mercoledì 7 aprile 2010
ORIENTAMENTI ALLE EQUIPES DI CATECHISTI PER LA CONVIVENZA DELLA RINNOVAZIONE DEL PRIMO SCRUTINIO BATTESIMALE 1
Appunti presi dalle
Catechesi di Kiko e
Carmen a Madrid nel
1972, con aggiunte
del 1986
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I N D I C E
Pagina
PREMESSA 1
PRIMO GIORNO
- Lucernario
Ammonizione ambientale 7
Ammonizione alla lettura Gv 12,20-50 7
Catechesi (Missione di Gesù Cristo e vita eterna)
SECONDO GIORNO
- LODI
Ammonizione alla lettura: Romani 4 21
Catechesi (Abramo, la fede)
- Questionario sulla fede e catechesi 32
- Celebrazione penitenziale 72
TERZO GIORNO
- Lodi
Ammonizione alla lettura: Lc. 14, 25-35 73
Catechesi 74
- Questionario sui beni: affetti, lavoro, denaro 80
- Catechesi sui beni 81
- Celebrazione della Parola sui beni
Ammonizione ambientale 98
Ammonizione alla 1° lettura: Mc. 10, 17-31 100
Ammonizione al canto 100
Ammonizione alla 2° lettura: Mt. 6, 19-34 110
Ammonizione al canto 110
Ammonizione alla 3° lettura: Lc. 16, 1-15 115
Ammonizione al canto 115
Ammonizione alla 4° lettura: Ap. 3, 14-22 118
Omelia 120
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Pagina
QUARTO GIORNO
- Lodi
Ammonizione alla lettura: Mt. 10, 34-39. 13,1-52 121
- Questionario sulla croce gloriosa e catechesi 125
- Azione liturgica sulla rinnovazione
del primo scrutinio battesimale 141
- Eucaristia
SPIEGAZIONE DEL PERIODO CHE SEGUE IL PASSAGGIO
AL CATECUMENATO 155
- Alcune osservazioni 159
CATECHESI SUI BENI 163
1
Come PREMESSA alle catechesi per la convivenza della rinnovazione
del primo scrutinio battesimale mettiamo una traduzione della
registrazione di una parte di un Incontro tenuto da Kiko e Carmen al
Centro Neocatecumenale di Madrid nell'ottobre 1981 (la prima parte è
stata messa alle pagg. 396-405 delle Catechesi dell'ANNUNCIO) per
orientare i catechisti che devono fare visite e passaggi alle comunità
(Primo scrutinio, Shemà, Secondo scrutinio).
KIKO:
...Del primo scrutinio non bisogna dire niente, perché lo fate
comunità per comunità: qui non c'è bisogno di riunire nessuna comunità.
E' molto importante, se è possibile, chiamare il Vescovo ausiliare della
zona perché presieda il primo scrutinio con il dialogo sulla croce.
Un altro problema: chi presiede la celebrazione se non viene il
Vescovo? E' meglio se presiede il parroco, e non il presbitero
dell'équipe. I catechisti dicono: 'Forse il parroco non lo fa tanto bene
quanto il prete dell'équipe, che sa aiutarli nel dialogo sulla croce'.
No, è il parroco che rappresenta il Vescovo. Non si tratta di essere
efficientisti e di fare molto bene il dialogo sulla croce; questo non ha
tanta importanza quanta ne ha il fatto che all'interno del primo
scrutinio sia rappresentato il Vescovo, anche se vi sembra che il parroco
lo fa meno bene. In questo caso il meglio è nemico del buono. Molti si
sono trovati nel dubbio: 'Chi presiede?'. E fanno presiedere il
presbitero della loro équipe. No, presiede il parroco. Noi crediamo in
quello che rappresenta il parroco, in quello che ha, nel ministero che
ha, che va molto al di là dei suoi peccati, delle sue idee e delle sue
ragioni.
Accetto che voi abbiate poca fede, siamo nella Chiesa proprio per
aiutarci l'uno con l'altro, perciò vi dico come dovete fare. Io ho visto
il miracolo che Dio obbedisce si suoi Vescovi: lo credete? Be', à Così.
Sono rimasto a bocca aperta. quando in Francia, a Parigi, il Vescovo ci
ha lasciato una fessura così piccola per cominciare, e durante sette anni
si è potuto fare solamente quello che il Vescovo aveva detto. Il Vescovo
aveva detto: "Che nessun prete entri nel cammino, tranne D. Antoine". Non
so quanti preti sono passati ad ascoltare le catechesi, ma non so che
succedeva e nessuno restava! Forse Dio non era molto d'accordo con quello
che diceva quel Vescovo - che diceva che prima dovevamo incarnarci nel
paese, che l'Africa è per gli africani, e tutta una mentalità di questo
tipo molto lontana dallo spirito che abbiamo noi - ma nonostante questo
Dio si sottomette ai suoi Vescovi. Io l'ho capito molto bene. Quando il
Vescovo ha detto sì, allora il cammino si è esteso fino a qui; quando il
Vescovo ha detto: "Ora il cammino si può estendere fin qua”, il cammino
si è esteso fin là e non di più. Perché? Dio non può negare se stesso. Il
Vescovo può avere idee di pluralismo (non sto parlando di eresie) e Dio
lo permette. Forse a me questo Vescovo non piace, ma forse è necessario
per Parigi. Chi sono io per sapere come sta la Chiesa di Parigi? E forse
alla fine devo dire: "Però, che santo sei,
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perché le cose a Parigi vanno veramente in modo perfetto".
E adesso a Parigi, dopo tante sofferenze, il parroco di una delle
parrocchie principali, con un presbiterio di 10 preti, ha permesso il
cammino. Questo parroco fino a un anno fa era delegato internazionale del
movimento dei Boy scouts, è fondatore del movimento dei sacerdoti operai
e fu inviato a Roma per difendere questo movimento all'epoca di Pio XII;
porta anche avanti una rivista esegetica molto importante che si chiama
"Parola di Dio": questo parroco ha permesso il cammino neocatecumenale
nella sua parrocchia, ha tre comunità e ora comincia le catechesi per la
quarta. Ha visto nella comunità tali esempi che ha deciso di andare a
Roma a studiare il cammino neocatecumenali con gli altri preti; e ha
detto alla Radio Vaticana: "Tutto il presbiterio di St. Honoré è venuto a
Roma a studiare come passare dalla religiosità naturale alla fede
attraverso il cammino neocatecumenale". Hanno avuto un incontro in una
parrocchia con tutti i responsabili, informandosi di tutto; figuratevi
che miracolo, che i francesi vadano a imparare dai romani! Questo è un
miracolo, che vengano ad apprendere con umiltà, convinti che qui c'è
qualcosa di molto importante.
CARMEN:
Noi pensavamo che il fatto che il Card. Marthy ci limitasse fosse
cattivo per noi; ci sarebbe piaciuto avere un 'boom' a Parigi, subito.
Dopo abbiamo visto, attraverso tante lotte, che è stato provvidenziale
così, perché Dio voleva che il cammino si estendesse prima per tutto il
mondo: se in Francia il cammino fosse entrato come a Roma, già avrebbero
trasformato tutto il catecumenato, perché lì ogni parroco vuole fare il
suo cambiamento, ciascuno una cosa. Adesso è più difficile cambiarlo.
KIKO:
Una volta, dopo che avevo parlato per un'ora, si alzò un
benedettino e disse: "Signori, deve venire uno spagnolo a dirci come si
porta la pastorale in Francia?". E se ne andò. Guarda un po' se un laico
di Madrid (che è terra di mori) deve insegnare ai francesi, che hanno
scritto tutti i libri che ci sono e che ci saranno, e che hanno fatto il
Concilio!
CARMEN:
Il tempo del primo scrutinio lo vedrete voi, perché non si tratta
di fare le cose cronologicamente, perché la comunità ha un anno e mezzo e
'deve' fare il primo scrutinio! Dipende dalla situazione della
parrocchia, dal numero delle persone. Forse se i fratelli sono pochissimi
è più conveniente fare un'altra catechesi e farli aspettare. Tutto questo
dovete vederlo voi al momento. Molte volte il problema non è che i
fratelli se ne vanno, ma forse che è cambiato il parroco e il nuovo
parroco non capisce. Sulla situazione dei parroci, a parte quello che ha
detto Kiko, io penso che dovete avere molta misericordia e comprensione;
non siate duri con loro. Inoltre, anche se hanno problemi morali (come li
hanno tutti) con loro bisogna parlare con più delicatezza perché vengono
da una situazione di Chiesa nella quale sono impossibilitati a scoprirsi
peccatori, come si trova adesso la gioventù e voi stessi. Loro hanno una
situazione ancora più difficile di noi, perché a volte parlare può
significare uno scandalo e non possono avere questa libertà che sarebbe
per loro una salvezza; allora i catechisti non debbono esporli a uno
scrutinio in pubblico o cose del genere.
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KIKO:
Tutte queste cose che vi stiamo dicendo non sono "regolette" e voi
non siete catechisti che dovete attuarle alla lettra. Stiamo parlando di
uno spirito con delle pennellate, uno spirito che vi aiuta perché sempre
dovete avere la convinzione che il Signore vi ha dato un ministero e Lui
vi aiuterà. E' con il Signore che andate. Quando mi dicono: 'La colpa è
dei catechisti', io so che non è la verità; infatti, quando poi abbiamo
analizzato la situazione, rarissime volte la colpa era dei catechisti,
c'erano dietro altre cose per cui la comunità si é distrutta.
CARMEN:
Un'altra cosa di cui non dovete preoccuparvi è quando alcune
comunità vanno male al principio, perché è molto difficile mettersi in
movimento. Io ricordo tutto quello che abbiamo sofferto a Canillejas, una
comunità che non 'decollava' mai: ottanta catechizzazioni e una comunità.
A volte invece si forma una comunità stupenda e dopo vengono problemi e
problemi.
Il cammino non consiste nel fatto che tutto vada molto bene, come
una seta in tutto il mondo, si danno catechesi e circola il
neocatecumenato come una catena di montaggio: al contrario! Precisamente,
se il cammino deve apportare qualcosa alla Chiesa, deve essere in mezzo
alla contraddizione, se va ad essere un fermento per la Chiesa deve
scontrarsi con un'altra mentalità. Io mi rallegro sempre di questo e mi
conforta: quanti più problemi abbiamo a Roma, sempre dico 'Questo va
bene'. La contraddizione è un'opera di Dio, perché se tutto andasse molto
bene ,vorrebbe dire che non apportiamo nulla di nuovo alla Chiesa.
KIKO:
Se il parroco che sta presiedendo vuole fare in prima persona la
rinnovazione del primo scrutinio battesimale, allora lo fa il presbitero
dell'équipe: il parroco in quel momento si toglie il piviale e lo indossa
il presbitero dell'équipe. Può farlo per ultimo, se vuole.
La rinnovazione del primo scrutinio battesimale è una celebrazione
abbastanza forte e abbastanza lunga: se uniamo due comunità corriamo il
rischio di arrivare alle 4 del mattino. Inoltre è un momento molto forte
per la stessa comunità, per cui conviene farlo comunità per comunità.
Preoccupatevi anche, se qualcuno è stato malato quando la sua comunità ha
fatto il primo scrutinio, di avvisare questo fratello perché lo faccia
alla prima occasione con un'altra comunità.
Per fare il primo scrutinio come catechisti bisogna aver vissuto il
proprio e almeno un altro da uditore, per imparare. Per fare il secondo
scrutinio devi aver fatto il tuo e altri due come uditore: il secondo
scrutinio è molto più delicato, molto più complesso. Lo Shemà lo porta
avanti una équipe formata dai catechisti con più esperienza fra quelli
che hanno comunità che fanno questo passaggio. Dovete curare che sempre
collaborino alcuni di quelli che hanno comunità che vanno alla
convivenza, facendo ammonizioni nella penitenziale ecc. Sempre deve
esserci un responsabile dell'équipe che porta avanti la convivenza.
Per quanto riguarda la colletta per l'evangelizzazione che facciamo
nello Shemà, l'unica cosa che può creare conflitti è quando si comincia
in una nazione o in un posto nuovo, in una provincia; al primo Shemà che
si fa non conviene che si faccia una colletta perché si può credere che
tiriamo fuori i soldi per noi, perché ancora non c'è stato nessun secondo
scrutinio, non si è visto nella diocesi che i soldi vanwww.
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no ai poveri: questo è il problema. Bisogna che prima esista il cammino,
che sia accettato nella diocesi e che vedano che a noi non interessa
tirar fuori soldi, che le catechesi non sono per tirare fuori soldi per
noi ma per darli ai poveri. Se non hanno visto questo, c'è il pericolo
che credano che i soldi sono per noi. Nel primo scrutinio, nello Shemà,
nel secondo scrutinio, noi parliamo dei soldi non per noi ma per liberare
loro e darli ai poveri: di fatto nel secondo scrutinio si danno alle
parrocchie, no? Però se in una diocesi ancora non si è dato un soldo in
nessuna parrocchia né ai poveri, e si comincia facendo una colletta che i
catechisti portano a Madrid o non so dove, c'è il pericolo di travisare
le cose. Ora che a Madrid il Cardinale e la diocesi già sanno quello che
noi facciamo con i soldi del secondo scrutinio, nella convivenza dello
Shemà possiamo annunciare una colletta per l'evangelizzazione, per
aiutare i fratelli in questo senso. Questo non significa vendere i beni,
ma è perché vedano quanta allegria si sperimenta. Con questo non vogliamo
approfittare per far tirare fuori soldi. Questi soldi si utilizzeranno
per l'evangelizzazione, per i viaggi degli itineranti, perché per la
formazione degli itineranti è necessario fare dei viaggi.
