mercoledì 7 aprile 2010
O R I E N T A M E N T I ALLE EQUIPE DEI CATECHISTI PER LA FASE DI CONVERSIONE 7
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ci è proibito. Quando in realtà Il peccato è una disgrazia, è un
cancro, che reca danno alla persona che lo fa. Non è che tu
manchi ad una legge astratta, è che entri nella morte. Dio ha
detto ad Adamo di non peccare non perché ciò dia fastidio a Dio,
ma perchè se Adamo pecca muore, e Dio non vuole che Adamo muoia.
Però Adamo pecca e muore. Rompe il piano di Dio che era
stabilito per lui e la sua vita si trasforma in un inferno. Il
lavoro diventa qualcosa di insopportabile e per la donna l'avere
figli qualcosa di molto doloroso, appare l'egoismo, ecc. Ossia
bisogna far presente che c'è qui un altro concetto di peccato.
Ed è molto difficile far passare la gente che si ha davanti da
un concetto di peccato ad un altro. La gente crede che il
peccato sia una cosa buona, che a te piace, ma che non ti
lasciano fare perché offende Dio. Ed è chiaro, in questo senso,
che colui che pecca molto in questo mondo se la spassa
benissimo, ma poi gli daranno un castigo... Ma intanto il bene
che si è goduto qui non glielo toqlie nessuno, con tre amanti e
di orgia in orgia.
Così pensa la gente. Questo concetto di peccato è
antibiblico. La gente la pensa come la regina di un
racconto, che gustando un gelato diceva: Mangiare un gelato
è meraviglioso ma se fosse peccato allora sarebbe ancora
meglio, perchè avrebbe ancora più attrattiva ....
Il peccato è un male per chi lo commette, poichè fa entrare
nella morte.
(Carmen)
Il peccato rompe il piano di salvezza che Dio ha per il
mondo, che è la Chiesa. In questo senso il cristiano che pecca,
pecca sempre contro la Chiesa. Ma non nel senso ontologico dei
vasi comunicanti, come molti dicono, che il male cioè si estende
a tutto il mondo, bensì nel senso sacramentale.
(Kiko)
Seconda domanda: In quali atti della tua vita quotidiana
manifesti maggiormente il tuo individualismo?
Con questa domanda vogliamo che la gente mediti un po'
sopra se stessa. La gente normalmente dice cose generiche e
nessuno concretizza. Per cui bisogna chiedere loro che
concretizzino: in quali atti...... E così si riconoscono
peccatori in qualche modo. Ciò è importante in vista della
celebrazione penitenziale che si farà la prossima volta.
Bisogna vedere se la gente si considera peccatrice. Nella
domanda si dice individualismo nel senso di egoismo, nel senso
di pensare solo a noi stessi, senza che gli altri entrino per
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nulla nei nostri mani. Con questa domanda la gente si situa un
po' di fronte al proprio peccato.
Se chiedessimo quali grandi peccati fai... nessuno direbbe
nulla. Al contrario, invece, in questo modo possiamo scoprire
che siamo egoisti in tutto, nel mangiare, nel lavorare, nei
divertimenti, ecc. Arrivi a casa tua e ti metti a vedere la
televisione e a leggere il giornale senza badare a tua moglie.
Tu sempre per primo. Costantemente abbiamo un atteggiamento
individualista che dimostra che noi, ad un livello profondo,
esistiamo solo per noi stessi e consideriamo gli altri al nostro
servizio personale.
Terza domanda: Pensa se consideri la confessione in modo
individualista. Vai a purificarti tu da solo?
Quante volte nel peccare hai temuto le sue
conseguenze sugli altri e specialmente sulla
comunità?
La gente normalmente risponde con molta sincerità e dice:
mi sono sempre confessato individualmente, non ho mai temuto le
sue conseguenze negli altri. Quanto alla comunità... non la vedo
da nessuna parte...
Questo questionario è una catechesi, perchè vuole
insegnare, dare qualche cosa. Le stesse domande stanno già
insegnando qualche cosa. La domanda stessa dice alla gente che
la confessione non deve essere solo un atto individuale.
Succede una cosa molto interessante: sempre la gente, anche
quella che sente maggiormente il senso comunitario e sociale, al
momento di confessarsi si trova con l'idea di purificarsi da
soli, perchè della confessione abbiamo fatto un atto molto di
religiosità naturale, nel senso che quello che ci interessa è la
nostra tranquillità di coscienza. Ti vai a confessare realmente
pensando che con il tuo peccato stai distruggendo la tua
comunità, la Chiesa, gli altri, o ti vai a confessare macchiato,
non tranquillo, perchè se no non vai sereno al cinema? Non
c'entrano per nulla?
Dobbiamo intonare tutti un mea culpa generale. Perchè
abbiamo timore per la nostra salvezza personale, abbiamo paura.
E confessandoti ritorni tranquillo.
La confessione individuale privata ci ha segnato in questo
senso. Forse ora alle comunità viene molta gente che mai si è
confessata e a cui mai è parsa bene la confessione? Rispetto a
questo, è gente molto più genuina, non vaccinata.
(Carmen)
A volte la confessione "del giorno", cioè che ti confessi
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di quanto hai fatto nel giorno e poi resti pulito, ti porta a
questo senso magico, a ignorare la tua situazione di fondo, di
peccato nella quale nasci. La confessione può trasformarsi in un
tranquillante passeggero che non ti porta ad una vera autentica
conversione. Questo è la cosa più disastrosa di questo tipo
penitenza magica: non facilitare nell'uomo una concezione del
peccato come situazione esistenziale ma semplicemente con una
serie i mancanze concrete rispetto ad una legge, mancanze di cui
ti pulisci con la confessione.
Spesso queste concessioni non hanno alcun potere di
conversione nella vita, nessuno noterà un beneficio sostanziale
perchè non c'è conversione. Così ti potrai accusare di avere
rubato, ma non cambierai mestiere. Mentre la concezione che
aveva la Chiesa primitiva riguardo alla penitenza e alla
situazione di peccato era radicale: la gente cambiava perfino di
lavoro e di quanto era necessario. Incideva veramente nella
vita.
La legge che nel Levitico è ciò che denuncia l'uomo di
peccato e si trasforma così in mezzo di santificazione restando
innalzata, qui, in questo tipo di confessione tranquillizzante,
in cui ti accusi dettagliatamente di un peccato, invece di
servirti per riconoscerti peccatore ti serve per il tuo
perfezionismo personale.
(Kiko)
Non imbarcatevi per nulla in questo discorso parlando con
la gente perchè creereste un mucchio di problemi. Non mettetevi
nella questione della confessione perchè la gente reagisce come
sé steste facendogli del male. Perchè siamo tutti immobilisti.
Crediamo che la religione non sia vera se Dio ha permesso sbagli
ed errori. Noi può darsi che siamo un po' più esperti in questo,
ma la gente pensa che lo stesso confessionale lo ha inventato
Gesù Cristo......
(Carmen)
Che tu commetta dei peccati, Dio lo permette per scoprire
la tua realtà. Come i foruncoli che appaiono e ti dicono che
dentro c'è qualche cosa che va male. Questa è la parte positiva
del peccato. E per questo c'era la legge, per manifestare il
peccato.
(Kiko)
Quarta domanda: Fino a che punto per te il presbitero che ti
assolve rappresenta la comunità?
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La gente dice che non l'ha mai pensato. Crediamo che il
presbitero rappresenti Dio o Gesù Cristo solamente. Ma la
comunità... Quale comunità?
Allora spiego un po' parlando della Chiesa primitiva.
Quando un fratello mancava gravemente e pubblicamente, non
solamente feriva se stesso, ma tutta la comunità, in quanto che
la comunità è segno davanti al mondo. Allora la comunità lo
escludeva per un certo tempo per chiamarlo a conversione e lo
mandava a fare penitenza e digiunare. Questo si capisce molto
bene nel catecumenato in cui noi, a nome della Chiesa, vi stiamo
gestando, vi insegnamo a pregare, digiunare, e vi chiediamo
segni di conversione. Quando un fratello si accorgeva di essere
stato capace di distruggere il battesimo peccando gravemente -
dopo che gli si era dato potere per non peccare, per mezzo dello
Spirito Santo, dopo che era entrato realmente in metànoia -
allora questo fratello era escluso dalla comunità e digiunava,
smetteva di fumare o di mangiare, o stava tre notti senza
dormire per siqnificare che chiedeva la misericordia di Dio e
pregava il Signore perchè avesse pietà di lui.
La tradizione teologica dice che dopo il battesimo per
arrivare a commettere un peccato grave bisogna aver commesso
prima molti peccati veniali, bisogna aver abbandonato la
preghiera da molto tempo, aver abbandonato molte cose. Perchè
Dio è molto paziente, ma c'è qualcosa che si chiama: colmare la
misura dei peccati. Perchè Dio chiama sempre a conversione. Ma
c'è una misura dei peccati nella quale ti sei posto, una
situazione tale da essere sul punto di morire eternamente. E
allora ti fa venire una malattia, permette che ti innamori della
moglie di un altro, o permette che tu cada perchè ti ama e vuole
toglierti dalla situazione in cui ti sei posto chiamandoti a
conversione.
Dico tutto questo perché incominci a rendere grazie a Dio,
se non hai ucciso nessuno, perchè non sei migliore di alcun
assassino. E se Dio permette che un fratello della comunità si
ubriachi o uccida qualcuno o faccia altre cose simili, forse è
perchè Dio sta insegnando a tutta la comunità la misericordia
che Egli ha con tutti. Questo lo dice S. Paolo. E costui sarà il
testimonio perchè gli altri apprezzino l'amore di Dio. O che
credete che se voi non peccate è per la vostra bravura? Per i
vostri pugni chiusi non peccate? Attenti!
Il principio della sapienza è il timore di Dio. E benedetto
timore se lo avete. Ve lo dico per la mia stessa esperienza.
Quando vedo che mi trovo in una situazione di tentazione:
mi metto a tremare e chiedo al Signore che abbia pietà di me,
perchè non do neanche una lira per la mia vita. Poichè il
Signore
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può alzare la sua mano dalla mia testa per chiamarmi a
conversione. Perchè la stessa cosa che fa la comunità con questo
fratello, è quello che Dio fa con tutti gli uomini per chiamarli
a conversione.
Dio permette che uno discenda e cada e veda la sua vita
rovinata, drogato, o altro di simile. Dio permette che cada. Che
nessuno pensi che la vita di un peccatore è una meraviglia. Per
questo Gesù ha tanta misericordia per i peccatori e per questo
bisogna pregare molto per loro.
Bene, questa è una parentesi.
Quest'uomo, dicevo, è chiamato a conversione mediante
l'esclusione dalla comunità. Da qui viene il mercoledì delle
ceneri, che era il giorno in cui si imponeva la cenere ai
penitenti e non si potevano lavare nè fare il bagno in segno di
penitenza.
Anche l'uso d'inginocchiarsi, in chiesa, viene dall'ordine
dei penitenti. Mai nella Chiesa si stava in ginocchio. Isaia
diceva: "Vedo un popolo in piedi". Stare in piedi davanti al
Signore vuole dire che non cadi, che il Signore ti sostiene; e
la posizione di risorto è in piedi. Già Israele pregava in piedi
con le mani estese. Per questo dice il Signore che i farisei
pregavano in piedi, bene in vista perché tutti li vedessero.
Invece i penitenti stavano in ginocchio in segno di penitenza.
Ma tutto questo perchè lo dico? Perchè comprendiate adesso
e sappiate rispondere qualora la gente dica: perchè mi devo
confessare ad un uomo? Perchè devo dire i miei peccati ad un
uomo e non direttamente a Dio?
(Carmen)
La crisi della confessione di oggi nasce già da questo
senso individuale del peccatoLa prima crisi che hanno presentato
i protestanti è questa. Se del peccato abbiamo un concetto così
individuale di "io e Dio" perchè deve trovarsi in mezzo un'altra
persona? Dio mi perdona direttamente. Questo avviene perchè si è
perso già la base della comunità, che sostiene il senso della
penitenza.
