e altri locali)
C’è da aggiungere inoltre che ogni setta presenta dei reati ricorrenti :
1) sette transnazionali: truffe, spoliazione economica degli adepti, acquisizione di informazioni,
ecc.;
2) sette sataniche: violenza sessuale, pedofilia, lesioni, detenzione e spaccio di stupefacenti,
maltrattamento di animali, azioni contro il buon gusto (sanzionate penalmente), profanazione di
cimiteri, minacce, ecc.;
3) psicosette: esercizio abusivo della professione di medico/psicologo, truffe. (9)



Sopra: Steven Hassan


Per entrare nel cuore della manipolazione mentale, il tema specifico oggetto del presente
lavoro, mi sembra inevitabile fare riferimento a Steven Hassan autore di due importanti lavori sul
controllo mentale distruttivo: “Mentalmente Liberi” e “Releasing the Bonds” (non ancora tradotto
in italiano) ai quali mi sono completamente ispirato.
A 19 anni venne reclutato da adepti della Chiesa dell’Unificazione di Moon, gruppo settario
molto potente negli Stati Uniti.








Un caso che ha fatto scalpore è quello di Emanuel Milingo convertito alla setta di Moon: vedi sopra
clicca quì
In poco tempo arrivò a ricoprire importati cariche ai vertici dell’organizzazione fino a quando,
in seguito ad un incidente, causato probabilmente dal sovraccarico di stress al quale era sottoposto
10
per poter assolvere ai compiti strenui che gli venivano continuamente affidati per reperire soldi e
reclutare nuovi adepti, i suoi genitori riuscirono a riportarlo a casa e a sottoporlo ad un programma
di deprogrammazione che ebbe buon esito.
Nei 14 anni che seguirono alla sua fuoriuscita dalla setta si è completamente dedicato alla
sensibilizzazione e alla divulgazione dei problemi legati al fenomeno dei culti distruttivi facendo
una mirabile opera di prevenzione rispetto al rischio vittimologico che le persone corrono
soprattutto nei momenti di maggiore vulnerabilità.
Ha conseguito un Master in Psicologia del Counseling presso il Cambridge College ed ha
aperto la strada ad un nuovo approccio terapeutico denominato ‘Exit Counseling non coercitivo’
finalizzato al recupero e alla riabilitazione di ex adepti, alternativo alla deprogrammazione alla
quale lui stesso venne sottoposto e che considera eccessivamente violenta.


