mercoledì 7 aprile 2010
O R I E N T A M E N T I ALLE EQUIPE DEI CATECHISTI PER LA FASE DI CONVERSIONE 10
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Una cosa anora: partecipare questa notte, come
parteciperemo (poi vi spiegheremo perché) del corpo e del sangue
del Signore, è in primo luogo dire Amen all'entrata nella morte.
Questo è importante. Partecipare del Corpo di Gesù Cristo è
partecipare alla sua morte, come per i giudei era partecipare
alla schiavitù d'Egitto; partecipare al calice è partecipare
alla Resurrezione dei Gesù Cristo, come per gli ebrei era
partecipare all'entrata nella terra promessa, compimento
dell'alleanza.
Quando arriveremo ad amare potremo celebrare la Pasqua di
Gesù. Perché noi siamo incapaci di vivere la Pasqua. Solo Gesù
l'ha vissuta. Noi celebriamo molti riti,ma quando usciamo per la
strada, ci dimentichiamo di tutto. IN GESU' CRISTO CI VIENE
CONSEGNATA GRATUITAMENTE LA APASQUA COMPIUTA, PERCHE' LUI E' LA
PAROLA DI DIO FATTA CARNE. Tu solamente nel suo corpo potrai
entrare nella morte vincendola.
Quando questa realtà sarà in te, davanti agli avvenimenti
di morte non dubiterai, entrerai nella morte,perché porti in te
Gesù Cristo vincitore della morte, perché hai la vita eterna
dentro di te e puoi camminare sopra la morte: allora
parteciperai anche della Resurrezione nel suo sangue vittorioso,
del suo trionfo sopra la morte.
L'Eucarestia è il sacramento che fa presente tutto il
Mistero di Pasqua di Gesù Cristo. In essa proclamiamo la morte e
la resurrezione di Gesù Cristo, aspettando la sua venuta.
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PRANZO alle 14,00
RIPOSO
SECONDA PARTE DELLA CATECHESI SULL'EUCARESTIA:
STORIA DELLA EUCARESTIA
(Carmen)
Immaginate quello che fu nella Chiesa primitiva la
Eucarestia, questa manifestazione di Cristo risorto, questo
Spirito manifestato agli uomini e comunicato, che li fa
partecipare dell'opera di Gesù Cristo risuscitato dai morti.
Immaginate quello che fu l'esplosione delle prime comunità
cristiane nell'Eucarestia.
Bouyer dice che se andiamo alle fonti per scoprire la prima
Eucarestia, la prima celebrazione Eucaristica, troviamo una vera
esplosione che è come un albero di vita. Colui che va alle fonti
trova una vera esplosione che è un albero rigoglioso di vita.
L'Eucarestia primitiva, che è questo cammino Pasquale, un
cammino aperto dalla Pasqua di Gesù Cristo, che è come una
stella, una luce potente che si leva sopra la storia, è una
esplosione. Questa luce si manifesta nella Chiesa come un
albero, come una armonia di molteplici forme.
Il canto alla Pasqua di Gesù Cristo, che è il centro della
Eucarestia, la anafora (traduzione greca del nostro canone
romano) si manifesta in una molteplicità di forme. Dice Bouyer
che chi va alle fonti troverà le Chiese siriache, copte ecc. con
una grande fioritura di eucaristia. Ma ciò che sorprende è
l'unità e la congruenza interna di tutte queste fioriture tutte
sono unite dalla Pasqua. Ogni anafora è la sfaccettatura della
profonda grandiosità pasquale.
Quello che voglio spiegare ora a volo d'uccello è come la
Chiesa primitiva vive l'eucarestia e come nel corso dei secoli è
stata spezzettata e ricoperta, rivestita fino al punto che noi
non vedevamo nella nostra messa da nessuna parte la resurreione
di Gesù Cristo.
Cerchiamo di vedere quello che successo della eucarestia
primitiva nel corso della storia. Questo excursus ci servirà per
comprendere quello che oggi accade.
La Chiesa primitiva iniziata a Gerusalemme si estende in
seguito ad Antiochia, Costantinopoli, Alessandria e Roma. Queste
sono le cinque Chiese più antiche,i più antichi patriarchi.Tutte
queste Chiese vivono con gran vigore e potenza la resurrezione
di Gesù Cristo,il mi
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stero cristiano e faranno fiorire una grande varietà di
eucarestie. Ma vedremo anche come nell'arco di tre—quattro
secoli si imporranno due Chiese, ricche e potenti come sono
quelle di Costantinopoli e quella di Roma. Queste due Chiese si
caratterizzano per i loro riti molto ridondanti, molto
rivestiti. Non ci si deve innamorare così semplicemente dei riti
orientali, poiché sono molto rivestiti, anch'essi, solo in
maniera diversa di quello romano.
Oggi cominciamo a conoscere la ricchezza delle Chiese
primitive perché ci sono stati uomini, come dicevo già questa
mattina, che hanno dedicato la propria vita a percorrere a
ritroso il cammino verso le fonti, per scoprire le prime
eucarestie. Non tutti sanno leggere il siriaco per comprendere i
testi antichi. Dietro questo rinnovamento che oggi viviamo c'è
la vita di persone che Vi si sono buttate. Don Botte che è
l'anima del rinnovamento liturgico del Concilio è un uomo oramai
anziano che ha passato tutta la sua vita studiando le fonti.E'
la massima autorità, così che quello che lui diceva al Concilio
era definitivo. Solo traducendo alcune cose ha fatto piazza
pulita di interpretazioni intere di teologi. Perché in questi
testi c'è la esperienza vissuta della Chiesa, su cui non si può
voltare pagina.
Vediamo ora com'era l'Eucarestia dal I al III secolo.
Per far questo prendiamo uno scritto di San Giustino. San
Giustino visse fino all'anno 150 ed è un personaggio
interessante perché nacque in Samaria, da genitori greci,
scrisse da Roma, e perciò conobbe perfettamente tutto il bacino
del Mediterraneo e tutta la tradizione della Chiesa primitiva.
Ciò che lui scrive non lo scrive con l'intenzione di spiegare
una liturgia eucaristica, ma anzi per difendere il cristianesimo
davanti all'Imperatore. Fa un'apologia dei cristiani che
venivano attaccati perché facevano riunioni strane. Lui dice di
no, dice che i cristiani fanno cose molto semplici. Per questo
motivo riassume quello che era un'Eucarestia primitiva
cristiana.
Vediamone le linee essenziali.
(Kiko)
Quello che farà Carmen servirà a spiegare un po' il
rinnovamento del Concilio Vaticano II. Forse molti di voi non
hanno capito esattamente il significato dei cambiamenti che sono
stati fatti nella Messa. Occorre capire che cosa c'è sotto
questi cambiamenti. Per far questo, è molto interessante vedere
l'evoluzione che ha avuto l'Eucarestia nella storia.
(Carmen).
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Dice San Giustino: “IL GIORNO CHE SI CHIAMA DEL SOLE, SI
CELEBRA UNA RIUNIONE DI TUTTI QUELLI CHE ABITANO NELLE CITTA' E
NELLE CAMPAGNE”.
La prima cosa che troviamo è l'ASSEMBLEA. Il giorno del
sole è la domenica. Nella Chiesa primitiva non esistevano altra
feste oltre la Pasqua; non c'erano né il Natale né altro.
Vedremo poi quando nascono queste feste. I cristiani non avevano
altra festa oltre alla vigilia pasquale, e come prolungamento e
emanazione di questa, la domenica.
Proprio come gli Ebrei che celebrano la notte pasquale e,
come prolungamento, il sabbath, che è la stessa cosa anche se
con meno solennità. Per i cristiani il sacramento autentico
istituito ed inaugurato da Gesù Cristo come suo memoriale è la
notte pasquale e come prolungamento e partecipazione di questa
notte : la domenica.
La domenica ha un significato speciale perché la
celebrazione è una festa che introduce al riposo; è l'entrata
nell'eternità, nei riposo eterno.Tutto questo un ebreo lo
capisce molto bene.E siccome i sacramenti non sono cose che uno
si inventa, ma sono realtà, bisogna stare in riposo e in quiete
fisica come segno. Per l'ebreo non c'è distinzione tra anima e
corpo e non si concepisce una Pasqua tra scorsa lavorando o come
se fosse un giorno qualsiasi: l'uomo costituisce un'unità
completa e partecipa ad un riposo completo. L'essenza della
Pasqua è il riposo eterno che inaugura, la festa, il riposo.
Poiché i cristiani sono nati nello stesso ambiente, la domenica
per essi è riposo. Non si concepisce un'eucarestia fuori del
riposo, al lavoro. Per questo San Giustino dice: “Il giorno del
sole si celebra la riunione”.
Troviamo poi una assemblea che si riunisce. Non si
concepisce, in alcun modo un rito individuale. Gli ebrei non
possono far Pasqua se non sono almeno in 11 come gruppo
familiare. Perché il sacramento non è solo il pane e il vino ma
anche l'assemblea; la Chiesa intera che proclama l'eucarestia.
Non ci può essere una Eucarestia senza l'assemblea che la
proclama. Tanto è vero che nel nostro tempo quando oramai si era
perduto questo senso comunitario, volendosi mantenere questa
idea, per dire la messa c'era bisogno di un rappresentante del
popolo, il chierichetto.
Non c'è eucarestia senza assemblea. E' un'assemblea intera
quella che celebra la festa e l'eucarestia; perché l'eucarestia
è l'esultazione dell'assemblea umana in comunione; perché il
luogo preciso in cui si manifesta che Dio ha agito è in questa
Chiesa creata, in questa comunione. E' da questa assemblea che
sgorga l'eucarestia.
Ed è ovviamente festa.
Continua San Giustino “... e qui si proclamano, per quanto
il tempo permette, I RICORDI DEGLI APOSTOLI O GLI SCRITTI DEI
PROFETI”. Altro elemento che troviamo: la PAROLA.