(Kiko)
Quindi, quando questo tale aveva già fatto un tempo di
penitenza, aveva dato segni di conversione, il Giovedì Santo il
vescovo, responsabile della comunità, o il presbitero, testa
della comunità, lo introduceva di nuovo nell'assemblea. Questo è
un segno del sacramento della penitenza: introdurre il fratello,
confermare che è convertito. E questo lo fa sempre il Vescowww.
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vo che é colui che ha il carisma di discernere. In questo senso
si vede perfettamente come il Vescovo, o ,il presbitero,
rappresenta la comunità in questo segno di ricevere di nuovo il
fratello confermandone la conversione interiore.
Questo si capisce molto bene nel catecumenato. Perchè ti
puoi credere molto cristiano, ma può arrivare il tuo catechista
in nome del vescovo e dire che tu di cristiano non hai proprio
nulla. Tuttavia tu puoi crederti cristiano di prima fila. E se
il tuo catechista non vede che tu dai segni di cristianesimo, tu
non passi, perchè è lui che ha, in nome del vescovo, il carisma
di discernere gli spiriti.
Allora il vescovo in nome della comunità accoglieva i
penitenti che davano veri segni ci conversione. Questo gesto è
veramente meraviglioso. Vai a casa di una persona e ti apre la
domestica. Allora è un segno di deferenza e di amore che il capo
della casa in persona venga alla porta a riceverti. Siccome la
Chiesa ha un tremendo amore per i peccatori, il vescovo in nome
della comunità va ad accogliere questa persona e farla alzare
con viscere di misericordia e a introdurla alla Mensa del
Signore, alla mensa celestiale. E la riceve in nome di tutta la
comunità.
In questo questionario conviene anche dire che così come
l'Eucarestia è molto rinnovata, la penitenza invece è ancora in
studio; la Chiesa però vuole già recuperare alcune cose. Questo
segno che abbiamo oggi della penitenza è molto individualista,
non esprime bene quello che è il sacramento della conversione,,
e allora la Chiesa vuole recuperare un po' l'assemblea, la
Parola di Dio, recuperare la comunità.
Vedete che il presbitero non rappresenta solamente Gesù
Cristo, perchè Gesù è rappresentato da tutto il corpo che è la
Chiesa. Il vescovo o il presbitero rappresentano non solo Gesù
Cristo ma tutta la Chiesa, la comunità. Per questo il vescovo è
colui che in nome della Chiesa accoglie chi entra.
Questo oggi non si vede molto come segno.
Quinta domanda: Fino a che punto la confessione mostra il
segno di una comunità che cammina in costante
conversione sotto l'impulso dello Spirito Santo?
Dovete spiegare un po' come con Costantino sono entrate
nella chiesa le masse, perdendosi in esse un po' del senso della
comunità, non si vede più una comunità che cammina in costante
conversione per gli impulsi dello Spirito. Vediamo così persone
che peccano individualmente, che sono assolte individualmente e
vanno poi a comunicarsi. Ma tutta una comunità in conversiowww.
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ne, che si riconosce peccatrice, non la vediamo.
(La sesta e la settima domanda a volte non le faccio perchè
non c'è più tempo, ma le vediamo ugualmente brevemente)
Sesta domanda: Credi che i cristiani che conosci abbiano il senso
del mutuo perdono nella loro vita di ogni giorno,
nella famiglia, con i vicini, nella politica, nel
lavoro?... Se credi di no, non ti pare che il
perdono sacramentale si mostri senza senso?
Normalmente qui la gente dice che non vede questo mutuo
senso del perdono, tra i cristiani. Pertanto ha senso la seconda
parte della domanda. Qui però non ci riferiremo al perdono
sacramentale quanto alla sua efficacia in noi (sempre è efficace
in sè). Se non si spiega questo si alzerà sempre un guerrigliero
che dirà: il sacramento è sempre efficace. Non si tratta di
questo ma del fatto che se tu che hai ricevuto il perdono, non
perdoni gli altri, sembra che il perdono che hai ricevuto è solo
un gioco. Ma: non ti pare allora che il segno della confessione
per coloro che non sono cristiani apparirà come una pantomima?
Questo lo dice il mondo. Supponi che tua moglie si sia
confessata oggi e in casa non ti parli. Un marito, un uomo che
non va a messa, immaginati cosa penserà del perdono che sua
moglie ha ricevuto. E questo succede spessissimo. La gente va a
confessarsi e a comunicarsi e poi...: "qui ci sono cose che non
si possono tollerare", "che impari" ....". La gente ha una
alienazione così totale ......
Settima domanda: Come pensi che si presenti agli altri il tuo
comportamento cristiano: intransigente,
farisaico, classista, moralista?
Se avete tempo spiegate il fatto del perdono come segno. Un
uomo che è fuori della Chiesa, come si renderà conto che Dio
perdona i suoi peccati? Mediante la comunità ecclesiale che ha
davanti, che è il segno di Gesù Cristo per gli uomini, è essa
che lo perdona concretamente. Se voi non perdonate nel vostro
lavoro, nella famiglia, me la rido del cristianesimo che avete.
E' tutta una farsa e la comunità non serve a nulla.
CONCLUSIONE
Se tu che sei la Chiesa non perdoni, come crederanno gli
altri che la Chiesa perdona? La Chiesa è una comunità
penitenziale, una comunità penitenziale che non si converte una
volta per sempre. In questo camminare è importantissima la
penitenza.
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L'uomo di oggi accetterà difficilmente la penitenza se il
cristiano appare come il rappresentante di una comunità
puritana, di una comunità installata nella sua pretesa
conversione, arrivata una volta per sempre. La Chiesa non
fabbrica il perdono, esso viene da Dio. La Chiesa riconoscendo i
propri peccati e le proprie debolezze farà vedere la forza di
Dio che si comunica attraverso di lei.
Questa conclusione si riferisce al fatto che la Chiesa è
una comunità in continua metànoia, in conversione, in marcia. La
Chiesa è una comunità in cammino; sempre in movimento verso Dio,
guardando Dio, accompagnati dalla luce di Cristo, la luce
radiosa del volto del Padre, che è la Croce. Così chiamavano la
Croce di Gesù i primi cristiani: la luce radiosa del volto del
Padre.
Perchè c'è un tipo di cristianesimo - io stesso vi ho
appartenuto - in cui uno si crede cristiano convertito, un San
Luigi Gonzaga per sempre. E allora viene quell'atteggiamento:
"prima morire che peccare" .... E cose di questo tipo che non
sono capite nel loro giusto senso. E' un tipo di cristianesimo
in cui ciò che é fondamentale è essere in grazia di Dio, in
senso statico, e cercare di non perdere questa grazia, di
perseverare. La grazia si intende come una cosa, che non si sa
molto bene cosa sia, ma che è qualche cosa che si ha dentro e
che bisogna morire con essa per non perderla mai.
Poi ho capito che vivere in grazia è vivere nella gratuità
di Dio che ti sta perdonando con il suo amore, e credere in
questo perdono e in questo amore costante di Dio.
Quel tipo di cristianesimo colpisce molto, perchè uno si
presenta come perfetto e come sublime. Invece è il contrario del
cristianesimo, perchè i cristiani non sono perfetti, ma sono
illuminati sulla propria realtà profonda, sanno di essere
peccatori davvero ed hanno sperimentato in questo peccato la
misericordia di Dio che perdona e dà una vita nuova frutto della
sua grazia.
Se non è così vuol dire allora che abbiamo strumentalizzato
la religione per costruire noi stessi. E state attenti perchè
questo si chiama trionfalismo della Chiesa ed è sempre
equivalente al fariseismo.
In fondo che siamo tutti noi? Dei peccatori e dei
disgraziati. Ma a volte ci presentiamo con un trionfalismo che
disturba gli altri. Possiamo essere salvati dal trionfalismo che
è qualche cosa di goffo - una insincerità di fondo, interiore,
un cercare di apparire quello che non si è - quando Dio ci
illumina e ci fa vedere noi stessi nella verità, ci fa conoscere
noi stessi nella nostra realtà profonda di peccato.
I preti si sono presentati molte volte come impeccabili e
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sembrava che il loro peccato scandalizzasse. Ed era vero perché
avevano quella mentalità. Siamo tutti molto bugiardi proprio
perché crediamo che la gente non ci ami se conosce la nostra
vera realtà.
Vi dirò una cosa che dissero a me: la gente ti ama di più
per le tue debolezze che per le tue virtù. Questo lo
sperimenterai nella tua vita.
(Carmen)
La gente non capirà nulla; ma non preoccupatevi
assolutamente. Non cercate di convincerli dicendo loro le cose
che abbiamo detto prima sulla penitenza. Ve l'ho dette perché le
abbiate di fondo, perché quando vi interroghino possiate
chiarire meglio, ma non cercate di convincere nessuno.
L'unica cosa che dovete fare fortemente è la parte
kerygmatica chiamandoli a conversione. In questo momento stesso
che siamo riuniti parlando di queste cose, Dio appare chiamando
noi stessi per primi a conversione.
Voi stessi siete per la gente un dono perché li chiamate a
conversione. Perciò vi dico: PREDICATE LA CONVERSIONE. Poiché
avete annunciato Gesù Cristo ed in suo nome chiamate a
conversione.
Convertitevi! diranno sempre ali apostoli dopo aver
annunciato il Kerygma. Che non è esigere nulla da nessuno, ma è
offrire loro il cammino e la luce.
Per questo non dovete esigere nulla, ma essere coscienti
che con voi viene lo Spirito Santo che illuminerà loro il
cammino della conversione. Siete un dono di Dio per la gente,
poiché siete strumenti della luce che li chiama a conversione
perché illumina i loro cammini tortuosi e apre loro un cammino
di conversione a Dio. Dite loro: Venite qui:
Il giorno seguente avrete la celebrazione penitenziale, che
è il rito in cui riceveranno la conversione, più che capire
tutto ciò che si è detto: perché lì vedranno la comunità, il
perdono. Abbiamo esperienza che la gente comprende nella
celebrazione molto meglio che nel questionario che cosa è il
sacramento della penitenza.
Ricordo una donna di Canillejas, che comprese all'abbraccio
di pace quello che era il perdono ed andò al suo paese a
chiedere perdono ad alcuni parenti con cui non parlava da 25
anni per fatti molto gravi del tempo della guerra e che mai
aveva perdonato. Ossia che si danno casi in cui questa
celebrazione cala profondamente nell'esistenza della gente.
Ricordo ragazzi dl Roma che dicevano che il primo abbraccio
di pace lo ricevettero meccanicamente, ma che poi si videro avwww.
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volti da una moltitudine di gente che dava loro l'abbraccio di
pace e che diede loro veramente la pace. Ed essi che si erano
sentiti al di fuori per tutta la liturgia, in quel momento
ricevettero la pace.
Voglio dire con questo che il sacramento si realizza
veramente e a Parola di conversione che annuncerete loro, sarà
nella fede che non siete voi, ma che Gesù Cristo che annuncia al
mondo la conversione e i perdono de peccati.
Questo perdono si esplicita in una festa. La confessione
individuale aveva perso questo senso della festa, perché
l'allegria non si può esprimere individualmente. Per questo
nella comunità sorgono in seguito l'agape e la festa come
espressione dell'aver ricevuto il perdono e peccati.
(Kiko)
Dovete parlare un po' alla gente dell'agape, ricordando un
po' la parabola del Figliol Prodiqo, in cui c'è un banchetto per
celebrare il ritorno del figlio.
Dite alla gente di portare del vino e qualche cosa da
mangiare.
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DECIMO GIORNO
CELEBRAZIONE PENITENZIALE
(Kiko)
Prima di tutto si devono provare i canti della celebrazione
con la gente. Nel frattempo gli latri dell'equipe possono il
posto, in cui si farà la celebrazione ed il luogo preparare in
cui si terrà l'agape.
Cercate lettori. Se non trovate chi possa proclamare bene
la Parola leggete voi dell'equipe le letture. Ma bene: forte,
adagio, proclamando la Parola con autorità nell'assemblea. Se
non leggete bene rovinate la celebrazione, perché le letture
sono lunghe e la gente si stanca e non ascolta.