link La chiesa di Moon link2 La chiesa d Moon

Il suo approccio terapeutico (10) , indirizzato alla vittima di un culto distruttivo, è finalizzato
ad evidenziare questi quattro punti
1. dimostrargli che è caduta in una trappola, cioè che si trova in una situazione nella quale è
psicologicamente senza difese e dalla quale non può uscire;
2. farle notare che non ha mai scelto volontariamente di entrare in quella trappola;
3. informarla del fatto che altre persone in altri gruppi si trovano in trappole analoghe;
4. comunicarle con fermezza che può uscire da quella trappola.
Come fa notare l’autore questi quattro punti così ovvi a chi non si trova a vivere l’esperienza
di un culto distruttivo sulla sua pelle non lo sono altrettanto per chi si trova a vivere una condizione
di assoluto controllo mentale.
Il suo approccio terapeutico si basa su dei convincimenti di base relativi alla natura umana:
(11)
1. le persone hanno bisogno e desiderio di crescere e sono orientate verso direzioni capaci di
sviluppare e incoraggiare la loro crescita;
11
2. è importante che le persone si concentrino sul qui e ora e non rimangano avvinghiate al passato:
che non si concentrino sugli errori commessi o su ciò che non hanno fatto bensì su ciò che
possono fare adesso per cambiare in meglio la loro situazione;
3. le persone sceglieranno sempre e in qualsiasi momento ciò che reputano essere per loro la cosa
migliore: sono entrate in una setta perchè credevano o volevano credere, perché ne avevano
bisogno, che la dottrina divulgata dalla setta poteva rappresentare un vantaggio;
4. ogni persona è unica e ogni situazione è diversa dall’altra, per questo l’approccio di Hassan è
totalmente centrato sul cliente e si adegua ai bisogni della singola persona e prevede, inoltre,
che il consulente comprenda a fondo la persona che si trova di fronte: quali sono i suoi valori, i
suoi bisogni, cosa vuole e come pensa. IL consulente, secondo Hassan, deve essere in grado di
entrare nella mentalità del cliente per poterlo capire veramente e aiutarlo a fare ciò che lui e
nessun altro vuole. Il suo approccio si basa sul convincimento che anche il seguace più
indottrinato nel suo intimo in realtà voglia uscire dalla setta;
5. l’approccio è basato sulla famiglia degli adepti; è la famiglia, infatti, che viene travolta
drammaticamente quando un congiunto, perlopiù i figli, viene reclutato in un culto distruttivo,
ed è la famiglia stessa a rappresentare una risorsa fondamentale per la risoluzione positiva del
caso. E’ necessario, a tal fine, insegnargli accuratamente le tecniche della comunicazione che gli
permettano di essere efficaci nell’approccio con il loro congiunto per indurlo a collaborare. E’
evidente che tutto questo richiede da parte della famiglia molto impegno e dedizione:
disponibilità nell’imparare nuovi modi di comunicare e accettare di elaborare le problematiche
inconsce che in questa fase possono risvegliarsi. E’ infatti necessario affrontare e possibilmente
risolvere eventuali problemi tra i familiari prima di tentare qualsiasi intervento. A questo
proposito :” Quando l’attenzione viene centrata sulla famiglia tutti subiscono un cambiamento:
dal canto suo il seguace del culto si rende conto che fuori dal gruppo stanno accadendo cose
positive, mentre i familiari imparano a costruire un rapporto di fiducia e a fare in modo che il
loro caro si interroghi sul suo operato. L’affetto di una famiglia è molto più forte di quello
12
condizionato che gli adepti di un culto ricevono da parte dei loro dirigenti. Mentre la famiglia
appoggia il diritto individuale di crescere e diventare un adulto autonomo e in grado di prendere
da solo le proprie decisioni, l’affetto che un affiliato riceve dal culto ha lo scopo di mantenerlo
per sempre in uno stato adolescenziale e di dipendenza, minacciandolo di far venir meno ogni
forma di affetto nel caso prendesse decisioni che non collimano con quanto ordinatogli dal capo.
Quando i familiari imparano a interagire in maniera efficace, l’aiuto che possono fornire è molto
elevato e nel corso di un intervento questo fattore può diventare cruciale.” (12)
Nel suo approccio Steven Hassan non cerca mai di far allontanare l’affiliato dal gruppo o
viceversa perché altrimenti lo stesso si sentirebbe minacciato; ciò che invece cerca di fare è
presentargli altri modi per crescere sottoponendogli diverse prospettive e possibilità. Aiuta le
persone a vedere alternative che non sapevano esistessero poi le incoraggia a fare ciò che pensano
sia meglio per loro e cerca di fare in tutti i modi per fargli sentire di avere in mano il pieno controllo
della situazione infatti, “ ….il controllo mentale esercitato dai culti non riesce mai a cancellare del
tutto il vero Io della persona (John-John). E’ certamente vero che impone una identità dominante
fornita dal culto (John-l’adepto) che cerca continuamente di reprimere il vero Io. Quale seguace 
della Chiesa dell’Unificazione pensavo veramente di essere ‘morto a me stesso’; lo Steve -
moonista pensava che il vecchio Steve Hassan fosse morto. Ma il mio vero Io si è risvegliato
durante la deprogrammazione: era sempre stato lì. Fui in grado di ricordare tutte le contraddizioni, i conflitti e le promesse non mantenute da Moon che nel periodo in cui ero un adepto avevo
sperimentato – ma non elaborato – e tale presa di coscienza mi permise di uscirne fuori. Dentro di
me l’avevo sempre saputo. Riuscire a mettersi in contatto con il nucleo centrale e profondo di un
individuo è ciò che mi permette di aiutare qualcuno a uscire da un culto. Se quel nucleo centrale è
felice e contento del suo impegno nel gruppo, c'è assai poco da fare. Quella persona non si trova
affatto sotto controllo mentale. Egli ha scelto di essere là. Ma non sono questi i casi che mi vengono
normalmente sottoposti. Le famiglie mi chiamano quando si accorgono che sta succedendo
qualcosa di terribile. E ho constatato che quando un individuo schiavizzato viene messo in
13
condizione di poter scegliere, si guarda bene dallo scegliere di fare lo schiavo: perlomeno non
quando è in grado di decidere da solo della propria vita, avere normali rapporti che non subiscano
limitazioni di sorta e curare i propri sogni e interessi.(13)
Questo approccio terapeutico presenta altri aspetti molto ben definiti. Come prima cosa si
concentra sul processo di cambiamento. Ciò significa che il come una persona arriva a cambiare è
ben più importante di che cosa o perché cambia. Poi, nella convinzione che le persone siano
interessate a crescere e a imparare persegue finalità educative e cerca di insegnare nozioni utili di
psicologia, la comunicazione, i problemi del controllo mentale e lo stile di altri culti distruttivi,
come pure la storia di un particolare gruppo, le contraddizioni dottrinali operate al suo interno e la
sua dirigenza.
In ‘Releasing the Bonds’, Hassan presenta lo sviluppo del suo exit counseling. Il nuovo
approccio terapeutico viene definito ‘Strategic Interaction Approach’ (in italiano Approccio di
Interazione Strategica) finalizzato ad aiutare e a comprendere meglio l’affiliazione di chi è
coinvolto in una setta distruttiva. Inoltre presenta nuovi strumenti operativi anche per i familiari e
gli amici delle vittime di manipolazione mentale e introduce inoltre un intervento in tre parti sulla
fobia, elemento fondamentale che tiene legato l’affiliato alla setta che gliel’ha inculcata.:” (…..) Il
SIA differisce poi dall’exit counseling per l’enfasi posta sul processo di cambiamento, piuttosto che
sul puro contenuto informativo. Il modello dell’exit counseling partiva dal presupposto che
l’assistente possedeva informazioni difficili da ottenere. Tutto questo è cambiato perché al giorno
d’oggi critici ed ex membri di diversi gruppi stanno pubblicando sul web informazioni su sette e
controllo mentale. Con l’avvento di internet chiunque abbia un computer e un modem può mettersi
in contatto con altre famiglie, ottenere l’assistenza di esperti ed ex membri, trovare informazioni in
modi fino a poco tempo fa impossibili.
Ora che l’informazione è diventata così accessibile, possiamo dedicare il nostro tempo a
sviluppare un’accurata comprensione del membro, del gruppo a cui appartiene, degli amici e
familiari che lo amano. Inoltre nel Strategic Interaction Approach apprendiamo come identificare i
14
fattori che rendono più vulnerabili al controllo mentale, come ad esempio disordini di
apprendimento, problemi sessuali irrisolti, o fobie preesistenti da cui le sette possono trarre
vantaggio. Creiamo un modello delle varie parti del sè autentico del nostro caro che sono state
coltivate per reclutarlo nell’identità settaria. Comprendere queste sub – personalità aiuta ad entrare
in relazione con l’identità settaria, e ci aiuta anche ad identificare e incoraggiare quegli aspetti
dell’identità settaria che vale la pena preservare (……) (14)

