mercoledì 7 aprile 2010
O R I E N T A M E N T I ALLE EQUIPE DEI CATECHISTI PER LA FASE DI CONVERSIONE 5
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Mettiti in marcia. Io ti dirò dove devi andare.
Abramo o crede o non si muove di lì. Non ci sono altre
possibilità.
Ascoltare questa parola significa uscire e mettersi in
cammino: questo la fede.
Abramo esce senza sapere dove va. Dio non gli dice verso
dove cammina. Per molto tempo Dio se ne sta silenzioso. E qui
avete questo vecchio, che ha lasciato il suo clan, la tribù e
tutte le sue sicurezze. Questa è una pazzia. Ma egli con sua
moglie, i suoi servi e i suoi animali si mette in cammino benchè
non sappia per dove. Sua moglie gli avrà detto: che cretino che
sei, sei un idiota, con che uomo mi sono sposata, che facciamo
qui? Non vedi che ci ruberanno tutto? Non vedi che non abbiamo
nessuno che ci difenda? Questo gli avrà detto la moglie e gli
avrà fatto una testa grossa così a tutte le ore. Ma egli ha
creduto a questa Parola che gli ha promesso due cose: un figlio
e una terra.
San Paolo dice che Abramo sperò contro ogni speranza,
credette contro ogni ragione. Ma quale Dio ti ha parlato, gli
avrà detto la moglie, sei suonato! sei un vecchio rimbambito che
non vale più nulla. Mi hai fatto lasciare le mie comodità e
adesso ci ruberanno tutto. Abramo tira avanti portando solamente
una Parola. Non porta altro.
Questo è una meraviglia: come la Parola di Dio ha un potere
immenso, che fa uscire l'uomo e lo fa mettere in cammino. Non
porta altro che questa Parola, una promessa seminata nel, suo
cuore e continua a camminare.
E arriva a un paese e vede una terra meravigliosa. Che
terra, quanti olivi, che messi! Ci sono i Cananei, gente che
parla una lingua che egli non capisce. Già quasi si è
dimenticato di quella Parola e Dio ritorna ad apparirgli (perchè
egli dopo tanti sfoghi di sua moglie, ha mezzo dubitato di
questa Parola). Però ha già rotto i ponti e non può ritornare,
riderebbero tutti di lui. Dio gli appare di nuovo e gli dice:
Questa terra che oggi calpesti come uno straniero, sarà tua.
Abramo, appena Dio gli appare, gli dice: un momento, non te ne
andare, come saprò che è vero? Dammi una garanzia, perchè questa
incertezza non si sopporta, dimostramelo, promettimelo. E Dio fa
con lui un patto, un giuramento, qualcosa che lo assicuri e
confermi che gli dia un po' di tranquillità.
Tutto questo ci racconterebbe Abramo. Ma questo non avrebbe
senso se non ci dicesse: guardi, io ho novant'anni (e
chiamerebbe Isacco) Isacco, vieni! Ci direbbe: vede questo
ragazzino? Bene, questo ragazzino è mio figlio. E guardi: questa
è mia moglie (e uscirebbe una vecchia). Questo Dio che mi fece
una promessa, non mi ha defraudato. (Questo dicono tutti i
salmi: mi appoggiai in Dio e non rimasi confuso). Guardi quewww.
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sto ragazzino, è mio figlio. E sà come si chiama? Isacco. Il
giorno più felice della mia vita è quello in cui ebbi questo
figlio nelle mie mani. Ottant'anni ho sospirato per questo
figlio, e il giorno che l'ebbi in mano, che ancora era rosso e
non lavato, ridevo e ridevo come pazzo. Per questo si chiama
Isacco, cioè "risa".
E Gesù nel Vangelo dice: Abramo ha visto il mio giorno e ha
riso. Gli dicono i farisei: come può aver visto il tuo giorno se
non hai ancora quarant'anni? Non abbiamo ragione noi a dire che
sei pazzo!
Abramo ha visto il giorno di Gesù Cristo, quando ha visto
che Dio, questo Jahvè , dalla morte, dalla matrice morta di sua
moglie, trae la vita. Perchè promette e compie. In questo giorno
Abramo ha visto il giorno di Gesù Cristo. "E' arrivata la mia
ora, il mio giorno, l'ora di passare da questo mondo a mio
Padre, l'ora in cui il Padre sta per trarre da un morto una
creatura nuova".
Questo è la fede: credere e sperimentare. Chiedete e
riceverete perchè la vostra vita sia piena. Ma non porre
condizioni a Dio, non tentare Dio, aspetta che Lui te lo dia
quando è gli vuole, che quando Egli vuole sarà molto più grande
di quanto tu possa immaginare. Dio ti ama, per questo non te lo
può dare adesso perchè ti distruggerebbe. Egli ti ama più di
quanto tu ami te stesso. Te lo darà quando vorrà.
Questo sarebbe un po' l'esperienza di Abramo. E il
cristiano è questo. Tu stai attendendo in cammino che questo
Isacco, questo Gesù, che ti abbiamo promesso, cresca in te. In
te nascerà una nuova creatura. Tu non hai avuto la felicità,
come Abramo. Per lui la felicità stava nel suo figlio e nella
terra. Per te la felicità sarà trovare il senso della tua vita,
avere la Pace, avere la gioia, avere la vita. Noi vi abbiamo
promesso che vi sarà dato tutto questo. Ti abbiamo detto: lascia
le realtà nelle quali hai vissuto fino a oggi e mettiti in
cammino con noi. Ti abbiamo invitato a vivere con noi in una
comunità, in una carovana come quella del popolo di Israele.
Aspetta che arriverà. E aspetti perchè ieri hai sperimentato
qualche cosa, un pochino, perchè altrimenti te ne saresti
andato. Perchè in qualche modo questa parola incomincia già a
compiersi, perchè altrimenti staresti qui a fare l'idiota e noi
staremmo facendovi un lavaggio del cervello a tutti.
Questo è stare in cammino e stare aspettando: Maria che
crede, senza comprendere come una donna possa avere un figlio
senza andare a letto con un uomo. Maria credette, come credette
Abramo, che Dio poteva compiere quello che aveva promesso,
perchè Dio è onnipotente, è colui che dalla morte trae la vita,
colui che può fare del tuo cuore un cuore nuovo. Ti può dare
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il cuore di Cristo. Il sermone della montagna tu lo compirai
senza sforzo, perchè lo Spirito Santo lo compirà in te. Perchè
lo Spirito Santo verrà sopra di te e gesterà dentro di te Gesù
Cristo.
Lo Spirito Santo è già sopra di voi (sopra voi che siete
qui) e nel catecumenato si vedrà chi ce l'ha e chi non l'ha,
perchè chi ha lo Spirito Santo incomincia a fare opere,
piccoline. Siamo noi quelli che dobbiamo vedere queste
attitudini, non tu. Perchè Dio non ti lascerà giudicare da te
stesso, perchè non ti insuperbisca. E' la Chiesa quella che ti
dirà: qui si trova lo Spirito Santo. Questo è il catecumenato,
un tempo in cui lo Spirito gesta in voi Gesù.