Una delle cose che più lascia stupiti tutti gli ordini religiosi è
la mobilità del cammino neocatecumenale. Perché dico questo? Perché è
entrata nella Chiesa la mania della povertà economica, esclusivamente di
soldi, senza accorgersi che molti settori all'interno della Chiesa sono
caduti in un tranello. col fatto di cercare questa povertà meschina hanno
datto un'importanza enorme al soldo e sono caduti nel tranello inverso in
modo che, alla fine, molti religiosi danno importanza ai soldi più che a
tutto. E chi dà molta importanza al denaro è perché lo ama molto. Allora,
per esempio, se mandavano in missione un religioso in un posto lontano,
dopo... ahi, quanto costa farlo ritornare! E se si dà molta importanza ai
soldi, alla fine contano più i soldi che occorrono per farlo tornare
dall'Africa che quel povero prete che sta lì missionario da sei anni: e
uno che sta in Africa da sei anni, alla fine è pronto per andare in una
clinica psichiatrica! Capite il tranello in cui siamo caduti? Per
esempio, si edita il libro dei salmi e lo stampano su carta da riso,
economica, e si toglie la copertina in pelle perché noi cristiani
dobbiamo essere poveri: cose di questo tipo. Si intende la povertà come
mettere tendine di sacco, non avere la macchina né soldi. C'è stato un
momento nella Chiesa, ultimamente, in cui in alcuni settori tutto si è
impoverito, si travisavano le cose.
Noi abbiamo un altro senso della povertà, che è disprezzare il
denaro, non considerarlo; sia avendoli che non avendoli, ai soldi non
bisogna mai dare importanza. I soldi sono un idolo del mondo che bisogna
calpestare. Noi guardiamo alla persona e non ai soldi. Io dico sempre:
quello che bisogna fare, se viene da Dio si fa, costi quello che costi.
Dio tira fuori il denaro da dove vuole. Per esempio, ora abbiamo in
Italia una convivenza alla quale vengono gli itineranti da tutte le
nazioni, per rivedere le stesse cose che stiamo vedendo qui (perché partono
per due anni e si presentano loro tanti problemi): pensa quanti
milioni ci vogliono per far venire trecento itineranti dall'America, dal
Giappone, ecc.!
CARMEN:
Il Generale dei Comboniani ha detto a P. Mario: "Al principio io mi
scandalizzavo della rapidità dei vostri viaggi (di come usavamo tanti
soldi per i viaggi), ma ora capisco la grande formazione che è stata per
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voi la mobilità e soprattutto le convivenze che avete fatto". Ha visto
che i comboniani che sono nel cammino superano in equilibrio mentale e in
allegria tutti gli altri confratelli. Loro spendono molto più di noi per
la costruzione dei seminari, per i professori, per dar loro da mangiare
tutti i giorni; noi, invece, spendiamo i soldi itinerando qua e là. Ma
questo significa che bisogna mettere grasso perché la macchina possa
muoversi.
Nel mondo c'è un'idea terribile dei soldi; anche ci sono segni di
un lusso eccessivo, e il lusso può essere un antisegno. C'è anche tutta
una catechesi da parte dei socialisti sul terzo mondo, la povertà in
India, i bambini che muiono di fame ecc., e ti mettono in testa un
macello.
Kiko
Sui soldi abbiamo tutti bisogno costantemente di conversione,
perché di nuovo ci attacchiamo all cose.
Per terminare vi voglio dire una cosa. Quando una comunità non vi
ascolta, quando la catechesi rimbalza, sapete già dove sta il pasticcio:
la comunità è attaccata ai soldi e non si vuole convertire. Se ti
ascoltano si convertono e se si convertono devono mollare il malloppo.
Così se tu ti accorgi che c'è una maggioranza schiacciante di gente che
comincia a dormire, o che in comunità viene solo un gruppetto di
fratelli, ricordati cosa dice il Vangelo: "Dio o il denaro". Il punto sta
nei soldi come idolatria, e voi avete potere per espellere questi demoni.
Io mi sono trovato in una comunità dove parlavi e le parole ti
rimbalzavano: si nota, si sente che la gente non ti ascolta. Puoi
lanciare tutti i barriti che vuoi, ma lì finché non tiri fuori il demonio
e non dici che c'è un'idolatria profonda non ti ascoltano! Sempre i soldi
sono il simbolo dell'amore al mondo e lì entra tutto il resto: i fratelli
cominciano a mancare alle convivenze per andare al football, per guardare
la televisione, mancano all'Eucarestia per tutto quello che è amore al
mondo. Non è che sono egoisti perché amano i soldi, non sto mettendo un
accento moralista sul fatto che debbano essere poveri, ma sul fatto che
l'amore al denaro, l'idolatria, è una malattia, è come un demonio.
Noi abbiamo il potere di liberarli predicando loro Gesù Cristo; è
inutile che tu predichi un'altra cosa perché perdi tempo, stai suonando
un'altra campana, stai parlando ad altri demoni che non sono quelli che
hanno. Ma appena tocchi il punto in cui in questo momento sono
schiavizzati, li hai bloccati, perché la Parola di Dio immobilizza i
demoni che hanno lì. Come entra questa malattia? Bene, nel secondo
scrutinio già si è parlato della comunione dei beni e risulta che corre
voce che lì uno sta approfittando, sta cercando soldi... Allora: 'Io per
questo non dò un soldo, perché ho saputo che con i miei soldi quello se
ne va al cinema!'; tutti conoscete cose di questo tipo. Oppure si sono
chiesti i soldi per pagare la moquette e non esce fuori un soldo, e
allora lì è tutto un esigere. Sono problemi che dovete vedere voi.
7
CONVIVENZA DEL PRIMO SCRUTINIO BATTESIMALE
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PRIMO GIORNO (giovedì sera)
- ARRIVO E SISTEMAZIONE della gente
- CENA dopo cena lasciare un tempo di riposo anche per portare i bambini
a letto. Se è possibile è bene per tutti che non vengano bambini
a questa convivenza o almeno che venga uno o più baby-sitter.
- LUCERNARIO (bisogna preparare il leggio, il cero con il suo
piedistallo, la sala per l'assemblea e le vesti per il
presidente).
h 22 LUCERNARIO
Ammonizione ambientale (Kiko)
Fratelli, avete finito il tempo del precatecumenato. Spero che
questo tempo vi sia servito per discendere alla vostra realtà, per
riflettere sulla vostra fede. Questo tempo del precatecumenato è servito
proprio per questo: sperimentare la vostra realtà di peccato, la vostra
mancanza di fede, toccare con mano la vostra realtà. Per questo spero che
abbiate scoperto che avete poca fede, che avete una fede morta o persino
che non avete fede. Spero
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che, durante questo tempo di precatecumenato, Dio vi abbia dato molte
difficoltà, molti macelli, perché questo è esattamente ciò che doveva
succedere perché scopriste che non avevate molta fede. Non so se qui c'è
qualcuno che crede di avere molta fede, ma se abbiamo fatto bene il
precatecumenato, ci ha fatto scoprire che la realtà è che abbiamo molta
poca fede, affinché andiamo a chiedere la fede alla Chiesa.
Perché dobbiamo scoprire che la fede non viene come una magia così,
all'improvviso, ma che l'autore della fede è Gesù Cristo (cf Eb 12,2) e
Gesù Cristo è nella Chiesa con il potere di gestarci alla fede. La fede
non viene neppure semplicemente attraverso una parola, ma anche
attraverso segni efficaci che ci danno la fede.
Il precatecumenato è un periodo di assestamento, un periodo nel
quale vi abbiamo dato un tempo perché ve ne poteste andare, perché vi
stufaste, perché ne aveste fino al collo della vostra comunità che non vi
diceva più niente. Spero che voi che, dopo questi due anni o più, questa
notte siete qui, non vi possiate più sorprendere di nulla, giacché sapete
perché siete qua, sapete quello che cercate e ormai nessuno vi può
ingannare tanto facilmente. Già il Signore si sarà già incaricato di
disalienarvi un po' e mettervi con i piedi per terra. Per questo possiamo
adesso cominciare a parlare più semplicemente e più seriamente.
Durante questo tempo nessuno si è messo a confronto con la vostra
vita. Ma adesso cominceremo a parlare proprio di essa. Adesso cominciamo
a mettere in questione la nostra propria vita e a soppesare la nostra
realtà umana. Adesso cominciamo a rivedere un po' la nostra vita, il
nostro lavoro, la nostra famiglia e i nostri affetti: la nostra moglie,
il nostro marito, i nostri figli, la nostra fidanzata. Cominciamo a
rivedere un po' le nostre ricchezze, la nostra relazione con il denaro.
Perché essere cristiano è una realtà integrale che prende tutta la
persona. Vi stiamo per invitare a mettere al centro della vostra vita
Dio. Questo sarà l'asse principale di questa convivenza.
Questa convivenza non si può fare senza una totale disponibilità al
Signore. Se siete qua con paura perché si parlerà del denaro, perché vi
si dirà di vendere i beni o non so che cosa - perché lo avete sentito
dire da altri delle comunità e venite qui a difendervi - allora non
possiamo fare nulla. Scoprirete in que
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sta convivenza che il Signore non vuole togliervi i soldi ma darvi
qualcosa di molto più importante. Vuole che noi dominiamo il denaro e non
che siamo sottomessi ad esso. Questo è proprio ciò che ci accade. Per
colpa del denaro noi litighiamo continuamente in casa. Quasi tutti i
nostri conflitti sono per questioni di soldi.
Io vi invito fratelli ad aprirvi a questa convivenza con molta
semplicità e ad entrare in conversione. Per questo cominceremo la
convivenza con un lucernario che è il segno di ciò che è la nostra vita.
Noi eravamo gente che viveva nelle tenebre e Dio, per mezzo della sua
elezione, ha manifestato la sua luce nelle nostre tenebre. Questa luce ha
avuto il potere di convocarci e di radunarci. Così come quando uno è
nelle tenebre non vede nessuno e si sente totalmente solo (anche se siamo
qua 100 persone, se spegniamo la luce ci sentiamo ciascuno completamente
solo), la luce ha il potere di illuminare la nostra realtà. Vedremo che
quando appare la luce noi cominciamo a vederci gli uni gli altri. Questo
è un simbolo di ciò che è il Cristianesimo per noi. Gesù Cristo risorto,
che è la luce, comincia a farci scoprire che vicino a noi c'è un fratello
che Dio ama; che Dio non solo ama me, ma anche quello che è accanto a me,
anche se secondo me è un cretino e uno stupido, perché Dio ama i nemici.
Io, come voi, vengo a questa convivenza stanco e con sonno, ma spero che
il Signore mi aiuti non soltanto a farvi un servizio, ma anche a vivere
questa convivenza con voi. Io chiedo a voi un po' di collaborazione, di
disponibilità é di attesa. Mettiamoci in attesa che il Signore passi in
mezzo a noi.
Cominciamo dunque questo lucernario nel quale faremo una lettura
del Vangelo, una Parola di Dio che ci ambienti un po', e dopo andremo in
silenzio a letto. Domani ci alzeremo in silenzio e verremo qua a pregare
lodi. Domani sarà un giorno di conversione. Cominceremo al mattino con un
questionario molto serio, che ci aiuti a entrare in conversione, e
finiremo il giorno con una celebrazione della conversione. Perché è
importante che, prima di cominciare a prendere in mano la nostra vita,
cominciamo a guardare Dio affinché lui ci purifichi interiormente.
Forse avete fatto una celebrazione penitenziale poco tempo fa, ma non
importa, perché in questo momento sei sporco, perché prima di venire qua
per qualsiasi motivo hai litigato con la moglie... Perché uno si pulisce
ma dopo, nonostante tutto, si risporca. Lo stesso succede con il
cristianesimo: il cristia
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no si converte tutti i giorni, non è un uomo che si converte una volta
per sempre.
Adesso spegneremo le luci per alcuni minuti e rimarremo totalmente
nelle tenebre che sono simbolo delle tenebre del nostro cuore e che sono
un segno anche della nostra convivenza. Forse siamo venuti qua nelle
tenebre e finiremo questa convivenza con una grande luce nel più profondo
del nostro cuore.
Io vi assicuro che questa convivenza sarà qualcosa di meraviglioso e, per
l'esperienza che abbiamo di altre comunità, vi possiamo dire che la
comunità cambia radicalmente in questa convivenza. Nessuno di voi ha
vissuto questa esperienza, né la conosce, né se la può immaginare. E' una
cosa meravigliosa e molto profonda. Vedrete che anche gli scrutini sono
qualcosa di meraviglioso.