IL CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO.

Il controllo mentale distruttivo è quella caratteristica che differenzia le sette criminali dalle
organizzazioni con finalità che non nuocciono all’integrità e alla libertà individuale.
“Quando ero nel culto di Moon i miei amici e familiari mi dicevano spesso che ero stato
“plagiato”, o che mi trovavo sotto “controllo mentale”.
All’epoca pensavo che “controllo mentale” significasse essere ammanettato, torturato e
interrogato sotto luci violente, e sapevo che a me non era accaduto. Così quando mi chiamavano
‘robot plagiato’ pensavo che mi stessero semplicemente perseguitando per le mie convinzioni e
credenze. E i loro commenti negativi finivano per rafforzare la mia dedizione al gruppo. Come
qualsiasi altro membro di un gruppo distruttivo, prima di riuscire a capire che vi ero stato sottoposto
avevo bisogno di capire che cos’è davvero il controllo mentale e come viene usato.

Nel corso della mia deprogrammazione il libro del 1961 di Robert Jay Lifton,” Thought
Reform and the Psychology of Totalism”, mi fornì il primo sistema di riferimento per comprendere
il controllo mentale.(….) Nel capitolo 22 del suo libro Lifton identifica otto criteri che
contraddistinguono l’uso della ‘riforma del pensiero’ o controllo mentale: controllo di milieu,
manipolazione mistica, richiesta di purezza, culto della confessione, scienza sacra, linguaggio
caricato, dottrina contro persona e dispensazione dell’esistenza. Lifton scrive che mentre molti
gruppi mostrano alcuni di questi punti, il gruppo che mostri tutti e otto questi criteri sta usando
controllo mentale distruttivo.
15
Gli otto criteri di Lifton.