Nella Chiesa primitiva, al termine del catecumenato, il
vescovo col Battesimo veniva a confermare se c'era nel
catecumeno una creatura nuova. Nel Battesimo è dato alla luce
questo bambino. E chi non l'ha non può entrare nel Battesimo, ha
una gravidanza isterica, e non può dare alla luce nulla. Per
quanto si sforzi, se Dio non l'ha eletto per essere sale... E
non succede nulla, non importa. Non è nè peggio nè meglio di
nessuno.
Vedete come Dio si è manifestato nella storia concreta di
Abramo, come colui che dalla morte trae la vita? Dio interviene
nella storia di Abramo. Dio non è una serie di verità, non è
qualcosa a cui uno deve aderire. Dio è una Parola che ha posto
Abramo in movimento, è una Parola che è la sua stessa storia,
che lo ha fatto camminare. Dio sta facendo la storia della
salvezza con lui. Per questo parliamo di storia della salvezza.
UN EBREO
E se domandiamo ad un Ebreo: che cosa ci direbbe? La stessa
cosa. Ci racconterebbe la sua storia.
Quando io ero piccolo - direbbe - ho visto come in Egitto
davano a mio padre delle bastonate fino a lasciarlo mezzo morto.
Ho visto come mio padre si consumava facendo mattoni giorno e
notte. Ho visto nella mia casa la fame, le lacrime, il rancore e
l'odio contro gli oppressori. Ci trovavamo in situazioni di
morte, che non ne potevamo più. E racconterebbe un po' l'Esodo:
come Dio mandò loro Mosè perchè li traesse dalla schiavitù
d'Egitto alla libertà, come aprì loro il mare, seppellendo
definitivamente tutti i loro nemici, come attraversarono il
deserto e giunsero fino a una terra feconda e meravigliosa, come
vinsero tutti i loro nemici. Questa terra che lei vede oggi,
l'ha data Dio a noi - direbbe -. Io ho visto la mano di Dio
sopra la nostra storia.
Qui pure appare un Dio che non è una serie di verità, è
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un Dio che agisce nell'uomo, che salva ponendosi nella vita
degli uomini e la cambia. Io vi ho detto che la Chiesa è un
avvenimento. L'avvenimento è che io, Kiko Arguello, Carmen,
Jesus e altri, stiamo qui parlando. Questo è l'avvenimento.
Questa è la Chiesa: che Cristo Risorto continua a prendere le
persone e a cambiare la loro vita e la loro storia. Questa è la
Chiesa, che non sono filosofie. E noi non siamo uomini di
dottrina, nè come credono molti gruppi di sinistra, il Vangelo è
un libro come il Capitale di Marx che bisogna compiere ad ogni
costo; il sermone della montagna è verità rivelata, vero? Bene,
provatevi a compierlo....
SAN PAOLO
Se interrogassimo S.Paolo ci racconterebbe la sua storia,
la sua esperienza. Che cosa ci racconterebbe? Che era un
fariseo, che perseguitava i cristiani, che era stato educato da
Gamaliele, fariseo sapiente, geloso della tradizione ebrea, che
perseguitava i cristiani come una setta eretica, che un giorno
andando sulla strada di Damasco con un corpo di guardie per
arrestare questi settari, Gesù gli apparve sul cammino in forma
di luce radiante che lo atterri, lo lasciò cieco e gli disse:
Saul, Saul, perchè mi perseguiti? E, direbbe, vivono ancora
quelli che udirono quella voce con me, anche se non videro la
luce, perchè venivano con me; rimasero spaventatissimi.
Ti assicuro, direbbe, che io in questo Gesù compio tutto,
quanto ho ereditato dai miei padri e dò culto al vero Dio,
perchè costui è il Messia promesso.
Racconterebbe la sua esperienza. San Paolo non sa parlare
di Gesù Cristo senza raccontare la sua storia. Lo fa
continuamente nelle sue lettere.
E se chiedessimo a Gesù Cristo, chi è il Padre...
Vedremo il Dio di Gesù Cristo. Vedendo Gesù Cristo, vedremo
il Padre. Gesù è colui che dà la vita per i fratelli, mostrando
così la misericordia del Padre verso tutti i poveri e tutti i
peccatori.
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SESTO GIORNO
CHI SONO IO?
Questa catechesi vuole preparare un po' il kerygma.
Nella catechesi precedente abbiamo voluto smontare alcuni
schemi su Dio che abbiamo tutti, dialogando con la gente.
Dicevamo che la fede non consiste in una serie di idee o
nell'aderire a delle verità o nel credere che esiste un Dio che
ha creato tutto: ma che la fede è un incontro personale con Dio,
con Gesù Cristo dato che Gesù Cristo è l'autore della fede negli
uomini ed è colui che ci porta al Padre. La pienezza della fede
si dà in Gesù Cristo.
Abbiamo visto che ci sono molti modi di arrivare a Dio: per
mezzo della ragione, per mezzo della filosofia, per mezzo
dell'arte, per mezzo del contatto con la natura, per mezzo dei
propri sentimenti, ecc. E abbiamo voluto presentare attraverso
la Storia della Salvezza - concretamente con Abramo, con un
Ebreo uscito dall'Egitto e con San Paolo - come la
manifestazione di Dio per quelle persone, non è state affatto il
credere a certe verità, ma è stato sentire l'azione di Dio nella
loro vita concreta. Per essi la fede è stato un incontro reale
che li ha condotti a un cambiamento dell'esistenza: a passare da
una situazione di schiavitù ad una situazione nuova di libertà,
dall'essere uomini frustrati e falliti, in qualche modo senza
senso, al vedere che Dio compie le sue promesse.
Dio è colui che prende l'iniziativa e che chiama l'uomo,
che fa un'alleanza con l'uomo, che promette una serie di cose e
le porta a compimento.
Abbiamo voluto soprattutto, con la catechesi precedente,
che la gente ripensi un po' ai concetti che ha di Dio, al tipo
di fede che possiede. Perchè, se qualcuno scopre di avere una
fede molto insufficiente e immatura, possa venire a cercarla in
questo cammino con allegria e speranza. Perchè se qualcuno ha
una fede religiosa naturale, che si serve di Dio, un po'
egoista, basata sui propri desideri, possa scoprirlo realmente.
Forse attraverso l'esperienza di altri potrà giungere a questa
conclusione e smontare un po' i propri falsi concetti di Dio.
Con la precedente catechesi non si pretende molto: soltanto che
la gente pensi un po' dialoghi e si metta di fronte al Dio che
possiede.
In quest'altra catechesi facciamo un passo avanti. Questo
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Dio: che senso dà alla tua vita? Ti serve per vivere? Vediamo.
Forse scopriamo che viviamo senza interrogarci sul senso
della vita. E quando la vita diventa per noi insopportabile,
cerchiamo di allenarci un po', di fuggire da questa situazione
di sofferenza. Così ci appoggiamo agli idoli del mondo e forse,
quando questi vengono meno, ci volgiamo alla religione per
cercarvi (come diceva molta gente ieri) consolazione e speranza
per i nostri fallimenti di tipo umano.
E quando la religione ci chiede molto, ci sentiamo già
sconfitti in partenza e impotenti e diciamo "io non sono un
santo", "non sono Cristo". Non ci è mai passata in testa l'idea
di dover essere gente che fa degli eroismi o gente capace di
dare soldi ai poveri. Per questo la religione la lasciamo un po'
da parte.
In fondo continuiamo nella stessa linea, nel porre l'uomo
di fronte alla fede che ha. Questo è molto difficile.