La celebrazione fatela se possibile nella Chiesa collocando
i banchi in assemblea, in forma esagonale od ottagonale,
lasciando uno spazio al centro in cui si colloca da una parte il
leggio e dall'altra una croce astile. Il crocefisso è importante
perché la seconda lettura fa riferimento al serpente di bronzo
innalzato. A me piacciono le croci di bronzo da processione
perché in esse si vede meglio il parallelismo. Che non t capiti
di fare la celebrazione con i banchi schierati a
battaglione..... I presbiteri stiano tutti assieme al loro posto
rivestiti di alba e stola, il presidente con piviale viola.
Curate questi particolari che influiscono molto sulla forma
delle celebrazioni della comunità, dopo la prima fase di
conversione, dopo le catechesi. Sono tutti segni di cui è bene
tenere conto.
Cercate un tappeto se
possibile, da porre al centro.
Occorre spiegare bene ai
presbiteri, prima di iniziare,
il senso della celebrazione.
Per questo è conveniente che
questa celebrazione la
prepariate con il parroco o con
il prete che avete più vicino,
cosicché poi sia egli stesso a
dire agli altri preti le cose
concrete della celebrazione.
Perché forse a voi i preti non
danno retta. Invece se il
parroco lo avete istruito bene
avete il terreno ben preparato
perché egli stesso spieghi come
si han da fare le cose e
perché. Per quanto riguarda la celebrazione, essa si deve
svolgere con unità conforme al nuovo rituale del sacramento
della
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penitenza. Vi conviene trovare diversi preti affinché la
confessione privata sia più rapida possibile e più libera.Dite
ai preti che concretizzino l'assoluzione secondo il nuovo
rituale approvato dalla riforma del sacramento della penitenza.
Dopo aver confessato stando in piedi per l'assoluzione si
fa inginocchiare colui che si confessa concludendo l'assoluzione
con l'imposizione di entrambe le mani sul capo del penitente.
L'imposizione delle mani per il perdono lo faceva già la Chiesa
primitiva.
D Dite anche che non si allunghino a fare direzione spirituale.
Se qualche persona ha dei problemi particolari, le si dica
di risolverli dopo la celebrazione. Che i sacerdoti esercitino
la propria missione amministrando il sacramento in forma breve
ed affettuosa, esaltando la misericordia di Dio così come, la
rigenerazione e la santificazione ottenute dalla morte e
resurrezione di Gesù Cristo.
Al momento delle confessioni i sacerdoti si pongano
davanti, all'interno dell'assemblea,perché si veda meglio il
segno del rito. Si pongano di spalle fra di loro volgendo il
volto alla assemblea (come in figura). Il presidente invece non
si muova da suo posto. Niente confessioni al confessionale o in
un angolo perché altrimenti si perde il segno. Si invitino anche
i presbiteri a confessarsi fra di loro all'inizio delle
confessioni. E' un segno forte per la gente.
Questa celebrazione in fondo è una catechesi mistagogica,
ossia, potete farla ripartendo il lavoro nell'equipe oppure che
uno solo faccia tutte le ammonizioni e le introduzioni ai canti.
Come vi sembrerà meglio, è però importante che si faccia molto
bene, con la convinzione che Cristo passerà attraverso questo
sacramento per darci la vita e porci in un cammino di
conversione. Perché questa celebrazione pone le persone in
cammino verso le acque di rigenerazione dei Battesimo, affinché
il loro Battesimo si realizzi in pienezza.
Tanto le ammonizioni, così come le introduzioni al canto
sono uno spezzare il pane della Parola per l'assemblea.
Preparatele bene. Fatele con forza e kerigmaticamente. Pregate
perché Dia vi mandi lo Spirito Santo perché lo facciate
profeticamente.
Il rito penitenziale sarà in fondo una orazione comunitaria
espressione di una Chiesa in conversione. Manteniamo la
confessione individuale perché si deve conservare e inoltre
perché ha il suo valore.
In questa celebrazione si pone in primo piano la Parola di
Dio che chiama alla conversione. Recuperiamo la comunità,
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l'Assemblea, in cui tutti insieme in cammino cominciamo ad
entrare in una liturgia di conversione che è stata preparata da
alcune catechesi in cui si è annunciato l'Amore di Dio e il per
dono dei peccati. Ora si realizzerà tutto questo in un
sacramento, perché Dio ci dà il potere non solo di annunciare il
per dono, ma anche di darlo, di comunicarlo, di trasmetterlo
attraverso un segno.
Nell'ammonizione ambientale è fondamentale dire che il
Mistero di Pasqua di Gesù si fa presente in questa celebrazione
per perdonare i peccati. In colui che attraverso questo rito si
confessi peccatore lasciandosi giudicare dalla Parola e creda
che Dio ha potere di risuscitarlo ora, di dargli il perdono,
questo si compie.
(Carmen)
La forza di questa celebrazione è che si chiama la gente a
conversione, anche se non si confessa nessuno particolarmente.
Perché stiamo vivendo un tempo misto in cui la penitenza è
abbastanza ricoperta e rivestita e non la si comprende molto
bene. Questa celebrazione però deve essere una chiamata a
conversione, che ponga la gente nel cammino della conversione.
L'assoluzione e il perdono possono venire più tardi, come
succedeva nell'istituzione penitenziale della Chiesa primitiva.
Non mettete troppa forza nel dire: "Questa notte vi si
perdonano i peccati" perché altrimenti si corre il pericolo che
la gente si confessi magicamente, come lo ha fatto tutta la
vita. Anche se sicuramente farà così.
LA FORZA E' NELLA PAROLA DI DIO CHE CHIAMA A CONVERSIONE LA
GENTE E GLI PRESENTA DAVANTI UN CAMMINO PENITENZIALE IN CUI
GIUNGERE VERAMENTE A SPERIMENTARE LA SALVEZZA E IL PERDONO DEI
PECCATI. QUESTO CAMMINO E' IL CATECUMENATO, CHE E' UN CAMMINO
LUNGO DI CONVERSIONE VERSO LE ACQUE DEL BATTESIMO.
(Da qui in poi si seguono le registrazioni della celebrazione
penitenziale nella Parrocchia di S. Maria Ausiliatrice di
Barcellona).
AMMONIZIONE AMBIENTALE
Dopo queste prime catechesi, il penultimo giorno ho
annunciato a voi il Kerygma, la buona notizia che tutti i vostri
peccati sono perdonati Dio ha fatto un giudizio sopra i nostri
peccati, sopra i nostri furti, sopra i nostri adulteri, sopra
tutta la nostra situazione di peccato e il giudizio è stato la
misericordia. Ma adesso, fratelli, appare un secondo giudizio:
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ed è accettare o no questa misericordia.
Accettare questa misericordia significa in primo luogo
accettare che siamo peccatori, che siamo nell'errore e che
andiamo per cammini tortuosi. Se riconosciamo il nostro peccato
Gesù Cristo viene questa notte, attraverso i presbiteri della
sua Chiesa, a concederci il perdono.
La morte di Gesù Cristo sulla Croce per i nostri peccati si
farà presente qui per perdonarci. E Gesù Cristo resuscitato,
presente oggi nella sua Chiesa, ci offre attraverso un segno,
gratuitamente, un cammino di conversione per il perdono dei
nostri peccati.
Sono qui fratelli, che Gesù Cristo attraverso il tempo
continua vivo e presente nella sua Chiesa ad offrirci
gratuitamente il perdono, continua a fare presente nel mondo
l'amore immenso di Dio.
Perciò, fratelli, cominciamo la nostra celebrazione della
conversione. Gesù Cristo, qui presente, manifestazione massima
del volto del Padre, appare questa notte dandoci la possibilità
della conversione. E' la Parola di Dio, proclamata questa notte
in assemblea che ci chiama a conversione: denuncia il nostro
peccato e ci invita a non avere paura, mostrandoci Gesù Cristo
che ci ama e ci perdona ed è disposto a darci uno Spirito nuovo
capace di non peccare se crediamo in Lui.
Questa notte il Mistero di Pasqua di Gesù Cristo si fa
presente qui aprendoci un cammino di conversione per passare
dalla nostra situazione di morte a causa del peccato, alla Vita
Eterna.
Poniamoci in piedi per accogliere i presbiteri e cantiamo.
CANTO D'INGRESSO: Verso te o città santa
SALUTO DEL PRESIDENTE ED INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
AMMONIZIONE ALLA PRIMA LETTURA
Fratelli, la prima lettura che sarà proclamata in mezzo a
questa assemblea è dal libro del Genesi. Forse noi, fratelli,
non siamo molto abituati ad ascoltare. Dobbiamo cominciare un
cammino per recuperare l'assemblea cristiana. Un cammino verso
il popolo di Dio che è un popolo dell'ascolto, un popolo che si
riunisce a cantare salmi al Signore, ad ascoltare la sua Parola,
a pregare, senza fretta, convinti che veramente Gesù Cristo si
fa presente per salvarci, per perdonare, per resuscitare noi che
siamo qui. Cominciamo questo cammino verso il Padre per mezzo di
questa lettura in cui si fa presente l'esplicitazione del tuo
peccato e del mio.
Ascoltiamo il racconto del peccato di Adamo ed Eva. Non è
una storia passata. Questa Parola esplicita la tua realtà perché
Adamo ed Eva sei tu, Adamo ed Eva sono io oggi.
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PRIMA LETTURA: Genesi 3, 1-24
INTRODUZIONE AL CANTO
Fratelli: questa parola che è stata proclamata si compie
oggi ed ora in mezzo a noi. Dicevo al principio che Adamo ed Eva
siamo tu ed io, perché come Adamo tu ed io abbiamo ascoltato un
giorno la catechesi del maligno che ci ha detto: forse che non
puoi mangiare di nessun albero del paradiso? Il maligno ci ha
fatto vedere che in fondo se non possiamo fare una cosa non
possiamo fare nulla, non siamo liberi, la legge ci limita. E
abbiamo pensato: ma è vero, questa cosa buona. E l'albero ci è
parso buono per acquistare sapienza. E abbiamo detto: perché Dio
non mi lascia fare questo se è buono e appetibile?
Abbiamo ascoltato che Eva ha detto al serpente: Dio ci ha
detto di non mangiare perché se mangiamo moriamo. Scopriamo qui,
fratelli, quello che dicevamo del peccato.
Guardate quello che dice la Bibbia del peccato: il peccato
non è qualche cosa che toglie a Dio la sua gloria. Il peccato ci
uccide. Chi compie il peccato muore. Per quiesto Dio non vuole
che pecchiamo, perché ci ama e sa cosa ci succederà.
In fondo peccare è sentirsi più intelligenti di Dio, è
valutare Dio meno che la tua ragione. E tu ed io, fratelli,
abbiamo mangiato e non abbiamo accettato che ci sia qualcuno al
di sopra della nostra ragione, qualcosa che noi non
comprendiamo. La verità per te e per me non è stato mai altro
che ciò che noi possiamo raggiungere e capire. Abbiamo bisogno
di camminare secondo la sicurezza che ci dà la nostra ragione.
E mangiando ci è successo lo stesso che ad Adamo: abbiamo
conosciuto la paura, abbiamo assaporato la morte, la morte
spirituale, la morte ontica, abbiamo conosciuto il male, la
separazione da Dio. E Dio è vita. Abbiamo assaporato la morte e
abbiamo cominciato ad avere paura. Il lavoro invece di essere
una meraviglia si è convertito per noi in sudore e fastidio. E
l'avere figli pure, come vediamo succede ad Eva. Tutto quello
che ci molesta si è trasformato nel simbolo della morte ontica,
della morte del nostro essere interiore. Questa è la nostra
situazione. Per questo non siamo felici. Per questo oggi hai
sofferto nel lavoro, perché il lavoro non è stato come tu
volevi. Perché quando le cose non vanno come le pensi tu, ti
distruggono e tu non vuoi morire. Nessuno di noi vuole morire.
Ma fratelli, qui è stata proclamata anche una Parola di
Salvezza. Qui abbiamo ascoltato che Dio ha detto: il Figlio
della donna ti schiaccerà la testa (al serpente). Nella
scrittura sappiamo che esiste una donna. Gesù alle nozze di Cana
chiama sua madre "Donna" e dalla Croce lo stesso.