Adesso mentre siamo nelle tenebre pensiamo al nostro peccato, alle
nostre tenebre interiori. Abbiamo in noi stessi zone che sono totalmente
nelle tenebre. Quando entri la luce pensate a Gesù risorto che ha
distrutto le tenebre, che viene per distruggere le nostre tenebre. Allora
faremo un'acclamazione a Cristo risorto che si fa presente in mezzo alla
nostra assemblea per mezzo della luce del cero.
Si spengono le luci e l'assemblea rimane nell'oscurità per
alcuni minuti. Dopo entra il Presidente con l'alba, stola e cingolo, con
il cero acceso e innalzato, cantando: “CRISTO NOSTRA LUCE E NOSTRA
SALVEZZA”. L'assemblea risponde cantando “ALLELUJA” (durante la Quaresima
si risponde “RENDIAMO GRAZIE A DIO”) e si può proseguire cantando “Cristo
Gesù è il Signore”. A questo punto si riaccendono le luci.
SALUTO DEL PRESIDENTE
CANTO DI INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO (cantata)
Ammonizione alla prima lettura (Kiko)
Adesso fratelli ascolteremo una Parola del Signore. Io vi invito ad
accogliere con semplicità, senza porre difese, questa Parola di Dio che
viene a noi; ad ascoltare in questo momento Dio che ci parla.
Questa Parola è tratta dal Vangelo di S. Giovanni e segue immediatamente
l'ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme. Nessuno di quanti siete qui
questa notte, siete qui per caso o perché voi l'avete voluto. Siete qui
perché Dio vi ha portati
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concretamente. Nessuno pertanto può immaginare quello che Dio gli ha
preparato. Forse quando entraste nella comunità non potevate immaginare
che questa notte sareste stati qui.
Vi chiedo di lasciare che questa Parola di Dio operi in voi, perché
questa Parola è la vita totale, la vita completa, la Vita eterna. La
Chiesa primitiva ci lascia questa immagine di ciò che è la felicità in
questa vita, che è avere in noi la VITA ETERNA, cioè avere dentro di noi
una vita che non finisce.
Vita eterna è il contrario di morte. Il nostro problema è che non
sopportiamo il tempo che ci uccide, il tempo che ci porta alla morte.
Perciò ammazziamo il tempo, come si dice, il tempo che provoca in noi
tedio, noia. Il tempo è qualcosa che non possiamo sopportare e perciò noi
tentiamo con tutte le nostre forze di fuggire da esso, con gli amici, al
bar, leggendo un romanzo, con la televisione, il teatro, quello che
sia...
Fuggiamo da questo tempo che è tedio, noia, vuoto, che non è creativo e
che riempiamo in un modo o in un altro. Il tempo infatti ci parla
inesorabilmente della morte.
Avere la vita eterna è uscire da questo tempo che ci angoscia, che
ci uccide. Questa vita nuova, questa Vita eterna è quello che ci darà il
Signore. Ascolteremo adesso una Parola che metterà un po' a fuoco la
nostra convivenza, una Parola meravigliosa. Ascoltatela con amore perché
Gesù ci dirà alcune cose meravigliose che forse non capirete molto. Per
questo io, dopo, cercherò di spezzare un po' la Parola, affinché la
possiate capire.
Ascoltatela perché è la Parola di Dio per questa notte. Forse
domani moriamo. Non sappiamo dove saremo. Ma questa notte Dio ci ha
portato qua affinché ascoltiamo la sua Parola.
Gesù è acclamato dalla gente e persino i gentili vogliono parlare con
lui. In questa situazione di trionfo umano, Gesù non si lascia ingannare;
sa molto bene ciò che lo aspetta, quale è la sua missione. Prendendo
occasione da questo, ci dà una Parola. Ascoltiamola.
LETTURA: Gv. 12,20-50 CANTO: Vieni dal Libano
CATECHESI (Kiko)
E' necessario spezzare un po' questa Parola che abbiamo ascoltato.
E' una Parola che è diretta a noi che siamo qui stasera, che si compie in
mezzo a noi.
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Forse molti di voi che siete qua avete pensato di cercare la vostra
vita in questo cammino, di cercare la vostra felicità. La prima cosa che
ci meraviglia di questa Parola del Signore che abbiamo ascoltato è che
Gesù Cristo ci parla di morte. Forse di questo non ci parla nessuno. Ma è
la Parola di Dio che ci parla della morte. Ci dice quello che pensa Gesù
Cristo del successo umano. Tutti quelli che siamo qua cerchiamo nella
nostra vita il successo, il prestigio, cerchiamo di realizzare qualcosa
nella vita, cerchiamo, come si dice, di autorealizzarci.
Il contesto di questa lettura. Essa segue immediatamente l'entrata
trionfale di Gesù Cristo in Gerusalemme. Gesù ha risuscitato Lazzaro e,
in conseguenza di questa resurrezione, la sua fama si è estesa per tutta
la regione. E' entrato in Gerusalemme trionfante, acclamato dalla gente.
Dopo l'ingresso in Gerusalemme, ha questa conversazione nel tempio con
quelli che sono là.
Abbiamo ascoltato all'inizio della lettura che Gesù è così famoso
che persino gli stranieri che sono venuti alla festa di Pasqua a
Gerusalemme chiedono ai discepoli di vedere Gesù perché anche a loro
piacerebbe conoscerlo, parlare con lui, conoscere la sua dottrina. Alcuni
greci si avvicinano a Filippo e gli dicono: "Signore, vogliamo vedere
Gesù". Filippo lo dice ad Andrea e i due vanno a dirlo a Gesù. Gesù per
mezzo di questo semplice avvenimento (perché vediate un po' la
spiritualità di Gesù, che è la stessa che deve avere il cristiano, che è
fondata negli avvenimenti di ogni giorno, nella sua propria storia
concreta, nella quale vede Dio che parla), mentre altri potrebbero dire
"guarda che cosa meravigliosa che anche gli stranieri ti cercano", Gesù
vede una Parola di suo Padre e dice così: "E' arrivata l'ora, è arrivata
la mia ora". Perché Gesù sa che lui non cerca il successo umano, che è
quello che cerchiamo tutti noi, perché lui sa dove è veramente il
successo umano e sa che ogni uomo che cerca un altro uomo, sta cercando
se stesso. Forse la stessa cosa che state cercando anche voi in questa
convivenza. Anche quelli che vanno dietro a un cantante, che cosa stanno
facendo? Cercando se stessi. L'uomo è impossibilitato ad amare l'altro, a
donarsi completamente. L'uomo è centrato nell'egoismo e cerca di
costruirsi ed edificare se stesso. Gesù sa che tutto il successo umano è
vano e falso. Lui sa che l'unica forma attraverso cui gli uomini arrivano
all'incontro con Gesù Cristo non è il successo umano, non è mediante un
ideale mitico che bisogna seguire perché ci costruisce, perché ci
realizza, ma mediante
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Gesù Cristo morto. Lui sa che il suo vero successo consiste solamente
nell'entrare nella morte, nel morire per distruggere la barriera che
separa tutti gli uomini, la barriera che ci impedisce di avvicinarci agli
uomini con un cuore puro e limpido perché altrimenti ci avviciniamo
all'altro sempre con un cuore impuro; quando un uomo si avvicina a una
donna o ad un amico sempre sta cercando qualcosa per se stesso.
Allora Gesù sa che suo Padre non lo ha inviato in questo mondo per
avere successo umano, perché tutti gli uomini lo acclamino, perché la
moltitudine lo segua. Lui sa che è venuto per un'altra cosa: per assumere
un combattimento molto importante.
Dico questo perché è lo stesso che succede a noi e allora capiamo
quello che Gesù dice di fronte a questo avvenimento. I greci lo cercano,
perché la sua fama si è grandemente estesa. Allora Gesù dice qualcosa di
inspiegabile per noi, qualcosa che a noi sembra semplice e scema. Egli
vede in questo avvenimento che è arrivata la sua ora. E quando dice che è
arrivata la sua ora, sappiamo che parla dell'ora della sua morte. E ci
diciamo: come? proprio adesso che tutto il mondo ti acclama dici che è
arrivata la tua ora? Gesù dice: "è arrivata l'ora nella quale sarà
glorificato il Figlio dell'uomo".
E' arrivata l'ora (ora significa morte) nella quale il Figlio dell'uomo
sarà glorificato (che significa la resurrezione).
Gesù dice: "Io vi dico: se il chicco di frumento non muore, resta
solo, ma se muore porta molto frutto".
A che cosa serve che tutto il mondo mi segua, che tutto il mondo mi
acclami? Rimarrò solo. In questa maniera non ottengo più di quello che
ottengono tutti gli idoli di questo mondo. Ma sappiamo che se il chicco
di frumento muore dà molto frutto. Cioè se il chicco di frumento non cade
in terra e non si rompe la buccia sua, cioè muore, resta solo. Può cadere
tutta la pioggia che vuoi, se non si rompe, tu ritorni dopo due anni e
trovi il chicco solo. Ma se un altro chicco si è rotto, è morto, si è
distrutto, dà frutto ed esce una spiga.
Allora dice Gesù, e lo dice a noi questa notte,perché è lui che ci
ha portato qua: "chi ama la sua vita in questo mondo, la perde". Allora è
importante sapere chi c'è qui che ama la sua vita, giacché, se Gesù dice
questo, è perché noi tutti qui stiamo amando la nostra vita. Che cosa è
quello che noi stiamo cercando nella vita? In questo momento? Alcuni
cercano
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di sposarsi; altri di avere un po' più di soldi per comprarsi la casa non
so dove; altri pensano di cambiare la macchina; altri di superare degli
esami; altri non so che cosa... ciascuno di noi ha la sua vita proiettata
nel futuro. Dice Gesù: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua
vita in questo mondo, chi è disposto qui a capire che nella sua ragione e
nei suoi progetti non trova veramente la salvezza, malgrado si accorga di
fare continuamente progetti e piani, chi odia la sua vita in questo mondo
la salva per la vita eterna... questi non vuole la sua vita ma la vita di
Dio perché sa che Dio ci ama e sa che quello che Dio può pensare per noi
è molto più grande di quello che noi stessi possiamo pensare per noi.
Perché Dio mi ama molto più di quanto io amo me stesso. Perché Dio mi
conosce meglio di quanto io conosco me stesso. Dio sa molto meglio quello
che mi conviene.
Gesù, ampliando il contesto, dice: "Chi mi vuole servire mi segua".
Seguire lui dove? Dove va Gesù Cristo? Lo vedremo subito. "Dove io sarò,
lì sarà anche il mio servo". "Chi mi serve, mi segua e il Padre lo
onorerà". Che significa questo? Gesù sta parlando della sua morte. In
mezzo al successo umano, lui sa che non è venuto per essere acclamato
come re, per questo è fuggito sempre dal successo umano. Non è venuto qui
per ricevere gli applausi, ma per morire e salvare l'umanità. Allora non
si lascia ingannare dal maligno che approfitta del successo per tentarlo.
Il successo è l'arma che usa il maligno per ingannarci e sedurci. Gesù
non si lascia ingannare e in questo successo umano sta vedendo che il
Padre gli sta dicendo: non ingannarti perché sei venuto qui per morire
per gli uomini e risuscitare per essi.
Allora dice a tutti: anche voi non perdete la testa; io sono venuto
ad aprire un cammino perché lo passiate anche voi con me. Perciò vi dico:
colui che ama la sua vita in questo mondo la perde, mentre colui che la
odia la conserva per una vita eterna. Colui che mi vuole servire mi
segua: alla morte. Colui che mi serve e mi segue fino alla morte il Padre
lo onorerà: che significa: il Padre lo risusciterà; non lo lascerà nella
morte, come risusciterà me.
Ma a questo punto, tutto questo macello, tutto questo fatto di
parlare di morte, ha spossato Gesù, lo ha distrutto, perché Gesù è un
uomo, perché ha paura, e a questo punto dice: adesso la mia anima è
turbata, ho paura anch'io ho paura. Come tutti noi quando giunge la
nostra ora abbiamo paura. Ve lo dico
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anch'io per mia esperienza.
E che dirò? Padre liberami da questa ora? Però come posso dire così
se sono venuto proprio per questo? No signore. Dirò: Padre, glorifica il
tuo nome. Gesù è tentato; come uomo ha paura, angustia, gli si secca la
gola solo al pensiero che lo stanno per fare fuori, che stanno per venire
le guardie, che stanno per picchiarlo. Né più né meno di come facciamo
noi. Il cuore comincia a palpitare e comincia ad avere mal di stomaco
come tu ed io, ed è tentato di scappare e di lasciarsi portare dalla
vita, ossia dal successo, e di rinunciare al piano di Dio, del Padre. Che
dirò? Padre, liberami da questa ora, se sono venuto proprio per questo,
per morire?
No, signore. E allora davanti a tutto il mondo, rinunciando al maligno,
grida, davanti a tutto il mondo: "Padre glorifica il tuo nome" veramente
non permettere che io soccomba. Allora si udì una voce dal cielo che
disse : "Ho glorificato il mio nome e di nuovo lo glorificherò".