Sopra: Robert Jay Lifton psichiatra americano


VEDI ANCHE

1. Controllo del milieu: controllo dell’ambiente e della comunicazione all’interno dell’ambiente.
Comprende non solo la comunicazione tra le persone, ma anche come il gruppo si inserisce
nella mente dell’individuo e controlla il suo dialogo interno.
2. Manipolazione mistica: costruzione artificiosa di esperienze per inscenare eventi
apparentemente spontanei e “sovrannaturali”. Tutti manipolano tutti per uno scopo più elevato.
3. Richiesta di purezza: stabilire standard di prestazioni impossibili da raggiungere, creando
perciò un ambiente di colpa e vergogna. Indipendentemente da quanto duramente una persona ci
provi, non vi giunge mai, sta male e lavora ancora più sodo.
4. Culto della confessione: distruzione dei confini personali e attendersi che ogni pensiero,
sentimento o azione – passati o presenti – non conformi alle regole del gruppo vengano
condivisi o confessati. Queste informazioni non vengono dimenticate o perdonate, ma usate
piuttosto per controllare.
5. Scienza sacra: la convinzione che il dogma del gruppo sia assolutamente scientifico e
moralmente vero, senza spazio per domande o punti di vista alternativi.
6. Linguaggio caricato: uso di un vocabolario che limita i pensieri del membro verso un assoluto,
un bianco – e nero, verso “clichè blocca pensiero” capiti unicamente dagli interni.
7. Dottrina contro persona: imposizione delle credenze del gruppo su esperienza, coscienza e
integrità individuali.
8. Dispensazione dell’esistenza: convinzione che i membri del gruppo abbiano diritto di esistere
mentre tutti gli ex membri, i critici o i dissidenti non l’abbiano.” (15)
Gli studi di Psicologia Sociale, inoltre, sono fondamentali per comprendere come i culti
utilizzano i processi di influenza sociale, ad esempio la pressione da parte del gruppo e l’obbedienza
all’autorità, per controllare i propri membri.
16
Nell’ambito della Psicologia Sociale un nome d’eccellenza è sicuramente quello di Kurt
Lewin:






la sua teoria del campo, i suoi studi sulla coesione, sui processi decisionali nei gruppi, sulle
differenze tra autoritarismo e democrazia, sulle tecniche di modificazione dell’atteggiamento e sulla
risoluzione dei conflitti sono fondamentali per approcciarsi al tema del controllo mentale settario e
hanno influenzato la formazione di Steven Hassan così come gli studi del Dott. Philip Zimbardo sul
potere dei processi di influenza sociale che condusse un esperimento, diventato famoso, sulla
psicologia sociale dell’imprigionamento, nel quale, riproducendo con estrema cura e
verosimiglianza l’esperienza della prigionia riuscì a dimostrare quanto l’identità della persona
dipenda dal ruolo che sta recitando, dal modo in cui gli altri la trattano, da quale uniforme o
abbigliamento indossi. Hassan scrive che Zimbardo gli ha insegnato la più importante regola della
psicologia sociale, cioè “l’errore fondamentale di attribuzione”. Soprattutto nelle culture, come
quella statunitense dove viene ampiamente valorizzata l’individualità, le persone in genere
presumono di agire sempre in base alla propria idea piuttosto che in base all’influenza esercitata da
forze esterne. Invece la psicologia sociale ha dimostrato che tutti siamo profondamente influenzati
dal nostro ambiente e che è naturale per l’essere umano adattarsi a ciò che viene percepito come un
comportamento corretto. (16)
Secondo Hassan il controllo mentale non è un processo ambiguo, mistico, bensì è un
concetto riferibile a una specifica serie di metodi e tecniche come l’ipnosi o il blocco del pensiero
che influenzano il modo in cui una persona pensa, sente ed agisce.
In sé non è buono né cattivo: a determinare la sua qualità in un senso o nell’altro è l’utilizzo
che se ne fa e le finalità che si prefigge. Diventa distruttivo, infatti, quando viene utilizzato per
minare la capacità di pensare e di agire autonomamente.
Scrive l’autore:
17
“Il controllo mentale, come viene utilizzato dalla maggior parte dei culti distruttivi, non cerca
di fare altro che intralciare l’identità vera dell’individuo – comportamento, pensieri, emozioni – e
ricostruirla ad immagine del leader. Lo si fa controllando rigidamente la vita fisica, intellettuale,
emotiva e spirituale del membro. Unicità e creatività della persona vengono soppresse. Il controllo
mentale settario è un processo sociale che incoraggia obbedienza, dipendenza e conformità.
Scoraggia autonomia e individualità immergendo i principianti in un ambiente che reprime la libera
scelta. I dogmi del gruppo diventano l’unica preoccupazione della persona. Qualsiasi cosa o
chiunque non rientri in questa realtà rimodellata diventa irrilevante.” (17)
In questo suo lavoro Hassan cita un’altra autorevole studiosa del fenomeno settario, Margareth
Singer, che negli anni ’50 studiò gli effetti della riforma del pensiero sui prigionieri di guerra
coreani.