La parola è proclamata in abbondanza. In tutte le liturgie orien
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tali si fanno perlomeno quattro letture: dai libri storici,
dell'antico testamento, dai Profeti, dagli Atti degli Apostoli e
dal vangelo.
Ad un certo punto la chiesa di Alessandria comincia a non capir
più l'antico testamento e lo lascia. Ma era comunque una proclamazione
della parola amplissima. E per di più non avevano il senso delle nostre
tre letture, che si ascoltano dottrinalmente per apprendere. Questa
parola ha la caratteristica di non essere una lettura, ma una
proclamazione che l'assemblea realizza.
L'assemblea non legge nulla ma invece proclama fatti che ha
vissuto. Perché questa parola in lei è esperienza. Queste
letture cioè che sono lì scritte ricevono corpo e vita in
un'assemblea che le proclama.
Colui che ascolta la Parola è catecumeno; colui che è
chiesa non è un semplice catecumeno che ascolta: proclama la
parola.
Giustino dopo dice: “TERMINATA LA LETTURA IL PRESIDENTE FA
L'ESORTAZIONE”. Vale a dire, qui troviamo l'OMELIA.
Questo in tutte le chiese. Proprio perché la scrittura non
è lettera morta, ma anzi la si proclama a viva voce. Il
Presidente non fa sermoni, non dice che dobbiamo essere buoni e
non cattivi e che “dobbiamo...”.Il Presidente quando fa
l'omelia, fa si che questa parola si faccia presente, si
manifesti.
E' quello che fa Gesù Cristo nella sinagoga di Nazareth
quando entra, svolge il rotolo della legge e dal profeta Isaia
legge: “Lo Spirito del Signore è sopra di me...” Gesù chiude il
rotolo e dice: “Questa parola si compie oggi perché lo Spirito
di Dio è sopra di me, Egli mi ha unto...” E questo non lo dice
Gesù Cristo perché è lui. Questo lo può dire sempre la chiesa,
perché è realtà: La Parola si realizza nella Chiesa che la
proclama. Questa attualizzazione della parola rappresenta quello
che è essenzialmente un'omelia.Tutto ciò è molto difficile
perché è molto più facile esigere dalla gente che dare. La
parola è dare; è Dio che si rivela alla Chiesa. Per far questo
il presidente ha il suo ministero. Mosé impose le mani su Giosuè
per trasmettergli la Parola, perché essa prendesse vita in lui.
La parola infatti è vivente, non è una semplice scrittura.
Nella omelia che abbiamo dei Padri della Chiesa incontriamo
pochissime omelie dei vescovi di Roma a confronto di quelli
d'Oriente. Nella Chiesa di Roma la prima cosa che si è
abbandonata è l'omelia. E questo perché è molto difficile fare
un'omelia, perché non si tratta di fare un'omelia si tratta di
viverla. E' molto più facile fare sermoni morali.
Continua Giustino: “DOPO CI ALZIAMO TUTTI INSIEME E
INNALZIAMO LE NOSTRE PREGHIERE”.
Viene ora l'orazione dei fedeli o universale. Questa
orazione non manca mai in una liturgia. Ciò viene da Gesù Cristo
che durante l'ultima cena prega. Questo si faceva già nelle
sinagoghe.
Preghiera non preghiere. E “dei fedeli”, perché non la
facevano i catecumeni, che non formavano ancora la Chiesa,ma
soltanto i bat
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tezzati credenti. Proprio come Israele, la Chiesa non si sente migliore
di nessun altro popolo: semplicemente conosce la sua missione di essere
mediatore tra le nazioni.
Questa preghiera si chiama anche preghiera universale, cioè per
tutti gli uomini. Nel rito romano tutto questo restò soltanto per il
giorno del Venerdì Santo. Oggi la Chiesa lo sta recuperando. Il fatto è
che, siccome nessuno capisce di che cosa si tratti, si fanno molte cose
confuse, come quelle litanie nelle quali nessuno prega. E' una
assemblea intera quella che sta intercedendo per tutto l'universo.
Farnès dice che lo spaventa molto che questa preghiera si riduca a dei
colloqui di ciascuno con il Santissimo, o cose del genere.
Continua Giustino: “TERMINATA LA PREGHIERA CI DIAMO L'UN
L'ALTRO IL BACIO DELLA PACE”.
Ci troviamo ora di fronte all'ABBRACCIO DI PACE.
Questo esiste fin dalle liturgie più primitive.
E poi: “QUINDI, COME ABBIAMO GIA' DETTO, SI PRENDE IL PANE
E IL VINO E IL PRESIDENTE CON TUTTE LE SUE FORZE FA
UGUALMENTE SALIRE A DIO L'AZIONE DI GRAZIE, E TUTTO IL
POPOLO ACCLAMA DICENDO 'AMEN'”.
Qui viene l'anafora, la benedizione o azione di grazie.
Dentro l'anafora entra tutto il rito di comunione, ecc...
Questa cosa così semplice è un'Eucarestia primitiva. La Parola fa
già parte dell'Eucarestia; forma parte del memoriale perché non si
tratta di apprendere delle cose, ma di una proclamazione. Questa
proclamazione culmina con la resurrezione di Gesù Cristo, dopo aver
fatto presente tutta la storia della salvezza, e attraverso sacramenti
che realizzano e fanno presente la Morte e Resurrezione di Gesù Cristo.
Spezzando il pane entriamo nella morte, bevendo alla coppa
facciamo un'alleanza nel suo sangue e facciamo Pasqua con Gesù Cristo:
davanti a questa realizzazione proclamiamo: “Vieni, Signor Gesù!
Realizza la tua Pasqua tra gli uomini!”
Un'eucarestia primitiva che è di una così grande
semplicità, può essere anche di una grande varietà. Ma l'anima
viva di tutte queste eucarestie è sempre i Mistero di Pasqua di
Gesù Cristo. E' tutta la tradizione ebraica culminata nella
Resurrezione di Gesù Cristo dai morti. Questa resurrezione è
quella che ha creato tra gli uomini uno Spirito nuovo vivente,
uno Spirito vivificante che ha fatto nascere la Chiesa che
proclama l'avvenimento accaduto e di fronte al quale trova
uomini in comunione perché formano un solo Spirito.”Annunciamo
la tua morte, proclamando la tua Resurrezione, vieni Signor
Gesù”.
Questa anafora ha tanta varietà di forme quante sono le
persone che la cantano. La chiesa siriaca, che è una chiesa
molto interessante perché rimase al di fuori dell'impero romano,
ha più di 78 anafore diverse; ma tutte di un'unità perfetta. E'
una specie di sinfonia con molti temi. L'unità di tutte: La
Pasqua di Gesù Cristo.
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(Kiko)
Non crediate che nella Chiesa primitiva esistesse un foglio che il
Presidente doveva leggere, come succede oggi, Noi oggi abbiamo quattro
anafore. A quei tempi quello che presiedeva, senza leggere, faceva
l'azione di grazie con tutte le sue forze, facendo un racconto della
Storia della Salvezza. In seguito per evitare abusi, tutto questo si
smise di viverlo, si redasse un canone. Oggi si scoprono nelle chiese
orientali molte varietà di anafore, perché allora sì raccoglievano le
migliori.
(Carmen)
Vediamo ora cosa succede con l'Eucarestia dal IV al VIII secolo.
Abbiamo qui una data chiave: il 314 che è l'anno della
conversione di Costantino. La Chiesa passa dall'essere
costituita da piccole comunità perseguitate ad essere la
religione ufficiale dell'impero e perciò protetta. Tutto questo
influisce enormemente sull'evoluzione dell'Eucarestia e di tutta
la liturgia perché nella Chiesa entrano masse di persone senza
essere state catechizzate.
Si costruiscono basiliche enormi con le quali entrano nella
liturgia elementi di fasto e solennità. Da questo momento la
luce potente della Chiesa Primitiva si ricopre e si offusca
caricandosi di elementi di fasto.
La purezza della liturgia primitiva si riveste di orpelli.
Esaminiamo ora questi elementi di fasto.
L'imperatore entra con gran solennità nella basilica: rito
dell'entrata, l'introito. Immaginate la processione che si
organizza mentre entra tutto il corteo dell'imperatore. Una
grande entrata con canti. L'introito riveste una grande
Tenete presente che le chiese sono piene di gente che non è
ebrea e che non ha vissuto la Pasqua di generazione in
generazione. E' gente che viene dai templi pagani dove prestava
i suoi culti e, non essendo stata catechizzata, comincia a
vedere nel culto cristiano le stesse cose che faceva nella sua
vecchia religione. Ognuno di essi vede le cose come le ha
dentro, con gli occhiali che porta. Tutta questa gente non vive
più la Pasqua, ma i propri modi religiosi di concepire Dio e le
relazioni con Lui.
Così troviamo che entrano nella liturgia tutta una serie di
idee delle religioni naturali: offrire cose a Dio per placarlo;
sacrifici, agnelli, offerte varie. Anche Israele per un certo
periodo, ebbe questo tipo di culto sacrificale, ma abbiamo anche
già visto che Dio a poco a poco lo ha fatto passare da una
liturgia sacrificale e di templi ad una liturgia di lode, di
glorificazione ed a quella straordinaria spiritualità che è la
celebrazione pasquale. Adesso questa gente che entra nella
Chiesa torna a quello che già il popolo di Israele aveva
superato e comincia a vedere nella liturgia cristiana i riti
religiosi pagani.
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Altro aspetto di fasto e religiosità è la processione delle
offerte cioè l'offertorio.
Nella chiesa primitiva non c'era nulla di simile.
Continuando a leggere San Giustino avremmo appreso che “Dopo la
celebrazione dei misteri, quello che ha da a quello che non ha”.