Noi ci domandiamo: quando Dio ha già glorificato il suo nome?
Glorificare il nome di Dio vuol dire che Dio si è manifestato potente,
che la gente ha detto: accidenti che meraviglia! Guarda Dio che tipo
fenomenale è! E la gente ha glorificato Dio perché ha fatto un'opera
importante. Quando Dio ha glorificato il suo nome, perché ora una voce
dai cielo dice: ha glorificato il mio nome e di nuovo lo glorificherà?
Certo lo ha glorificato in un segno che significa ciò che sta per
realizzare in Gesù Cristo. Dio ha glorificato il suo nome facendo uscire
il suo popolo dall'Egitto, aprendo il mare, portando fuori il suo popolo
dal deserto: l'Esodo. Dio ha fatto sì che il suo nome fosse glorificato
quando ha preso un popolo di schiavi, lo ha tratto dalla schiavitù, lo ha
fatto passare attraverso la morte, il mare significa la morte, la morte
significa il deserto, la morte che significa la terra dominata da nazioni
potenti, e lo ha portato alla libertà. Tutto questo è tipo, figura di ciò
che Dio realizzerà in Gesù Cristo. Questo è un paradigma che ora sta per
realizzare in Gesù Cristo. Per questo dice: ho glorificato il mio nome e
ancora lo glorificherò.
La gente diceva che era stato un tuono, altri dicevano che aveva
parlato un angelo. Gesù dice: no, questa voce non è venuta per me, ma è
venuta per voi, è venuta per tutti quelli che stanno ascoltando.
Questa Parola è per voi e per me. Noi siamo in questa
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scena con Gesù Cristo, perché ci ha portati qui per questo.
Questa voce venuta dal cielo e che è stata proclamata nuovamente qui
questa notte,è venuta per noi che oggi stiamo qui. Vuol dire, dal momento
che nulla di ciò che è scritto nei Vangeli è scritto a caso, o per
ricordare semplicemente un fatto storico, ma perché tutto quello che è
scritto è una parola vitale che dà la vita a quanti stiamo qui, questa
Parola è per noi oggi e adesso.
Che vuol dire questa Parola per noi? Il Signore ha detto: ho
glorificato il mio nome e ancora adesso lo glorificherò: in questa
convivenza. Perché vedremo che questa convivenza è un combattimento nel
quale Gesù Cristo lotterà contro i vostri demoni, contro i nostri legami
che stanno dentro di noi e ci tengono incarcerati e schiavi.
Adesso capite perché Gesù dice: adesso si compie il giudizio di
questo mondo. Adesso, in questa convivenza, adesso si sta per giudicare
il male che c'è in te e che c'è in me, e si va ad estirpare da voi il
male.
Adesso il principe di questo mondo sarà abbattuto, quando io sarò
innalzato sopra la terra, attirerò tutti voi a me.
Gesù Cristo in questa convivenza sarà innalzato perché lo
contempliate e allora ci possa attrarre realmente fino a lui tutti
quanti. Tutta l'assemblea cristiana, tutta chiamata a conversione, non è
altro che porre davanti a noi Gesù Cristo, Cristo innalzato per i nostri
peccati, che ci chiama a conversione.
Ancora per un po' di tempo sta la luce in mezzo a voi, dice Gesù,
camminate mentre avete la luce. Questa Parola è terribile. Il Signore
vuole dire a quanti state qui: state attenti perché la vostra vita è
corta, questa è la prima cosa, state nella luce adesso che siete a
contatto con la Parola, forse nel giro di quindici giorni state guori di
questa Parola e state lontano dalla luce e non venite più alla comunità.
Camminate, approfittate di questa luce che tenete, perché non vi
sorprendano le tenebre. Mentre avete la luce vicina credete nella luce,
affinché siate figli della luce.
E adesso viene una Parola sorprendente: dice la Parola che anche se
ha realizzato molte cose, enormi prodigi, molti non credettero. Bene,
portiamo questa Parola alla nostra riunione e
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cominciamo a pensare che questa Parola si riferisce a tutti quanti stiamo
qui. Questa Parola vuol dire che anche se Gesù ha realizzato molte cose
nella comunità di quanti state qui, non avete ancora creduto in Gesù. E
anche se molti di quanti state qui non hanno creduto se ne sono già
andati, ancora molti di voi che siete qui non avete ancora creduto,
perché si compia così la Parola di Isaia che dice: Signore, dice il
profeta, chi ha creduto alla nostra Parola se la gente ride di noi, se la
gente ci ascolta dicendo: e questo sciocco che dice? Dice: “Non potevano
credere perché aveva detto anche Isaia: io ho accecato il loro cuore, io
ho accecato i loro occhi, io ho indurito il loro cuore, perché non vedano
con i loro occhi, perché non comprendano con il loro cuore, perché non si
convertano, perché io non li curi. Questa Parola è una Parola che si
ripete molte volte nella Scrittura. Io l'ho celebrata in altre convivenze
di catechisti, è una Parola terribile, tremenda, è una Parola fenomenale.
Chi comprende questa Parola comprende tutta la Scrittura. Chi non la
comprende non ha ancora capito nulla della Scrittura. E' una Parola di
Isaia che viene riferita qui da S. Giovanni, che viene riferita da S.
Paolo, che tutti gli apostoli riferiscono nelle loro lettere.
Questo pezzetto di scrittura viene costantemente citato. Perché? Perché è
la risposta al fatto che molti non credono. E' sorprendente. E'
sorprendente che io stia parlando e che qualcuno dica: è Dio che parla; e
altri dicano: però che stupidaggini! Questo è un mistero. Io ho parlato
in Parigi con tanti preti e con un professore della Cattolica, egli dice
che questo è Parola di Dio e che è la salvezza per la Chiesa di oggi, e
un altro prete, al suo fianco, dice che questa è una alienazione...
Che significa questa Parola? Dio ha accecato i suoi occhi. Ossia non dice
che siamo noi quelli che non vogliamo ascoltare la Parola di Dio. No, no,
dice che Dio ha accecato i suoi occhi, è Dio che ha indurito il suo
cuore, colui che ha tappato le sue orecchie, perché Dio non vuole che si
converta, infatti, se aprono le loro orecchie ascoltano e Dio non vuole
che si convertano, chiaro?
Questo è ciò che succede. Questa Parola è stata applicata ai giudei e da
allora è stata applicata, e lo sarà, agli uomini che non credono. E' la
risposta del Cristianesimo per spiegare perché Israele ha rifiutato Gesù
Cristo. Questa Parola si trova in Isaia 6. Isaia nel capitolo sesto ha
una visione della gloria di Dio: Isaia contemplò i cherubini, Dio in
tutta la sua gloria si manifestò ad Isaia. Isaia tremante pensò, dato che
colui che vede Dio muore, di stare per morire. Ma un serafino toccò con
un carbone acceso la sua bocca perché potesse parlare, lo purificò perché
potesse parlare e non morisse. Allora udì che la voce di
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Dio diceva: chi invierò? Isaia dice: invia me, Signore. Tutti avevano
abbandonato Dio e Dio gli disse: ti invio, con una Parola terribile. Lo
inviò al popolo di Israele con una Parola potente, con una Parola che ha
un potere terribile: quello di indurire il cuore del popolo, degli
uomini, di tappare le loro orecchie, di accecare i loro occhi, perché non
vedano con i loro occhi, perché non ascoltino con le loro orecchie,
perché non convertano i loro cuori perché io non li curi. Questo lo
potete leggere, è Parola di Dio. Questo è durissimo da capire, fratelli.
In primo luogo per Israele, tutto ciò che capita, tutto ciò che
succede ha Dio come causa prima. Tutto, tutto lo permette Dio. Se pecchi
Dio lo permette, molte volte avrai voluto peccare e Dio non ti ha
lasciato. Perché tu pecchi bisogna che Dio levi da te la sua mano, dalla
tua testa. Questo lo dice sempre S. Paolo. Dio levò la sua mano e lì
stanno imputridendo nelle loro passioni e consumandosi. Non pensate che
nella Scrittura, lo vedremo in questa convivenza, il peccato significhi
una cosa buona che non ti è permessa di fare e che se la fai te la godi
molto bene in questo mondo e nell'altra vita te la passi male. Ogni
peccato mortale sue conseguenze di morte qui in questa vita. Il peccato è
un male per l'uomo e a chi pecca la vita gli si muta in un inferno per
lui.
Questa Parola vuol dire nient'altro che questo: Israele in fondo se l'è
risa di Dio. Dio li chiamava a conversione e sapete quello che dicevano?
Bene, quando arriverà il Messia aggiusterà ogni cosa e chiarirà tutto,
allora ci convertiremo. Dicevano: il giorno di Jahve... e con questo si
spassavano la vita così, piena di riti, però ciascuno conduceva la vita
che gli faceva più comodo. Come dire: una cosa era la loro vita e
tutt'altro la loro religione. Ma Dio alla fine si stancò. Dio inviava
loro Parole e fatti per chiamarli a conversione: malattie, calamità,
disgrazie... e nonostante tutto questo Israele non si converte. Israele
sempre dice: quando arriverà il giorno di Jahve... quando arriverà il
Messia. Bene, guarda io vi dico una cosa: convertitevi adesso. Se non ti
converti adesso sai che ti capiterà nel giorno di Jahve? Io, indurirò il
tuo cuore: guarderai e non vedrai, ascolterai e non capirai perché io
indurirò il tuo cuore. Io ti darò una Parola che indurirà il tuo cuore
perché tu non ti converta e io non ti curi. Dal momento che ogni Parola
che sta scritta in questo libro, ogni Parola che esce dalla bocca di Dio
si compie, fino all'ultimo jota, così questa Parola si è compiuta. Dice:
non potevamo comprendere perché Isaia aveva detto: ho accecato i suoi
occhi, ho indurito il suo cuore perché
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non vedano con i loro occhi e non comprendano con il loro cuore, perché
non si convertano e non li salvi. Questo si è compiuto alla lettera nel
giorno di Jahvè: arrivò Gesù Cristo arrivò il Messia e non lo
riconobbero. Coloro che dicevano: il giorno di Jahvè, il giorno di Jahvè,
tu dici: io mi convertirò prima di morire; allora mi confesserò. Dio
continuamente ti parla e ti chiama a conversione perché ha molta pazienza
con te. Però se tu continui vivendoti la tua vita e dici: quando morirò
mi confesserò e basta. Sai che ti dice questa Parola? Il giorno in cui tu
morirai tu non ti convertirai. In quel giorno tu non te ne renderai
conto. Per questo Dio ti dice: convertiti adesso! Questo è in definitiva
il significato di questa Parola.
Allora applichiamo questa Parola a noi. Forse c'è qualche fratello
a cui Dio ha accecato gli occhi e che Dio forse non vuole che si converta
forse, perché non ha diritta a convertirsi, perché Dio è stato molto
paziente con lui, perché Dio lo ha chiamato per molto tempo a conversione
ed ormai è giunto il momento in cui non si può più converta.
Questo è capitato a Israele: è giunto il giorno di Jahvè e Israele
ha rifiutato il Messia. Però dice S. Paolo che questo rifiuto di Israele
non è per sempre, ma è momentaneo.
Dice che ancora che alcuni credettero in lui tuttavia avevano paura
a confessarlo perché amavano maggiormente la gloria degli uomini che la
gloria di Dio.
Allora Gesù gridò con voce potente: "colui che crede in me non
crede in me, ma in Colui che mi ha mandato". Che dica una cosa del genere
uno stupido che sta lì, senza nessuna autorità, senza avere studiato
nella sinagoga, senza essere sacerdote secondo la legge, che è un laico
qualsiasi, come Gesù Cristo che non ha alcun titolo come invece lo hanno
i rabbini, che aveva solamente lavorato come falegname. Immaginate questo
Gesù che sale sulla spianata del tempio e grida: colui che crede in me
non crede in me, ma in Colui che mi ha mandato. I sacerdoti avevano
detto: ma chi si crede questo cretino? Ma come è possibile che si
permetta a questo imbecille di parlare senza ritegno?
Dice Gesù: Colui che vede me vede Colui che mi ha mandato: io sono
la luce venuta nel mondo perché tutti quelli che credono in me non
continuino ad essere nelle tenebre. Questo ce lo dice Gesù a noi questa
notte: io, la luce, sono venuto a voi
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perché non continuiate nelle tenebre.
Se qualcuno non ascolta le mie Parole, dice Gesù, cioè se qualcuno
ascolta le mie Parole e non le mette in pratica, io non lo condannerò,
perché io non sono venuto per condannare il mondo ma per salvare il
mondo, colui che mi rifiuta e non accoglie le mie Parole, ha già chi lo
condanna: la Parola che io ho proferito lo condannerà nell'ultimo giorno.
Questa Parola che io dico lo condannerà nell'ultimo giorno. Che significa
questo? Costui sta parlando in mezzo ai dottori e ai sacerdoti: ma chi si
crede questo cretino, come è possibile sopportare questo idiota che dice
tali e tante sciocchezze?