vedi anche: link: le sette tra noi

 Le sei condizioni che la Singer ritiene indispensabili perché si possa parlare di riforma del
pensiero sono le seguenti: (18)
1. Acquisire il controllo sul tempo personale individuale, in particolare sul tempo dedicato alla
riflessione e all’ambiente fisico
2. Creare senso di impotenza, paura e dipendenza, fornendo contemporaneamente modelli che
dimostrino il nuovo comportamento che la leadership vuole produrre.
3. Manipolazione di premi, punizioni ed esperienze al fine di sopprimere precedenti
comportamenti e atteggiamenti sociali, compreso l’utilizzo di stati alterati di coscienza per
manipolare l’esperienza.
4. Manipolazione di premi, punizioni ed esperienze per provocare comportamenti e atteggiamenti
voluti dalla leadership.
5. Creazione di un sistema fortemente controllato, con un sistema logico molto ristretto in cui chi
dissente viene fatto sentire come se i suoi interrogativi indicassero che esiste qualcosa di
intrinsecamente sbagliato in lui.
6. Mantenere i membri inconsapevoli e non informati sul fatto che esiste un’agenda tesa a
controllarli e modificarli. La leadership non potrebbe portare avanti un programma di riforma
18
del pensiero se il membro fosse al pieno delle sue capacità e avesse dato il suo consenso
informato.
Per Steven Hassan Lavaggio del Cervello (Brainwashing in inglese) e controllo mentale non
sono sovrapponibili:
“(…..) il termine lavaggio del cervello viene spesso associato a comportamenti apertamente
coercitivi, esemplificati dall’immagine di un prigioniero nelle mani di carcerieri che abusano di lui.
All’inizio del processo di “lavaggio del cervello” il soggetto considera gli “agenti di influenza”
come “nemici”, e viene costretto ad obbedire.
Nel caso del controllo mentale gli “agenti di influenza” vengono visti come amici o mentori, il
che porta all’abbassamento delle difese rendendo le persone più vulnerabili alla manipolazione. La
chiave del successo del controllo mentale risiede nella sua sottigliezza, astuzia, nel modo in cui
promuove la “illusione di controllo”. L’individuo crede di “prendere decisioni autonome” quando in
realtà è stato socialmente influenzato a disinserire la mente critica e la capacità di prendere
decisioni indipendenti. (….) Quando l’individuo fa un passo indietro e valuta oggettivamente la
grande quantità di influenza sociale esercitata per portarlo alla resa, il grado di manipolazione
diventa molto evidente.” (19)