E cioè c'è una comunione di beni, una manifestazione cioè del
fatto che la Chiesa è una reale comunione. Questo però non è
parte del fatto che la Chiesa è una conseguenza nella vita degli
uomini che vivono nello stesso spirito.
Da questo momento in poi quest'offrire cose a Dio occuperà
un posto di primaria importanza dentro il rito. Perché questi
uomini vanno con timore ad offrire cose a Dio perché Egli sia
loro propizio. Rendetevi conto di come siamo lontani oramai
dalla Pasqua. Il cristiano infatti non ha paura e fa questa
Pasqua come una esplosione perché Cristo è in Lui ed è la sua
massima sicurezza. L'intervento di Dio nella resurrezione di
Gesù Cristo è quella che fa proclamare ai cristiani la loro
esultanza. Non hanno alcuna paura: Cristo resuscitato va davanti
a loro.
Da questo momento la visione è completamente diversa:
comincia ad apparire un culto d'offerta col quale l'uomo deve
placare Dio, che è proprio l-idea pagana di portare offerte.
Al principio perlomeno le offerte si lasciavano alla porta
dei templi; poi però, dato che questo fatto delle offerte andava
bene, e dato che colui che dà, dà sempre molta importanza alle
cose che da, si incomincia a portare offerte fino all'altare.
Allora si organizza una grande processione con tutte le offerte
e con molte preghiere sulle offerte,fino al punto che l'idea
offertoriale invada l'eucarestia primitiva. Assistiamo ad un
ricoprimento del principale con il secondario. Questa idea
offertoriale è giunta fino ai nostri giorni: noi stessi abbiamo
vissuto di questa spiritualità offertoriale. Io stesso mi
ricordo che l'offertorio era per me di un'importanza che non
potete immaginare: con l'ostia pura, santa e immacolata ti offri
tu, il tuo lavoro e il giorno che comincia.
Ma qualcosa di ancora peggiore succede quando scompaiono le
offerte materiali che davano senso all'offertorio e allora
rimane il rito senza contenuto. Quando succede questo, occorra
supplire al vuoto di contenuto con altre cose: molte preghiere
particolari. E allora si fa un'orazione per ostia, un'orazione
per il calice; si offre il pane ed il vino che servono per il
sacrificio.
E' chiaro che questo offrire a Dio non è affatto una cosa
cattiva. Tu puoi offrire a Dio quello che vuoi, ma l'Eucarestia
è una cosa ben diversa, nettamente distinta da tutto ciò.
Nell'Eucarestia tu non offri nulla: è Dio assolutamente presente
quello che da la cosa più grande e cioè la vittoria di Gesù
Cristo sulla morte.
Egli viene a darti tutto e a portarti al Padre.In questa
maniera tutti questi riti solenni, queste processioni, questo
Imperatore che entra, queste basiliche grandiose, questi
offertori, questa gente che oramai non vive più la Pasqua, fanno
si che la liturgia si riempie di queste idee di offerta e di
molte altre legate ad una mentalità pagana.
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La liturgia è solennissima: canti grandiosi e musica. La
musica raggiunge ora una ricchezza straordinaria. Il
cristianesimo è protetto dall'imperatore. Assistiamo ad una
grande ricchezza e fastosità del culto.
Un esempio di cose che rimangono senza contenuto è arrivato
fino ai nostri giorni. Nella chiesa primitiva abbiamo visto che
la Parola è molto importante. Si recitava sempre il salmo 44 che
canta le nozze del Re con una principessa straniera. Sapete già
che questo, nella spiritualità di Israele, figurava le nozze di
Dio con il suo popolo e che per i cristiani figura le nozze di
Gesù Cristo con la sua Chiesa. Ebbene il salmo comincia con una
introduzione che dice “Effonde il mio cuore liete parole, io
canto al re il mio poema”. Quando si cominciò a non capire più
nulla della Parola si soppresse il salmo, mantenendo però
l'introduzione fino ai nostri giorni, si fa cioè l'introduzione
al canto e non si canta niente. Vediamo dunque come cose
secondarie rivestono e offuscano l'essenziale.
Ma soprattutto questa massa di gente pagana, vede, in
fondo,la liturgia cristiana con i suoi occhi religiosi: l'idea
del sacrificio. C'è un completo retrocedere all'antico
testamento che era stato superato dallo stesso Israele. Farnés
lo dice facendo un esempio. Per costruire un edificio si
collocano le impalcature. Finito l'edificio le impalcature
vengono tolte. Nell'edificio che Dio costruisce nella storia
della salvezza, ci sono delle impalcature che sono queste idee
sacrificali che aveva avuto Israele e che erano state superate
dallo stesso Israele nella liturgia pasquale. Adesso che
l'edificio è già stato costruito si torna a collocare le
impalcature, ritornando alle idee sacrificali e sacerdotali del
paganesimo.
Perciò quando poi nel medio evo si mettono a discutere del
sacrificio, in fondo discutono di cose che non esistevano
nell'eucarestia primitiva. Perché sacrificio nella religione è
“sacrum facere”, fare il sacro, mettersi a contatto con la
divinità tramite sacrifici cruenti. In questo senso non c'è
sacrificio nell'eucarestia: l'Eucaristia è sacrificio in un
altro senso, perché nell'eucarestia c'è si, la morte, ma c'è
anche la resurrezione dalla morte. L'Eucarestia è Pasqua,
passaggio dalla morte alla resurrezione. Per questo dire che
l'eucarestia è sacrificio è giusto, ma è incompleto.
L'Eucarestia sacrificio di lode, una lode completa di
comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma in
questa epoca l'idea di sacrificio non è intesa così ma nel senso
pagano. Ciò che essi vedono nella messa è che qualcuno si
sacrifica, cioè il Cristo. Nell'eucarestia vedono soltanto il
sacrificio della croce di Gesù Cristo. E se oggi chiedeste alla
gente qualcosa a questo proposito, vi direbbe che nel la messa
vede il calvario.
A poco a poco la Pasqua viene ricoperta.
Occupiamoci ora dell'Eucarestia dall'VIII al XIII secolo.
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Come vedete non entro in molti dettagli, ma si potrebbe
citare una quantità enorme di particolari.Stiamo dando una
visione d'insieme.
Se abbiamo trovato gente che non vive la Pasqua, né la
capisce, adesso ci troviamo di fronte al fatto che comincia a
non capirsi neanche il latino. In Germania non lo hanno capito
mai e neppure in Francia nel secolo X, e nel secolo XII in
Italia e in Spagna. Ci troviamo dunque di fronte ad una gran
massa di gente che non può capire niente. Dice Yves Congar: gli
occhi vedono quello che le orecchie non capiscono. Allora la
gente deve immaginare le cose.
Appaiono nelle chiese i grandi quadri che rappresentano la
vita e i miracoli di Gesù Cristo. Del popolo di Israele che è il
popolo dell'udito, abbiamo fatto il popolo dell'immaginazione.
La gente si immagina tutto quello che gli piace, così che nella
messa non ci sono due persone che stiano vivendo la stessa cosa.
E per di più, siccome la messa non è stata fissata e c'è gran
libertà, assistiamo ad un'invasione nella messa stessa di
orazioni private. Questo periodo si caratterizza per il fatto
che vengono introdotte nella messa sempre più orazioni. C'erano
già tutte quelle che si facevano all'offertorio. Adesso, siccome
si fa l'introito ma non entra nessuno, si fa una gran quantità
di preghiere all'inizio della messa, ai piedi, all'altare, per
empire il rito dell'entrata. Ricordate “salirò all'altare...”,
"non sono degno...”, “confiteor...” ecc..
Oramai non c'è assolutamente più assemblea.
Con Papa Pio V si fissano un po tutte queste orazioni
poiché, avendo ognuno una gran libertà di introdurle a suo
piacere, ciò era occasione di grande abuso. La messa è
interamente ricoperta di orazioni private da tutte le parti. Il
Canone resta soffocato da preghiere che lo precedono e che lo
seguono.
Per di più queste preghiere sono tutte di tono penitenziale
e al singolare. E siccome il sacerdote dice la 'sua' messa, il
poveretto che si sente molto indegno di avvicinarsi a Dio, deve
cominciare a scusarsi della sua indegnità: con spirito di umiltà
ed animo contrito.
Vedete come siamo lontani oramai dalla esplosione di gioia
e di festa dell'Eucarestia. Siamo ad una messa completamente
penitenziale, nella quale il centro è rappresentato dall'uomo
che deve avvicinarsi a Dio. Siamo oramai lontanissimi dalla
Pasqua in cui Dio interviene per trascinare l'uomo fino a sè.
Adesso è il contrario: le nostre messe sono favori che facciamo
a Dio.
Ma il mistero dentro c'è. Si sa che La messa rinchiude
dentro di se una cosa sacra molto grande. Per cui il sacerdote,
per poter dire messa, deve mantenere la dignità sacerdotale, che
gli ungano le mani. Sapendo che la messa ha molto valore, si
comincia a farsi pagare per dirla; e poicé la messa ha un valore
infinito si comincia a dire messe per ogni cosa. Acquista
interesse il numero delle messe. Le messe si fanno ogni volta
più frequenti e se ne moltiplica il nuwww.
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mero. Si fa della messa qualcosa di magico che vale per
qualsiasi cosa, cominciano ad apparire gli altari laterali sui
quali ogni sacerdote dice la sua messa.Troviamo cioè la messa
privata dei monaci...
Non esiste più il valore dell'assemblea, della comunità che
esulta nell'eucarestia e nella festa; l'eucarestia è ora invece
qualcosa che ha potere e che perciò occorre realizzare.