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Fratelli: se qualcuno di voi che siete qui oggi è tenuto
schiavo dal timore che ha della morte, ecco qui che questa
parola di salvezza si compie oggi: perché il Figlio della Donna
viene a schiacciare la testa del serpente che si trova nel tuo
cuore.
Guardate fratelli, vi dirò una cosa. Ci sono tre forme di
essere nel mondo: due false e una vera. La prima è quella
dell'uomo che non vuole accettare la sua realtà di maledizione.
Abbiamo ascoltato che Dio dice: per tua colpa maledetta sarà la
terra: spine e cardi ti produrrà: lavorerai con fatica la terra,
con il sudore della tua fronte finché non ritornerai alla
polvere dalla quale sei stato formato: Il primo atteggiamento è
quello dell'uomo che non vuole accettare questa Parola di Dio.
Ma la Parola di Dio è profetica e pertanto si compie sempre. E
quest'uomo vedendo che è vero, che il mondo gli si fa ostile,
che il lavoro e la vita diventano un inferno, cerca di scappare
da questo mondo e si inventa i suoi mondi: si aliena. Ci sono
molti tipi di alienazioni. Anche la religione può essere un tipo
di alienazione, come la droga, l'alcool, il football. Con tutte
queste cose tu fuggi dal mondo e te ne fai uno tuo scappando
dalla famiglia, dal lavoro. E' l'uomo che non si incarna nella
sua realtà, perché non può sopportare che la terra sia
maledetta. Sono le persone che scappano rifugiandosi nello
sport, nel football, che tornando a casa non vogliono che la
moglie tiri fuori problemi, perché arrivano stanchi e di
problemi ne hanno già abbastanza.
La seconda forma è il contrario. E' quella di chi non
accettando la maledizione del mondo, non accetta neppure la sua
condizione di peccatore e vuole, cambiare il mondo con i suoi
pugni. Non accetta un mondo con il peccato, con le guerre, con i
vizi, ecc.; gli fa orrore e cerca di lottare per costruire un
mondo perfetto; costoro vogliono imporre il loro mondo a tutti.
Qui sono tutti i movimenti politici che volete. A costoro
bisognerebbe domandare: come vi piacerebbe questo mondo? Ti
piacerebbe che tutti gli uomini fossero bravi? Ti piacerebbe che
nessuno avesse fame? Se ci ponessimo sinceramente questa
domanda, vedremmo che il mondo che noi vorremmo è un mondo in
cui non c'è posto per la libertà, perché è un mondo in cui non
c'è posto per il peccato.
Hitler volle costruire il suo mondo: un mondo perfetto. Ma
è sempre un mondo in cui è necessaria una polizia ferrea,
carceri, ecc. perché non ci può essere il peccato. Perché il
peccato distrugge la società. E' chiaro! E' molto facile
ingannarsi.
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Ma c'è una terza posizione: ed è quella di coloro che
accolgono questa Parola proclamata e la fanno loro; accettano
che quello che Dio ha detto è la verità: che siamo peccatori,
che il mondo è maledetto a motivo del peccato degli uomini. E
accettando questa realtà continuano ad ascoltare questa Parola e
attendono che Dio venga a benedire la terra: Dio. Noi siamo qui
perché attendiamo che Dio mandi davvero il Messia in mezzo a noi
per trasformarci, per instaurare il suo Regno, un regno in cui
tutti gli uomini possano essere felici eternamente. Ma soltanto
Dio è colui che sa fare un regno nella Verità.
Non si può accettare questa salvezza però, se non si
accetta la propria realtà di peccato. Siamo peccatori. Per
questo, fratelli, facciamo sì che questa Parola giunga fino al
profondo di noi, ci raggiunga, ci situi e ci giudichi e diciamo,
dando gloria a Dio, che è vero che abbiamo voluto essere noi
Dio, che non accettiamo di obbedire a nessuno e che l'unica
legge è quella della nostra ragione. Riconosciamoci peccatori.
Cantiamo fratelli il Salmo 50: Misericordia mia,
misericordia Dio mio, per la tua immensa bontà abbi pietà di
noi.....
CANTO: Salmo 50
AMMONIZIONE ALLA SECONDA LETTURA
La seconda lettura, fratelli, è una lettura molto breve dal
libro dei Numeri. Racconta un passaggio della marcia del popolo
di Israele nel deserto. Sapete che Dio ha eletto un popolo per
sé. Quando Dio ha guardato al di sopra delle nazioni non ha
incontrato un popolo più miserabile. Nemmeno era un popolo,
erano un gruppo di schiavi in Egitto. A costoro ha detto: Voi
sarete il mio popolo. Inviò loro Mosé, fece prodigi con loro e
li tolse dalla schiavitù d'Egitto in cui erano obbligati a
lavorare come bestie facendo mattoni; aperse per loro il mare
sommergendovi tutti i suoi nemici; diede loro la manna. Ora li
sta guidando attraverso il deserto. Ma giunge il momento in cui
si ribellano contro Dio e peccano. Vediamo il peccato di questo
popolo perché è il nostro peccato.
SECONDA LETTURA: Numeri 21, 4-9
INTRODUZIONE AL CANTO
Nella prima lettura, fratelli, è uscito un serpente. Qui
pure esce un serpente. Anche questa parola fratelli si compie
oggi tra noi. E' una parola che esplicita la nostra realtà di
oggi.
Pensate a questo popolo che è stato strappato da Dio dalla
schiavitù d'Egitto. L'iniziativa è partita da Dio che ha
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detto a Mosè: va a liberare il mio popolo; perché Dio non può
vedere il popolo che soffre e si è messo in movimento, operando
prodigi in suo favore per liberarlo. Ha aperto il mare
sommergendovi i nemici che lo inseguivano. Li ha fatti camminare
per il deserto dando loro la manna. Ma giunge un momento in cui
questo popolo mormora contro Dio e contro Mosé dicendo: ma dove
andiamo per di qua? Se nel deserto si muore di fame e di sete:
qui noi moriamo tutti.
Si credevano più intelligenti di Dio. La ragione diceva
loro che nel deserto non sopravvive nessuno. Avevano già
dimenticato tutti i prodigi che Dio aveva fatto per loro.
Pensano che in fondo tutto quello che era accaduto loro è
casualità. Dicono: dov'è Dio? Perché non lo vedono. Si credono
più intelligenti di Dio, di bastare a se stessi.
E Dio che li ama invia loro piccoli serpenti in gran numero
che li mordevano, e morivano. Dio si era reso conto che si erano
messi in una posizione tale che la conversione era impossibile
per loro. Di nuovo avevano peccato dicendo che non c'era alcun
Dio. Essi sapevano molto bene che per il deserto non si va da
nessuna parte, perché si muore di fame e di sete. Allora Dio
attraverso questo fenomeno dei serpenti velenosi dice loro
questo: ma dove vai? Tu ti credi tanto intelligente e guarda che
non sei capace neppure di liberarti della morte che ti produce
un animaletto così piccolo .....
Così sarà successo anche a te: forse sarà stata una
malattia che ti ha ridimensionato. Dio permette certi fenomeni
per chiamarti a conversione, per ridimensionarti, perché forse
tu ti credi il re del mondo e hai bisogno di discendere al la
tua realtà vera.
Con questo avvenimento il popolo comprende che Dio gli sta
parlando. Questo popolo considera Dio causa prima di tutto ciò
che accade. Hanno compreso la lezione: moriamo se Dio non ci
aiuta: ci deve essere qualcuno superiore a noi.
Pensate una cosa: la morte ci incalza e la unica soluzione
che abbiamo è che esista qualcuno più forte della morte.
Allora il popolo va da Mosè e gli dice: abbiamo peccato
contro il cielo e contro di te; prega Dio perché ci liberi. Mosè
prega e Dio gli dice: innalza un legno e ponivi sopra un
serpente di bronzo; chi sia stato morso da un serpente se guarda
al serpente di bronzo guarirà.
Questo popolo che ha detto che non esiste alcun Dio, adesso
deve credere nella potenza di una Parola che Dio ha detto:
guardare un serpente di bronzo. Figuratevi che fesseria. Non
devono neppure prendere qualcosa o fare riti magici complicati.
Solo devono guardare. Chi soltanto crede in questa Parola e
guarda il serpente di bronzo guarisce.
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Bene fratelli, lo dicevo che questa Parola si compie qui in
mezzo noi perché anche noi siamo stati morsi da un serpente e
abbiamo peccato. E abbiamo sperimentato la morte e il veleno
della morte che è dentro di noi ci fa morire, fa si che la vita
che conduciamo non ci piaccia, che non siamo felici, fa si che
siamo accerchiati dalla morte di dentro e di fuori ed essa ci
porta alla corruzione.
Ma Dio questa notte ha avuto misericordia anche di noi.
Forse chissà anche voi come il popolo mormorate e dite: ma dove
andiamo con queste catechesi e queste celebrazioni? Che
stupidaggine!
Ma se vogliamo essere salvati dobbiamo in primo luogo
riconoscere il nostro peccato. Dio infatti ha avuto misericordia
ed ha innalzato anche qui un'asta con un serpente; ed è qui
(indicando il crocefisso).
Forse qualcuno si scandalizzerà e dirà: come ti azzardi a
chiamare serpente Gesù Cristo? Ebbene guardate fratelli, sapete
quello che vi dice la Parola? Se qui c'è qualche fratello che è
stato morso dal peccato, dal maligno, che gli ha fatto credere
che non esiste alcun Dio ed egli lo ha creduto - questo è il
peccato - sappia che il modo che ha per guarire dal peccato è
quello che dice la Parola: guardare Gesù Crocifisso per il tuo
peccato.
Gesù ha preso su di sè i nostri peccati e li ha infranti
contro la croce. Credi davvero che i tuoi peccati sono qui
crocifissi? Credi che Gesù li ha uccisi, che non hanno più
potere su di te? Oggi questa Parola ti invita a guardare Gesù e
a vedere che Egli è morto per i tuoi peccati. Egli è rinviato
del Padre per guarirti dai tuoi peccati.
(Carmen)
Nell'omelia della seconda lettura non crediate che il
guardare il Crocifisso sia qualcosa di magico: come guardare il
serpente di bronzo. E' riconoscerti peccatore e guardare da dove
giunge la salvezza per la tua situazione.
CANTO: la marcia è dura - oppure silenzio.
AMMONIZIONE ALLA TERZA LETTURA
La terza lettura fratelli, è dagli Atti degli Apostoli. In
essa ascolteremo il kerygma proclamato da S. Paolo per noi oggi.
S. Paolo arriva ad Antiochia e va alla chiesa di allora:
alla sinagoga. Ci va in giorno di sabato e si riunisce con loro.
Come è usanza nella sinagoga quando viene qualche ebreo e
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soprattutto nel caso di S. Paolo che era una specie di monaco,
era un fariseo, dopo aver letto la Toràh e aver fatto l'omelia
chiedono agli ospiti di parlare, se hanno da aggiungere qualche
parola di esortazione ai fratelli.
S. Paolo si alza, andava accompagnato da alcuni fratelli, e
annuncia il kerygma, incominciando dalla storia della salvezza.
E termina così questo kerygma che è oggi per noi:fate bene
attenzione fratelli che per mezzo di Lui vi è annunciato il
perdono dei peccati e la totale giustificazione che non poteste
ottenere dalla legge di Mosè; ma che ottiene per mezzo di Lui
chiunque creda.
S. Paolo ci predica oggi la santificazione, la
giustificazione per i meriti di Gesù, per il suo sangue, che ci
lava da ogni delitto e che può fare dell'uomo più peccatore un
giusto. Ascoltiamo questa Parola di Dio per noi oggi, che è il
Kerygma di nostro Signore Gesù Cristo.
TERZA LETTURA: Atti 13, 13-39
(La terza lettura si può accorciare nel modo seguente: Atti 13,
13-16; 26-39 saltando la storia della Salvezza. Dato che questa
lettura si fa anche nella celebrazione della Parola e lì si fa
intera).
INTRODUZIONE AL CANTO
Abbiamo ascoltato il kerygma di S. Paolo. Abbiamo ascoltato
morte, corruzione, risurrezione. Dice che in Lui, in Gesù si
compie la promessa fatta ad Abramo e a tutti i padri lungo la
storia della salvezza. Dio ha promesso una terra, una
discendenza, una benedizione. Ha promesso a Davide che non
avrebbe sperimentato la corruzione.