Sopra: Leon Festinger


Un altro studioso che ha contribuito alla comprensione dei processi di controllo mentale è lo
psicologo Leon Festinger con la sua teoria della dissonanza cognitiva il cui principio base è il
seguente: “Se cambiate il comportamento di una persona, i suoi pensieri e sentimenti cambieranno
per minimizzare la dissonanza.” (20)
Hassan riprende nel suo lavoro questa teoria e spiega che per Festinger “(….) la ‘dissonanza’
è la tensione psicologica che si crea quando il comportamento entra in conflitto con le convinzioni.
Così come la fame, questa tensione è uno stato di disagio che porta a prendere misure tese a ridurla.
Si preferisce avere comportamento, pensieri ed emozioni reciprocamente coerenti, e si possono
tollerare solo piccole discrepanze tra queste tre componenti della nostra identità. La ricerca
19
psicologica ha dimostrato che se una qualsiasi di queste tre componenti cambia, le altre due si
modificheranno per ridurre la dissonanza cognitiva.”(21)
Quindi il controllo del comportamento, il controllo dei pensieri e il controllo delle emozioni
sono gli strumenti che le sette distruttive utilizzano per manipolare mentalmente i loro adepti .
A queste tre componenti Hassan aggiunge il controllo delle informazioni finalizzato a limitare
le capacità di pensiero indipendente dell’individuo. Riporto di seguito e integralmente gli schemi
esemplificativi con cui Hassan illustra le modalità di controllo del comportamento, controllo
dell’informazione, controllo del pensiero e controllo delle emozioni utilizzate dai culti distruttivi:
(22)
Il controllo del comportamento
1. Regolazione della realtà fisica dell’individuo
a. dove, come e chi il membro vive o frequenta
b. che tipo di abbigliamento, colori, acconciatura indossa
c. che cibo mangia, beve, adotta e rifiuta
d. quanto tempo per dormire riesce ad avere
e. dipendenza finanziaria
f. poco o inesistente tempo libero per i piaceri, il divertimento, le vacanze
2. Dedicare molto del proprio tempo a sedute di indottrinamento e rituali del gruppo
3. Deve chiedere l’autorizzazione per decisioni importanti
4. Deve riferire ai superiori pensieri, sentimenti e attività
5. Premi e punizioni (tecniche di modificazione comportamentale – positivo e negativo)
6. Individualismo scoraggiato: prevale il pensiero di gruppo
7. Regole e regolamento rigidi
Il controllo delle informazioni:
20
1. Uso dell’inganno
a. trattenere deliberatamente informazioni
b. distorcere le informazioni per renderle più accettabili
c. palesi menzogne
2. Scoraggiare o minimizzare fonti informative esterne al gruppo
a. libri, articoli, giornali, riviste, TV, radio
b. informazioni critiche
c. ex membri
d. mantenere i membri così occupati da non avere il tempo per pensare o per controllare
personalmente
3. Compartimentazione dell’informazione: dottrine per esterni, dottrine per interni
a. l’informazione non è liberamente accessibile
b. l’informazione varia a missioni e livelli diversi in un ambito piramidale
4. Incoraggiare lo spiarsi a vicenda
a. appaiamento con un sistema di “amici” per osservare e controllare
b. riferire alla leadership pensieri, sentimenti e azioni devianti
c. comportamento individuale osservato dall’intero gruppo
d. la leadership decide chi “ha bisogno di sapere” cosa e quando
5. Uso estensivo di informazioni e propaganda auto – generate
a. bollettini, riviste, pubblicazioni, audiocassette, videocassette ed altri mezzi
b. citazioni erronee, affermazioni di fonti esterne presentate fuori contesto
21
6. Uso immorale della confessione
a. “peccati” usati per abolire i confini dell’identità
b. il passato usato per manipolare e controllare; nessun perdono o assoluzione
7. Bisogno di obbedienza e dipendenza
Controllo del Pensiero
1. Si deve interiorizzare la dottrina del gruppo come “Verità”
a. adottare la mappa della realtà del gruppo come “Realtà” (mappa = realtà)
b. pensiero in bianco – e –nero
c. bene contro male
d. noi contro loro (interni contro esterni
2. Utilizzo di un linguaggio caricato (ad esempio, “clichè blocca – pensiero”). Le parole sono gli
strumenti che usiamo per pensare. Questo “linguaggio” speciale limita invece che espandere la
comprensione e può addirittura bloccare il pensiero in generale. Serve s ridurre la complessità
dell’esperienza in poche parole banali e piatte
3. Vengono incoraggiati soltanto pensieri “buoni” e “appropriati”
4. Utilizzo di tecniche ipnotiche per indurre stati mentali alterati
5. Manipolazione dei ricordi, si inculcano falsi ricordi
6. Uso di tecniche blocca – pensiero per impedire il “test della realtà” bloccando i pensieri
“negativi”, e permettendo soltanto pensieri “positivi”
a. negazione, razionalizzazione, giustificazione, illusione (pii desideri)
b. litanie
c. preghiere