Poiché si è oramai perduto di vista la fonte
dell'Eucarestia, nascono le teologie razionali che tentano di
interpretare quello che non si sa che cosa sia. Immaginate il
macello di teologie che tentano di interpretare in maniera
razionale l'eucarestia senza conoscere la fonte. In questa epoca
razionalista nella quale la ragione è Dio, in questo modo
occidentale, i segni e i sacramenti perdono valore in favore
della spiegazioni razionali. Oramai non si capisce più il valore
del segno dei sacramenti.
Oggi abbiamo il privilegio di vivere in un epoca in cui,
tramite la psicologia e l'antropologia, riscopriamo il valore
dei segni, che parlano molto più all'uomo che alla ragione. Le
cose che non si possono abbracciare razionalmente si esprimono
con segni, con simboli.
In quell'epoca non importava né la domenica, né la festa,
né l'assemblea, né altre cose. Quello che interessava erano
molte messe. Tant'è vero che in Russia si scandalizzavano per il
fatto che in occidente si potessero dire tante messe
giornaliere. Per loro era un sacrilegio enorme. Esistevano preti
chiamati in Spagna “altareros”, perché si dedicavano solo a dire
messe, il maggior numero possibile. Questi secoli sono i più
decadenti per quanto riguarda la liturgia. Si giunge ad una
superstizione completa. Si dicevano persino messe affinché
morisse un certo vescovo, per qualsiasi soperchieria. Quelli che
attaccano la Chiesa, se conoscessero i sacramentari di questi
secoli lo potrebbero fare con più forza, perché è questo il
grado di superstizione a cui si arrivava.
Si comprende perciò perfettamente perché sorse Lutero.
Lutero sbagliò in moltissime cose per quanto riguardava la messa
perché non conosceva le fonti. L'unica cosa che aveva era la
Bibbia. E quando lesse nella Bibbia di una cena imbandì una
tavola? Diede quindi molta importanza alle parole della
consacrazione che sono nel Vangelo, abbandonando tutto quello
che gli sembrava invenzione dei secoli precedenti, ma rese così
l'eucarestia ancora più magica. Lutero si limita a fare quello
che dice Gesù Cristo, lasciando da parte tutto il contesto in
cui Egli lo disse, semplicemente perché non lo conosceva. Per lo
meno la Chiesa nel Canone, anche se molto rivestita di orpelli,
manteneva il nucleo essenziale dell'eucarestia. Ma Lutero,
pensando che il canone stesso fosse un'invenzione ecclesiastica,
non essendovi nelle scritture, fece fuori la messa. La Chiesa
invece conservava nel canone e nel prefazio l'essenziale, anche
se vi erano state introdotte molte aggiunte secondarie.
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Con Papa Pio V ci fu un tentativo di riforma nel Concilio
Laterano al fine di riaggiustare le cose ed eliminare molti
abusi, perché le messe erano lunghissime a causa di tutte le
preghiere private che vi erano state introdotte.
Fu anche in questi secoli che si estese a tutto l'occidente
il canone romano. Roma disse che o si rinnovavano i canoni
propri, oppure si adottava quello romano. Siccome la prima
soluzione costava troppo, si preferì la seconda. E così i
cistercensi lo divulgarono per tutta l'Europa. Immaginate quello
che significa imporre ad un popolo che ha già le sue liturgie,
dei riti importanti.
Con il Concilio di Trento, nel XVI secolo, si fissa tutto
rigidamente, imponendo in modo radicale il rito romano. Con
questa imposizione oramai non si può più togliere o aggiungere
nulla dalla messa. Così la messa è arrivata fino a noi. Questo
fissismo è durato così a lungo che quando per la prima volta ci
hanno cambiato la liturgia, ci siamo scandalizzati perché ci
sembrava immutabile. Ciò è un errore: la liturgia è in continuo
rinnovamento.
Ricordate le diversità di Eucarestie della Chiesa
primitiva, e ciononostante la loro perfetta unità. La liturgia è
vita, una realtà che è lo Spirito vivente tra gli uomini. Perciò
non lo si può mai imbottigliare, perché sorpassa tutti i
modelli. Ha manifestazioni sempre nuove. La cosa interessante è
l'unità del contenuto. E per questo la rinnovazione vera non
termina mai, perché è sempre alla ricerca di una manifestazione
concreta di quello che è vita.
In questa epoca nascono tutte le filosofie sull'Eucarestia.
Quando non si capisce quello che è il sacramento, a causa
della svalorizzazione enorme dei segni come sacramenti, e quando
non si capisce quello che è il memoriale, si comincia a
razionalizzare, a voler dare spiegazioni del mistero che c'è
dentro. Precisamente perché, il mistero trascende la sua unica
spiegazione, c'è il sacramento. Il sacramento parla più dei
ragionamenti. Ma a quel tempo poiché non si capisce ciò che è il
sacramento, si cerca di dare spiegazioni filosofiche del
mistero. E così cominciano i dibattiti su: “Come è presente?”.
Lutero non negò mai la presenza reale, negò solo la parolina
“transustanziazione” che è una parola filosofia che vuole
spiegare il mistero.
La Chiesa primitiva non ha mai avuto problemi circa la
presenza reale.
Per quei cristiani non c'era alcun dubbio sul fatto che
Gesù Cristo fosse presente nell'Eucarestia.Ma la cosa importante
non sta nella presenza di Gesù Cristo. Egli dice: “Per questo
sono venuto: per passare da questo mondo a mio Padre”. Ossia, la
presenza fisica nel mondo ha uno scopo che è il resuscitare
dalla morte. Questa è la cosa importante. La presenza è un mezzo
per il fine, che è la Sua opera: il mistero di Pasqua. La
presenza è in funzione dell'Euca—
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restia, della Pasqua. La Chiesa primitiva non ha mai avuto
problemi circa la presenza reale. Ma se già nella Pasqua Dio era
presente... Dio è presente completamente, in maniera efficace,
come diciamo noi, è una presenza sacramentale, reale, autentica,
memoriale. Come si realizza la Pasqua se non c'è il braccio
potente di Jahvé che trae fuori dall'Eggitto?
Con Gesù Cristo è lo stesso. Il memoriale che Egli lascia è
il Suo Spirito resuscitato dalla morte, presente con tutto il
suo mistero di morte e resurrezione, fatto vita per portare al
Padre tutti quelli che celebrano la Pasqua, tutti quelli che
celebrano la cena con Lui. La Chiesa primitiva non ha problemi a
proposito di questa presenza.
E' quando non si capisce più ormai questa presenza della
Pasqua, di questo sacramento che si vuole spiegare
filosoficamente,che si cominciano i dibattiti su come è
presente, con gli occhi o senza gli occhi, fisicamente ecc.
Tutte queste spiegazioni partono da un punto falso, consistente
nel voler spiegare razionalmente qualcosa di diverso. Perciò
checché gli olandesi ora si inventino cose come la
transfinalizzazione, o altro, il risultato è lo stesso: sono
tutte filosofie che non portano a nulla.
Non si tratta di spiegare con la ragione i sacramenti,
perché il sacramento è dato precisamente da Dio come memoriale
perché il mistero è superiore e trascende la ragione. Altrimenti
Dio ci avrebbe dato una filosofia per spiegarci quello che è
Lui.
Lutero non spiega la presenza reale, ma ha un problema: ha visto
che si sono perduti i segni e li vuole recuperare. Allora il Concilio
di Trento dice: “Se qualcuno dice che i sacramenti sono solo segni
della fede sia anatema”.
Un sacramento è formato da due elementi: uno è il segno,
esplicitazione del mistero, e l'altro è l'efficacia del segno,
che realizza quello che il segno significa. I protestanti
vollero dare talmente tanta importanza al primo elemento che il
Concilio dovette far risaltare il secondo: i sacramenti danno la
grazia che significano. Il Concilio dice la verità, ma quelli
che vennero dopo, per contrapporsi a Lutero si fermarono
all'efficacia dei sacramenti, trascurando il segno. E allora è
lo stesso comunicare con il pane, o con un'ostia che sembra di
carta; è lo stesso che beva uno dalla coppa o che ne bevano
tutti. Il canone diceva: “Prese il calice,fece l'azione di
grazie, e lo passò ai suoi discepoli dicendo: prendete e
bevetene tutti.... In realtà chi beve è il solo sacerdote e
tutti gli altri non fanno nulla. Quanto all'efficacia il
sacramento si realizza, ma non si da alcuna importanza al segno.
E' importante insistere su questo. Dei due elementi del
sacramento, noi abbiamo mantenuto l'efficacia, che rappresenta
la cosa importante per una mente razionalista; l'essenza delle
cose . Lo abbiamo fatto senza sapere del valore prezioso del
segno.
Farnès fa un paragone: Se cade la pioggia,e vuoi
raccoglierla,
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non è lo stesso se usi un cesto piuttosto che un secchio: senza
dubbio in entrambi i casi la pioggia è efficace,cade, ma mentre
con un cesto non raccogli niente di quella efficacia, con un
secchio sì.. Precisamente i segni preparano l'uomo a mettersi
nella disponibilità adatta perché si realizzi il sacramento. Il
pane ed il vino in quanto segno aiutano e preparano a ricevere
l'azione di Dio. La liturgia è piena di segni, perché da essi
non si può prescindere affinché la grazia si realizzi.
Ma dopo Trento siamo rimasti con le essenze e le efficace
disconoscendo il valore dei segni.
Dopo tutto quello che abbiamo detto possiamo capire un po'
il rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II.
RINNOVAMENTO
Abbiamo visto come l'Eucarestia primitiva lungo il corso
della storia, si andò ricoprendo di paludamenti che offuscavano
la sua luce. Perciò la prima cosa che il rinnovamento al quale
assistiamo ha fatto è stata quella di togliere tutte quelle cose
che erano state introdotte nella Messa, che sono secondarie e
che oscurano ciò che é principale.