Abbiamo visto, nella catechesi precedente, che Dio esiste,
che è vicino, che è Colui che si lascia incontrare.
(Carmen)
Quando tra la gente che ascolta c'è qualcuno che ha una
fede vera, l'esperienza degli altri risulta una illuminazione
meravigliosa. Difatti questa catechesi, come la precedente, è
nata un po' dalla esperienza di dialogo con la gente.
Mi ricordo di una ragazza di Roma che diceva di avere visto
veramente Dio nella natura, nei fiori, nella bellezza, ecc. Ed è
vero, perchè l'uomo ha la capacità di scoprire Dio attraverso la
ragione. L'uomo, per mezzo della filosofia, arriva à scoprire
Dio come causa prima, arriva a scoprire l'esistenza di Dio.
Ma, al di là di tutto, c'è un Dio rivelato nella storia
personale concreta di un popolo. E questa rivelazione che ha
inciso storicamente nel popolo è percepita dal popolo stesso.
Questa è la fede: che Dio si lasci conoscere dal suo popolo. Il
popolo ha percepito che realmente il Mare Rosso lo ha aperto
Dio.
Molti videro Gesù, ma non tutti lo riconobbero. Gli
Apostoli furono illuminati per conoscere che questo Gesù era
Dio, era il Signore.
La rivelazione di Dio è un'opera di Dio, che va molto al di
là della filosofia o dei cammini umani per scoprire Dio.
C'è molta gente, fra quelli che vi ascoltano, che non ha
questa rivelazione di Dio, perchè Dio non li ha eletti. Per
questo la Chiesa, come il popolo d'Israele, è un punto dentro la
storia. Perchè non sono i migliori, ma sono gli eletti per
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una missione all'interno della storia. Così vedrete che molta
gente che viene alle catechesi, anche se sono preti o suore, non
hanno una vera esperienza di Dio.
Ora è di moda dire che la fede è un dubbio. Questo, benchè
lo dica Pascal, non è vero. Nè S.Paolo, nè gli Apostoli, nè
Israele hanno alcun dubbio della presenza di Dio nella loro
vita. Perchè la Bibbia non fa dimostrazioni dell'esistenza di
Dio, nè trattati su ciò che Dio è, bensì in essa Dio è presente,
operante in tutta la storia della salvezza.
Per questo Israele è un testimone; non dimostra mai che Dio
esiste, ma lo confessa esistente. Questo è molto forte.
Le persone che sono prese da Dio avvertono una gratuità
totale, non si sentono mai migliori di nessuno anzi, al
contrario, confessano il dono della potenza di Dio.
Bisogna mostrare alla gente che gli dèi che hanno, anche se
veri, non sono frutto di una esperienza cristiana, tale da farli
testimoni nel mondo di Gesù Cristo. Per questo li si invita a
iniziare un cammino verso il cristianesimo; dato che il fatto di
essere lì ad ascoltare è già un segno della elezione di Dio ad
entrare in questo cammino.
(Kiko)
Ciò è importante, ma è molto difficile. Questa, per
esempio, è la mia difficoltà attuale nella parrocchia dei
Sacramentini. Non immaginate la sicurezza con cui parlano molte
persone, frutto del proprio cattolicesimo spagnolo, dove nessuno
mette in dubbio di essere cristiano. Allora si capisce come in
nome di Gesù Cristo si possa arrivare ad uccidere.
L'esperienza personale delle persone vale molto di più che
dare teorie e fare dissertazioni. Col tempo si smonteranno. Lo
avete visto nelle vostre comunità. Ci sono sempre persone che
non vogliono scendere da cavallo, ma che il Signore si in carica
nel precatecumenato di far sì che vedano veramente il peccato
nelle loro mani, quando non accettano qualcuno, invidiano gli
altri, ecc. Allora cominciano a capire che forse tutto quel
cristianesimo che essi credevano di avere non serve a nulla se
non è una realtà sperimentata.
Io inizio sempre questa catechesi con un aneddoto del
Catechismo olandese. Non lo conosco bene, però mi ricordo che
quando era di moda, una volta lo aprii e vidi che iniziava con
un aneddoto che io utilizzo in questa catechesi.
In fondo quello che vuole questa catechesi è mostrare alla
gente che il suo cristianesimo non serve a nulla nella vita
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e invitarla a guardare la sua vera realtà. La realtà di ogni
uomo è che è un essere destinato alla morte. Questa catechesi è
un invito alla gente a prendere coscienza della sua debolezza,
della sua realtà di oggi, perchè questa catechesi prepara
l'annuncio di Gesù Cristo.
Queste catechesi che facciamo prima di annunciare il
Kerygma sono San Giovanni Battista. S.Giovanni Battista chiama
alla sincerità, all'onestà, alla verità le persone. Non fa
nessun moralismo, le pone di fronte alla loro realtà. Questo è
quello che vogliamo fare: chiamare l'uomo a conversione, a porsi
nella propria realtà, a uscire dalla propria alienazione e a
prendere contatto con la propria realtà, a guardare se stesso
senza schifo, senza paura, perchè noi veniamo a portargli buone
notizie.
Proprio perchè viene Gesù possiamo invitarlo a guardare la
sua realtà e, per questo, lo aiutiamo un po', con questa
catechesi.
Io inizio raccontando l'aneddoto del Catechismo olandese
che dice che in un paese nordico arrivarono alcuni monaci
cristiani, che parlavano di Gesù di Nazareth, predicavano e
tutti li seguivano. Allora il re volle sapere chi sono questi
uomini e che cosa dicono, perchè non ne sapeva nulla. Chiamò i
suoi consiglieri e disse loro di indagare chi fossero quei tali
per dargli un parere. Uno dei saggi diede al re questa risposta:
Maestà, voi un giorno siete qui solo in questa stanza, con il
fuoco acceso, perchè è inverno e c'è una grande tormenta di
neve. E' notte e improvvisamente da una finestra aperta entra un
uccellino che stava scappando dalla tormenta e incomincia a
svolazzare per la stanza. Voi alzate lo sguardo dagli scritti:
vedete l'uccello fare cinque giri per la stanza e di nuovo
andarsene dalla finestra perdendosi nell'oscurità e nella
tormenta. Maestà: questo è l'uomo. La stanza riscaldata e
illuminata è la terra. Noi siamo l'uccellino. Veniamo dalla
tormenta dall'oscurità, senza sapere da dove veniamo. Stiamo
sulla terra alcuni anni e poi torniamo ad uscire nella notte
senza sapere dove andiamo. Non sappiamo nè donde veniamo, nè
dove andiamo. Se questi uomini ci possono spiegare questo, che
essi siano i benvenuti.
Così incomincio la catechesi e così incomincia il
catechismo olandese, volendo dire che il cristianesimo è la
risposta alla realtà dell'uomo.
Continuo poi dicendo che, senza dubbio, tutti gli uomini
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apparsi sulla terra hanno tentato in qualche modo di spiegarsi
chi fossero, chi siamo noi, donde veniamo e dove andiamo, chi ci
ha creato e perchè siamo sulla terra.
L'uomo si è sentito piccolo e debole di fronte alle
tormente e agli avvenimenti della natura che lo sorpassavano, di
fronte alle malattie e di fronte alla morte, ed ha avuto la
necessità di spiegarsi chi fosse, perchè morisse, perchè ci
fossero le malattie, perchè le guerre. Ne ha avuto bisogno
perchè spiegarselo voleva dire identificarsi, trovare il senso
della vita. Perchè se non sa questo, si sente perso. L'uomo ha
bisogno di trovare una risposta al mistero della propria
esistenza.