22
d. parlare in gergo
e. cantare o mormorare
7. rifiuto dell’analisi razionale, del pensiero critico, della critica costruttiva. Nessuna domanda
critica su Leader, dottrina o politica sembra essere legittima
8. nessun sistema di credenze alternativo è considerato legittimo, buono o utile
Controllo emotivo
1. manipolare e restringere la portata dei sentimenti personali
2. fare in modo che la persona pensi che se esistono problemi è sempre colpa sua, mai del leader o
del gruppo
3. uso eccessivo del senso di colpa
a. colpa per l’identità
I. chi sei (non stai vivendo secondo il tuo potenziale)
II. il vostro passato
III. le persone che frequentate
IV. i vostri pensieri, sentimenti, azioni
b. colpa sociale
c. colpa storica
4. uso eccessivo della paura
a. paura di pensare in modo indipendente
b. paura del mondo esterno
c. paura dei nemici
d. paura di perdere la propria salvezza
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e. paura di lasciare il gruppo o di essere cacciato dal gruppo
f. paura della disapprovazione
5. picchi emotivi eccessivi verso l’alto o il basso
6. rituali e frequenti confessioni pubbliche dei “peccati”
7. indottrinamento alla fobia: inculcare paure irrazionali sull’uscita dal gruppo, o addirittura sulla
critica all’autorità del leader. La persona soggetta a controllo mentale non riesce a visualizzare
un futuro positivo e soddisfacente fuori dal gruppo.
a. nessuna felicità o appagamento fuori dal gruppo
b. se ve ne andate subirete conseguenze terribili: suicidio, pazzia, 10.000 reincarnazioni, ecc.
c. evitare chi se n’è andato; paura di essere rifiutato da amici, pari, famiglia
d. non esiste mai una ragione legittima per andarsene. Secondo il punto di vista del gruppo
chi se ne va è “debole”, “indisciplinato”, “non spirituale”, “terreno”, “plagiato da famiglia
o assistenti” o “sedotto da denaro, sesso, rock and roll”.
CREAZIONE DELL’IDENTITA’ SETTARIA.
Il controllo del comportamento, dell’informazione, del pensiero e delle emozioni, scrive
Hassan, hanno ciascuno in sé il potenziale per alterare in modo significativo l’identità della persona
ma quando queste quattro forme di controllo vengono utilizzate insieme l’effetto è molto più
estremo.
Le sette, continua Hassan, manipolano in modo consistente gli elementi che formano l’identità
individuale e il controllo mentale settario dissocia la persona dalla sua identità autentica, e rende la
sua nuova identità settaria dipendente dal gruppo. Dal punto di vista della salute mentale, il
controllo mentale settario scompone gli elementi della psiche individuale in un’altra personalità
distinta e l’adepto arriva a mostrare la sintomatologia classico di un “disordine dissociativo” come
definito nel DSM IV e il suo comportamento può anche far pensare ad un disordine da personalità
dipendente.
24
E’ per questo che le famiglie dell’adepto e i suoi amici rimangono colpiti e preoccupati dal
cambiamento radicale della personalità del loro caro tanto da stentare a riconoscerlo: per diventare
un buon adepto è stato indottrinato a manipolare e sopprimere il vecchio sé. Per facilitare questo
processo gli è stato affidato un nome nuovo, abbigliamento nuovo, nuova acconciatura, un nuovo
modo di parlare, una nuova “famiglia”, nuovi “amici”, nuovi pensieri, nuove emozioni e una nuova
relazione con Dio.
L’adepto, spiega Hassan, perde così completamente qualsiasi punto di contatto con la sua
realtà familiare e sociale e comincia ad operare con i criteri della nuova identità settaria con cui sarà
difficile entrare in contatto con gli usuali punti di vista validi per la maggior parte delle persone
perché l’uso di tecniche di controllo mentale distruttivo lede la possibilità di qualunque
condivisione con chi non appartiene all’universo circoscritto della setta.
Per entrare ancora più nello specifico della creazione dell’identità settaria Hassan ci fa sapere
che il metodo più comune per modellare l’identità settaria è accoppiare un nuovo membro con uno
anziano. Il nuovo membro, definito “bambino spirituale”, viene istruito a imitare in tutto e per tutto
il “genitore spirituale” fino ad arrivare ad imitarlo anche nella voce. La finalità di questa
manipolazione, ci spiega Hassan, è quella di creare tanti cloni del leader.
In pratica, possiamo dire che l’adepto sottoposto a manipolazione mentale cade in un
profondo stato regressivo ed inizia ad attivare, come il bambino piccolo con i genitori dai quali è in
tutto e per tutto dipendente, meccanismi imitativi che lo portano a voler pensare come il leader, ad
agire come lui, a sentire come lui, a parlare come lui, a camminare come lui.
Steven Hassan nella sua analisi dei processi di manipolazione mentale riprende il lavoro di
Edgar Schein “,Coercive Persuasion”.