Dice Gesù: Non mi credete, vero? La mia Parola vi condannerà nell'ultimo
giorno, nel giorno del giudizio finale. Tu dici: Quest'uomo è un
imbecille... Io dico la mia Parola, vedremo in quel giorno chi ha
ragione. Questi increduli nei giorni in cui risusciteranno si
incontreranno con questo miserabile seduto alla destra di Dio, perché lui
è il Signore; il Kyrios. Allora diranno: eravamo stupidi, cretini,
idioti, insensati, era vero. La mia Parola dice Cristo, essa stessa vi
condannerà. Molti se la ridono di noi altri. Dicono: ma chi sono costoto
che non hanno cultura né studi teologici, che non abbiano studiato in
alcun seminario, che siamo senza titoli e avvalli. Bene: in quel giorno
si vedrà chi ha ragione.
Voglio dirvi fratelli che in questa convivenza noi siamo qui non a
nome nostro ma in nome di Gesù Cristo che ci invia a voi e in nome della
Chiesa per darvi la luce, perché non continuiate ad essere nelle tenebre.
Infine osservate questo: dice Gesù: io non ho parlato per conto
mio, ma il Padre che mi ha inviato mi ha detto ciò che io ho da
comunicarvi e io so che ciò che mi ha detto di dirvi è VITA ETERNA; io so
che il suo mandato è questo: VITA ETERNA. Tutta la missione di Gesù
Cristo tutto ciò che deve fare nel mondo è questo: dare la VITA ETERNA
agli uomini, mettere in fondo al cuore degli uomini la VITA ETERNA. Per
questo Dio vi ha portati a questa convivenza, perché Gesù Cristo vi dia
la VITA ETERNA, per nessuna altra cosa.
PREGHIERA BREVE DEL PRESIDENTE
BENEDIZIONE
(TUTTI IN SILENZIO SI RITIRANO A DORMIRE. I CATECHISTI SI RADUNANO UN
MOMENTO PER PREPARARE IL GIORNO SEGUENTE)
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SECONDO GIORNO (venerdì)
h 8,00 – SVEGLIA e COLAZIONE in silenzio
h 9,00 L O D I
Canto d'ingresso: Salmo 94
Saluto del Presidente
Invocazione allo Spirito Santo
Salmi del giorno (uno letto, canto o salmo cantato, salmo letto, canto o
salmo cantato)
Ammonizione alla lettura (presa dalla seconda convivenza)
(Carmen)
In questo giorno proclameremo una Parola molto importante. Questa
Parola praticamente farà da sfondo a tutta la convivenza. Noi ci
incontreremo continuamente con essa e con essa ci scontreremo. Per questo
la proclameremo con molta forza anche se quasi sicuramente, molti di voi
non la comprenderanno; in tutti questi giorni che saremo qui riuniti ci
confronteremo con questa Parola, alcune volte per discuterla secondo le
nostre idee. Per questo la proclameremo questa mattina, perché presieda
tutta la nostra convivenza.
Dio, che ci ha voluto convocare qui e che farà la sua apparizione
in mezzo a noi ci invita ad appoggiarci a Lui. Questo appoggiarci a Lui,
che si farà visibile e presente ci farà sperimentare la forza e la
potenza enorme di Dio in noi. Allora la nostra vita appoggiata a Lui
prenderà consistenza, la nostra vita minacciata alla morte, sentirà, a
contatto con Dio, di passare alla vita eterna. Questa conoscenza
sperimentale che provoca in noi, la presenza di Dio in mezzo a noi,
questo è la fede.
Tuttavia, poiché senza dubbio abbiamo molte idee confuse a riguardo
della fede e non ci appoggiamo mai a Dio, ma sempre ci appoggiamo sulle
nostre forze, e, dal momento che non abbiamo la vita eterna, non
l'abbiamo sperimentato, perché mai ci siamo appoggiati alla fonte che è
Dio, la fonte della vita, crediamo che la fede sia fare molte opere,
opere nostre, e siccome le nostre opere non ci hanno mai portato da
nessuna parte...
Io sempre dico che gli apostoli per mezzo delle loro
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buone opere, con la loro buona volontà, non si sono mai incontrati con la
risurrezione di Gesù Cristo. Essi con le loro forze non si sono
fabbricati il Cristo risorto. Mai. Al contrario: è Cristo risorto dai
morti colui che viene incontro ad essi che erano dispersi e nel peccato,
che ormai non credevano più in nulla. E' la risurrezione di Gesù Cristo
quella che viene incontro ad essi, per invitarli a far si che si
appoggino nella risurrezione, in lui: Gesù si fa conoscere da essi come
risuscitato dai morti. Questo è ciò che li trasforma: appoggiarsi nella
risurrezione di Gesù Cristo. E questo è ciò che li lancia verso il mondo
ad annunciare la risurrezione dai morti e il perdono dei peccati, perché
la risurrezione di Gesù Cristo perdona gli apostoli che la croce ha
disperso.
Forse anche noi abbiamo bisogno di incontrarci con la croce, con la
sofferenza, che ci spogli dalle nostre opere. San Pietro che pensava di
poter seguire Gesù Cristo fin non so dove, con le sue opere, ha visto
sfumare tutta la sua buona volontà e tutte le sue buone opere di fronte
alla croce, la croce lo ha fatto riconoscere peccatore. Allora Cristo
risorto può venire a perdonargli i suoi peccati e a renderlo forte in
Gesù Cristo risorto e non nelle sue opere.
Questa convivenza è tutta basata sulla vita eterna. Per poter
gioire e sperimentare questa vita eterna, già qui come una fonte
zampillante, necessitiamo di questa fede, di questo incontro sperimentale
che è con Dio, proclamiamo dunque una Parola sulla fede: Abramo.
Abramo si trova immerso nella sua grande sterilità: un uomo senza
senso. E vedrete che nella Scrittura appare questa figura, questo Abramo,
dopo i primi undici capitoli del Genesi che ci presentano l'umanità dal
peccato di Adamo al diluvio universale, sommersa nel peccato, nel nonsenso,
nelle acque. Di fronte a questa situazione, Dio che ha cercato il
mondo e lo porta avanti, non permette che l'umanità rimanga sommersa
nelle acque del diluvio, ma suscita una speranza per sollevare l'umanità
dal suo peccato. Questa porta che il Signore apre è Abramo. E' un piccolo
seme seminato nella carne umana, in questo Abramo sterile, in questa
umanità destinata alla sterilità: Dio semina una promessa di risurrezione
e di vita, questa opera è l'opera di Dio. Questo Abramo è una Parola di
Dio per tutte le nazioni, una rivelazione di Dio. Dio si avvicina
all'umanità e si presenta davanti alla sterilità umana con una promessa.
Questa è l'opera di Dio. E Abramo si appoggia in
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questo che vede, crede in Lui. Appoggiarsi significa credere. Tutte le
volte che udite "credere", intendete appoggiarsi su ciò che si manifesta
solido, appoggiarsi in Dio. Abramo non guarda a se stesso sterile, ma si
appoggiò nella forza di Colui che gli faceva le promesse, si appoggiò in
Dio.
San Paolo scrive questa Parola a una comunità, a una Chiesa, quella
di Roma, che ha iniziato molto povera, un gruppo di fratelli; in mezzo a
una grande massa di pagani, tutto l'impero romano, c'erano alcuni, pochi
cristiani. San Paolo la prima comunità la inizia sempre con i giudei.
Questa comunità era di alcuni giudei che abitavano a Roma. Ei giudei
avevano fatto di questa figura che è Abramo qualcosa che era tutto il
contrario di quello che è Abramo. Avete visto che Abramo è un dono di Dio
all'umanità. I giudei lo avevano interpretato tutto al contrario. Avevano
fatto di Abramo l'uomo che si salva per la sua onestà, l'uomo giusto,
quello che compie la legge, il perfetto. Avevano fatto di Abramo un
frutto delle sue forze. Così scompare Dio: è Abramo che si salva con la
sua onestà, con la sua fede (nel senso che intendiamo noi molte volte),
con i pugni, come se Abramo fosse frutto dei suoi pugni. Ossia, avevano
invertito totalmente la figura di Abramo. Allora San Paolo argomenta
contro di essi e per presentargli che Gesù Cristo è un dono di Dio
comincia presentandogli Abramo come la Promessa anticipata di questo Gesù
Cristo che egli sta per annunciare loro. Egli deve smontare tutte le idee
che hanno sulla giustificazione. Allora comincia dicendo che l'uomo non
si giustifica per le sue opere. Ossia, io non mi rendo giusto per le mie
opere, perché l'uomo è nel peccato e non si può giustificare da se
stesso, per molto che faccia. Dio è la giustizia assoluta. L'uomo che si
appoggia in questa santità, viene irradiato da questa santità, colui che
giustifica e che santifica tutti noi è il Signore, non siamo noi con le
nostre forze che ci giustifichiamo dai nostri peccati, è il Signore.
Ecco perché, dal momento che questa è in fondo la situazione
nostra, diciamo: che cosa è quello che dobbiamo fare, che cosa è quello
che non dobbiamo fare? A noi che sempre poniamo ogni fiducia nelle nostre
possibilità di fare e non ci appoggiamo in lui, che può fare tutto, che è
il Signore, questa Parola che adesso stiamo per proclamare ci aiuterà.
Vedremo con quale grande autorità San Paolo afferma che la
giustificazione è opera di Dio. E ci dirà che, non solo per la comunità
di Roma, ma anche per noi, oggi e adesso, è
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destinato questo Gesù Cristo, che si farà presente qui affinché noi ci
aggrappiamo e ci appoggiamo a lui.
Vi invito, fratelli, a ricevere questa parola con semplicità e ad
appoggiarvi al Signore. Come la Vergine un giorno non si appoggiò nelle
sue forze né nella sua possibilità di concepire un figlio, ma dice:
avvenga come tu hai detto. Il Signore ha detto una Parola sul mondo: Vita
eterna e Resurrezione, ed ha chiamato qui noi, così poveri, a
sperimentare questo perché possiamo veramente essere testimoni e
annunciare e dare al mondo questa speranza.
LETTURA Romani cap. 4
CATECHESI (dalla prima convivenza) (Kiko)
Bene, fratelli, non so se avete capito qualcosa, perché questa
Parola è difficile, ma è una Parola così importante che deve illuminare
un po' tutto il lavoro di questa mattina e di questa convivenza. Perché
questa convivenza è nel fondo preparazione a una liturgia che faremo
l'ultimo giorno, un rito di entrata nel catecumenato, come si rivivrà la
prima parte del vostro battesimo. Allora parleremo un po' questa Parola
che ci parla della fede, precisamente prima di fare un questionano
proprio sulla fede.
Se fate attenzione a questa lettura, vedrete che in primo luogo San
Paolo ci dice che Abramo non fu giustificato, che Dio non trovò giusto
Abramo perché egli fosse giusto, fedele a Dio per mezzo dei suoi pugni,
perché facesse molte opere con le sue forze, perché come diceva
l'ammonizione, i giudei avevano fatto di Abramo il contrario di quello
che significava. Avevano fatto di Abramo l'uomo fedele nelle prove,
l'uomo che obbediva alla Parola, che seguiva Dio, l'uomo coerente, i
volontarista... Allora la prima cosa che San Paolo dice è che Dio trovò
Abramo giusto prima che fosse amico di Dio, prima che fosse circonciso.
Perché i farisei dicevano come una grande cosa il fatto che essi avevavo
la circoncisione e proprio per questo i giudei non accettavano i pagani.
Allora dice San Paolo che Dio ha costituito Abramo padre non solamente
dei giudei ma di ogni uomo, sia circonciso, sia non circonciso, ogni uomo
che abbia la stessa realtà di Abramo.
E che cosa Dio trovò di giusto in Abramo? Ciò che Dio trovò di
giusto in Abramo è che Abramo credette in Dio. Questa
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Parola che stiamo leggendo qui: credette Abramo e ciò gli fu imputato a
giustizia, questo Dio lo mise in conto: basta questo per salvarti,
diciamo così; perché Dio trovasse giusto Abramo, perché Dio lo trovasse
totalmente santo.
Ecco che pone un esempio per spiegare questo e dice che a colui che
lavora non gli si considera il lavoro come un favore, ma come un debito.
Se tu mi affidi un lavoro, se tu fai un contratto con me perché eseguisca
un lavoro in casa tua, la ricompensa che tu dopo mi dai è dovuta a me, e
io non ti ringrazio per questo, e se non mi pagassi io ti potrei
denunciare alla Magistratura del lavoro e farti causa per ciò che tu mi
devi.
Per questo dice S. Paolo: a colui che lavora non si dà la paga come
un regalo ma come cosa dovuta. Dice: invece a colui che senza lavorare,
senza far nulla crede che Dio perdona il peccatore, che è capace di
giustificare un peccatore, perché Dio vuole giustificare il peccatore,
questa fede, questo credere che Dio è capace di perdonare il nemico,
questo gli viene imputato a giustizia.
Infatti Davide chiama fortunato colui le cui malvagità furono
annullate: fortunati quelli le cui iniquità furono perdonate e coperti i
loro peccati; beato l'uomo a cui il Signore non imputa alcun peccato.