Tutte le filosofie e tutte le religioni sono sorte come
risposta a questo interrogativo: chi sono io? Noi tutti siamo
uomini a cui nessuno ha chiesto il permesso di esistere. In un
momento determinato della storia siamo venuti su questa terra,
siamo apparsi. Non siamo una pianta o un cane, siamo uomini e
ciascuno diverso dall'altro. Siamo apparsi in un momento
determinato della storia, in cui la tecnica è molto evoluta, e
ci siamo trovati su di una terra forse più confortevole di
quella dei nostri antenati. Ci sono grandi progressi tecnici, si
è sviluppata enormemente la medicina, si è arrivati sulla luna,
la terra si è popolata, viviamo in grandi città, si sono
scoperti molti segreti della natura e già si possono rifiutare
una serie di religiosità che spiegavano in un modo magico i
fenomeni naturali, tentando di esorcizzarli, perchè abbiamo
scoperto molte cose, che sono fenomeni spiegabili e non c'è più
bisogno di nessun Dio dietro ad essi.
Ma ancora oggi rimane senza risposta la domanda
fondamentale: Chi siamo? Chi ci ha creati? Che cosa è la vita? I
progressi non hanno risposto a questo. Quanto più l'uomo sa, più
resta perplesso e si domanda: Chi sono io?
Anche noi dobbiamo chiederci: Chi siamo? Perchè esistiamo?
Senza dubbio sembra inutile interrogarsi sulla vita, perchè la
realtà ci dice che l'uomo non si interroga, che si limita a
vivere senza preoccuparsi del perchè viva... L'uomo vive. Ma
questo non pare totalmente certo: c'è sempre un momento in cui
l'uomo ha bisogno di sapere, di interrogarsi, di fermarsi a
riflettere sull'interrogativo che gli presenta la vita, la sua
esistenza.
In questa catechesi chiamo la gente a prendere coscienza di
questa realtà, la invito a smettere per un momento di vivere
senza pensare. Perchè in fondo tutte le nostre azioni, tutto il
nostro vivere storico è una risposta a questo interrogativo
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che è la vita in se stessa.
Qual'è l'interrogativo che ci presenta la vita? Che la vita
che abbiamo è catapultata verso una pienezza e l'uomo cerca di
trovare questa pienezza; l'interrogativo che gli si presenta è
la finitezza, la limitazione, il non poter realizzarsi, il non
poter giungere alla pienezza in questa vita. Quando un ragazzo
si innamora di una ragazza o viceversa, quando un uomo lavora,
dipinge, studia, conquista una montagna o fa la guerra o scrive
un libro, nel fondo sta cercando di dare una risposta a questo
interrogativo che ha nel suo interno: l'insoddisfazione. Questo
è l'interrogativo più serio che la vita presenta. Perchè la
limitazione dell'uomo è ciò che provoca la sua insoddisfazione,
la frustrazione. E l'uomo non vuole vivere per essere frustrato,
perchè essere frustrato è cessare di essere. L'uomo sente una
chiamata ad essere, a vivere.
Io faccio sempre questo esempio: se saliamo su un autobus
e, magnetofono alla mano, facciamo un'inchiesta (come per la
televisione) e domandiamo alla gente: Signora, vuole rispondere
a qualche domanda? E domandiamo: Dove sta andando? Direbbe: Beh,
vado a casa di mia cognata: siamo rimaste d'accordo che sarei
andata a trovarla, perchè sta poco bene. E in che via abita sua
cognata? In via Tirso de Molina, scendo fra tre fermate. Poi
chiediamo ad un altro signore: Lei dove ha preso l'autobus? L'ho
preso in Piazza degli Ambasciatori. E perchè ha preso l'autobus?
Perchè mi è più comodo; generalmente prendo il metrò ma
l'autobus mi piace di più, perchè sono anziano e mi piace stare
seduto.
Tutti sanno dove vanno e da dove vengono. Ma interroghiamo
di nuovo lo stesso signore di prima: Lei perchè vive? Direbbe:
Che domande! E' difficile rispondere. Vivo per lavorare, per
mantenere i figli. Ha figli? Sé, ne ho tre: il più grande ha 23
anni e lavora, il secondo studia all'università e la ragazza
lavora. Questo signore ci racconterebbe tutta la sua vita per
sfuggire alla domanda. Bene signore lei vive per lavorare; ma,
se vincesse al lotto continuerebbe a lavorare? Ah, no! Allora
non vive per lavorare; vive per fare soldi. Ah, certo! Il denaro
è molto necessario, soprattutto oggi....
La nostra sorpresa sarebbe che forse nessuno sa perché
vive. Se sull'autobus domandi a qualcuno dove va, e perchè ha
preso l'autobus, certo ti risponderebbe. Se qualcuno restasse
zitto senza sapere dove ha preso l'autobus e dove vuole andare,
rimarremmo molto sorpresi, perchè tutti quelli che prendono
l'autobus lo fanno per un motivo. Se un uomo nella vita fa
qualcosa senza sapere il perchè, è perchè è matto da legare.
Perfino chi va sull'autobus solo per fare un giro ha una ragio
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ne. E tutti voi, se siete venuti qui, è per un motivo.
Ma è tremendo quando la ragione profonda della nostra
esistenza, che è quella che deve dare il senso alla nostra vita,
non esiste. La nostra vita, se non conosce la sua ragione, non
ha alcun senso ed è completamente vuota.
Quando lavoravo come manovale in Sade, vicino a Madrid, con
José Agudo, chiesi ad alcuni operai perchè vivevano e con che
scopo. Nessuno lo sapeva: nè perchè viveva, nè a che scopo
esisteva. Dicevano semplicemente: per lavorare. Ma perchè
lavorare? Per fare denaro! E perchè fare denaro? Per vivere! E
vivere, perchè? E rimanevano sorpresi. Ma è la verità: perchè
vivo? Finchè un operaio mi disse che non se ne sarebbe andato
finchè non gli avessi dato una spiegazione, perchè erano vari
giorni che era molto turbato e preoccupato. Questo è storico.
Andarono a chiedere al capo personale se sapeva perchè viveva e
disse di no. Interrogarono anche l'inqegnere e anche lui non lo
sapeva e lo misero in imbarazzo. Si resero conto che vivevano
per lavorare e lavoravano per fare denaro, e guadagnavano denaro
per mangiare, per vestirsi, in fondo per vivere. Ma vivere
perchè?
Molta gente dice: Io, quando avevo 18 anni, ci ho pensato,
ma poi mi sono sposato e non ho avuto più tempo per pensarci. Ho
altri problemi, ora. A volte, quando sono triste o malato, penso
un poi a qualcosa del genere, ma normalmente non ci penso.
Questa catechesi vuole aiutare le persone a prendere
coscienza del fatto che se un uomo non ha una direzione, un
senso, anche i suoi atti non hanno un senso. E infatti tutto
quel lo che fanno sanno perchè lo fanno, in funzione di che cosa
lo fanno, ma non sanno perchè vivono quindi: che senso ha la
loro vita?