sopra: Edgar Schein

 Tutti e due, comunque, si rifanno al modello di riforma del
pensiero di Kurt Lewin che descrive il processo di controllo mentale suddividendolo in tre fasi:
1. Scongelamento: il processo di scomposizione della persona;
2. Cambiamento: il processo di indottrinamento
3. Ricongelamento: il processo di consolidamento della nuova identità
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Steven Hassan adatta ed espande questo modello. Vorrei quindi concludere questo mio lavoro
con la descrizione schematica dell’autore dei tre stadi dell’acquisizione del controllo della mente :
(23)
1. Scongelamento
a. disorientamento/confusione
b. privazione sensoriale e/o sovraccarico sensoriale
c. manipolazione fisiologica
I. privazione del sonno
II. privazione della privacy
III. cambiamento di dieta
d. ipnosi
I. regressione
II. visualizzazioni
III. raccontare leggende e metafore
IV. doppi sensi linguistici, uso della suggestione
V. meditazione, litanie, preghiere, canti
e. portare la persona a criticare la propria identità
f. ridefinizione del passato individuale (inculcare falsi ricordi, dimenticare i ricordi positivi
del passato)
2. Cambiamento.
a. creazione ed imposizione graduale di una nuova “identità”
I. formalmente con sedute di indottrinamento
II. informalmente da membri, nastri, libri, ecc.
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b. uso di tecniche di modificazione comportamentale
I. premi e punizioni
II. uso di tecniche blocca – pensiero
III. controllo dell’ambiente
c. manipolazione mistica
d. uso di tecniche ipnotiche o che alterano la mente in altro modo
I. ripetizione, monotonia, ritmo
II. uso eccessivo di salmodie, litanie, preghiere, ordini, visualizzazioni
e. uso di confessioni e testimonianze, studi individuali, attività di gruppo
3. Ricongelamento
a. consolidamento della nuova identità, abbandono della vecchia
I. separazione dal passato; diminuizione o eliminazione dei contatti con
famiglia e amici
II. rinuncia a beni importanti e donazione del patrimonio
III. inizio di attività della setta: reclutamento, raccolta fondi, trasferimento e
convivenza con altri membri
b. nuovo nome, nuovo abbigliamento, nuova acconciatura, nuovo linguaggio, nuova
“famiglia”
c. appaiamento con nuovi modelli guida, sistema del compagno
d. l’indottrinamento continua: seminari, corsi, ritiri
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Nella fase dello scongelamento, quindi, la propria identità inizia a sciogliersi, a liquefarsi.
Questo accade nella fase del reclutamento. Durante il cosiddetto indottrinamento inizia ad avvenire
il cambiamento che poi porta al ricongelamento nella nuova identità settaria.
Aiutare una persona che è stata manipolata mentalmente significa quindi dover sciogliere il
falso sé strutturatosi attraverso la manipolazione e lavorare attraverso un viaggio nella memoria alla
riscoperta del sé più autentico che nessun culto distruttivo, per quanto potente, può cancellare del
tutto.
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NOTE BIBLIOGRAFICHE.
(1) Francesco Barresi, Aspetti Criminologici ed Investigativi del Satanismo Criminale, in
Manuale di Criminologia Clinica a cura di Marco Strano, Firenze, SEE, 2003, 472
(2) Op. cit., 472
(3) Op. cit., 472
(4) Marco Strano, Criminologia, Sette Sataniche e Controllo della Mente, in Manuale di
Criminologia Clinica a cura di Marco Strano, Firenze, SEE, 2003, 455
(5) Op. cit., 455 – 456
(6) Op. cit., 457
(7) Op. cit., 457
(8) Op. cit., 458
(9) Op. cit., 458
(10) Steven Hassan, Mentalmente Liberi – Come uscire da una setta, Roma, Avverbi Ed.,
1999, 173
(11) Op. cit., 173 – 174
(12) Op. cit. 175
(13) Steven Hassan, Che cos’è il Controllo Mentale Distruttivo?, tratto dal volume
Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press, Somerville, MA, traduzione a cura di
Martini nel sito internet www.xenu.com dove tra l’altro ho trovato e consultato molti altri
documenti inerenti l’argomento.
(14) Op. cit.
(15) Op. cit.
(16) Op. cit.
(17) Op. cit.
(18) Op. cit.
(19) Op. cit.
29
(20) Op. cit.
(21) Op. cit.
(22) Op. cit.
(23) Op. cit.
30
BIBLIOGRAFIA.
Marco Strano, Manuale di Criminologia Clinica, Firenze, SEE, 2003
Steven Hassan, Mentalmente Liberi – Come uscire da una setta, Roma, Avverbi, 1999
Steven Hassan, Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press, Somerville, MA
BIBLIOGRAFIA CONSULTATA.
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Angelo Zappalà, Delitti rituali, Torino, Centro Scientifico Editore, 2004
Carlo Serra, Proposte di Criminologia Applicata 2000, Milano, Giuffrè Editore, 2000
Chiara Bini, Patrizia Santovecchi, Figli di un Dio Tiranno, Roma, Avverbi, 2002
Ed Sander, La Famiglia di Charles Manson – Gli assassini di Sharon Tate, Milano, Feltrinelli,
1972
Francesco Barresi, Sette religiose criminali – Dal Satanismo Criminale ai Culti distruttivi,
Roma, EdUP, 2000
Jean Vernette, La Stregoneria oggi, Carnago (Varese), Sugarco Edizioni, 1992
Marc Galanter, Culti, Carnago (Varese), Sugarco Edizioni, 1989
Margareth Thaler Singer, Le Sette tra noi, Jossey-Bass Publisher, 1995 – in sito internet
www.xenu.com – tradotto da Martini
Mario Spezi, Le Sette di Satana – Cronache dall’Inferno, Milano, Sonzogno Editore, 2004
Massimo Introvigne, Il lavaggio del Cervello: realtà o mito?, Torino, Editrice Elledici, 2002
Robert I. Simon, I Buoni lo sognano -I cattivi lo fanno, Milano, Raffaello Cortina Editore,
1997
Verena Kast, Abbandonare il ruolo di vittima – Vivere la propria vita, Koinè – Centro
Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione, Roma, 2002
William Sims Bainbridge, Setta Satanica, Carnago (Varese), Sugarco Edizioni, 1987
31
SITI INTERNET CONSULTATI.
www.xenu.com
www.onap-italia.org
www.cesnur.org
www.cesap.net
www.tuttosullesette.it
www.infotdgeova.it
www.freedomofmind.com