E' stato abbandonato l'ultimo Vangelo, si abbandonarono le
preghiere ai piedi dell'altare, si abbandonarono le tre
avemaria, ecc.. Il rinnovamento è un ripulire da tutto il
rivestimento che c'era,perché il nucleo e il contenuto che era
nascosto sia visto in tutto il suo splendore. Così si cominciano
a recuperare le cose realmente importanti.
Si sta recuperando l'assemblea si abbandonano gli altari
laterali e le messe simultanee. Tuttavia non ci sarà una vera
assemblea se non sorgeranno comunità che vivano dello Spirito
per esultare in comunione.
Si è tradotta la lingua latina nelle varie lingue volgari
perché tutti possano capire. Rendetevi conto delle aberrazioni a
cui si era arrivati: leggere la Parola con le spalle al pubblico
e in una lingua che non si capiva, è come se ora io vi parlassi
dandovi le spalle. Allora questo ci appariva la cosa più
normale.
Si recuperano i segni: si comincia a comunicare con il pane
e non con un'ostia che non sembra più pane, si beve al calice.
Il Concilio Vaticano II ha stabilito che si recuperino i
segni in tutta la loro ricchezza di segni. Si recupera
l'abbraccio di pace, nonostante ciò risulti difficilissimo alla
gente dato che non siamo né in assemblea né in comunità.
L'offertorio nella riforma ha perduto di importanza.
Immaginate cosa significa per la gente togliere il poco cui
partecipava.
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A questo proposito c'è un caso significativo. L'orate
frates. L'Orate frates è l'esempio maggiore di tutte quelle
preghiere che furono introdotte nella messa di tipo individuale,
penitenziale e sacrificale. Riassume tutte le idee medioevali
della messa: Pregate fratelli, perché questo sacrificio 'mio' e
'vostro' sia gradito...; la risposta era ancora peggiore: il
Signore riceva dalle 'tue' mani questo sacrificio... Ma quando
tutto era in latino e nessuno interveniva, l'orate frates era il
momento in cui la gente partecipava di più. La riforma voleva
toglierlo perché è un'aggiunta con molte deformazioni. Fecero
una catechesi speciale a Paolo VI per spiegargli che bisognava
toglierlo; Paolo VI fu convinto di questo, ma disse di non
toglierlo per motivi pastorali; toglierlo è una questione
delicata, perché lì il popolo aveva cominciato a partecipare e
senza una previa catechizzazione non lo si poteva togliere
perché avrebbe causato sconcerto nella gente.
La prima cosa che ha detto infatti il Concilio è che per
poter fare la riforma bisogna fare una catechizzazione.
Altrimenti la gente si scandalizza perché non capisce più
niente; e per quanto cambino le forme la gente continuerebbe a
vivere la messa a suo modo, con il suo rosario ecc.. Il popolo
infatti non ha mai smesso di partecipare con novene, rosari.
Il popolo ha sempre partecipato; e siccome non capiva nulla
di quello che succedeva, uno saliva al pulpito e incominciava:
novena a S. Rita...
Sull'offertorio, più concretamente, vi sono tre
possibilità; una è quella che dice: Così come questo pane saremo
riuniti nel tuo Regno... E' quella che alla fine si è preferita
perché non ha senso offertoriale. La Chiesa primitiva non aveva
offertorio: semplicemente si portava il pane e il vino per
celebrare i misteri. Si è recuperato il senso ebraico delle
benedizioni ascendenti e si dice: Benedetto sii tu, Signore, per
questo pane... (ancora rimangono resti umanistici) frutto del
lavoro dell'uomo.
Accade che molti preti giovani, i quali vogliono cose
nuove, fanno l'offertorio come fosse una grande rinnovazione.
Non capiscono a che cosa miri la riforma. Nella Eucarestia non
c'è nessuna offerta; le offerte si portano e si presentano semplicemente.
La formula che si è lasciata non è che sia molto felice. La
rinnovazione è appena cominciata.
Neppure c'è il Gloria. Il Gloria è un brano meraviglioso ed
è una preghiera della mattina; ma non ha senso nell'Eucarestia,
perché significa duplicare l'anafora. L'origine sta nel fatto
che i monaci, prima della Messa, dicevano le lodi in cui
recitavano il Gloria; col tempo finirono per inserirlo nella
Messa.
Lo stesso per il Credo. Esso viene dal tempo delle ere—
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sie. Quando cominciarono ad apparire eretici ed apostati, prima
di passare all'Eucarestia, gli si faceva confessare la loro
fede. Ma non è un brano dell'anafora né qualcosa di meno. A Roma
fu dove il Credo entrò più tardi.
Quando Carlomagno andò a Roma per la prima volta, si
scandalizzò perché non recitavano il Credo cui era tanto
abituato. Roma è stata sempre lenta nell'introdurre cose.
Dicevo che la Chiesa primitiva non ha mai problemi sulla
presenza reale. Se a San Pietro fosse stato chiesto se Gesù
Cristo sia presente nell'Eucarestia, si sarebbe meravigliato,
perché lui non si pone il problema. Per lui Cristo e una realtà
vivente che fa Pasqua e trascina la Chiesa.Non è questione di
briciole o cose di questo tipo; San Pietro si sarebbe
scandalizzato molto più del fatto che non c'e l'assemblea o che
uno solo beve dal calice. E' questione di sacramento, di
assemblea.
Ma immaginate che, ora, con i problemi della filosofia
cominci ad esserci una ossessione sul fatto se Cristo è presente
nel pane e nel vino e come. Vi potrei mostrare discussioni
teologiche su questo problema che fanno ridere. La vera teologia
è un canto a Dio, è l'Eucarestia stessa, un canto completo di
lode a Dio perché si è lasciato conoscere. Le teologie del
secolo XVI non sono altro che elucubrazioni mentali senza una
esperienza biblica da cui sgorga l'Eucarestia. Il mistero si
incentra sulla presenza: i protestanti dicono... Calvino dice...
La Chiesa cattolica diventa ossessionata riguardo alla presenza
reale, tanto che per essa è tutto presenza reale".
Cominciano le grandi esposizioni del Santissimo, (prima mai
esistite) , perché la presenza era in funzione della
celebrazione eucaristica e non il contrario. Il pane e il vino
non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male. Il pane
e il vino sono fatti per essere mangiati e bevuti.
Io sempre dico ai Sacramentini, che hanno costruito un
tabernacolo immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l'Eucarestia
per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va
a male.
Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La
presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che é
la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione
del Mistero pasquale.
Invece da Trento in poi si celebrerà la Messa per consacrare ed
avere presente Gesù Cristo e metterlo nel tabernacolo.
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In molti conventi di monache si dice la messa per riempire il
tabernacolo. Abbiamo trasformato l'Eucarestia che era un canto
al Cristo glorioso, nel divino prigioniero del tabernacolo.
In questa epoca comincia il Corpus Christi, le esposizioni
solennissime del Santissimo, le processioni col Santissimo, le
messe sempre più private, le visite al Santissimo e tutte le
devozioni eucaristiche. Tutto questo è ormai più importante
della celebrazione. Tutto è vero che io stessa sono andata a
Messa per comunicare e portarmi via Gesù Cristo nel cuore. La
messa era il meno; era questo: una visita di Gesù nel tuo vuore,
che è quello che diciamo ai bambini quando fanno la prima
comunione. Questo significa minimizzare l'Eucarestia.
La presenza di Gesù Cristo e un altra cosa. E' il carro di
fuoco che viene a trasportarci verso la gloria, a passarci dalla
morte alla resurrezione, a farci veramente entrare nella morte,
che è molto diverso. L'Eucarestia è completamente dinamica, ci
mette in cammino. Noi l'abbiamo trasformata in qualcosa di
statico e manipolabile per noi. Pensate che è tanto vero quel
che dico che facciamo il ringraziamento dopo aver comunicato,
mentre tutta l'Eucarestia, come abbiamo visto, è azione di
grazie.
Tutti i valori di adorazione e contemplazione,che non sono
alieni alla celebrazione del banchetto, sono stati tirati fuori
dalla celebrazione come cose marginali. L'adorazione al
Santissimo, per esempio. Per questo molta gente si scandalizza
quando la Chiesa comanda di togliere il Santissimo durante
l'Eucarestia e, se possibile, di toglierlo dalla navata
principale. Ricordo un prete di Avila che diceva: Anche se me lo
comandi il Papa non tolgo il tabernacolo....
Guardate come la Chiesa parla ufficialmente di questo:
“Nella celebrazione della Messa si mettono in luce successivamente
le principali modalità secondo le quali Cristo è presente
nella sua Chiesa. Prima di tutto manifesta la sua presenza nella
sua Parola, quando si proclamano le Scritture, poi nella persona
del ministro, finalmente e nel modo più eccellente nelle specie
eucaristiche. Cosicché a causa del segno (vedete come si
recuperano i segni) è più idoneo alla natura della celebrazione
sacra che la presenza eucaristica di Cristo, frutto dell'azione
eucaristica, che come tale deve apparire, non si abbia, per
quanto possibile, già dall'inizio, attraverso la riserva delle
specie sacre, sull'altare dove si celebra la Messa".
La riserva era per gli infermi che non avevano potuto
assistere alla celebrazione; allora li si faceva partecipare,
comunicare con l'Eucarestia, con la Pasqua, con la Festa, che
hanno celebrato in assemblea tutti i fratelli, per mezzo delle
specie.
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E' come quando uno non ha potuto partecipare a delle nozze e gli
conservano un pezzo di torta perché partecipi al banchetto. Ma
più di questo è l'intera celebrazione eucaristica in funzione
della quale sono le specie.
Come una cosa separata dalla celebrazione cominciano le
famose devozioni eucaristiche: l'adorazione, le genuflessioni
durante la messa ad ogni momento, l'elevazione perché tutti
adorino. Nel Medio Evo all'elevazione si suonava la campana e
quelli che erano in campagna adoravano il Santissimo. Tutto
questo è già molto lontano dal senso della Pasqua.