Tutto questo l'ha compiuto in Gesù, dato che Lui, fratelli,
è entrato veramente con la natura umana nella divinità, nella
Trinità. Ha raggiunto la trascendenza, è stato risuscitato da
Dio ed è entrato nella Terra Promessa.
Perché Egli non ha sperimentato la corruzione, perché il
peccato è stato perdonato, perché Egli ha assunto la nostra
natura. E in quanto uomo è stato resuscitato da Dio. Perché
essendo stato perdonato il peccato, essendo la morte lo
stipendio del peccato, la morte è stata vinta.
Per questo noi cristiani siamo chiamati alla resurrezione e
il battesimo ci innesta nella resurrezione di Gesù Cristo. In
Lui ci è data la garanzia della nostra risurrezione, nello
Spirito Santo.
Per questo: quale grande notizia possiamo annunciare? Dio
perdona i nostri peccati e col suo Spirito Santo ci fa santi,
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figli di Dio! E questo gratuitamente a chiunque riconosca e
creda che Gesù è l'inviato del Padre come suo Salvatore.
Dirà S. Paolo: O morte! Dov'è la tua vittoria? Dov'è il tuo
pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato,quello che
dà forza alla morte è il peccato. Quando uno si trova in peccato
e c'è un terremoto corre subito alla chiesa. Abbiamo molta
paura.
Cantiamo ora, fratelli, la nostra fede, la nostra allegria,
perché siamo chiamati a partecipare alla Vita Eterna.
CANTO: Risuscitò, oppure, Se senti un soffio nel cielo.
AMMONIZIONE ALLA QUARTA LETTURA
(Nell'ammonizione alla quarta lettura conviene che vi
allarghiate un poco di più, perché poi non c'è introduzione al
canto; così nell'ammonizione potete fare un po' la
esplicitazione della lettura nel contesto della celebrazione e
del cammino catecumenale).
In questa quarta lettura che è dal Vangelo, ascolteremo
Gesù che dice a noi tutti: Dovete tornare a nascere, perché chi
non nasce dall'alto, dal cielo, non può entrare nel regno di
Dio. Dobbiamo nascere dall'acqua e dallo Spirito, perché ciò che
nasce dalla carne è carne. Vi ricordate quando abbiamo parlato
dell'uomo della carne e dell'uomo dello Spirito? Il vento
nessuno lo vede, ascoltiamo la sua voce, ma non sappiamo di dove
viene né dove va. Così è di colui che nasce dallo Spirito. Non
sa dove va, si fida costantemente di Dio, sa esistenzialmente
che Dio è amore, si abbandona a Lui. Al contrario del popolo
d'Israele che non vuole andare per dove non sa e vuole la
sicurezza assoluta della sua ragione, che è il suo unico Dio.
Ascolteremo, fratelli, questa catechesi battesimale che è
una parola potente per noi oggi, che termina dicendo che c'è un
peccato molto serio:quello di quei fratelli che non vogliono
venire alla luce perché la luce denuncia che le loro opere sono
cattive. Abbiamo già detto che Dio ha giudicato i peccati degli
uomini e che il suo giudizio è stato la misericordia. Ma adesso
c'è un nuovo giudizio: accettare o non accettare questo perdono,
questa misericordia. Alcuni non accettarono questo perdono
perché questo significa accettare prima di tutto di essere
peccatori e questo non lo vogliono riconoscere. Ascoltiamo,
fratelli, Gesù Cristo.
QUARTA LETTURA: Giov. 3, 1-21
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RISONANZE DELLA PAROLA NELL'ASSEMBLEA ED OMELIA DEL PRESIDENTE
(Nella risonanza della Parola non vi preoccupate se non
parla nessuno. Se è così andate avanti senz'altro. Il Presidente
sia breve.Ditegli che non faccia sermoni. Che dica la sua
esperienza, perché così la gente vede che il prete entra. Perché
la gente pensa che le liturgie sono per il popolo e il prete è
lì solo a darle agli altri, ma senza entrarvi mai. Quindi è
molto forte vedere il sacerdote che si lascia giudicare lui
stesso dalla Parola. Insistete su questo perché molti sacerdoti
stanno nelle comunità o chiedono le catechesi per fare un
servizio agli altri e mai entrano essi stessi. Che il prete dica
cose sperimentate in forma breve, che dica un po' quello che gli
ha detto la Parola).
PREGHIERE PENITENZIALI DEI FEDELI
(Le orazioni non sono confessioni pubbliche, anche se hanno un
senso penitenziale).
ESORTAZIONE: 2 Cor. 5, 17-21
Le orazioni non sono concluse da una colletta come
solitamente, ma da una esortazione presa dalla Parola di Dio.
Che il Presidente la legga con forza, sentendola, non con
voce da prete o con tono da sermone. Che la faccia realtà.
CONFESSO
Terminata l'esortazione, il Presidente si inginocchierà e
farà inginocchiare tutta l'assemblea, conforme il nuovo rito
della celebrazione penitenziale comunitaria, e reciterà ad alta
voce con tutta l'assemblea il "Confesso", concludendolo con la
formula assolutoria usuale, che non ha funzione di assoluzione
generale, perché tutti quelli che si confesseranno riceveranno
la assoluzione particolare.
CONFESSIONI PARTICOLARI
Si è già detto della posizione, in piedi, al centro
dell'assemblea, dei presbiteri alla confessione. Il Presidente
rimanga davanti al suo posto. Evitare che si formino code. Si
confessino prima il Presidente e gli altri presbiteri, poi tutti
gli altri fedeli ordinatamente. Che i preti non facciano
discorsi alla gente.
Durante le confessioni, per evitare che si senta e per
ambientare la gente, si può cantare canti. Un solista può
intonare il Salmo 21 o di nuovo il Salmo 50 rispondendo tutti:
Miseriwww.
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cordia mia, o altri canti.
PREGHIERA SOLENNE DEL PRESIDENTE CON RENDIMENTO DI GRAZIE
Se possibile cantata seguendo le indicazioni del nuovo
rituale.
PADRE NOSTRO
Terminate le confessioni, il Presidente, raccolta
l'assemblea, introduce il Padre Nostro. Esso può servire da
soddisfazione. E' bene perciò consigliare in precedenza i
presbiteri di non dare,salvo casi particolarissimi, altra
penitenza che questa.
ABBRACCIO DI PACE
Dato che è la prima volta che si dà, prima di farlo, è bene
fare un'ammonizione spiegandone il senso. Che sia un abbraccio
reale. Le donne, se vogliono, possono dare la mano agli uomini.
Quest'abbraccio al fratello è il perdono che tu dai al tuo
compagno di lavoro, a tua suocera, a tuo marito, ecc. E' un
segno che Dio ti ha dato la sua grazia e il suo perdono.
Che non si crei confusione, ma che neppure si dia la pace
solo al vicino. Quando vedete che si sta facendo troppa confusione,
dite alla gente di sedersi e cantate "Shalom Alechem".
BENEDIZIONE FINALE
AGAPE
Prima di sciogliere l'assemblea per andare all'agape,
spiegate alla gente che le catechesi non sono finite, che questo
è solo il punto di partenza. Perché ci sono molti che pensano
che sia una specie di missione che finisce con la confessione.
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UNDICESIMO GIORNO
ESPERIENZE DELLA GENTE
Dopo la celebrazione penitenziale e prima di cominciare con
le catechesi che introdurrano alla Parola di Dio, conviene
dedicare un giorno perché la gente esprime le proprie esperienze
positive e negative su ciò che ha significato nella propria vita
la celebrazione penitenziale e le catechesi.
Bisogna domandare ad uno ad uno, in cerchio, di dare
brevemente la propria esperienza:
- se le catechesi gli sono servite e perché;
- che impressione ha nel complesso e se pensa di continuare
le catechesi.
Non si tratta di intavolare una discussione sopra le idee
che magari alcuni di quelli che vi ascoltano non hanno visto
molto chiare (questo è un pericolo). Si tratta di dare
l'esperienza vissuta personalmente.
Questo vi servirà per conoscere un pò l'ambiente di coloro
che vi ascoltano.
Al termine del giro di esperienze è bene cominciare ad
avvertire la gente che queste catechesi si concluderanno
con una convivenza di due giorni e mezzo. Ditene la data
perché la gente possa liberarsi dagli impegni.
Fate presente che la convivenza è un passaggio di Dio molto
forte. Che non è un punto di arrivo ma è il punto di partenza
della comunità che inizierà ìl cammino catecumenale.
Potete far vedere che nella convivenza si comincia a vivere
più fortemente la terza parte del tripode: Parola - Liturgia -
Comunità; su cui sono basate queste catechesi e il cammino
catecumenale.
Dite alla gente di non preoccuparsi per i soldi, spiegando
come facciamo le collette, né dei bambini che se non possono
essere affidati a nessuno possono venire alla convivenza (in
questo caso si dovranno trovare baby-sitter).
La cosa più importante,però, è invitare la gente alla
convivenza, kerygmaticamente, con forza, invitandola a mettere
Dio al primo posto se attraverso le catechesi ha parlato loro.
Nelle catechesi seguenti prendete i nomi delle persone e
dialogate con quelli che hanno delle difficoltà.
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207
DODICESIMO GIORNO
A B R A M 0
Forse qualcuno di voi pensa che quello che noi facciamo qui
è di darvi una cultura biblica. Io non faccio nulla di simile.
Solamente qualche cosa. Io sto per fare una cosa che credo molto
più importante, poiché giungere a conoscere veramente questi
libri e arrivare a scoprire in essi la fonte della vita, sarà il
lavoro che faremo lungo tutto il catecumenato. Per ora facciamo
una cosa molto semplice.
E' come se avessimo qui una grande torta buonissima.
Immaginatevi che io vi dica che questa torta è un'opera
magistrale della pasticceria e incomincio a spiegarvi come è
stata fatta questa torta e di che cosa è composta: la quantità
delle uova, della farina, dello zucchero, ecc. Ma molto più
importante del fare questo, perché veramente possiate arrivare a
sapere che cos'è questa torta, sarebbe tagliarne un pezzo e
darvela a mangiare un poi a ciascuno. Perché la torta è stata
fatta fondamentalmente per essere mangiata.
Io faccio questa stessa cosa nelle due catechesi che
vengono ora. Invece di darvi delle spiegazioni su questo libro
che è la Bibbia (insieme di libri), apriremo questo libro.
Quello che faremo fondamentalmente sarà di darvelo da provare:
farvi degustare la Parola di Dio. Per arrivare a questo, perché
realmente la Parola dl Dio vi dica qualche cosa di esistenziale,
parleremo in questi due giorni di due parole di Dio e ve lo
daremo da gustare.
O
ggi prenderò un tema biblico: vi parlerò di Abramo.
Attraverso questo tema spero che incomincerete a intravvedere un
poco la meraviglia che è la parola di Dio, la meraviglia che è
l'Antico Testamento.
Perché molta gente pensa che l'Antico Testamento sia una
cosa che non ha importanza e che quello che importa è solo il
Nuovo Testamento. Forse molti di voi avete incominciato a
leggere l'Antico Testamento e visarete accorti che parla di
uccisioni, di guerre, molte cose strane, salmi, battaglie, ecc.;
e non avete capito molto, al contrario avete letto il Vangelo e
vi è parso più comprensibile e facile. Vi pare che il Dio
dell'Antico
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Testamento è un Dio giustiziere, più di qualsiasi altro, mentre
il Dio del Nuovo Testamento vi è parso in un altro modo... Ma
vedremo anche questo. Solo vi dico per ora che non si può capire
il Nuovo Testamento, né Gesù Cristo senza il Vecchio Testamento
e la storia del popolo di Israele. Gesù Cristo è un albero che
fiorisce nel Nuovo Testamento, ma ha le sue radici in tutta la
storia di un popolo.
