venerdì 21 gennaio 2011
INTERVIENE IL PAPA SULLA MORALITA' (CASO RUBY)
Vescovo di Roma e Primate d'Italia, Benedetto XVI vede avanzare nell'Italia di oggi "un senso di insicurezza, dovuto in primo luogo alla precarieta' sociale ed economica, acuita pero' anche da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali, che a quegli ordinamenti sempre danno forza".
E pur non citando direttamente l'inchiesta giudiziaria che coinvolge il premier Silvio Berlusconi - ma lo aveva fatto ieri il segretario di Stato Tarcisio Bertone, associandosi esplicitamente al "turbamento" manifestato dal presidente Giorgio Napolitano e alla sua richiesta di "chiarezza" - Papa Ratzinger ha deciso di lanciare con forza un allarme per il rischio che nel nostro Paese "le strutture alla base della convivenza non riescano piu' a funzionare in modo pieno" a causa del venire meno del "consenso morale".
"Si affaccia in molti - ha denunciato - la tentazione di pensare che le forze mobilitate per la difesa della societa' civile siano alla fine destinate all'insuccesso". Occorre percio' "ritrovare una nuova risolutezza nel professare la fede e nel compiere il bene", ha affermato nel discorso a dirigenti e agenti della Questura di Roma, ricevuti oggi in Vaticano, che ha definito "testimoni privilegiati" dell'insicurezza che sta attraversando la societa' italiana in questa fase.
"Nel pensiero moderno - ha denunciato il Pontefice - si e' sviluppata una visione riduttiva della coscienza, secondo la quale non vi sono riferimenti oggettivi nel determinare cio' che vale e cio' che e' vero, ma e' il singolo individuo, con le sue intuizioni e le sue esperienze, ad essere il metro di misura; ognuno, quindi, possiede la propria verita', la propria morale". "La conseguenza piu' evidente - ha osservato Papa Ratzinger - e' che la religione e la morale tendono ad essere confinate nell'ambito del soggetto, del privato: la fede con i suoi valori e i suoi comportamenti, cioe', non ha piu' diritto ad un posto nella vita pubblica e civile". Pertanto, "se, da una parte, nella societa' si da' grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, dall'altra, la religione tende ad essere progressivamente emarginata e considerata senza rilevanza e, in un certo senso, estranea al mondo civile, quasi si dovesse limitare la sua influenza sulla vita dell'uomo".
"Al contrario - ha spiegato il Pontefice nel discorso di questa mattina a dirigenti e agenti della Questura di Roma - per noi cristiani, il vero significato della 'coscienza' e' la capacita' dell'uomo di riconoscere la verita', e, prima ancora, la possibilita' di sentirne il richiamo, di cercarla e di trovarla. Alla verita' e al bene occorre che l'uomo sappia aprirsi, per poterli accogliere in modo libero e consapevole.
La persona umana, del resto, e' espressione di un disegno di amore e di verita': Dio l'ha 'progettata', per cosi' dire, con la sua interiorita', con la sua coscienza, affinche' essa possa trarne gli orientamenti per custodire e coltivare se stessa e la societa' umana". "Le nuove sfide che si affacciano all'orizzonte esigono - ha scandito il Papa teologo - che Dio e uomo tornino ad incontrarsi, che la societa' e le Istituzioni pubbliche ritrovino la loro 'anima', le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all'azione pratica".
"Ai nostri giorni - ha riconosciuto il Papa - grande importanza e' data alla dimensione soggettiva dell'esistenza". Ma se "cio', da una parte, e' un bene, perche' permette di porre l'uomo e la sua dignita' al centro della considerazione sia nel pensiero che nell'azione storica", per Benedetto XVI "non si deve mai dimenticare, pero', che l'uomo trova la sua dignita' profondissima nello sguardo amorevole di Dio, nel riferimento a Lui". E' in forza di questo, dunque, che "la fede cristiana e la Chiesa non cessano mai di offrire il proprio contributo alla promozione del bene comune e di un progresso autenticamente umano". E finanche a chiedere agli uomini delle forze dell'ordine, come ha fatto oggi il Papa, di incarnare essi stessi "un buon esempio di positiva e proficua interazione fra sana laicita' e fede cristiana". "L'efficacia del vostro servizio - ha concluso - e' infatti il frutto della combinazione tra la professionalita' e la qualita' umana, tra l'aggiornamento dei mezzi e dei sistemi di sicurezza e il bagaglio di doti umane quali la pazienza, la perseveranza nel bene, il sacrificio e la disponibilita' all'ascolto".
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