Inoltre la gente non si comunicava. La qual cosa è inconcepibile:
non mangiare in una cena pasquale. Si va proprio per
mangiare.
L'adorazione e la contemplazione sono specifiche della
Pasqua, ma dentro la celebrazione, non come cose staccate.
Perciò non va bene quel che succede adesso in molte messe che
con tante chitarre e tanto folklore non resta tempo per
l'adorazione e la contemplazione. Sono valori che la
celebrazione ha e che noi abbiamo staccati da essa per farli
individuali.
Tutta la rinnovazione è cominciata con la riscoperta del
Mistero di Pasqua. Ricorderete che la prima cosa che si rinnovò
fu la Veglia di Pasqua, che introdusse Pio XII prima del
Concilio. I cristiani non avevano altra festa fuori di questa.
Si rinnovò la settimana santa perché, così come Costantino
costruì basiliche per tutta Europa, sua madre Sant'Elena le
costruì a Gerusalemme. Allora la Pasqua si trasformò in un
rivivere teatralmente i fatti della Passione con molte cerimonie
storiche, non sacramentali. La Pasqua si disperde del tutto in
Via Crucis, processioni e grandi offici. La notte pasquale
perde, a poco a poco, di valore e aumenta l'importanza del
giovedì santo, del venerdì santo e del sabato santo. Tutto ciò
celebrato con cerimonie molto arricchite con teatralizzazioni e
cariche sentimentali. Il mistero si perde in una commemorazione
storica.
La Pasqua perde unità e si trasforma in una settima di
feste.
Ma nel secolo XVII con l'industrializzazione ormai non c'è
più festa e la gente, che è molto religiosa, partecipa a modo
suo con ore sante, Via Crucis, ecc. E alle cerimonie vanno
soltanto i preti e sono noiosissimi. Ricordo ancora quando si
faceva la Pasqua il sabato mattina con le chiese completamente
vuote. Era una cosa dei preti che nessuno capiva.
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Per questo il rinnovamento fu iniziato nel 1955 portando la
Pasqua in primo piano e recuperando la Veglia. Da lì partì tutto
il movimento di rinnovazione liturgica, partendo dal nucleo
della Pasqua, che fu la grande scoperta.
(Kiko)
Forse qualcuno dirà: Mamma mia, che cose si dicono qui!
Vuol dire che prima era tutto sbagliato?
State attenti: il Concilio Vaticano II ha detto che bisogna
fare catechesi per spiegare alla gente il rinnovamento, perché
non si può fare un rinnovamento liturgico senza spiegarlo al
popolo, perché la gente si spaventa. Inoltre quello che può
succedere è che una volta fatti i cambiamenti, la gente si
abitua e dice: prima la messa era così, ora è cosà....... e
tutto in fondo continua allo stesso modo.
Non è questo lo spirito della Chiesa e del Concilio. Il
Concilio ha parlato soprattutto di catechesi alla gente per
spiegare il rinnovamento. Questo è molto difficile da fare. Come
potrai spiegare alla gente che si sono tolte le preghiere ai
piedi dell'altare, per esempio? La gente subito pensa: Vuol dire
che prima era sbagliato; allora mi hanno ingannato; perché mi
facevano fare le cose in questo modo se era sbagliato? Dovevano
cambiare le cose prima!
Inoltre siccome il nostro popolo vive il suo cristianesimo
a livello di religiosità naturale perché non è mai stato
catechizzato profondamente (la religiosità naturale si basa su
una verticalità assoluta, in cui tutto è venuto dal cielo e non
può essere toccato: la prova che qualcosa viene da Dio è proprio
tale intoccabilità), il popolo dice: Se qualcosa può essere
cambiato vuol dire che Dio si è sbagliato, quindi la religione é
falsa! Questo sembra esagerato a prima vista, ma è quello che in
fondo molta gente pensa del rinnovamento.
Tutto questo perché non comprendiamo che la verità, la
rivelazione di Dio, si manifesta attraverso segni in questo modo
si esplicita agli uomini. E siccome noi uomini viviamo in
avvenimenti storici, in una storia che continuamente cambia,
anche l'espressione esterna della manifestazione di Dio cambia.
Lo stesso linguaggio della gente cambia. Se uno del secolo XX
parlasse l'italiano del secolo XVI tutti riderebbero di lui.
Nella Bibbia si vede come Dio ha spiritualizzato e
purificato progressivamente la liturgia d'Israele, partendo da
sacrifici di capri e di vacche fino a giungere alla Pasqua che
Gesù Cristo celebra con i suoi Apostoli. C'è stata una grande
evoluzione dei riti. All'epoca di Gesù Cristo il centro della
litur—
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gia non è più il tempio, ma una festa familiare. Dio, attraverso
l'esilio, i profeti, la sinagoga ha condotto la spiritualità del popolo
a un sacrificio di lode.
Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva
avuto ed aveva sublimato, si introdussero di nuovo nella Eucarestia
cristiana. Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo
sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo
arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di Suo
Figlio alla maniera degli dèi pagani.Per questo gli atei dicevano: Che
tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio nella
croce?... E chi poteva rispondere?...
Le razionalizzazioni sull'Eucarestia ci avevano condotto a queste
deformazioni. Ma le cose non stanno così. Dio, in Cristo, dice San
Paolo, stava riconciliando il mondo in noi, non perché Cristo placa Dio
in qualche modo, ma perché vuole dimostrare agli uomini che ci ama
nonostante il nostro peccato; aveva bisogno di dimostrarci che anche se
ammazzavano Suo Figlio continuava ad amarci. Dio stava riconciliando il
mondo con sé attraverso Gesù Cristo. E' il mondo che aveva bisogno di
scoprire l'amore di Dio.
Questa catechesi non si dà in un giorno e neppure in due. Per
questo inizieremo un cammino lungo di anni dove scopriremo e
approfondiremo questa meraviglia. Vi assicuro che il rinnovamento del
Concilio Vaticano II porterà la Chiesa ad una gloria indescrivibile e
riempirà di stupore e ammirazione gli orientali e i protestanti. Tutti
insieme ci siederemo sulla pietra angolare, sulla roccia dove non
esistono divisioni. Il Concilio è ecumenico.
Dio ama la sua Chiesa che cammina con uomini concreti,che sono
peccatori perché sono liberi. Ma Dio non permetterà che le porte
dell'inferno prevalgano sulla Chiesa, anche se permette dei peccati
affinché si veda, come dice San Paolo, che portiamo un tesoro
inestimabile in vasi di creta: perché è Dio che opera e non dipende da
persone che sono molto buonine.
I macelli avvenuti nella storia della Chiesa ci dimostrano una
cosa: che noi uomini ci siamo impegnati a distruggere la Chiesa e non
ci siamo riusciti. Gli uomini di Chiesa han fatto tutto il possibile
per abbatterla. Il fatto che oggi esista la Chiesa è uno dei miracoli
più grandi che vi sia.
In che direzione va il rinnovamento del Concilio? In quella
di togliere tutti i rivestimenti e paludamenti che occultavano
il tesoro della Pasqua. Lo Spirito Santo ha permesso che
apparissero questi rivestimenti in determinate circostanze
storiche perché era necessario; in un certo momento, per
esempio, fu necessario insistere contro i protestanti sulla
presenza reale.
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Ma una volta che questo non è più necessario, non bisogna
insistervi più. Perché quel momento storico è passato. Perché se
metti qualcosa come contrappeso sulla bilancia perché non si
sbilanci, una volta che il peso opposto è scomparso, non bisogna
conservare il contrappeso perché se no si sbilancia dall'altro
lato. Se le cose sono come devono essere, non bisogna insistere.
Lo Spirito Santo ha portato la Chiesa, attraverso i secoli,
a rispondere a realtà concrete che le si presentavano. Per
esempio: qualcuno può dire perché Dio ha permesso che
nell'Eucarestia entrassero l'Introito e l'Offertorio, o tutte
queste idee sacrificali? Perché in quel momento storico era
necessario. La Chiesa ha dovuto accettare un momento storico
molto importante, quello in cui masse senza catechizzazione
entrarono nella Chiesa, uomini che non erano ebrei, che venivano
dai loto templi dove facevano i loro riti e le loro feste:
perché tutti i popoli sono sempre stati religiosi. Che cosa ha
dovuto fare la Chiesa con tutta questa gente? Accettare questa
realtà e cercare a poco a poco di trasformare questa mentalità
pagana in cristiana. E come ha fatto? Cristianizzando le loro
feste, i loro riti. Per questa ragione fu necessario che le
offerte entrassero nell'Eucarestia, perché questa idea di
offrire a Dio non si toglie dalla testa della gente in un
giorno. Abbiamo la tentazione di assimilare le cose
razionalmente. Questa notte celebreremo una meravigliosa
Eucarestia. Rallegratevi, perché la celebreremo come dice il
Concilio. Ricordate l'epoca in cui ascoltavate la Messa in
latino senza omelia. Io ricordo le Messe che ascoltavo a Madrid
nella Chiesa del Buon Successo. Tutto in latino; stavi lì dieci
minuti, suonava un campanello e ci inginocchiavamo per la
consacrazione; subito dopo suonava un'altra volta il campanello;
poi sette minuti ancora e quello vicino a me si faceva il segno
della croce, che voleva dire che la messa era finita. Pensate a
quell'epoca in cui non avevamo Parola perché era in latino; non
c'era omelia, né orazione dei fedeli, né bacio della pace, né
anafora in volgare; il pane in forma di carta, nessuno
comunicava, il calice lo beveva solo il sacerdote, etc..
Questo lo abbiamo vissuto tutti.
Immaginatevi la cosa meravigliosa che il Concili
presuppone: uomini, diceva Carmen, che hanno dato tutta la loro
vita per studiare l'Eucarestia della Chiesa primitiva. Ma accade
che il popolo continua a non capire nulla per mancanza di
catechesi.