Nei paesi più poveri, in cui l'uomo ha ancora molte
preoccupazioni materiali, per la casa, per il denaro, si vive in
funzione di quello. Ma nei paesi più ricchi, in cui c'è più
tempo libero, perchè ci sono settimane di quattro giorni
lavorativi, la gente si annoia terribilmente, perchè non trova
un senso alla propria vita e si suicidano come mosche. Perchè,
quando l'uomo non trova il senso alla propria vita ed è
cosciente di questo, si scopre morto. La Svezia vive oggi
proiettata verso i problemi del terzo mondo e lo fa per
alienarsi da questo problema. Cerca in qualche modo di dare un
senso alla propria vita.
Per noi essere uomo è vivere disalienato. Essere uomo è
prendere piena coscienza della realtà dell'uomo, è rendersi
conto di chi siamo e verso dove andiamo. Per lo meno è
necessario porsi il problema per cercare di vivere la vita per
quello che è. Questo si vuole con questa catechesi.
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Se non sai chi sei vivi la tua vita da alienato: ti alzi,
fai colazione, vai a lavorare, pranzi, lavori, vedi la
televisione, ceni e torni a letto. E così risolvi i problemi
pratici che la vita ti presenta. Se il mondo fosse un assurdo
assoluto, questo sarebbe il modo di vivere, senza complicazioni.
Vivere la vita vegetativamente, come un cane, che si ciba di
rifiuti senza preoccuparsi d'altro.
Vi è molta gente che vive così. La classe medio borghese
spagnola e la maggior parte delle persone vive in questa
maniera. Vivono con queste aspettative: andare fuori. in
campagna, andare al calcio, al cinema, ecc. Questo modo di
vivere è un sacramento, è una risposta. Diciamo di essere
cristiani confessionali, ma per il nostro modo di vivere siamo
atei pratici, perchè in realtà le nostre azioni non hanno una
dimensione escatologica, non sono proiettate verso l'avvenire.
Viviamo l'oggi e cerchiamo di fuggire il tempo, perchè il tempo
se non ha un senso ci distrugge. Questo si chiama ammazzare il
tempo, distrarsi. Perchè il tempo cammina come un orologio e ci
sta dicendo che camminiamo verso la nostra distruzione.
Il tempo non si può perdere inutilmente, deve essere
impiegato in qualcosa di buono, in qualcosa di reale, in
qualcosa che sia vero, in qualcosa di fruttifero. Per questo gli
uomini cercano il reale. Le religioni, in fondo, sono un
tentativo di trovare ciò che è vero, ciò che non perisce.
Siccome il tempo è precisamente quello che ti sta annunciando
che tu perisci, che tu muori, che te ne vai, trovi il tempo
senza senso. Se qui foste tutti coscienti che morite ovvero che
la vostra vita non ha assolutamente senso, vi fermereste, perchè
il tempo che impiegate ora e che impiegherete è un tempo di
morte; non resistereste più a continuare a vivere e vi
suicidereste il tempo, quando perde il senso, diventa
asfissiante e l'unico modo per uscire da questo tempo è
esorcizzarlo, è farlo eterno, ciò che fanno tutte le religioni.
Per questo il distrarsi e il giocare sono forme di evasione, di
alienazione, di fuga dal tempo inesorabile, dal tempo che ti
conduce alla morte, dal tempo che è maledetto.
Faccio un esempio: Diogene era un uomo che cercava in pieno
giorno, alla luce del sole, per la strada, con una lampada
accesa, e tutti pensavano che fosse matto. La gente gli
domandava: Ma che fai con quella lampada accesa, in pieno
giorno? Rispondeva cerco un uomo. Cercava un uomo che prendesse
la vita nella sua dimensione totale, che non si alienasse, che
non vivesse la vita parzialmente, che non vivesse nella menzogna
è nell'inganno.
Io invito coloro che ascoltano a porsi di fronte alla pro
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pria realtà, di fronte alla realtà della loro vita di oggi.
Qual'è la vostra vita oggi? Che senso ha la vostra vita oggi?
Come usate il vostro tempo? Che senso ha la vostra vita?
Se il vostro tempo è redento, dice S. Paolo, se siete nel
tempo escatologico, nel tempo della festa, se il vostro tempo è
stato redento da Gesù Cristo, allora la vostra vita è nella
festa e voi siete re della vostra vita... E' davvero così la
vostra vita? A questo ci chiama Gesù Cristo.
Qui bisogna chiamare la coscienza delle persone, cioè
chiamare l'uomo a conversione, invitare l'uomo a porsi di fronte
alla sua realtà, forse di meschinità, di noia.
Voi sapete che io sono stato per un certo tempo ateo. Per
un anno intero sono stato senza fare nulla e non sapevo che fare
per fuggire da me stesso. Passavo la vita giocando a scacchi,
ore e ore. Era come se un cancro mi stesse corrodendo di dentro
del mio essere. Ricordo che c'era qualcosa in me che diceva che
la vita non poteva essere così, che non si poteva bruciare così
semplicemente la vita dell'uomo, che non si poteva buttare via
la vita come stavo facendo. Cercavo il mio piacere in tutto,
facevo tutto quello che desideravo. Se avevo voglia di stare a
letto tutto il giorno lo facevo. Non avevo la forza per uscire
di lì. Io vi inviterei a vivere tra gli artisti. Sentivo che la
mia vita era distrutta, che qualcuno la stava prendendo per
tirarla in basso, nella spazzatura. Sentivo che la mia vita un
giorno sarebbe cambiata, perché non poteva essere così la vita.
Mi sentivo senza forza per tutto. Tutto il giorno in un bar,
giocando a scacchi fino alle 4 del mattino.
A quel tempo mio padre vide che mi stavo distruggendo
completamente e non intervenne. Mio padre infatti sapeva
perfettamente che la cosa era molto più seria di quello che si
poteva immaginare. Mi trovavo in un dramma interiore terribile.
Il Signore stava permettendo che io scendessi fino alle zone più
profonde. Non mi importava nulla, nè l'arte, nè la mia carriera,
nulla. Stavo sul punto di suicidarmi. E ci mancò pochissimo.
C'è un'opera di Camus, scrittore esistenzialista, che si
intitola "Caligola". Presenta l'Imperatore Caligola non come un
pazzo, ma come un uomo intellettuale che cerca il senso della
vita attraverso la logica della natura, dei sensi della
concupiscenza. E pensa di fare tutto quello che desidera, di
concedarsi ogni piacere. Ha tutte le donne che vuole e beve e
banchetta a volontà. Siccome questo nella società non si può
fare, perché la polizia lo impedisce, Camus pone questa
esperienza in un imperatore romano onnipotente. Uccide il suo
migliore amico, suo padre, sua madre; va con le mogli dei suoi
amici;
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fa dio di tutto il suo impero il suo cavallo; tutti devono fare
quello che lui dice. Caligola fa tutto questo cercando un senso
alla vita, cercando di essere felice, facendo tutto quello che
vuole. E non ci riesce. Alla fine si guarda nello specchio e lo
rompe. Non ha trovato nulla.
Se credi che in questo consista la felicità, fai tatto
quello che ti piace. Quell'uomo ha tutto. E tuttavia quanti più
piaceri si dà, tanto meno felice è. La sua vita diventa
insopportabile. Soddisfa tutti i capricci che vuole e non trova
la felicità.