La prima cosa che San Paolo dice è che Abramo fu trovato giusto
perché credette che Dio... Adesso spiega meglio questo, perché è
difficile da capire. Inoltre bisogna che teniate presente una cosa, cioè
il contesto in cui questo è scritto, come si diceva nella ammonizione, è
un contesto nel quale i giudaizzanti si introducevano nelle comunità e
dicevano che tutto questo che dicevano gli apostoli erano fondate,
infatti se essi non capivano la legge, se non si circoncidevano, se non
osservavano il sabato alla perfezione, se non facevano tutto questo, non
si salvavano. Per questo San Paolo fin dal principio li attacca e dice
che per quelli che la pensano così, la loro gloria è nelle loro vergogne,
come dire che la loro gloria è nel segno che portano nelle vergogne, che
è la circoncisione, e che il loro Dio è il ventre perché danno la massima
importanza al digiuno e alla differenza tra cibi puri e impuri; questo
passo dei Filippesi 3,19 non si riferisce a coloro che mangiano molto, ma
ai giudaizzanti che pongono la loro fiducia nelle opere e così sono
nemici della croce di Cristo: Cristo non gli ser
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ve affatto, ciò che ti salva sono solo le tue opere e San Paolo si
scaglia contro di loro. In questo contesto è scritta pure la lettera ai
Romani.
Uno può dire: allora questa Parola a noi che dice? Noi non siamo in
questo contesto! Bene, io credo invece che noi siamo proprio in questo
contesto, perché diciamo: ecco, qui non si fa nulla, questa è una
confusione, qui c'è solo da credere? Ah, ma allora questo è protestante,
perché io devo fare la mia parte... Ecco che anche noi abbiamo in qualche
modo, sotto sotto, la stessa problematica. Per questo per prima cosa
vediamo un po' cosa è la fede.
La prim cos che San Paolo esprime è la felicità è che Dio trovi
giusto un uomo senza che faccia nulla, cioè che Dio sia capace di
giustificare un uomo, e questo è non solo per i circoncisi ma anche per
gli incirconcisi. Infatti Abramo fu trovato giusto prima di ricevere la
circoncisione. E più: dice San Paolo che Abramo gli si diede la
circoncisione come segno che era stato trovato giusto da Dio.
Questa frase che dice San Paolo ai Romani serve allo stesso modo
per il Battesimo cristiano. Così la Chiesa ha sempre concepito il
Battesimo cristiano. Il Battesimo si amministra ai cristiani come la
circoncisione ai giudei. Come un sigillo della fede. Per questo senza la
fede non si può dare questo segno. Dio avendo trovato giusto Abramo gli
diede come garanzia, come alleanza, come un segno che commemorasse,
diciamo così, il fatto che Dio trovava giusto Abramo. Se Dio incontra un
uomo così, un uomo che sia figlio di Abramo, che abbia la stessa fede di
Abramo, dopo gli si amministra il Battesimo come un sigillo che sigilla,
che conferma questa fede. Per questo il Battesimo non si può dare senza
la fede.
Infatti in questo modo, dice, Abramo si convertì in padre di ogni
uomo che abbia la fede di Abramo. Perché quando Dio chiama Abramo egli
era un pagano, un politeista. Inverò è curioso il fatto che la Bibbia
dopo aver presentato nei primi 11 capitoli il peccato dell'umanità,
presenta Dio che sceglie un uomo che non si può giustificare con le sue
opere. Perché? Precisamente perché Dio gli promette una cosa che è
impossibile che egli possa ottenere con le sue opere: un figlio.
Dio promette ad Abramo un figlio. E Abramo non può avere figli
perché è un vecchio di ottanta anni e perché sua mowww.
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glie è sterile. E non solo è sterile ma il suo corpo ormai è svigorito,
non ha le forze necessarie per poter avere un figlio. Dio promette ad
Abramo una cosa che è assolutamente impossibile che Abramo possa ottenere
da se stesso. Abramo non può pensare in nessun momento che lui può avere
un figlio con le sue opere. Perciò specialmente è importante che Dio
elegga quest'uomo, Abramo che si trova in questa situazione.
Allora in che sussiste la fede di Abramo? San Paolo ci parla della
fede di Abramo, che è la fede del cristiano, per questo chi ha la fede di
Abramo è figlio di Abramo. Non è figlio di Abramo chi è circonciso, ma
colui che ha la fede di Abramo. E questo serve anche per noi: non è
cristiano chi è stato battezzato da piccolino, colui che è cristiano
secondo la carne, ma colui che ha la fede di Abramo.
Allora dice che Abramo sperando contro ogni speranza, credette,
quando Dio gli disse: Guarda le stelle del cielo, la tua posterità sarà
così numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia del mare; Abramo
non vacillò nella sua fede, anche considerando che il suo corpo ormai non
aveva più vigore (era impossibile che potesse avere un figlio). La
posterità significava che Abramo avrebbe avuto una discendenza: un
figlio, e questo figlio molti figli, e molti figli ancora e tutti
avrebbero avuto come nonno o bisnonno un certo Abramo. Sarà un popolo
immenso. Però per avere questo popolo Abramo deve prima avere un figlio
proprio, che è tutto il suo ideale. Così quando Dio gli promette questo,
Abramo non guarda a se stesso, non considera il suo corpo... ma, diamine,
è impossibile che io abbia un figlio se ho già cento anni! Non guardò se
stesso né sua moglie vecchia e con la matrice ormai sterile. Di fronte
alla promessa che Dio gli faceva, l'incredulità non lo fece vacillare,
anzi la sua fede lo riempì di fortezza. Si appoggiò in Dio, si appoggiò
in questa Parola di Dio, si appoggiò in chi gli parlava, non guardò se
stesso.
Questo è molto importante per noi. E diede gloria a Dio. L'atto che dà
maggior gloria a Dio è la fede. Diede gloria a Dio, persuaso che Dio è
potente per compiere ciò che promette. QUESTO GLI FU IMPUTATO A
GIUSTIZIA.
Ossia: quando Dio gli dice: Io darò un figlio, a te che sei un
vecchio, e a una vecchia a cui è impossibile avere un figlio, questo
vecchio non guardò se stesso, ma guardò colui che gli parlava e,
appoggiandosi in Dio (la rawww.
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dice ebraica di fede è "muna" che vuol dire appoggiarsi in ciò che è ben
saldo, non in te stesso),non vacillò pensando che ciò era impossibile
umanamente, no, perché se guarda se stesso è impossibile; guardò a colui
che gli parlava e appoggiandosi in questa Parola che gli prometteva un
figlio non vacillò, anzi si riempiì di fortezza e diede gloria a Dio: lo
credo, Tu sei capace di fare questo e molto di più! E questo fu gradito a
Dio in modo straordinario.
Questa è la fede cristiana. Infatti tu leggi nel Vangelo una Parola
che ti dice: va e vendi i tuoi beni, o ti dice: tu avrai un figlio, tu
cambierai, tu diventerai un uomo che divide i suoi beni con i poveri, tu
diventerai un uomo che non giudica il fratello, tu diventerai un uomo che
si lascia prcuotere, che non resisterà al male. Chi ascolta questa Parola
e guarda se stesso, sta fresco, infatti se tu guardi te stesso chiò è
impossibile, perché sei un superbo, un collerico, un borghese; è
impossibile se guardi a te stesso...
Ma che è la fede? Guardare a chi ti parla, è guardare Dio, non a se
stessi. Molti di voi hanno fatto i "cursillos" di cristianità". Che
accadeva in quei giorni? Perché quando ci dicevano certe cose ci prendeva
la paura? Perché noi guardavamo a noi stessi. Vi ricordate? Se guardi a
te stesso, dici: io cadrò, questo io non lo posso fare, fra pochi giorni
alla prima occasione, pecco. Senti, chi ti ha detto di guardare a te
stesso? Perché non hai pensato a Colui che ti parla? Perché non hai
pensato che Colui che ti parla è potente per compiere ciò che ti
promette? Perché non hai pensato che Dio può fare di questo tuo cuore che
è uno schifo, egoista, collerico, meschino, borghese, un cuore nuovo di
carne? Egli. E se Egli ti sta dicendo che lo può fare, credilo!
Io ti aiuterò, io ti trasformerò, io metterò in te uno spirito
capace. Perché dubiti, perché guardi dietro di te. Ma chi ti ha detto di
guardarti dietro, chi ti ha mandato a dire in questo momento che Dio è un
mentitore, questo è ciò che tu vai dicendo, che tutto questo è una
fantasia. Dio non mi cambierà affatto, bene, starai nel tuo peccato e un
giorno morirai. Ma perché non guardi a Colui che ti parla e non pensi che
Dio è potente per compiere ciò che ti promette, questo è la fede. E
allora dice: la scrittura non dice solamente che fu reputato a lui solo,
ma anche a noi; a tutti quanti deve essere imputata la fede, a noi che
crediamo in Colui che resuscitò dai morti: Gesù Cristo Signore nostro che
fu consegnato per i nostri peccati e resusciwww.
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tato per la nostra giustificazione. Ossia, cosa dice che ci fa cristiani?
Credere che Dio consegnò alla morte Gesù Cristo per i nostri peccati e
che pertanto i tuoi peccati sono perdonati, che Dio ti giustifica, che ti
rende santo, che ti manda il suo Spirito e ti invia adesso Gesù Cristo
risorto dentro di te.
Bene. Qui sorge un problema, tu dici: capirai, questo è ciò che a
me piacerebbe: avere la fede di Abramo, appoggiarmi come Abramo in Dio. E
qui siamo di nuovo in un circolo vizioso:
dal momento che io non ho questa fede, mi appoggio a me stesso e affondo.
Perfetto. Con questo abbiamo scoperto il pasticcio, siamo arrivati al
nocciolo della questione: che la fede non è un atto moralista, ma è un
dono. Appoggiarti in Dio, avere questa fede, è un dono. Forse il
Precatecumenato ti ha fatto scoprire che tu non hai fede, per questo
motivo tu non puoi fare opere di vita eterna, per questo non cammini; la
tua vita non ha cambiato per nulla perché Dio non può fare assolutamente
nulla se tu non ti appoggi, se tu non credi in Lui. Precisamente per
questa ragione, che la fede tu non te la puoi dare da te stesso, la
Chiesa ti chiama a questa rinnovazione del passaggio al Catecumenato,
perché la Chiesa ti può dare questa fede. Per questo tu vai a chiedere la
fede alla Chiesa perché la Chiesa ha la facoltà di darti questa fede che
tu non hai. La Chiesa di darà questa fede.
Perché ad Abramo Dio diede questa fede, Abramo è un'opera di Dio
per me e per te. E' una Parola. Non che si debba imitare Abramo. Abramo è
una Parola di Dio che illumina ciò che è la fede. Ciò che Dio vuole è
salvarti gratuitamente. L'unica cosa che Dio ti chiede è che tu ti
appoggi in Lui. E' come se tu avessi un amico stupendo che è capo delle
prigioni, e a te ti hanno messo in carcere per non so che cosa, e tu,
poiché è il tuo amico del cuore e ha ogni potere nel carcere, sei
tranquillo, perché il tuo amico quando saprà che tu sei lì ti aiuterà, ti
farà uscire, ti salverà. Bene, adesso immagina che è un vero amico e tu
non confidi in alcun modo che lui verrà a salvarti; hai dubitato di lui
in maniera assoluta e chiami non so quante persone in tuo aiuto, se
questo amico lo viene a sapere ti dirà: come dubiti di me? Tu non mi vuoi
bene; tu hai dubitato totalmente che io ti potessi aiutare; io ti ho
sempre detto: se un giorno o l'altro sei nei guai, chiamami, che ti
aiuto; perché non mi hai chiamato? Perché hai dubitato di me? Ah, forse
credi che io non ti voglia bene, che io sia completamente cretino, un
uomo che non mantiene la parola, un uomo che diwww.
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ce molte cose ma poi non le compie; tu hai pensato che io non ti possa
salvare da niente?
La fede è pensare che Dio è tanto grande che può dare la vita alle
cose che non esistono, cioè che Dio è capace di tirar fuori dalla morte
la vita, e che è capace di tirar fuori dal tuo corpo pieno di peccato un
cuore nuovo, che Dio dalla morte è capace di fare una nuova creazione.
Questo è ciò che dà gloria a Dio. Colui che crede questo, in lui si
compirà ciò che Dio gli ha promesso e la sua vita si trasformerà
radicalmente e farà cose che non si possono neppure immaginare; questo è
ciò che Dio farà, perché la fede è onnipotente, è grande come Dio.
Qualcuno può pensare che si possa avere tanta o poca fede; noi parliamo
sempre di fede infantile e di fede adulta; questo problema era pure un
problema della Chiesa primitiva. Sapete cosa dice su questo Gesù Cristo?
Non arrampicatevi sui vetri, non dite sciocchezze. Sai che è la fede? Io
te lo dirò: se tu avessi la fede così piccola, piccola come un granello
di senape, che lo hai in mano e non si vede, e con questo pochissimo di
fede dicessi a quella montagna che sta lì: muoviti e buttati in mare, la
montagna si muoverebbe. Perché la fede o si ha o non si ha. Non ci sono
tante storie, se ho la fede o non ho la fede. Colui che ha fede agisce
nella fede, la fede fa opere di fede.