Leggete le vostre risposte al questionario della mattina
per vedere quello che pensavate voi della Messa.
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Questa notte celebreremo l'Eucarestia con una Parola
abbondante. Il Concilio ha messo tre letture. Qualcuno si
scandalizza e dice: che noia! Chiaro: nella religiosità naturale
si cerca di soddisfare Dio, perciò quanto più breve è, meglio è.
Pensate invece a quei cristiani che davano la vita per andare la
domenica all'Eucarestia. I martiri di Bitinia, per esempio, che
furono bruciati per essere andati a Messa, sapendo che li
avrebbero ammazzati se fossero andati. E nella relazione di
Plinio a Traiano che gli ha comandato di investigare su quello
che fanno i cristiani; “ho spellato uomini, ho torturato
anziani, ho fatto di tutto; l'unica cosa che ho saputo è che si
riuniscono di notte, prima del sorgere del sole, all'alba,
prendono del cibo in comune, pane e vino, e seguono uno che si
chiama Cresto”. Neppure dice Cristo. Chiaro che i cristiani
davano la vita per l'Eucarestia! Se era il centro della loro
vita! E a noi ci annoiava...
Celebreremo l'Eucarestia questa notte, sabato. Gesù Cristo
risuscitò nella notte tra il sabato e la domenica. Prima di Gesù
Cristo il settimo giorno era il sabato; con Gesù Cristo è la
domenica, il giorno del sole (Gesù Cristo è il sole di
giustizia). I cristiani si riunivano il sabato notte, in seguito
si passò alla domenica mattina. Per questo il Concilio ha
cominciato a lasciar celebrare l'Eucarestia il sabato notte. Io
ho sentito su questo delle cose stranissime, che vengono
dall'ignoranza assoluta della gente: “Ci lasciano celebrare
l'Eucarestia il sabato, così siamo liberi la domenica per andare
in campagna". La gente dice così e resta tutta contenta. La
Chiesa ha posto l'Eucarestia il sabato sera perché è molto più
segno. Il sabato ha molto più senso festivo, la domenica la
festa è già finita. Quando torniamo dallo stadio pensiamo già al
lunedì e al lavoro, mentre la notte del sabato la festa è al suo
culmine. Gli Ebrei celebravano le feste da vespro a vespro. Per
i Giudei il rito del sabato cominciava il venerdì alle cinque
del pomeriggio e durava fino al tramonto del sabato. Per noi la
domenica comincia il sabato sera fino a domenica sera.
Siete fortunati ad aver ascoltato queste cose perché molta
gente continua nell'ignoranza. Per molti queste catechesi
saranno state una novità, per altri uno scandalo.
Il centro della vostra liturgia nel cammino catecumenale
sarà la Veglia Pasquale, celebrata durante tutta la notte.
Dobbiamo recuperare la notte come segno. La notte ha un senso di
attesa, di attendere il giorno. Pensate come questo segno si è
perduto. Nella Veglia Pasquale il diacono diceva: Staremo tutta
la notte riuniti, finché la stella del mattino ci trovi
vigilanti. E alle 20,30 eravamo già per la strada. Facciamo le
cose rapidamente perché non si sopporta di stare molto in
Chiesa.
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Tutta la notte? E chi verrà?! Che esagerazione!
Da questa notte partiva tutta la spiritualità della Chiesa
primitiva. Questa notte, nella quale risuscitò Gesù Cristo, la
notte santa, la notte sacramentale, la notte memoriale di Gesù
Cristo Risorto, la notte delle notti, è il centro della
liturgia. Questa notte si battezzavano i cristiani, perché Dio
in questa notte si è impegnato ad agire; in questa notte lo
Spirito risuscitò Gesù Cristo. Questa notte verrà Gesù per la
seconda volta.
E come prolungamento di questo centro: la domenica,
l'Eucarestia del sabato notte.
Noi celebreremo l'Eucarestia della domenica il sabato
notte, in una grande festa. Così celebrerete sempre l'Eucarestia
durante il catecumenato.
Avremo una Parola abbondante, con omelia, con orazione dei
fedeli, con abbraccio della pace.
Dopo la pace faremo l'anafora. Spero che colui che presiede
la dirà con tutte le sue forze. Vedrete che è una teologia
meravigliosa, un canto a Dio per le meraviglie che sta facendo
con ciascuno di noi. Tutti risponderanno “Amen” all'anafora e
poi faremo la comunione, sotto le due specie, comunicando con il
pane, che è il Corpo di Gesù Cristo che si consegna alla morte e
il vino, che è comunione con il suo sangue.
Spero che tutti parteciperemo a quest'Eucarestia in cui
recupereremo i segni.
INTERVALLO di mezz'ora
EUCARESTIA alle ore 19
CENA alle 21
dopo la cena un pò di festa. Non deve essere troppo lunga
perché il giorno seguente ci sono molte cose da fare.
Un'ora buona per terminare è mezzanotte.
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DOMENICA
LODI alle 10 (all'aria aperta, se possibile)
LETTURA : SERMONE DELLA MONTAGNA
AMMONIZIONE INTRODUTTIVA
(Kiko)
Il giorno di oggi è tutto proiettato verso il futuro.
Proiettato su di noi ma in avanti. Generalmente quando arriviamo
a questo punto in tutte le convivenze, a ciò che faremo ora e
che è una delle cose più importanti della convivenza, siamo
soliti uscire all'aperto, nella natura. Oggi ci abbiamo provato
ma,fa un freddo terribile. E' un peccato perché di qui si
contempla un panorama meraviglioso. Ma se andiamo fuori
rischiamo di morire di freddo. Per questo dobbiamo farlo dentro.
E perché cercare un posto in mezzo alla natura? Perché adesso
proclameremo il sermone della Montagna.
Il sermone della montagna che molti di voi non hanno mai
ascoltato interamente nella popria vita, è un sermone riportato
per intero nel vangelo di S. Matteo. Su questo sermone vi dirò
alcune cose.
Prima cosa: Non difendetevi di fronte alla Parola di Dio,
non cercate di difendervi di fronte a questa Parola che vi
denunzierà, non cercate di trovare che in qualche maniera, in
fondo, questa Parola la state compiendo. Perché questa Parola tu
non la compi: perché se la compissi non dovresti essere qui;
vorrebbe dire che sei già nel Regno. Perché la Parola che
proclameremo è l'annuncio gioioso del Regno di Dio. E' il
disegno, la fotografia dell'uomo nuovo: dell'uomo che lo Spirito
Santo farà di voi gratuitamente.
Questo sermone della Montagna presenta diversi molti
problemi.
Il primo è considerarlo una legge che si deve compiere
stringendo i pugni, con lo sforzo. Cercate di non porre
palliativi alla Parola. Non mettete olio sulla Parola perché
passi; ascoltate la Parola in tutto il suo scandalo. Come la
Chiesa primitiva la fa giungere a noi e ce la dona.
Ciò che ascolteremo è un'intera catechesi per catecumeni
adulti. Questa parola cioè è stata preceduta dall'annuncio del
Kerygma, dallo aver cominciato la Chiesa a donare lo Spirito
Santo, dall'avere visto la Chiesa il frutto di questo Spirito in
opere di vita eterna.
La Chiesa ci ha fatto giungere questa parola nel Vangelo di
Matteo, non ha cercato di addolcirla. Tutto il Vangelo contiene
una realtà catechetica, una serie di fatti accaduti nelle
piccole comunità durante anni ed anni.
Questo disegno dell'uomo nuovo lo ha composto la Chiesa
primitiva come frutto del Kerygma in noi. Sono le opere fatte
dei cristiawww.
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ni che avevano ricevuto lo. Spirito Santo. Proprio perché queste
opere sono state fatte, viste hanno potuto essere narrate,
trasmesse, come la grande buona notizia per i catecumeni che
volevano entrare nella Chiesa.
Questa Parola non è una legge. Perché la legge non salva,
la legge condanna. Perché la legge pone sempre l'uomo di fronte
alle proprie forze. La legge esige sempre uno sforzo in più, uno
sforzo ultimo, esige che ce la si metta tutta. Ma questo Sermone
è impossibile compierlo mediante la legge. In questo sermone
ascolteremo proprio tutto: quest'uomo nuovo che non giudica, che
non ama il denaro più di Dio, che non resiste al male, che se lo
colpiscono sulla guancia sinistra offre la destra, che se
qualcuno vuole portargli via qualcosa non glielo impedisce, che
non resiste al male,ma non al male in generale,ma al male
concreto che gli fa la moglie in casa o il marito, o i figli, o
quello che gli fanno sul lavoro,che se qualcuno lo obbliga
ingiustamente (figuratevi oggi che siamo nell'epoca della
giustizia e della contestazione come suonano queste parole) a
camminare sotto un carico fino a non poterne più per un miglio,
ne fa due, non fa solo ciò cui lo obbligano giustamente ma anche
ciò che ingiustamente pretendono,ed il doppio. Cercare di fare
di questo una legge è assurdo. Comprenderemo ora che il
cristianesimo è un sale nel mondo. Cercare di fare di questo una
legge sociale è assurdo, perché il cristianesimo in questo senso
è rivoluzionario, perché dov'è la società che non resiste al
male? sarebbe il trionfo dei ladri e degli assassini. Per questo
il Sermone della Montagna non può essere applicato dall'alto
come una legge senza addomesticarlo e togliergli tutta la sua
efficacia, convertendolo in una utopia, in un ideale. Così si è
convertito nei consigli evangelici, per gente molto pura,
perfetta. Ebbene non è così, questo Sermone è scritto per
cristiani, per gente sposata e con figli. Perché nell'epoca in
cui fu scritto questo Vangelo non esistevano i religiosi.Non
c'era differenza tra religiosi e laici come tra la classe
dirigente e la truppa. In quell'epoca esistevano solo i
cristiani.