Molti di voi avrete forse dei pregiudizi sulla Bibbia. Per
questo spero veramente che oggi il Signore vi faccia scoprire la
meraviglia e la ricchezza della parola di Dio e vediate pertanto
la meraviglia che sarà questo catecumenato. Il catecumenato sarà
basato fondamentalmente sulla Parola, sull'aprire queste
scritture, che prendono vita in mezzo all'assemblea. Queste
scritture che da sé sole non solo altro che lettere e carta, ma
che dentro a una Chiesa che ha la fede e lo Spirito Santo,
prendono vita e fanno apparire Dio stesso in mezzo a noi,
salvando.
Se apriamo questo libro vedremo che è formato da una serie
di libri, ognuno dei quali ha il suo nome. Il primo libro
che incontriamo, si chiama GENESI. Oggi apriremo il Genesi,
che è parola di Dio, e lo faremo presente. Vedremo quale
potere ha questa parola rispetto alla tua vita di oggi.
Dentro al Genesi ci concretizzeremo oggi in una parola che
è ABRAMO. Abramo per molti di voi sarà una figura
conosciuta perché lo avrete studiato nella Storia Sacra a
scuola. Ma oggi scopriremo cose nuove di questo
personaggio, che per voi forse ha avuto poco da dire alla
vostra vita.
Con Abramo comincia la storia della salvezza, perché Dio
all'interno della storia viene a salvare. Noi siamo uomini e ci
realizziamo nella storia, che viviamo nel tempo. E la nostra
vita è relazionata con quella di altri uomini, passati, presenti
e che verranno. Siamo dentro la storia dell'umanità. Dio mai è
stato lontano da questa storia dell'umanità, ma ha agito dentro
di essa. Dio dentro la storia dell'umanità, ha stabilito una
storia parallela con i suoi interventi di salvezza. Questa
storia è la storia della salvezza. Questa storia è quella che le
scritture vogliono rendere manifesta: la storia della nostra
salvezza. Tutto quello che è qui scritto, è scritto in funzione
mia e tua. Oggi lo vedremo un po'. Questo libro ha una relazione
molto diretta con la tua vita e i tuoi problemi.
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I primi undici capitoli del Genesi costituiscono un
preambolo, una introduzione a questa storia della salvezza. La
prima cosa che la Bibbia presenta è che Dio ha creato l'uomo a
sua immagine e somiglianza, e non lo ha creato perché soffra né
perché muoia, ma perché sia felice, perché viva sulla terra come
in un giardino, procreando, regnando ed essendo felice. L'inizio
del Genesi dice che tutto quello che c'è in questo mondo l'ha
creato Dio e che tutto quello che Dio ha creato è buono.
Ma se parliamo di storia della salvezza è perché l'uomo
deve essere salvato da qualche cosa. Pertanto il preambolo sarà
presentare la caduta progressiva dell'umanità, il peccato
dell'uomo; così comprendiamo da che cosa e perché Dio viene a
salvare l'uomo.
La prima cosa che appare, quindi, è che l'uomo si separa da
Dio. Appare il peccato di Adamo e di Eva. E a motivo di questo
separarsi da Dio l'uomo conosce la morte ontologica, scopre la
morte dell'essere, scopre che cosa significa non essere amato,
scopre che muore, scopre il male dentro se stesso. Conseguenza
di questa scoperta è la nascita dell'egoismo.
Conseguenza della separazione da Dio è quindi che l'uomo si
separa dall'uomo: appaiono Caino e Abele.
Conseguenza di questo è che il peccato degenera
progressivamente l'umanità, fino al punto che tutta l'umanità
rimane sommersa totalmente nel male, nel peccato, nella morte,
fino al punto che l'umanità cammina diritta verso la
distruzione: la torre di Babele.
Però parallelamente la Scrittura, di fronte a questo
peccato, presenta l'intervento di Dio, che non se ne sta nel
cielo passivo, di fronte alla disgrazia dell'umanità: DIO DALLO
STESSO PECCATO DELL'UOMO TIRA FUORI LA SALVEZZA E LA VITA.
Dal peccato di Adamo ed Eva Dio trae una promessa il figlio
di una donna schiaccerà la testa del serpente, simbolo del
potere del male sull'uomo.
Dal peccato di Caino che uccide suo fratello, Dio incide
una "Tau" sopra la fronte di Caino per impedire che gli uomini
lo uccidano.
Dal diluvio universale, che è un simbolo del fatto che
tutta l'umanità è rimasta sommersa sotto le acque della morte
(tutta l'umanità è vittima della idolatria del mondo, cercando
di scappare alla morte), da questo
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diluvio Dio trae una alleanza con Noè: non permetterà più che
l'umanità muoia. E come segno di questa alleanza lascia
l'arcobaleno.
Tutte queste parole di salvezza sapete che si compiono in
Gesù Cristo, in Lui l'umanità vince la morte ed ha accesso alla
vita eterna, in modo che non muore mai più.
Vi abbiamo predicato che voi non morirete Gesù Cristo è la
pienezza e il compimento di tutte le promesse di salvezza che
Dio ha fatto attraverso la storia.
Dopo questo preambolo Dio mette in moto un piano di
salvezza per compiere le promesse atte ad Adamo, Caino, e
Noè, cioè che salverà l'umanità. Dio mette in movimento un
piano di salvezza, per tutti gli uomini; per liberare tutti
gli uomini dal peccato e dalla morte.
Questa storia di salvezza ha un inizio, un padre: ABRAMO.
Per compiere le promesse di salvezza Dio incomincia ad agire ed
elegge un uomo, che si chiama Abramo.
Abramo non è né migliore né peggiore di nessuno. E' un uomo
errante, un nomade che vive di pastorizia. E' un Politeista:
crede in molti dèi come tutti quelli della sua epoca. Però
quest'uomo ha una particolarità: quest'uomo è un fallito; perché
già vecchio non ha né figli né una terra dove essere seppellito.
Quando Abramo conosce Dio si trova in Ur di Caldea. E' un
arameo. Dio daUr chiama Abramo. E' un pastore, un nomade, che va
cercando pascoli per il suo bestiame da un posto all'altro. Dio
per incominciare questa storia di salvezza sceglie questo
vecchio. Cosa curiosa. E' un signore che ha fallito nella vita,
dato che non è riuscito ad avere due cose importantissime per
lui. E' un uomo maledetto perché non ha figli, cosa orribile in
quell'epoca, cosa umiliante: è un impotente, è un uomo senza
discendenza. Il suo essere e la sua persona finiranno con lui
quando morirà poiché non può prolungarsi nella sua discendenza.
Tutto quello che ha appreso, tutto quello che ha sofferto non lo
può trasmettere a nessuno: non ha figli.
In quell'epoca non avere figli era considerata una
maledizione terribile. Inoltre questi nomadi vivono in tribù,
come oggi i gitani, e tutto il clan si difende contro gli altri
pastori. Si rubano gli uni agli altri e si appoggiano al clan
familiare per avere sicurezza. Più forte è il clan e più
sicurezza hanno. Per questo
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conviene avere molti figli, perché quando sono grandi ti
difendano. L'ideale di quest'uomo è di avere un figlio e non ci
è riuscito.
Inoltre vuole avere una terra sua nella quale vivere la
vecchiaia ed esservi seppellito. Lo terrorizza l'idea di morire
e non sapere dove sarà sepolto. Questa è un'idea molto primitiva
e religioso-naturale secondo cui la terra ci dà l'essere (per
questo molti popoli seppelliscono i morti nella posizione
fetale, perché essere seppellito è tornato alla madre terra).
Abramo non ha questa terra. E neppure la possibilità di
ottenerla, perché in quel tempo la terra si conquistava e si
difendeva con la forza e lui non ha figli per difenderla.
Quando Dio appare, Abramo è un vecchio che non è riuscito
ad avere una terra né dei figli. E siccome è un nomade è passato
attraverso molti popoli e ha fatto sacrifici ad ogni specie di
dei e di idoli perché gli dessero quello che lui sperava: un
figlio e una terra.
Quando Dio appare, Abramo è già stanco, si sente già
vecchio, si sente sconfitto e senza desiderio di continuare a
vivere. Non sa più che fare, perché la sua vita non ha più
senso: sua moglie ha già passato l'età per avere figli, lui si
sente senza vigore. Pensa: se da giovane non ci sono riuscito
che cosa faccio ora che ho 75 anni e sono stanco e vecchio?
Abramo non sa perché vive.
In questo momento questo Dio, sconosciuto fino allora nella
storia degli uomini, interviene e si manifesta.
(Dio fa grandi silenzi nella storia : Dio non ha fretta). Ora
interviene con Abramo. Figuratevi che sorpresa : un arameo
vecchio e disgraziato avrà una relazione con me e con te.
Dio io chiama e gli dice: "ESCI DALLA TUA TERRA E DALLA TUA
PARENTELA, LASCIA IL TUO CLAN E LE TUE SICUREZZE E VIENI CON ME;
IO TI DARO' QUESTO FIGLIO CHE DESIDERI, E QUESTA TERRA".
Immagino che Abramo non sapeva chi gli parlava: egli ha
sentito nel profondo del suo cuore che qualcuno gli dice di
lasciare la sua terra e la sua parentela. Immagino che Dio gli
avrà detto: fino ad ora le tue sicurezze, il tuo clan e i tuoi
dèi non ti hanno dato terra né figli, no? Bene, fidati di me,
che io te li darò.
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E Abramo credette che queste; Dio era potente per dargli un
figlio (nonostante fosse vecchio e sua moglie sterile) e per
dargli una terra. E ABRAMO SI MISE A CAMMINARE CUSTODENDO DENTRO
IL SUO CUORE QUESTA PAROLA CHE RACCHIUDE UNA PROMESSA. Non sa
dove va, perché Dio non gli dirà altro per il momento, né gli dà
alcuna garanzia. Ma Abramo si mette in cammino lasciando il suo
clan e le sue sicurezze.
Immaginate la moglie di, Abramo, Sara, che avrà pensato...
Sarà stata continuamente a dirgli: ma sei matto? dove stiamo
andando? Lasciamo i cugini che sono gli unici che ci possono
difendere? stai male nella testa! ci ammazzeranno qua! quel che
succede è che sei picchiato in testa!
Ma Abramo il poverino continua a camminare senza sapere
dove va. Lasciare la famiglia in quell'epoca significava
restarsene per strada indifeso e senza possibilità.
Dio per molto tempo non gli appare. Abramo continua a
camminare facendo questo percorso (mostra il disegno sulla
lavagna).
Quando arriva a Canaan conosce una terra fertile e
meravigliosa. Non capisce la lingua che parla quella gente. Si
trova lì come uno straniero. Per di più vede che la gente di lì
è forte ed è terrorizzato.
Dio gli si manifesta di nuovo e gli dice: QUESTA TERRA CHE
OGGI CALPESTI COME UNO STRANIERO, QUESTA RERRA GRANDE, BUONA E
SPAZIOSA, SARA' TUA E DELLA TUA DISCENDENZA.
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Abramo che ha sofferto tanto durate il tempo in cui Dio è
stato in silenzio, abbandonato, camminando per la forza di una
promessa che ha creduto, quando Dio gli appare, dice: un
momento, non andar via! Dammi una garanzia che se no divento
pazzo! Dammi la sicurezza che avrò questa terra, perché così non
si può camminare.
Dio accetta e fa un patto con Abramo secondo l'uso
dell'epoca. Gli dà una garanzia. Preparano un buon banchetto con
gli animali divisi in due metà. (Si faceva così: poi i
contraenti passavano tra le due metà degli animali e dicevano:
che così mi succeda se rompo il contratto. E poi ciascuno
mangiava la sua parte). Così Dio comanda ad Abramo di preparare
gli animali divisi in due. Dio stesso al tramonto passa in forma
di colonna di fuoco consumando la sua parte. Ma non lascia
passare Abramo. Abramo non deve mettere niente da parte sua: è
solo Dio quello che passa in mezzo. Dio non esige nulla da
Abramo, ma promette di dargli quello che ha sempre desiderato.
Tutta l'alleanza è basata su Dio, non su Abramo.
Dio gli dice: "CONTA LE STELLE DELLA NOTTE, SE PUOI: COSI'
GRANDE SARA' LA TUA DISCENDENZA; CONTA LA SABBIA DEL MARE:COSI'
ABBONDANTE SARA' LA TUA DISCENDENZA".
Questa profezia si è compiuta: tutta la Chiesa cattolica
con i suoi milioni forma la discendenza di Abramo. Noi siamo
figli di Abramo.