Questo lo avete sperimentato anche voi, in scala più
ridotta.
La vita ci presenta un combattimento: il combattimento per
rispondere a un interrogativo: Chi sono io?
In questa catechesi io invito le persone a prendere
coscienza di questo combattimento, ad essere coscienti della
propria realtà. Questo serve per preparare il cammino a Gesù
Cristo, perchè Gesù Cristo è colui che ha risposto veramente a
questo combattimento.
Questo si vede precisamente nelle tentazioni del deserto di
Gesù.
Gesù è stato sottomesso alle stesse tentazioni tue e mie.
Egli è stato sottoposto alla tentazione di alienarsi, di fuggire
dalla sua realtà concreta, di non incarnarsi nella sua realtà
esistenziale, di non prendere di peso la vita così come Dio
gliela presenta: essere figlio di un carpentiere, vivere con sua
madre vedova in un villaggio povero, in un paese che era
dominato dai romani e in cui la religione era dominata dalla
casistica dei farisei. Gli si presenta la tentazione di non
assumere la sua realtà, di fuggire da essa.
Il demonio lo invita a buttarsi dal pinnacolo del tempio.
Gli dice: come puoi accettare di essere un uomo comune? Buttati
dal pinnacolo del Tempio. Tu sai che la Parola di Dio non può
sbagliare. Non dice la scrittura che gli angeli ti
raccoglieranno affinchè i tuoi piedi non inciampino contro la
pietra? Se ti butti si compirà questa parola. Gli angeli ti
raccoglieranno e tutta la gente resterà meravigliata e crederà
in te.
Ma Gesù risponde: Sta pure scritto: Non tenterai il Signore
Dio tuo.
E' la stessa tentazione che ebbe Israele nel deserto:
L'acqua adesso, non domani. Questa tentazione l'abbiamo tutti.
Di non accettare quella moglie concreta che hai, quei figli
concreti, quel lavoro concreto. Tu avresti voluto le cose molto
migliori. Non accetti la tua realtà esistenziale di oggi.
Questo è importante, perchè senza questo non c'è conver
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sione. Per questo Gesù dirà: Colui che vuole venire dietro di
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. La croce
di oggi, la realtà di oggi, non di domani. Accetta la tua
realtà. Non vale dire: io seguo Gesù Cristo se mi toglie da qui
se mi cambia queste cose concrete. No. Prendi questa realtà in
cui ti trovi oggi.
Per questo, per poter annunciare Gesù Cristo, bisogna
situare l'uomo nella sua realtà, perchè se l'uomo non è di
fronte alla sua realtà, non può avere coscienza di essere
schiavizzato dal peccato e dalla morte, e quindi non può
chiedere salvezza, perchè neppure ne sente il bisogno, perchè
non si sente malato, perchè non ha problemi, perchè vive e
basta. Nel suo matrimonio magari nemmeno più discute con sua
moglie. Vanno al cinema, o a vedere non so che cosa. Hanno dei
bambini. I loro problemi sono che un bambino si è ammalato, e
basta. Vivono così.
Chi dirà a un uomo così che non ha fede, che è un uomo
destinato alla morte? Dirà: Che stupidaggini dici, quante
storie, che complicazioni!
Perchè viviamo molto alienati, tranquilli nella nostra vita
meschina e piatta. Chiamare a conversione l'uomo è chiamarlo
alla sua realtà profonda. Per questo, attenti con certi concetti
di Dio buono che è tutta misericordia.... Perchè la vita è molto
più seria. Venite con me, voi che avete certi concetti di Dio
tipo Sacro Cuore, con la manina così e la faccia ritoccata,
tutto zucchero e miele, tutto soavino e tenerino... andiamo a
una baracca a vedere una donna il cui marito si ubriaca e la
picchia tutte le notti, che ha un figlio in carcere e un altro
mezzo scemo; una donna che si alza tutti i giorni alle cinque
del mattino per andare a sfregare pavimenti e non ha nulla da
mangiare. Andiamo a chiedere a quella donna di quel Gesù tanto
soave... Andiamo a vedere le prostitute, el retate, i macelli, i
drogati, andiamo a vedere la guerra del Vietnam, i cadaveri
putrefatti, vediamo un po' quel Dio tutto soave che avete,
quella vita così regolare, così per bene, così carina! No!
La vita è molto più seria di tutto ciò e non si può fare di
essa una caricatura. Quel Dio di cartapesta non esiste. Il Dio
della Bibbia non è così. E' un Dio che elegge un popolo e gli dà
grazie che non dà ad altre nazioni, perchè compia la sua
missione. Però, che non lo tradisca, altrimenti la sua
maledizione sarà tremenda. E' un Dio che a seconda maledice e
benedice.
Vedremo in queste catechesi che Gesù è colui che assume
questo combattimento, perchè è l'uomo totale ed egli ci può
portare a questa umanità totale. Oggi io vi invito a guardare la
vostra vita di oggi, non quella di ieri e nemmeno quella di
domani, quella di oggi.
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San Giovanni Battista chiama gli uomini a conversione e
dice: Io battezzo con acqua di penitenza, ma dietro a me viene
uno cui io non sono degno di sciogliere i lacci dei calzari...
Dove mira tutta la predicazione di S.Giovanni Battista? A questa
realtà profonda: fare l'uomo cosciente della sua realtà di
peccato. Per questo si arrabbia quando i farisei, timorosi delle
parole forti che avevano ascoltato, gli andavano dietro per
vedere cosa diceva quel pazzo. Gesù dice: E' venuto Giovanni e
dicevano che era un indemoniato, viene il Figlio del l'uomo e
dite che è un mangione e un beone. Giovanni Battista li chiama e
conversione con parole forti, e dice loro: Razza di vipere...
perchè la conversione è per loro ed essi non lo riconoscono.
Perchè sono disposti a fare riti come se fossero magia. Ma
entrare in conversione non è questo: è prendere coscienza della
propria realtà di frustrazione, prendere di peso la propria
vita.
Così anche la tentazione del pane. La stessa che ha avuto
Israele. Israele ha visto come ciò che lo ha separato da Dio è
stata la continua tentazione di volersi assicurare tutto, di
assicurarsi al di sopra di tutto il denaro e il pane. Nel
deserto non camminano se non ali danno pane e carne; rimpiangono
gli agli e le cipolle d'Egitto. Anche il demonio tenta Gesù in
questo senso e gli dice: Hai fame? Non essere idiota: dì a
queste pietre che si convertano in pane. Perchè devi soffrire
inutilmente? Non sei il Figlio di Dio?
Io direi questo a te: Perchè devi soffrire? Perchè devi
avere malattie? Perchè devi avere poco denaro? Nossignore! Devi
averne molto e per questo devi lavorare come un pazzo.
Assicurati ogni cosa, prima di tutto. Studia, figlio, studia!
Così avrai una buona posizione e una buona macchina. E vendiamo
l'anima al demonio, se è necessario, per raggiungere tutto
questo. E continuamente corriamo e corriamo perchè siamo in
un'epoca di consumo e non c'è da perder tempo, perchè se ti
rimandano agli esami tuo padre si prende un'arrabbiatura che già
puoi immaginare. Bisogna studiare, lavorare moltissimo,
guadagnare molto denaro. E non abbiamo tempo per altre cose.