Quest'uomo nuovo ama il nemico e non resiste al male, non
giudica, non desiderare la moglie del prossimo. Ma non è una
legge: non è che tu devi amare il nemico, o devi lasciarti
ammazzare, né devi lasciarti distruggere : tu stringendo i
pugni.
L'uomo della carne non può piacere a Dio.
E' vero che in te è cominciato a spuntare un germe di vita
nuova. Ha cominciato ad esserti donato lo Spirito. Ma questo
Spirito attraverso il catecumenato andremo vedendo chi non lo
ha, perché l'uomo dello Spirito, l'uomo che nasce dal cielo fa
opere come queste. Chi le faccia rinnoverà il battesimo, chi non
le faccia no. Qui non ci sono trappole, né trucchi, né falsi
misticismi, né altre stupidagwww.
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gini:ci sono opere che sono opere di vita eterna, che può fare
solamente Gesù Cristo risuscitato dalla morte, perché sono opere
di Dio sulla terra. Sono il frutto dinnanzi al mondo del fatto
che siamo nati da Dio, perché compiamo le opere di Dio. Chi
compie le opere di Dio è nato da Dio ed è figlio di Dio, chi non
le compie non conosce Dio (dice San Giovanni) perché "Dio è
amore".
Pertanto non ascoltate questo sermone come una legge che
dovete compiere.
Secondo: non ascoltate cercando di adattare questa Parola,
difendendovi da essa, cercando di toglierle tutto il suo
scandalo, perché vi scandalizzerà e vi denuncierà.
Gesù Cristo parla scandalizzando, in un certo senso, e
dice: - chi ha orecchi da intendere intende. Ascoltatelo
fratelli come un Vangelo, come una Buona Notizia, come una
Parola che esce proclamata da qui, da questo piccolo leggio,
diretta a cercare in mezzo a voi chi voglia custodirla, chi
voglia accoglierla.
Sopra chi la accolga, sopra quei fratelli che il Signore
abbia già destinato, su chi è predestinato a questa parola. Essa
scenderà come una colomba, li prenderà come una realtà e resterà
custodita in loro.
Questa Parola, proclamata qui, va cercando chi voglia
custodirla, chi voglia accoglierla. Colui che accoglie questa
Parola la accolga con gioia ed allegria, la accolga come una
promessa, come una Parola profetica, come una Parola di Dio.
Proprio perché è Parola di Dio è Parola profetica. Compie sempre
ciò che annuncia. Questa Parola annuncia una cosa: che si
compirà in voi. Siete stati eletti da Dio per essere depositari
di questa Parola, perché questa Parola vi porti fino al Suo
compimento, vi conduca realmente alla sua realizzazione. Come in
Maria, la quale poiché ha accolto la Parola, l'annuncio
dell'angelo ed ha creduto in lui, questa Parola ha cominciato
immediatamente a realizzarsi in lei.
Non ascoltate questa parola come una legge, come qualcosa
che ci scandalizza; e dalla quale ci dobbiamo difendere o
cercare di adeguarla alla nostra situazione concreta, ma
accoglietela ben disposti, in tutta la sua freschezza, in tutta
la sua bellezza, in tutta la sua meraviglia, senza toccarla
senza adulterarla. Accoglietela come una buona notizia. Perché
questa Parola è la fotografia di Gesù Cristo risorto in voi. Ma
questo Gesù Cristo inviato dal Padre e resuscitato dalla morte,
al quale è stato dato lo Spirito Santo che rinnoverà la terra,
bisogna crederlo, accoglierlo. Colui che crede che Dio può
trasformare il suo cuore e cambiare il suo cuore egoista ed
orgoglioso - che fa violenza a tutti quelli che non sono come
lui vuole e passa la vita dando pugni in faccia al prossimo - in
un cuore nuovo: che accolga questa parola. Questa Parola è per i
poveri, per i deboli, per i viziosi, per quelli che non hanno
forza di volon
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tà, per gli orgogliosi, per i peccatori, per te e per me.
Non crediate che questo sia utopico. Non è utopico che tu,a
chi ti chiede la giacca, darai anche i calzoni, anzi è vero che
glieli darai, se credi e accogli questa Parola.
E se non ci credi qui sei di troppo, non ci devi stare.
Perché l'unica cosa che noi affermiamo qui ora è che questo uomo
nuovo è l'unico che salva il mondo; è colui che finisce con le
guerre della terra, colui che non distrugge i bambini nel
Vietnam, colui che non lancia bombe al napalm, colui che ama
realmente ed autenticamente gli uomini, che ama il nemico, che
trasforma questo cosmo, che fa una vera, totale autentica
politica.
Perché è stato profetizzato che il Servo di Jahvé, Gesù
insegnerà la giustizia alle nazioni. Perché non crediamo che
possano esistere misticismi o religiosità e politica. Esiste una
sola realtà: un uomo nuovo che viene nel mondo a trasformare la
terra e a salvare il mondo.
Questo uomo nuovo è Gesù Cristo, nostro Signore, quel Gesù
di Nazareth che noi uomini abbiamo ucciso e Dio ha risuscitato
dai morti, ha elevato ed esaltato.
Questo è l'uomo nuovo che vi è promesso a voi che siete qui
e state per cominciare un cammino catecumenale, questo è l'uomo
nuovo che appare all'orizzonte per voi. E' un uomo verso il
quale noi tutti camminiamo. E' l'uomo che chi non lo possieda e
non realizzi le sue opere non può rinnovare il suo Battesimo.
Perché Gesù dice: senza di me non potete far nulla. E dice
anche : o con me o contro di me. Chi non raccoglie con me,
disperde. Siamo convinti, che solamente Gesù salva il mondo. Lui
che Dio ha esaltato e ha costituito Kirios di tutta la realtà,
di ogni potere di questo mondo. Questo Gesù ha ricevuto da Dio
ogni potere ed è stato costituito Signore di tutti i poteri,
principati, virtù, potestà e dominazioni. Sopra tutto ciò che in
questo mondo ha potere, Dio ha costituito Gesù Cristo come
Signore. Egli è la verità. Chi vede Gesù, vede Dio. San Paolo
dice: in Lui Dio stava riconciliando il mondo con Sé, perché
Egli è Dio.
Forse molti di voi che siete qui non volete accettare che
questo uomo sia Dio, che Egli sia la verità.Nemmeno parlarne!
Come? che debbo subire un'ingiustizia? Chi l'ha detto? Che
nessuno mi tocchi nulla!
Invece si fratello, se non accetti questo,qui sei di
troppo. Nessuno ti obbliga e ti comanda di stare qui. E neppure
ci preoccupa che ci sia molta gente. Bastano sette persone,
dieci, otto, tre, quelle che siano: nelle quali sia Gesù,
vivente e risorto, perché stiano segnando una pietra miliare,
una realtà nuova, stiamo facendo presente che il regno di Dio è
arrivato sulla terra. Il Regno di Dio
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è lì dove Cristo risorto regna, al di sopra dell'invidia, al di
sopra dell'orgoglio, dell'odio, al disopra degli interessi
esistenti del denaro. Ascolterete che non potete servire Dio e
il denaro perché non si può servire Dio e il Denaro perché non
si può servire due padroni. Vi si dirà come dovete pregare. Il
Sermone della Montagna è il grande sermone. E' il sermone più
grande che sia stato pronunciato nel mondo.
Dovete accettare infatti che amerete Dio più del denaro.
Nel primo scrutinio battesimale, tra alcuni anni, vi si dirà di
vendere i beni, E dovrete venderli tutti, perché se non li
venderete non potete entrare nel Regno, non potete entrare
neanche nel catecumenato. Adesso non avete forze, ma allora le
avrete, perché vi si darà lo Spirito Santo perché lo
facciate.Perché prenderemo il Vangelo sul serio. Fino adesso lo
abbiamo preso come per gioco, lo abbiamo ridotto ad andare a
messa. Ora si farà sul serio, perché prenderemo sul serio che
Gesù è risorto, che Dio ha guardato quest'uomo e lo ha inalzato
sopra a ogni cosa e l'ha costituito, nostro Signore. Egli gli ha
dato lo Spirito perché lo doni a noi. Lo ha fatto Spirito
vivificante capace di trasformarci tutti.
Termino dicendo a voi ciò che l'angelo ha annunciato a
Maria: un bimbo nascerà dentro di voi, un uomo nuovo. Sta
incominciando a nascere in voi il germe, il seme di una nuova
creatura. Una nuova creatura che è figlio di Dio. Questa nuova
creatura è colui che salva il mondo. Voi sarete i salvatori del
mondo. Trasformerete questa terra. A questo uomo nuovo, a questo
uomo che nascerà in voi, siete invitati tutti voi che siete qui.
Questo bambino nasce dal cielo, dall'alto. Non nasce dai vostri
pugni né dai vostri sforzi. Nasce dal frutto del sangue di Gesù,
sparso per i nostri peccati perché possano essere perdonati, e
possiamo ricevere là vita nuova, un nuovo Spirito, possiamo
ricevere la natura di Dio.
Ascoltiamo fratelli questo Sermone, questa parola che è
uscita dalla bocca di Dio, questa Parola che dà la Vita eterna.
Gesù dirà: non di solo pane vive l'uomo ma di ogni Parola
che esce dalla bocca di Dio. Questa Parola che è uscita dalla
bocca di Dio è vita è vita eterna per te.
(Lettura dei capitolo 5 - 6 - 7 di S. Matteo)
(Conviene che la Parola la proclami uno dei partecipanti
alla convivenza perché ci sembra che così abbia più forza.
Perciò cercate chi la possa proclamare bene e se è necessario
insegnateglielo un po', che lo faccia con autorità. Se non
trovate nessuno capace, fatelo uno di voi).
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