Dopo di questo Abramo continua verso il basso. Arriva
un'epoca di carestia e deve scendere in Egitto, il paese
dell'abbondanza. Le promesse non si compiono per niente. Abramo
comincia a dubitare ed a pensare per conto suo: quand'è che Dio
mi darà un figlio? Perché... Allora cerca di compiere le
promesse per conto suo, con la sua ragione. Pensa, non sarà
forse che il figlio che Dio mi ha promesso lo debbo avere
andando a letto con la schiava di mia moglie? (Allora così la
legge permetteva: la schiava che dava alla luce un figlio sulle
ginocchia della sua padrona faceva sì che questo figlio fosse
della sua padrona); Così fa Abramo ed ha un figlio da Agar. Gli
pone per nome Ismaele.
Allora la vita gli diventa un inferno, perché la schiava si
cambia in signora perché si crede la più importante: Sara è
sterile e non è stata capace di fare quello che ha fatto lei:
dargli un figlio. Arriva un momento che Sara dice ad Abramo: o
la schiava o io; o cacci via questa qui ora stesso con il suo
figlio, o
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me ne vado io. E il povero Abramo deve cacciare la schiava e
Ismaele. Abramo ha sperimentato che non è con la sua ragione né
pensando per conto suo che si compiranno le promesse.
Dio torna ad apparire e gli dice: non sarà Ismaele il
figlio della promessa, ma un figlio che nascerà da tua moglie
sterile, da Sara.
Poi Abramo scende in Egitto per la fame, e per fare le cose
per conto suo, senza tener conto di Dio, si mette in un
pasticcio terribile. Mente e dice che sua moglie è sua sorella,
perché non lo uccidano. Ma tutto gli esce male.
Abramo deve imparare camminando a credere in Dio.
Sperimenta con la sua vita che cosa è credere.
Abramo diventa l'amico di Dio. Prima di distruggere Sodoma
e Gomorra Dio visita Abramo in forma di tre uomini. Vuole
consultarlo come uno si consulta con il suo amico prima di
prendere una decisione. Abramo riconosce in essi Dio e li
obbliga a fermarsi perché si riposino, si lavino: gli chiede che
non passino senza fermarsi, perché non per caso sono passati
quel giorno davanti a lui. Allora Abramo contratta con Dio la
sorte di queste città. Non fu trovato in esse alcun giusto.
Questi uomini gli promettono che prima di un anno avrà un
figlio.
In effetti: Sara, sua moglie sterile, ha un figlio, che si
chiama Isacco che significa "risa". Perché questo giorno Abramo
rideva del fatto che a 90 anni avesse un figlio con sua moglie
sterile.
In seguito idolatra tanto questo figlio che Dio gli chiede
che glielo sacrifichi. Dio vuole aiutarlo perché si è messo in
una situazione molto pericolosa. Gli comanda di prendere suo
figlio e di sacrificarglielo sul monte Moria. Abramo sale
dicendo: Dio provvederà. Già sapete i fatti: quando lo stava già
per ammazzare un angelo di Dio glielo impedisce e Dio provvede
un agnello, che sta impigliato in un cespuglio, per il
sacrificio.
Abramo si stabilì in Canaan. Mori sazio di anni, di
ricchezza e di felicità. In Abramo stesso si cominciano a
compiere le promesse di salvezza.
Questa più o meno è la storia di Abramo.
E ora tu mi dirai: e a me, che mi importa di tutto questo?
Queste sono le cose che successero anticamente, ma a me? per che
cosa mi servono?
Bene. Vi dirò quello che è la parola di Dio. Voi
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conoscete questa storia, perché vi ho raccontato tutto questo?
PERCHÉ' ABRAMO SEI TU PERCHÉ' ABRAMO E' UNA PAROLA DI DIO PER TE
PERCHÉ ABRAMO SIAMO TU ED IO, PERCHÉ' ABRAMO E' LA FEDE.
Vuoi sapere se hai fede? Non basta che ti abbiano
battezzato da piccolino. Tutti quelli che sono in carcere sono
stati battezzati da piccolini. E chi dice che hanno fede? Non
basta che tu abbia fatto la prima Comunione e che vada a Messa
tutte le domeniche. Che cosa è la fede? ABRAMO E' UNA PAROLA DI
DIO PER TE. CON ABRAMO DIO VUOLE ILLUMINARE LA TUA REALTA' E TI
VUOLE DIRE CHE COSA E' LA FEDE. Per dire cosa è la fede Dio non
propina conferenze noiose o discorsi; Dio per dire che cosa è la
fede ci dà una Parola: Abramo, una persona storica, un
avvenimento.
La Chiesa quando legge nella. Liturgia questa Parola e dice
"Parola di Dio" non lo fa perché tu abbia una cultura biblica o
perché tu sappia quello che è successo molti anni fa, ma perché
questa Parola ha una importanza vitale per la tua vita concreta
di oggi: è una Parola per te oggi. Perché Abramo sei tu.
Se tu sei Abramo mi piacerebbe farti una domanda. Perché
vediate che cosa è la Parola di Dio. Io ti dico: questa parola è
per te, Abramo sei tu: la Parola di Dio viene oggi a cercare te;
la Parola di Dio ogni volta che è proclamata cerca qualcuno che
l'ascolti. La Parola di Dio domanda: dove sei? Sei dentro la
Parola di Dio o sei fuori? Se sei fuori, cioè, se la tua vita
non ha nulla a che vedere con questa Parola, siccome questa è la
verità, è rivelazione di Dio; questo ti chiama a conversione.
Oggi stesso ti invita ad entrare qui. Se sei qui questa parola
oggi ti giudica, ti situa, ti dice coraggio, questo è il
cammino.
Bene, mi piacerebbe sapere ora dovevi coglie questa parola,
perché tu sei Abramo. Mi piacerebbe sapere quando tu eri in Ur,
cioè eri un idolatra- cercavi la. felicità nei soldi, nel
lavoro, nella famiglia, ecc .... Mi piacerebbe sapere se tu come
Abramo un giorno ti sentivi fallito, perché non eri felice, non
ti sentivi realizzato, non sapevi nemmeno perché vivevi. Io ti
chiederei allora: hai sentito qualche volta questo Dio che ti ha
detto: Io ti darò la felicità che cerchi: esci dalla tua terra e
dalla tua parentela, dalle tue sicurezze, dai tuoi idoli ed
andiamo insieme?
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(DOMANDE ALLA GENTE:}
Sinceramente ti vedi identificato in qualche punto con la
storia di Abramo, vedi qualche parallelismo tra Abramo e la tua
vita? In che parte di questo cammino percorso da Abramo ti trovi
oggi:
- in Ur.
- nel patto.
- hai già ricevuto il frutto della promessa?
- che cosa è quello che Dio ti ha promesso?
- che cosa è nella tua vita Isacco?
- quando hai ascoltato questa parola che ascoltò Abramo: esci
dalla tua terra e dalla tua parentela...?
Non so se avete cominciato a rendervi conto un po' della
potenza e dell'importanza della Parola di Dio.
Abramo sei tu. Questa Parola ti cerca. Non si tratta che tu
interpreti questa parola come piace a te e che dica: per me
Isacco è.... Questa Parola ha una interpretazione vera e tutte
le altre sono false. La Parola di Dio non la può interpretare
ciascuno come vuole. Ha una sola interpretazione che dà la
Chiesa e che oggi io vi dirò in nome della Chiesa, perché io
sono qui a parlare in nome del Vescovo. Non si può dire: io
credo che Dio mi chiamò .... E io credo che questo è così....
Vediamo in che misura tu sei Abramo.
Abramo, dicevamo, è un uomo fallito. Abramo è forse la
figura della Bibbia più esistenziale. Tant'è vero che
Kierkegaard, che è un esistenzialista, ha scritto un libro su
Abramo.
Questa figura è una Parola di Dio per te oggi, una
illuminazione della tua realtà di oggi. Dio non ti lascia solo,
né orfano, ma vuole attraverso questa catechesi illuminare la
tua realtà, situarti nella vita, perché tu possa ora capire
perché ti è morta la moglie, perché sei un fallito sul lavoro,
perché non sei felice; perché possa capire la tua realtà
esistenziale di oggi, perché Dio non abbandona gli uomini. Per
questo il popolo di Dio, tu, popolo di Dio, devi vivere della
Parola di Dio. Per questo l'alimento dei cristiani è la Parola
di Dio. "Perché non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio". Per questo senza questa parola tu
rimani cieco, perché non sai perché nell'ufficio non ti senti
felice, perché non ti abbia lasciato
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la tua ragazza, non sai perché sei ammalato, perché le cose ti
vanno male, non sai nulla, rimani cieco, hai bisogno della luce
di una Parola che illumini la tua realtà.
Abramo è una parola che illumina oggi la tua realtà: è una
Parola sulla Fede. Vuoi sapere se hai fede? Guardati in Abramo.
Se questa parola oggi si compie in te tu hai fede; se sei fuori
da questa Parola incomincia a pensare che devi convertirti,
cioè, comincia a pensare che questa Parola ti invita ad entrare
in essa. Perché non sono figli di Abramo quelli che nascono
dalla carne. Perché Abramo ebbe due figli. Uno dalla schiava e
un altro dalla libera. Ma colui che ereditò la promessa non fu
il figlio della carne, non fu il figlio della sua ragione, ma il
figlio della fede, il figlio che Dio aveva promesso di avere
dalla sua moglie sterile.
Per questo San Paolo dice agli Ebrei che si pavoneggiavano
per il fatto che erano figli di Abramo perché erano discendenti
secondo la carne: questa parola non si compie in voi soltanto
perché siete nati in Palestina da sangue Ebreo e siete stati
educati nel giudaismo, perché conoscete molto bene la religione
ed andate al tempio tutti i giorni. Siete figli di Abramo se
avete la fede di Abramo.
Questa stessa cosa si dice oggi nella Chiesa. Non si è
cristiani perché si è ricevuto il Battesimo da piccoli e si è
nati da una famiglia cristiana, o perché si va a messa e si
comunica tutte le domeniche. Sei cristiano se sei figlio di
Abramo, se hai la fede di Abramo. Non per la carne sei cristiano
ma per la fede.
E San Paolo dice agli Ebrei: Se c'è un popolo che crede,
benché siano gentili e incirconcisi, e confidano in Dio come
confidava Abramo e si son posti in cammino come lui, questi son
figli di Abramo.
Abramo è un signore che cerca la felicità. Tu che cosa
cerchi in questa vita? La felicità: la realizzazione di noi
stessi, cerchi di essere. Abramo ha cercato di essere ma non ci
è riuscito. Ha fatto molte cose nella sua vita, ma ora che è
vecchio, non trova un senso alla sua vita. Egli ha tentato con
le sue forze, con la sua ragione, con la sua intelligenza, con
le sue conoscenze come hai tentato tu, ed ho tentato io, di dare
un senso alla tua vita. E si è sposato, ha dato calci, ha
sofferto, ha lavorato come un negro. Ciononostante è arrivato ad
un'età in cui pensa che tutto quello che ha fatto non gli ha
dato felicità.
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Io sono stato, in Firenze, ospitato in un ospizio di
anziani, mentre davo catechesi in città. Era un ospizio di gente
che aveva lavorato in un circo. Ho vista realizzata lì la figura
di Abramo nel momento in cui appare nella Bibbia: era gente che
ha vissuto con i loro figli, con i loro fratelli e le mogli
portando il circo di qua e di là. Noi mangiavamo e vivevamo con
loro e benediciamo il Signore perché fu una grande catechesi che
ci diedero. Dopo quattro giorni che ero lì si suicidò uno di
questi vecchietti. Immaginate questa gente, che ha lavorato come
negri, che ha lottato nella vita, che ha avuto figli, che ha
messo la felicità nei figli, nella moglie, nel lavoro e nella
vita, e che un giorno si sente vecchia, cammina con il bastone
molto adagio, sedendosi a prendere il sole tutto il giorno,
aspettando che la suora suoni la campana per il mangiare. E
vanno a mangiare e possono mangiare solo certe cose.