Ricordo un ragazzo che io chiamavo a conversione e mi
diceva: Guarda, devo entrare in Ingegneria Agronoma ed è molto
difficile. Ti prometto una cosa: quando sarò entrato ti
ascolterò. Sto aspettando ancora. Tutta la sua felicità stava
nell'entrare in Ingegneria. E quando entrò ebbe altri problemi:
trovare lavoro, sposarsi, ecc. Sempre di fretta. Non c'è tempo
ormai per ascoltare.
Non solo di pane vive l'uomo, ma di ogni Parola che esce
dalla bocca di Dio. Oggi, la gente di ispirazione marxista che è
dentro la Chiesa, ha fatto di questa Parola quello che
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ha voluto e dice: Non solo di Parola di Dio vive l'uomo, ma
anche di pane. Per questo dicono che prima bisogna dare il pane
e poi vedremo; e che se prima non dai il pane alla gente, è
inutile che le parli di Dio, perchè con lo stomaco vuoto nessuno
ascolta. E' chiaro che a me non mi ingannano, perchè sono stato
nelle baracche e so come stanno le cose. E nemmeno ingannano
José Aqudo. La tentazione è molto seria e profonda ed è posta
nel cuore dell'uomo: prima cosa: assicurarsi la vita.
L'uomo, quando nasce in una famiglia, dapprima ha un
mucchio di problemi di tipo familiare, paterno e materno. La
prima cosmogonia che l'uomo ha quando è bambino, è quella della
famiglia, in cui per mezzo del padre e della madre, apprende il
bene e il male, apprende a discernere; e ha un contatto sociale
attraverso i suoi fratelli e la scuola. Poi, quando si fa
adulto, passa a problemi di tipo sociale, perchè deve lavorare a
situarsi nella vita. E scopre che la sua vita ha una
ripercussione sociale, e politica, dato che bisogna aiutare gli
altri perchè viviamo in società. Cercherà di arrivare, di fare
denaro, di formarsi una famiglia e di separarsi dalla propria.
Ma attraverso tutta la sua esistenza questo uomo dovrà scoprire
che il suo vero problema, la problematica profonda, non è nè
familiare, nè sociale, né politica ma fondamentalmente tragica
ed esistenziale. Tutto quello che fa è vanità delle vanità se
non risolve questa problematica. L'uomo è un essere che cammina
verso la morte e deve rispondere a questa realtà: Chi sono io?
Perchè vivo?
Io sono un uomo che va verso la morte e se, con la morte,
perisco, la mia vita non ha un senso, sono un assurdo perchè
devo fare delle cose? La mia vita non ha una direzione. Perchè
se il mondo è un assurdo, non esiste nè il bene nè il male,
tutto è una mera convenienza. Oggi è buono quello che domani
possiamo chiamare cattivo. Ci sono delle leggi di coesistenza di
tipo sociologico, ma nulla più. Questo è un tipo di concezione
della vita. Forse è una risposta.
La nostra società è una società di consumo, una società
molto imborghesita, di vedute molto ristrette, in cui abbiamo
scambiato i valori cristiani per alcuni valori di tipo borghese:
essere onorato sul lavoro, essere onesto, avere una casa e una
macchina, essere fedele alla moglie, non rubare e non uccidere.
A nessuno si chiede di più. Con queste cose l'uomo vive
equilibrato. Questa è una catechesi molto seria che riceviamo
dall'ambiente. La riuscita nella vita consiste nell'avere un
bell'appartamento, una buona famiglia, alcuni bambini graziosi,
non più di due, avere una macchina, denaro, non avere troppi
problemi, avere una villetta in campagna e divertirsi il più
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possibile. Questi sono tutti i valori che abbiamo. E diciamo che
questo è tutto, che questo è il cristianesimo.
Oggi, contro questo modo di pensare, c'è una contestazione
da parte dei giovani, che può essere molto interessante. Gli
anziani dicono che questi pensano così perchè non hanno
conosciuto la guerra.
Questa è un po' la tentazione del pane. La nostra
generazione si è solo preoccupata solo del pane, ed
effettivamente la gente ha una bella casa, frigorifero,
televisione, ecc. Ma siamo rimasti schiavi di tutto questo e non
abbiamo sviluppato altri aspetti della nostra personalità. Siamo
uomini molto vuoti, molto poveri di personalità e di
sensibilità. Per questo i cinema danno i films per mentalità di
dodici anni, perchè è la nostra mentalità. Abbiamo degenerato
moltissimo il nostro essere uomo. Ed è possibile che ai figli
non abbiamo dato nessun ideale. Offriamo loro la nostra vita, il
nostro mondo. Che altro puoi desiderare, figlio, oltre una bella
casa come quella di tuo padre, una macchina e una bella moglie?
E sicuramente tutto questo a tuo figlio non interessa per nulla,
perchè vede che il tuo matrimonio è un fallimento, perchè non
hai mai amato veramente, perchè magari non hai avuto neanche il
tempo per pensare se ami o no tua moglie. Hai vissuto come sotto
le armi: continuando a fare delle cose. Mai hai dato una
risposta a uno dei problemi che pone la gioventù, mai hai saputo
parlare con tuo figlio, dialogare con lui (non solo di problemi
sessuali, che sono di moda e che fanno sì che tu sia considerato
un padre moderno) ma di cose molto più profonde.
Viviamo in un mondo molto piatto, preoccupati solo del
pane. Così i nostri figli vanno in India dove si muore di fame,
senza preoccuparsi di questo, e cercano in Budda una risposta al
senso della vita. Questo è molto triste, che la gioventù
mondiale non creda più nel cristianesimo. Il cristianesimo ha
cessato di essere la coscienza dell'umanità. Le religioni di
moda sono il buddismo e l'induismo. E quando gli hippyes
prendono la droga non è semplicemente perchè sono dei viziosi,
ma perchè cercano un al di là, senza sapere se esiste un Dio,
cercando gli effetti dell'estasi della droga che ti fanno
pensare a una realtà diversa da quella che vedi e tocchi. Perchè
vedono la vita troppo grigia, troppo materiale. Mi ricordo di un
hippy che diceva un po' questo, che non si trattava di
spassarsela o meno.
Questo è indizio di qualche cosa che sta accadendo. Come
quando uno ha il sangue ammalato, gli spuntano dei foruncoli. E'
qualche cosa che ti può succedere con tuo figlio che dovrai
rispettare senza poterci fare assolutamente nulla, perchè a tuo
figlio tu non offri nulla, perchè ti preoccupi solo di andare
alla partita o di essere del Milan e non ti sei reso con
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to che tua moglie ti era infedele. Hai condotto una vita piatta.
(Carmen)
C'è un libro molto piccolo, che si intitola "La dimensione
perduta", che è uno studio sulla situazione di oggi e dice che
l'uomo del nostro tempo ha perso la dimensione della profondità,
dove si dà la fede e le risposte religiose. Questo, dice, non è
dovuto - come dicono i predicatori nelle messe - alle spiagge e
a cose moralistiche, perchè l'uomo di questo secolo non ha
inventato nessun peccato che non esistesse già prima; e fa uno
studio su come il progresso tecnico abbia condotto l'uomo di
oggi a sviluppare una dimensione di progresso orizzontale, che
non dà il tempo all'uomo di porsi nella sua stessa profondità, a
motivo dell'euforia del progresso. E dice che, senza rendersi
conto l'uomo si è visto arrotolato nella stessa macchina del
progresso orizzontale ed egli è un meccanismo della produzione,
tanto nel lavoro che nelle altre cose. E' un ingranaggio di
questa macchina.