Per questo la fede è un tempo di gestazione. Non è tanto facile:
dobbiamo imparare a credere, come Abramo deve imparare a credere. La fede
è un cammino. Abramo in questo momento è trovato giusto, ma poi Dio deve
fare con lui un cammino perché impari a credere. E Abramo molte volte si
dimenticherà di Dio e vorrà fare le cose per conto suo, con la sua
testolina, e le cose gli riusciranno molto male e picchierà centomila
volte la testa. Uscirà dal cammino e con quelle legnate imparerà e
ritornerà al cammino. Infatti solo così si impara. Dovrà imparare a
credere. E la sua fede iniziale dovrà essere purificata, come nel momento
di sacrificare Isacco. Infatti sempre tenterà in qualche modo di
strumentalizzare questa fede per fare i suoi comodi, allora Dio non ha
altro rimedio che metterlo in qualche situazione particolare affinché
continui a camminare guardando Dio.
Abramo è un paradigma. La fede di Abramo è un'opera di Dio per noi.
Dio ha promesso di salvare l'umanità: allora comincia a sviluppare il suo
piano di salvezza con Abramo: Dio sceglie un vecchio e a questo vecchio
dà questa fede per te e per
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me.
Dio ti ha chiamato a questa convivenza perché è disposto a darti la
fede. Perché tu non puoi pretendere la fede con le tue opere, tu, solo
puoi chiedere la fede da Gesù Cristo.Dio ti darà questa fede
gratuitamente. Per questo, proprio per questo ti trovi qui. Te la darà
non in funzione tua ma in funzione del mondo, in funzione delle Sue
promesse, in funzione del fatto che deve mandare avanti ciò che ha
promesso: che salverà tutti gli uomini. Dio per salvare tutti gli uomini
ha bisogno che la Chiesa sia sacramento di salvezza, e la Chiesa,
sacramento, oggi nelle parrocchie non si vede da nessuna parte, piuttosto
sono degli uffici dove la gente va a Messa, al Battesimo, però non sono
un sacramento di salvezza universale; allora dal momento che non si vede,
Dio ha invitato voi perché, in questa borgata di Arguelles, si
visibilizzi la Chiesa di Gesù Cristo come sacramento di Salvezza. Per
questo è necessario che la vostra fede sia segno, perché per salvarvi
(questo è molto importante) vi basta la fede che avete: le vostre Messe,
i vostri pasticci, però perché la Chiesa sia veramente il corpo di Gesù
Cristo visibile agli uomini, perché il mondo veda Dio e dica: guarda come
si amano (perché Dio è Amore), per questo la fede che voi avete non
serve, non è sufficiente, non vale perché non indica niente, non è segno.
Perché ciò che salva gli uomini è il segno; è vedere Gesù Cristo vivo
oggi, sulla Terra e non in un uomo solo, perché direbbero: questo è un
santo, ma in un popolo con giovani, anziani, nevrotici,... perché Dio
chiama l'umanità. Voi non siete nulla di scelto: siete l'umanità, siete
come tutti gli altri, con rappresentanza di gente bonacciona, collerica,
borghese, cretina, come tutti quelli che sono fuori di quì. Ecco, ciò che
Dio vuol fare di voi è un sacramento, cioè un segno che si vede con gli
occhi, un segno dell'amore che Dio ha per il mondo, e per questo vi darà
anzitutto e gratuitamente la fede.
PREGHIERA CONCLUSIVA DEL PRESIDENTE
PADRE NOSTRO
BENEDIZIONE
INTERVALLO (avvisare che per il questionario che si farà
dopo, tutti portino carta e penna).
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QUESTIONARIO SULLA FEDE
(tutti riuniti con carta e matita un catechista detta le domande del
questionario)
DOMANDE
1) Dopo tutto questo tempo che sei in comunità, oggi che cosa cerchi in
comunità?
2) Per te che cosa è la fede? Cosa produce? Che cosa ti dà?
3) Tu credi di aver fede? Perché?
4) Se non hai fede, che devi fare per averla?
Si lascia mezz'ora perché ognuno risponda individualmente alle
domande per iscritto; lo possono fare in camera o dove credono, ma da
soli, senza parlare con altri. Anche gli sposi rispondano ciascuno
individualmente. Bisogna richiedere sincerità nelle risposte.
Poi, quando sono tutti nuovamente riuniti, uno dei catechisti
chiede ad alcuni fratelli le risposte alle domande del questionario;
brevi. Conviene domandare a quanti più è possibile, eventualmente
continuando dopo il pranzo, prima della catechesi.
N.B.: La seguente catechesi è stata fatta in due tempi, ed è molto lunga
(pagg. 32-72): deve essere rifatta possibilmente in tempi più brevi e
regolari, dato che dopo c'è la celebrazione penitenziale (pag. 72)
(Kiko) (dalla convivenza del passaggio di Arguelles)
Avrete potuto vedere che c'è una grande varietà di risposte. Con
questo questionario non si pretende che rispondiate bene o male, ma di
chiarirci, dal momento che non dobbiamo dimenticare che questa convivenza
è in funzione del primo passaggio al catecumenato, in funzione del fatto
che si deve rivivere la prima tappa del nostro battesimo. Per questo sarò
molto franco con voi.
Vi abbiamo posto quattro domande: che cerchi nella comunità? che è
la fede? che ti dà? che realizza? credi di avere fede? che devi fare per
avere fede?
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Queste quattro domande sono la base di tutta la convivenza.
Comincio dicendoti: quando vi hanno battezzati da piccolini, la
prima domanda che vi ha fatto la Chiesa, quando eravate ancora nei
pannolini, avevate diciassette o diciotto giorni, quando vi battezzarono,
la prima cosa che vi domandò il sacerdote fu: come si chiamerà il
bambino? Disse il prete: come si chiamerà? e il padrino che vi teneva in
braccio disse: Roberto.
Allora il prete tutto rivestito dei paramenti vi domandò per prima cosa:
Roberto, che chiedi alla Chiesa di Dio? Che cerchi nella Chiesa? Perché
vieni qui? Che vieni a chiedere alla Chiesa? Allora il padrino che non
sapeva molto bene che cosa doveva dire, guardò il prete e il prete gli
disse a bassa voce: la fede. Allora il padrino disse forte: la fede.
Seconda domanda: e la fede che cosa ti dà? che cosa realizza in te?
che è la fede per te? un solletico al cuore? vediamo, che ti dà la fede?
Allora il padrino, nuovamente imboccato dal prete disse: la vita eterna;
la fede mi dà la Vita eterna.
Queste due domande che vi fecero quando vi battezzarono sono le
prime due domande del questionario.
La terza e la quarta sono per capire le prime due. Questo dialogo
fu la prima parte del vostro Battesimo.
Dopo domani notte verrà il Vescovo a presiedere il rito nel quale
rivivremo questa prima parte del Battesimo. Il Vescovo ti domanderà:
bene, molto bene, sei qui già da due anni, che cerchi qui? che vieni a
chiedere alla Chiesa? e tu dirai ciò che il padrino disse un giorno per
te: la fede. E continuerà il Vescovo: e che è la fede per te?
La Chiesa prima di battezzare dialoga con voi. Prima deve vedere un
po' che cosa pensate. Allora voi direte: la fede mi dà la vita eterna.
Allora dopo di aver risposto così al Vescovo egli ti dirà che cosa devi
fare: ti presenterà il cammino per avere la vita eterna.
Tutta questa convivenza è centrata su questo: che cosa dovete fare
per ottenere la vita eterna.
Mi è piaciuta la risposta data da uno di voi alla pri
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ma domanda: io voglio essere cristiano. Padre Farnes dice che rispondere:
io voglio la fede, vuol dire in realtà: voglio essere cristiano, voglio
essere fedele. La Chiesa domandava a quelli che si avvicinavano al
catecumenato: Che cosa vuoi? Che cosa cerchi qui? E la gente diceva: Io
voglio essere cristiano, voglio arrivare ad essere cristiano, voglio
giungere alla fine del catecumenato, voglio arrivare ad essere uno uomo
di fede.
Perché si è fatto questo da piccolini? Perché il battesimo non si
può dare senza la fede. Per poter dare il Battesimo, abbiamo visto questa
mattina, è necessaria la fede. Perché abbiamo visto che il Battesimo è
ciò sigilla la fede. Cioè, la fede è anteriore al Battesimo.
Allora come vi si è dato il Battesimo quando da piccolini non
avevate la fede? Si vedrà che nella Chiesa primitiva il Battesimo non è
mai una magia istantanea: il Battesimo è tutto un cammino. Il Battesimo è
il cammino della conversione, il cammino della iniziazione cristiana. E
tuttavia a voi si è dato il Battesimo tutto in una volta senza che voi
aveste fede. Come mai questo? Perché la Chiesa vi ha prestato la sua
fede?
La Chiesa primitiva tuttavia ha sempre capito molte bene che uno
non diventa cristiano per la magia di un po' d'acqua gettata sulla testa,
ma che è necessario avere la fede.
Bene, ma c'è un problema: e la fede come si ottiene? Chi è l'autore
della fede? L'autore della fede è Gesù Cristo. Ma Gesù Cristo dove sta?
Gesù Cristo non si vede. Dio non si vede da nessuna parte. LA FEDE SI
CHIEDE ALLA CHIESA. Questo non lo avete detto quasi nessuno. Dovete
ancora scoprire che cosa è la Chiesa. Per questo vi si domanderà dopo
domani: che cosa vieni a chiedere alla Chiesa, rappresentata da Vescovo?
Voi dicevate a chi si deve chiedere la fede? A Dio dicevate. Ma Dio non è
nelle nuvole, Dio è nella Chiesa. E la Chiesa dov'è? Sono i fratelli
della comunità. Non è vero! Voi non siete la Chiesa, voi siete un gruppo
di precatecumeni, che non è la Chiesa. La Chiesa è un'altra cosa. Per
questo viene qui il Vescovo, perché rappresenta come un segno la Chiesa
adulta. Ecco perché a questo passaggio viene sempre il Vescovo o un suo
delegato.
Noi siamo rappresentanti del Vescovo, incaricati dal Vescovo come
didascali, per attuare in voi questa gestazione.Per portarvi al
Cristianesimo, per fare di voi cristiani adulti.Nella Chiesa primitiva
c'era una serie di carismi, o servizi. Dice
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San Paolo: apostoli, poi profeti, poi carismi di governo, quello dei
Vescovi, poi maestri o didascali, poi diaconi, vergini, vedove, ecc.
I maestri, o didascali, erano gli incaricati del Vescovo per
portare avanti il catecumenato. Bene, in questo senso, io sono per voi un
didascalo, incaricato dalla Chiesa, perché in me hanno riconosciuto
questo carisma, di portare avanti nella parrocchia il catecumenato, cioè,
di fare avanzare voi nella fede. Perché è fuori di dubbio che i Vescovi,
che sono così pochi, è impossibile che si incarichino loro stessi di
condurre tutto il catecumenato, questo è assurdo, non si può pensare.
Perciò devono delegare qualche individuo che si incarichi di gestare
nella fede gli altri.
La Santa Sede ha pubblicato l'ordo della iniziazione per catecumeni
adulti e in questo libro che è esattamente ciò che noi stiamo facendo, si
dice che il Vescovo deve presiedere i diversi passaggi o scrutini del
Battesimo.
Bene, qui c'è un problema: quelli che hanno fede. Quelli che
credono di aver fede. Guarda: se noi stabiliamo un cammino catecumenale,
è un cammino di conversione. La Chiesa primitiva ha visto sempre la
conversione non come un momento determinato, ma come un cammino di
conversione con diverse tappe. In
queste diverse tappe tutto il cammino di conversione ha un solo nome: si
chiama in un solo modo: BATTESIMO. Il Battesimo non si dava tutto in una
volta. Si dava per tappe. Prima si dava un pezzetto di Battesimo, dopo un
certo tempo un altro pezzetto, poi più avanti un altro ancora, ecc.
Al bambino piccolino gli si davano tutte queste parti assieme. Per questo
a voi, nel vostro battesimo da piccolini, vi sono stati dati: tre
esorcismi, tre imposizioni delle mani. Perché ripetere tre volte una
medesima cosa? Perché ai piccolini si dava tutto insieme ciò che agli
adulti si dava in molto tempo e a tappe?
Allora perché si battezzavano i bambini? Perché i genitori si
incaricavano di far progredire nei fanciulli questo Battesimo che la
Chiesa aveva per gli adulti; i genitori si responsabilizzavano come
cristiani di sviluppare questo Battesimo, mentre il fanciullo cresceva
nell'arco della sua vita.
Questo oggi torna nella Chiesa e sapete che oggi è pratica
universale di tutta la Chiesa di non battezzare i bambini i cui genitori
non si riconosca che siano veramente cristiawww.
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ni. Noi siamo stati a Barcellona e lì stanno succedendo fatti di rilievo
proprio per questo motivo: preti giovani dei suburbi si rifiutano di
battezzare i bambini, senza la fede dei genitori.
E uno lo hanno fatto quasi fuori, l'altro l'hanno picchiato... La gente
infatti va su tutte le furie.