Io vedendo quegli anziani dicevo a me stesso: e questo tale
che sta qui, che ha avuto tante illusioni, che cosa penserà
adesso? Quest'uomo è stato un uomo giovane, orgoglioso, ha
picchiato i suoi figli, ha lottato, ha fatto denaro, ha
invidiato, oggi si trova qui sopra una sedia senza che nessuno
venga a trovarlo, sapendo che di qua non uscirà e che ogni
inverno muoiono molti tra di loro. Che penserà della sua vita?
Che senso ha tutto quello che ha fatto? A che gli è servito. In
funzione di che cosa è vissuto?
Questa è un po' la figura di Abramo: un uomo vecchio che si
sente fallito, quasi al limite del suicidio. Si trova a un punto
di non voler più lavorare, perché trova la sua vita senza senso.
Ma a questo uomo Dio dice: IO DARO' UN SENSO ALLA TUA VITA.
Se questa è una Parola di Dio non è solamente per Abramo,
QUESTA PAROLA OGGI DIO LA DICE A TE. Per questo la Chiesa la
proclama oggi.
Cioè: CHE SE OGGI, QUESTA NOTTE,QUI C'E' QUALCUNO CHE SI
TROVA COME ABRAMO, LA CUI VITA SIA UN PO' FALLITA E SENZA SENSO,
CHE SI TROVA STANCO E SENZA FELICITA', QUESTA NOTTE DIO DICE A
LUI: IO TI DARO' UN SENSO, IO TI DARO' QUESTA FELICITA', VIENI
CON ME, IO TI DARO' QUELLO CHE CERCHI.
Queste catechesi, fratelli, sono una chiamata di Dio per
tutti quelli che si trovano in Ur; una chiamata
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ad uscire, a mettersi in cammino. PERCHE' ABRAMO E' ANCHE LA
FIGURA DEL CATECUMENATO.
Perché Abramo è un uomo che dovrà imparare a credere.
Perché la fede non è come una magia che sopravviene
istantaneamente. La fede è qualcosa che uno deve imparare
camminando: LA FEDE E' UN CAMMINO. La fede deve essere
purificata e maturata. Abramo deve imparare a credere. Per
questo Dio gli fa fare questo cammino lungo.
Dio, come Abramo, per mezzo di questa catechesi chiama te
ad uscire da Ur e a metterti in cammino. Se hai posto la tua
sicurezza nei soldi, nella famiglia, nei figli, nella moglie, e
veramente non ti senti realizzato, Dio ti invita a lasciare le
tue sicurezze, il tuo clan (non fisicamente) e a porre la tua
confidenza non in essi ma in Lui. Ti invita a credere ad una
promessa: In queste catechesi vi abbiamo promesso che lungo il
catecumenato riceverete la sicurezza della resurrezione,
riceverete la sicurezza assoluta che non morirete, che entrerete
nella terra promessa, che Gesù Cristo nascerà in voi, che vi
farà fare opere di vita eterna, lasciandovi uccidere dagli
altri, amando il nemico. Già sapete che la Palestina è il
simbolo del Regno dei Cieli. Bene: qui vi si promette che
entrerete nella terra promessa, la terra in cui è già entrato
Gesù Cristo risorto, che è l'eternità: Gesù, con la natura
umana, è entrato nella divinità, nell'eternità; in Gesù Cristo
l'umanità ha vinto la morte. Ormai un uomo può essere povero o
ricco, perché se la morte non è stata vinta, se questa umanità
finisce con la morte e tutto si decompone e si corrompe, mi
direte voi a che serve la vita? Mangiamo e beviamo perché domani
moriremo.
Qui vi è stata fatta questa promessa. Questa notte la
parola di Dio ti invita a credere in Dio, a metterti in cammino
appoggiandoti in Dio; ti invita a credere che Dio è quello che
dalla matrice morta che sei tu - sei sterile di opere buone -
Dio può tirare fuori la vita, può farti nascere di nuovo e
trasformare la tua vita; questa parola ti invita a credere che
dalla morte che hai dentro di te - sei morto perché non hai
vita, perché la trovi senza senso, perché non riesci a liberarti
dal tuo egoismo, perché non riesci per nulla ad avere una
discendenza felice, perché non riesci a progettare la tua vita,
perché tu non puoi uscire dalla fossa, qualsiasi cosa tu faccia,
perché ti corromperai qualsiasi cosa tu faccia - Dio può tirar
fuori la vita, può dalla tua sterilità di opere di vita eterna
fare nascere un figlio che
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sarà la tua felicità. Questo.fi:glio si, chiama Isacco. Isacco è
figura di Gesù Cristo.
Nella Bibbia Isacco è Gesù Cristo: lui sì che sale caricato
con la legna sul monte.
Per Abramo la discendenza significa continuare a vivere in
questo figlio. La discendenza per te è avere la vita eterna,
avere Cristo risorto dentro di te. Questo è quello che abbiamo
promesso qui.
Qui non vogliamo ingannare nessuno. Qui dovrà continuare
questo catecumenato che davvero abbia (alla fine) lo Spirito di
Gesù, ami come Gesù. Ma questo non lo farete voi, perché non
potete.
Per questo il catecumenato è una gestazione. Noi vi
consegneremo lo Spirito Santo, vi insegneremo ad avere fede, vi
insegneremo a credere, vi condurremo nel cammino.
Abramo dovrà imparare, come voi dovrete imparare a
camminare, in molti momenti abbandonati solamente a questa
Parola che vi abbiamo promesso. E quando terminerà questa prima
parte di catechesi noi ce ne andremo, vi lasceremo camminare per
un anno soltanto con questa promessa che avete ricevuto come
Abramo; che in questo cammino arriverete ad avere un figlio,
cioè, arriverete ad avere la felicità totale. E sarà un tempo
meraviglioso. Poi ritorneremo ed esperimenterete qualcosa di
nuovo.
Farete la stessa esperienza di Abramo: Abramo non tiene
conto di Dio e le cose gli vanno tutte storte; va in Egitto e si
mette in un macello terribile. Ma queste bastonate che riceve
sulla testa gli faranno sperimentare che quando si appoggia in
Dio, tutto gli va bene ma quando si fida di se stesso... Perché
Dio compie le sue promesse. Dio non è bugiardo. Anche tu
imparerai questo. Fsperimenterai che quello che vi abbiamo
promesso lo vedrai realizzato nella tua vita realmente.
Immaginatevi fratelli come Gesù Cristo si trova in tutta la
scrittura. Gesù Cristo è tutto quello che la scrittura annuncia.
E Abramo in fondo annuncia la Stessa cosa di Gesù Cristo, che è
la Parola di Dio fatta carne.
Dice Gesù Cristo di Abramo: ABRAMO HA VISTO IL MIO GIORNO
ED HA RISO.
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Io vi domanderei: quando hai visto il giorno di Gesù
Cristo? I Farisei che ascoltavano dire questo a Gesù, gli
dicono: tu sei matto, non hai nemmeno quarant'anni e dici che
Abramo ha visto il tuo giorno; noi diciamo giustamente che tu
sei indemoniato, chi ti credi di essere? Che scemenze dici!
Gesù dice: Abramo ha visto il mio giorno e ha riso. Abramo
ha visto veramente il giorno di Gesù Cristo, ha visto la sua
opera. Qual'è l'opera di Gesù? Lasciarsi ammazzare dai peccati
di tutti gli uomini, entrare nella morte confidando che Dio non
lo abbandonerebbe nella fossa; e Dio lo risuscitò di tra i morti
per la nostra giustificazione. Questa è l'opera di Gesù Cristo.
Quando Abramo ha visto questo? Quando ebbe Isacco. Abramo ha
visto con i suoi occhi che il Dio di Jahvé, il Dio della
scrittura (non c'è un Dio del Vecchio Testamento e un altro del
Nuovo) dalla matrice morta di sua moglie, dalla morte, Dio trae
la vita compiendo ciò che aveva promesso. E questo ha visto, ed
ha riso.
La fede non è credere qualcosa con gli occhi bendati; non è
credere qualcosa con l'incertezza se esisterà o no. Per Abramo
la fede è prendere il figlio, stringerlo tra le braccia e
ridere. Quelli che hanno avuto figli - vi ricordate di quando
aveste il primo? - è un'esperienza strana. Bene, immaginatevi
quello che pensò Abramo quando ebbe questo figlio che sempre
aveva desiderato e che mai aveva ottenuto: immaginatevi quello
che avrà provato ad averlo ora quando lui aveva 90 anni e sua
moglie era sterile.
Tutte le donne importanti della scrittura sono donne
sterili, affinché risplenda la gloria di Dio, affinché nessuno
si possa attribuire la gloria di Dio dicendo: che è per i suoi
meriti, perché ha risposto molto bene. Affinché nessuno pensi
che è stato per i suoi meriti. Abramo non ha nulla: Dio non lo
ha eletto perché lui sia buono o migliore di qualche altro. Come
neppure ora Dio sta scegliendo te perché tu sia migliore. Anzi,
dice San Paolo, Dio sempre sceglie il peggiore per confondere il
mondo, sceglie il più peccatore e il più basso per confondere
quelli che si credono qualcuno.
Abramo ha visto il giorno di Gesù Cristo ed ha riso. Anche
tu lo vedrai e riderai. Io vi dico questo: tu in questo cammino
vedrai quello che noi ti abbiamo annunciato, che veramente la
tua vita acquisterà un senso meraviglioso, che tu potrai amare
tutti gli uomini come li ha amati Gesù Cristo, che avrai dentro
di te
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Gesù vivente, che la tua vita avrà un senso impressionante, la
vita eterna, la shekinà; la presenza di Dio porrà la sua tenda
in te e tu sarai realmente tempio di Dio. E tutto questo
gratuitamente lo riceverai, perché Dio ti ama e ti vuole
regalare una vita meravigliosa per sempre. Questo lo
esperimenterai nel cammino catecumenale come lo hanno
sperimentato Abramo e la Vergine Maria.
Perché il cristianesimo non è una tortura. Gesù non è
venuto a torturare nessuno, non è venuto per dire: sacrificatevi
peccatori, soffrite e sopportate come io ho sofferto. Che
nessuno dica cose simili. Gesù Cristo è venuto a soffrire perché
tu non soffra, è venuto a morire perché tu non muoia: Lui sì che
muore, tu no; in modo che ti si regala gratuitamente la vita, a
te e all'ultimo disgraziato della terra, al più peccatore, al
più vizioso, all'assassino, a chiunque sia si regala una vita
eterna che non finisce mai.
Guardate quello che dice San Paolo di Abramo: "Abramo
sperando contro ogni speranza credette, e fu fatto padre di
molte generazioni", secondo quanto gli aveva detto Dio: 'Così
sarà la tua discendenza'; non vacillò nella sua fede
considerando il suo corpo già senza vigore, era già un vecchio,
aveva cent'anni, dice San Paolo, e il seno di Sara sterile. NON
VACILLO' IN PRESENZA DELLA PROMESSA DIVINA. (Dio gli aveva detto
: Io ti giuro che tua moglie avrà un figlio, benché sia sterile
e tu che sei vecchio avrai una terra. Questo giuramento Dio non
l'ha fatto ad Abramo soltanto, l'ha fatto anche a te)
L'INCREDULITA' NON LO FECE VACILLARE, ANZI LA SUA FEDE LO
RIEMPI' DI FORZA E DIEDE GLORIA A DIO PERSUASO CHE POTENTE E'
DIO PER COMPIERE QUANTO HA PROMESSO. QUESTO GLI FU COMPUTATO
COME SALVEZZA, GLI FU COMPUTATO COME GIUSTIZIA. E le Scritture
non dicono che fu computato a giustizia solamente per lui, ma
anche per noi, a cui deve essere imputata la fede, a noi che
crediamo in colui che risuscitò dai morti Gesù Cristo Signore
nostro, che fu consegnato per i nostri peccati e fu risuscitato
per la nostra giustificazione" (Romani 4).
Dice San Paolo: Abramo diede gloria a Dio. Sapete che cosa
è dare gloria a Dio? Avere questa fede di Abramo: credere che
Dio è tanto grande che può trarre da un vecchio fallito, da una
moglie sterile, la vita. Credette perché Dio lo aveva promesso.
Tu darai gloria
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