giovedì 30 settembre 2010
SAN MICHELE ARCANGELO
Il testo più affascinante in cui compare il nome di Michele è senza dubbio il capitolo dodicesimo dell’Apocalisse, per la precisione Apocalisse 12, 7-9,
:”Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatté insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli”.
La breve descrizione della battaglia in cielo è seguita da un inno di lode che rilegge cristologicamente la battaglia avvenuta in alto: “Infatti l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava giorno e notte presso Dio, è stato scacciato. Lo hanno vinto mediante il sangue dell’Agnello, in forza della loro testimonianza: hanno saputo disprezzare la loro vita sino alla morte” (Apocalisse 12, 10). Il trionfo di Michele sul male è stato possibile mediante il sangue di Cristo. La battaglia di Michele diventa la proiezione all’indietro e in alto di quella di Gesù. Michele è quindi il paladino di Cristo perché si parla del dragone e dell’arcangelo all’interno di un discorso che vuole esaltare la vittoria di Cristo. Michele, inoltre, è anche paladino di Maria perché egli sferra un attacco contro il drago rosso (il colore del sangue versato dalla violenza) con sette teste coronate e dieci corna, simboli del potere oppressivo, e lo fa per difendere la Donna e il Figlio da lei appena partorito, immagine del popolo di Dio e della Chiesa, nella quale è presente il Cristo (la Tradizione vi vedrà Maria, la Madre di Gesù). Sant’Agostino scrive che: “Benché sia il principe della corte celeste, san Michele è il più sollecito nell’onorare Maria e nel farla onorare, sempre pronto in attesa di avere il privilegio di accorrere, ad un suo cenno, in aiuto di un suo servo”.
Ancora il dragone dell’Apocalisse è caratterizzato da una sconfitta già avvenuta in cielo, una sconfitta definitiva. Non è descritta la ragione dello scontro. Il dragone e Michele rappresentano due modi differenti di porsi davanti a Dio: l’uno – quello di Satana – è l’atteggiamento di chi vuole sostituirsi a Dio (così il serpente nel racconto di Genesi 3,5), Michele è invece colui che proclama che solo Dio è Dio. Infatti, come già abbiamo detto, il nome Michele significa “Chi è come Dio?”. Cioè Michele è l’esatto contrario della figura di Satana. Dobbiamo ricordare, se vogliamo comprendere con più esattezza il significato dell’epica battaglia che si è svolta in cielo, la stretta corrispondenza, tipica del genere letterario apocalittico, fra l’alto e il basso. Ciò che avviene in alto ha il suo corrispondente in basso, ciò che avviene in basso ha il suo corrispondente in alto. Attenzione però la corrispondenza non è alla pari: in alto tutto è già deciso e concluso, in basso tutto è ancora in svolgimento. L’alto indica la conclusione anticipata di ciò che in basso ancora non è concluso. Guardando in alto, perciò, l’uomo può vedere in anticipo la conclusione delle cose che continuano ad accadere in basso, per cui il demonio sa che dovrà essere sconfitto e l’arcangelo Michele sa, come dicono numerosi santi e mistici cattolici, di essere il vittorioso angelo degli ultimi tempi. A noi umani tocca la libera scelta con chi schierarci.
Scrivere dell’amore verso l’Arcangelo da parte di numerosi mistici e santi richiederebbe un enciclopedia di vari volumi, per cui, data la brevità del tempo a nostra disposizione, fornirò alcuni flash. Innanzitutto un grande devoto all’Arcangelo fu l’imperatore Costantino il Grande che fece costruire un santuario in onore del Principe delle schiere angeliche: il Michaëlion. Numerosi re e principi terrestri si affidarono a lui: ad esempio, l’imperatore Carlo Magno, il re Luigi VIII (che creò l’Ordine cavalleresco di San Michele), il re Luigi XI. Numerosi regnanti poi si recarono in devoto pellegrinaggio sia al santuario di Monte Sant’Angelo, in Italia, sia a Mont Saint Michel in Normandia. L’arcangelo Michele è anche chiamato l’Angelo dei tedeschi perché l’apostolo della Germania, San Bonifacio, ebbe una sua particolare apparizione. La Francia con Giovanna d’Arco, nel Medio Evo, fece particolare esperienza della sua protezione. San Francesco d’Assisi ebbe una particolare venerazione per San Michele, ...
... infatti, ogni anno dal 14 agosto al 29 settembre faceva la quaresima in onore dell’Arcangelo e durante questo periodo, nel 1224, ricevette le stigmate.
San Francesco da Paola, fondatore dei Minimi, ebbe anch’egli una visione del santo Angelo che gli ispirò il motto “CHARITAS” del suo ordine.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il patrono dei moralisti cattolici e dottore della Chiesa, era talmente devoto che nella sua Curia arcivescovile aveva fatto mettere in ogni stanza un quadro di San Michele e, quando fondò la Congregazione dei Redentoristi, volle che i suoi religiosi rinnovassero, ogni anno, i voti nella festività dell’Arcangelo.
Un altro redentorista, San Gerardo Majella, poiché il parroco gli rifiutò la 1ª Comunione, per la sua tenera età, ebbe una visione dell’Arcangelo che lo comunicò.
Il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei (NA), aveva un grande amore per l’Arcangelo per cui volle far recitare la supplica alla Madonna di Pompei il giorno 8 maggio, memoria dell’apparizione di San Michele sul monte Gargano.
La famosa Santa Brigida, regina di Svezia, ebbe anch’ella a vedere più volte l’Arcangelo.
San Paolo della Croce, il fondatore dei Passionisti, ebbe numerose visioni dell’Arcangelo e visse per ben venticinque anni in un eremo a lui consacrato e si recò in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo.
Santa Faustina Kowalska, l’apostola della divina Misericordia, scrisse nel suo Diario: “Il giorno della festa di San Michele Arcangelo, io vidi, vicino a me, questo capo che mi disse: il Signore mi ha raccomandato di avere particolarmente cura di te. Sappi che tu sei odiata dal male, ma non aver paura. Chi è come Dio? E scomparve. Ciò nonostante io sento la sua presenza ed il suo aiuto”.
Tra i papi fu particolarmente devoto all’Arcangelo, Leone XIII, che è certamente uno dei più grandi papi della storia e che compose sia un esorcismo all’Arcangelo Michele, sia un’invocazione che, fino al 1966, era obbligatorio, per tutti i sacerdoti, recitare al termine della Santa Messa.
Nel Medio Evo, sia San Leone Magno che San Gregorio Magno ricorsero all’aiuto di San Michele, il primo per bloccare gli Unni di Attila, il secondo per fermare la peste a Roma e per questo, infatti, il Mausoleo di Adriano si chiamò Castel Sant’Angelo, perché papa Gregorio, durante una processione penitenziale ebbe la visione del Principe delle milizie celesti che, sulla torre del Mausoleo, riponeva la spada nel fodero per indicare che la peste stava per cessare.
M.S.M.A.
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