In Francia questo si fa già da tempo. Così ciò che fanno i preti, perché
lo comanda la Chiesa, è stabilire un dialogo previo con i genitori:
perché volete battezzare il bimbo? E se si vede che il padre non sa
rispondere perché al più lo vuole battezzare semplicemente perché ha
paura che il bimbo si prenda una malattia se non lo battezza, infatti noi
siamo pieni di idee magiche, allora si obbligano i genitori ad assistere
ad una catechesi appropriata. Spesso è un pasticcio per i genitori. Ma
dal momento che in Spagna se non sei battezzato non ti puoi sposare in
Chiesa e tutti ti segnano al dito, allora i genitori vogliono a tutti i
costi farli battezzare. Ecco perché è importante separare la Chiesa dallo
Stato, perché non c'è bisogno di farsi cristiano per forza: semplicemente
per il fatto di essere spagnolo.
Dunque il problema più interessante era questo: che i genitori si
responsabilizzino di portare la fede ai loro bambini. Per questa ragione
le comunità cristiane devono battezzare i bambini.
Perché se oggi nel mondo c'è qualcuno che abbia una ragione per
battezzare i suoi figli siete voi che state veramente approfondendo la
vostra fede.
Perché si battezzavano anche i bambini? Vedrete che quando faremo
il secondo passaggio al catecumenato scoprirete una cosa molto
importante, cioè che Dio vi ordinerà attraverso le Scritture, che è la
Parola di Dio, che abbiamo l'assoluto comandamento di Dio, come l'Israele
della carne, di trasmettere la nostra fede alla generazione successiva,
ai nostri figli. Un ebreo religioso, se vede che suo figlio abbandona la
religione, si sente l'uomo più disgraziato del mondo, perché è stato
infedele. Perché Dio gli ha dato un ordine fondamentale: trasmettere la
fede in Jahvè ai suoi figli.
Perciò ai bambini veniva fatta la circoncisione da piccolini. La
circoncisione in Israele è l'impegno dei genitori a trasmettere la fede a
quella generazione. Ecco perché tutta la Scrittura è in funzione dei
fanciulli. Per questo molti fatti della Bibbia hanno un senso poetico ed
eroico, perché sono in funzione dei fanciulli. In Israele la fede viene
trasmessa dai genitori al figlio, non con catechesi, ma con liturgie
domestiche. A
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partire dal secondo passaggio al catecumenato vi insegneremo a
catechizzare i vostri figli: farete una liturgia domestica con loro la
domenica mattina. Nella Chiesa ci sono tre tipi di liturgia: una
domestica, familiare; una della comunità; una della comunità di comunità.
E' molto importante questo comando di passare la fede ai figli;
perché come la prima predicazione cristiana si fa con gli Israeliti,
nella sinagoga (come noi andiamo alle parrocchie).
Prima del Vangelo arrivi ai gentili, ai pagani (forse un giorno il
Signore vorrà che si vada direttamente agli atei, ai comunisti ad
esempio, fuori dalle parrocchié) il Signore vuole e dice: andate alle
pecore sperdute della casa di Israele. San Paolo fu incaricato di
condurre al Vangelo i pagani.
Così come le prime comunità che sorgono nella Chiesa sono di Ebrei o
proseliti (gente di razza non ebrea, ma convertita all'ebraismo), gente
circoncisa e che, come leggiamo negli atti degli Apostoli, continuava ad
andare al tempio, le liturgie primitive erano le stesse di quelle degli
ebrei però con diversi significati e significato.
Ecco perché inizialmente facevano ancora l'eucarestia con in mezzo la
cena. Con tutto ciò voglio dire che il comando che avevano gli ebrei nel
Deuteronomio di trasmettere la fede ai loro figli passa anche quello
quando si convertono al cristianesimo nel desiderio di trasmettere la
fede in Gesù Cristo ai loro figli, facendolo come già lo facevano prima
nell'antica alleanza. Perciò, come già prima da piccolini circoncidevano
i loro figli, anche adesso in seguito battezzano i bambini da piccoli.
Non credete che questa sia una prassi posteriore. Già fin da principio i
cristiani battezzavano i loro figli da bambini. Perché danno ai bambini
piccolini il battesimo degli adulti tutto in una volta e riassunto? Per
impegnare i genitori davanti alla comunità a iniziare alla fede in Cristo
i loro figli. I genitori sono responsabili davanti a Dio di trasmettere
la fede ai loro figli. In questo senso i figli sono liberi. Così come voi
pure siete liberi perché non avete scelto voi Dio ma Lui ha scelto voi;
(nessuno dica questa eresia come si diceva prima: Io ho scelto Gesù
Cristo... suore che dicono Io ho scelto Gesù Cristo, come altri hanno
scelto di sposarsi.......: così siamo giunti ad un volontarismo
spaventoso) è Dio quello che sceglie. Bene, come Dio ha scelto voi non vi
ha scelti soli ma con i vostri figli. Dio per il solo fatto di aver
scelto voi, ha già scelto i vostri figli. Su questo non c'è nessun
dubbio. Il problema che vi si porrà sarà quello dei vostri figli più
grandi; infatti mi piawww.
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cerebbe vedere chi di voi è così in gamba da essere capace di staccarlo
dai suoi idoli e di insegnargli ad amare Dio, il Dio di Gesù Cristo.
Questo di trasmettere la fede ai figli non lo potrete fare di sicuro con
i vostri figli più grandi, mentre lo potrete fare con i piccoli. Proprio
così, passo passo vi si insegnerà come dovete fare.
Perché è fondamentale, è un comando di Dio, questo di Deuteronomio 7
vedrete che è una catechesi fortissima: amerai Dio con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze, questo lo porrai
ai montanti della tua porta, nella palma delle tue mani, sulla tua
fronte, questo lo insegnerai a tuo figlio quando va a letto e quando si
alza, e quando tuo figlio ti domanderà perché facciamo questo, tu gli
narrerai di come fosti schiavo in Egitto e Dio ebbe misericordia di te e
ti liberò. Quando farai questa liturgia domestica tuo figlio ti
domanderà: papà, perché oggi non mi lasci giocare al pallone? Perché mi
tieni qui a fare cose così noiose?
Tu allora gli dirai: guarda, figlio mio, io sono tuo padre, tuo padre era
un disgraziato, svergognato, ma se oggi ti vuole bene è perché... e gli
racconterai la tua storia: Dio ebbe misericordia di me e mi chiamò, e mi
fece entrare in comunità. Dio inviò Suo Figlio Gesù Cristo che morì e
risuscitò e fa sì che io possa amarti in un modo nuovo.
Così catechizzerai tuo figlio attraverso la tua esperienza, come ha fatto
sempre Israele.
Per questo per noi il problema della catechesi ai fanciulli nella
parrocchia è risorto quando esistono cristiani adulti. Perché se nella
parrocchia ci sono cristiani adulti, da genitori cristiani vengono
senz'altro figli cristiani. Da genitori invece che si credono cristiani
non nascono mai figli cristiani. Uno dei modi infallibili per sapere se
una persona è cristiana è di guardare i suoi figli. Ciò è molto serio
perché i figli sono molto sensibili, hanno buon fiuto e sanno molto bene
com'è la fede dei loro genitori. Ci sono molti padri moralisti che fanno
vivere i loro figli nella ossessione... ma domani parleremo degli affetti
e della relazione con i figli e vedremo che i genitori cristiani
veramente hanno una relazione affettiva con i figli diversa che è
totalmente diversa da quella dei genitori pagani.
Io, fratelli, vi parlerò con molta sincerità, perché corriamo il
pericolo di vivere in un binomio, in una dicotomia: da una parte crediamo
di avere fede, mentre questo cammino è precisamente per quelle persone
che non hanno fede e che hanno bisogno di venire alla Chiesa per avere la
fede... perché se awww.
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vete già la fede, come potete venire alla Chiesa a chiedere la fede? La
Chiesa qui ora si offre per darvi la fede, la fede infatti non viene
dall'alto. La fede sta nella Chiesa. Questo voi non lo avete mai
compreso, bene lo comprenderemo adesso con questa catechesi. Vediamo un
po'.
Gesù Cristo è risuscitato dai morti, Gesù Cristo appare agli
apostoli e dice loro: andate alle nazioni, annunciate l'Evangelo ad ogni
creatura: io vi ho dato potere di calpestare gli scorpioni, di calpestare
serpenti, di scacciare i demoni, di risuscitare i morti, di curare gli
infermi.... questi sono i segni degli Apostoli; a coloro che perdonerete
i peccati saranno perdonati. Andate e annunciate questo: e colui che
creda e si faccia battezzare (questo è importante perché nella Chiesa
primitiva farsi battezzare significa fare questo cammino, questo cammino,
che nei primi anni della Chiesa è più corto perché la gente ha già fatto
un catecumenato: è Israele; gli israeliti hanno già fatto un catecumenato
che è tutta la storia della loro vita, gli Ebrei già conoscono le
Scritture e aspettano un Salvatore)...
Per esempio l'eunuco di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli in viaggio
sta leggendo Isaia. Quanti cristiani che conoscete voi che quando sono in
viaggio si portano dietro la Bibbia e leggono Isaia? Se sul treno voi
incontrate uno che sta leggendo Isaia, pensate: guarda un po'!... Bene
questo signore sta leggendo Isaia, il che significa che c'è tutto un
cammino dietro il viaggio che sta facendo questo signore. Per questo
Filippo lo battezza dopo di avergli dato la Buona Novella e aver visto
che la crede. Per questo quando gli apostoli annunciano il Vangelo agli
Ebrei, non c'è bisogno che essi facciano un catecumenato lungo, perché
hanno già un catecumenato che è tutta la loro storia, perché conoscono
tutte le Scritture, hanno già la festa di Pasqua, hanno già tutto
preparato, manca loro solo di vedere in Gesù Cristo il Messia e di
credere in Lui. Come accettano Gesù Cristo si possono battezzare.
Il problema nasce quando il Vangelo è predicato ai pagani, che non hanno
idea né idea della storia della salvezza, né idea di chi sia Mosè o
l'Esodo, né di che cosa sia il popolo di Israele. Ecco allora che si
inizia a organizzare un catecumenato nella Chiesa, poiché tra l'altro
Israele ha già una fede, ha già la fede di Abramo, ha già tutto un
cammino preparato.
Ecco che il catecumenato nasce nella Chiesa di fronte a pagani,
alla gente religiosa. Però manca ancora, fratelli, che
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comprendiate una cosa molto importante.
I Vangeli sono scritti nella Chiesa primitiva: ciò che è successo
nella Chiesa durante il primo secolo non è della stessa importanza di
quanto succederà poi nel XVII secolo. Perché il primo secolo della Chiesa
è Parola di Dio, infatti ancora la Bibbia non è terminata. Per questo io
dico ai preti che c'è molta diversità tra le comunità che noi facciamo e
la tradizione della Chiesa di Trento, perché la pastorale che seguì la
Chiesa di Trento non entra nella Scrittura, perché non è tipologico,
mentre la pastorale che seguivano le comunità del primo secolo questa è
Parola di Dio. Come viveva la Chiesa primitiva? In comunità cristiane che
erano il corpo visibile di Gesù Cristo. Questo non si può prendere o
lasciare: questo è Parola di Dio. Come funzionava la Chiesa nel VI
Secolo? Come andava per quell'epoca: era una pastorale per quel momento,
ma questo non è Parola di Dio; allora non è da copiare a occhi chiusi,
quello non è lì per sempre. Perciò è molto importante vedere il contesto
dei Vangeli; ciò che è scritto nei Vangeli e nelle Lettere degli
Apostoli, questo è Parola di Dio e la sua realizzazione è la nostra
salvezza. Realizzare ciò che dice la Chiesa nel Concilio di Nicea senza
dubbio non è salvezza per noi, fu per loro, non necessariamente per noi.
Durante i primi tre secoli la Chiesa vive tra pagani. Chi sono i
pagani? Il pagano è un uomo molto religioso. Non erano atei, allora non
esisteva l'ateismo, era gente molto religiosa. Noi quest'estate nella
convivenza di Gerusalemme con Arabi, che credono in Dio, che ci hanno
accolto, che ci hanno ospitato con cura dandoci cibi e bibite, perché è
gente che ama Dio, che prega molto Dio, gente che ti apre la sua casa,
che ti dà il suo letto, non un altro, senza chiederti come ti chiami,
anche se tu sei un tipaccio, perché lo fanno per amore di Allah, perché
Allah ha detto loro che anche egli è stato pellegrino e straniero. Al
mattino si alzano e pregano Dio, offrono a Dio la loro vita e tutte le
loro azioni. E' gente che nei momenti della malattia e della necessità
chiedono a Dio forza, che li aiuti. Questo capita in tutte le religioni.
Questa è la religiosità naturale che è in noi. Ciò che si chiama
religiosità naturale non è cosa cattiva, è naturale, è buona, perché
viene dalla natura, che creata è da Dio. Tutto ciò che Iddio ha fatto è
buono. A volte parliamo di religiosità naturale ma riferendoci alla
degenerazione della realtà religiosa.
Allora la Chiesa primitiva si trova in concorrenza con
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