Questo libro è molto utile per questa catechesi.
(Kiko)
In Svezia, dove si sono preoccupati molto del pane, sono
giunti a una società dove non esistono nè ricchi nè poveri; sono
arrivati a un tipo di giustizia modello. E tuttavia si sono resi
conto che in fondo non hanno fatto nulla, perchè vedono l'enorme
abisso che resta. Si trovano con il problema della
incomunicabilità e molti altri.
A questo punto della catechesi io dico: fratelli, in questo
momento sono Giovanni Battista in mezzo a voi e vengo a dirvi:
CONVERTITEVI PERCHE' IL REGNO DI DIO E' MOLTO VICINO A VOI.
Preparate le vie del Signore, perchè viene il Salvatore e con
lui viene la vita eterna per voi. (Qui bisogna gridare
sentendolo veramente, sentendo che con noi viene realmente Gesù
Cristo con il potere di salvare i poveri e di dare luce ai
ciechi; per far camminare gli zoppi e per chiamare gli uomini a
vedere la loro realtà).
Conversione è una parola che ci mette tutti in crisi perchè
non sappiamo cosa voglia dire. Convertirti è porti nella vera
dimensione, in cui Dio ti ha posto, nella quale ha permesso che
ti trovi oggi questo è convertirsi; aprire gli occhi, uscire dal
sonno, entrare nella verità.
E qual'è la verità? CHE TU MUORI. Questa è la verità, che
siamo uomini destinati alla morte Noi cerchiamo con tutti
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i nostri mezzi di fuggire da questa realtà, vogliamo dimenticare
il pensiero della morte, perchè è precisamente ciò che toglie il
senso alla nostra vita. Abbiamo perduto la dimensione della
morte.
C'è un documentario che si intitola "America Violenta", che
presenta le grandi società sorte nel Nord America per vestire,
truccare e pettinare i morti. Se ti muore qualcuno, fai un
numero e ti vengono cinque bellissime ragazze in minigonna che
ti dicono: Non si preoccupi, non è successo nulla. Truccano bene
il morto perchè non appaia dimagrito, lo vestono e lo
pettinano,e lo lasciano impeccabile e sorridente. Tu non ti devi
preoccupare di nulla, non è successo nulla. Quando han finito ti
passano il conto, e via!
Non c'è cosa più anacronistica nelle nostre città di un
funerale. E' molto difficile seguire il carro funebre in mezzo
al traffico; ti distrai un poco e ti trovi dietro un furgone
della Coca Cola...
Abbiamo perso la dimensione della morte nella nostra
società, tentando di evadere dalla nostra realtà. Gli ospedali
li costruiamo lontani; i cimiteri anche. Forse nei paesi esiste
ancora la realtà palpabile della morte. In Sicilia, per esempio,
la morte è presente in tutto. Vai in una casa e tutte le donne
sono vestite di nero, perchè ciascuna ha un morto da piangere.
Tengono nelle case i ritratti di tutti i parenti morti e gli
mettono fiori. Un funerale è un avvenimento. Oggi questo lo
abbiamo perso, abbiamo perso la nostra vera dimensione: che noi
moriamo.
Nessuno pensi che sono un predicatore di quelli antichi,
che fanno spegnere le luci e cominciano a gridare: Tutti dove te
morire! E tutti restano atterriti. Non si tratta di fare paura a
nessuno, ma dimettere l'uomo di fronte alla sua realtà. Perchè
poi, se ti succede che ti muore un figlio o tua moglie, neppure
te ne rendi conto. Viviamo così alienati che quando ti muore
qualcuno ti sembra di stare sognando e resti per giorni come
intontito. Non ti entra in testa. Perchè non sei mai vissuto
nella realtà ma a 15 metri dal suolo, in una dissociazione
totale della tua personalità. Non hai neppure voluto pensarlo
che questo potesse succedere a te. Magari non ti passava per la
testa. Non poteva succedere a te che tua moglie e tuo figlio
rimanessero uccisi in un incidente. No, questo può capitare sol
tanto agli altri. A te non può capitare. Ma quando ti succede è
inutile che tu dica di no. E' una realtà profonda.
Bisogna chiamare la gente perchè si sveglia da questo sonno
profondo e prenda di peso la sua vita. Prendere di peso la
propria vita è prendere di peso la morte.-Se una delle premesse
di un problema è falsa, la soluzione sarà sempre falsa. Un uomo
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che non prende la vita com'è, non vivrà mai nella realtà, non
darà mai la soluzione alla sua vita, sempre darà una risposta
falsa, non aderirà mai alla realtà.
A volte racconto una cosa che raccontò Carmelo di un suo
amico ingegnere che aveva fatto moltissime cose, che ebbe un
cancro ed era in punto di morte. Quell'uomo diceva: Mi hanno
ingannato, non può essere. Lo avevano ingannato - chiaro -
perchè gli avevano detto: studia, lavora, fai molti soldi,
questo è l'importante per vivere bene. Ma improvvisamente si
trova con un cancro in punto di morte. Egli aveva impostato la
vita secondo degli schemi falsi, come tutti noi, perchè non
aveva posto la premessa della morte. Per questo mai hai pensato
che domani ti può cadere una tegola addosso e puoi morire
lasciando tua moglie e i tuoi figli. Perchè se lo avessi pensato
la tua vita sarebbe assolutamente diversa. Se nel problema hai
tenuto conto della morte, la soluzione della vita sarà
completamente diversa.
I santi sono stati dipinti con un teschio in mano e in una
grotta. Perchè? Perchè molti santi sono partiti da qui: sono
uomini che hanno preso di peso la loro vita. Perchè se prendi un
teschio e pensi che è di un uomo come te, non di una scimmia che
aveva il naso come il tuo... forse prendi di peso la vita e
pensi che sei destinato a morire. Toccati la nuca e vedrai come
anche tu hai un teschio che un giorno sarà pulito pulito. Noi
pensiamo sempre che muoiono gli altri; noi no. Tutte le cose
succedono agli altri, a noi nulla. Siamo fuori dalla realtà.
Moriamo tutti.
A me, quando tolsero il rene, capitò una esperienza molto
forte. All'ospedale, nella mia stanza, c'erano ammalati di
cancro. Lì non c'era evasione. Io sapevo che se mi avessero
tolto il rene avrei tirato avanti, però sapevo che in fondo era
un rinvio, che poi mi sarebbe toccato.
La cosa importante è chiamare la gente alla sua realtà.
Diceva Heideqger che l'uomo è colui che anticipa la morte.
Perchè attendere che arrivi la morte e incontrarti di fronte a
un mistero, di fronte alla tua vita che non ha senso? Non essere
asino.
C'è una parabola nel Vangelo su questo: un uomo ebbe un
grande raccolto e si disse: Che farò? Abbatterò tutti i miei
granai e ne costruirò di più grandi. Quando ebbe finito i lavori
ed immagazzinato il grano, disse a se stesso: mangia, bevi,
banchetta. Stolto, dice Gesù Cristo, per chi hai immagazzinato
tutto questo? Questa stessa notte ti si chiederà la tua vita.
Gesù Cristo con questa parabola chiama l'uomo alla realtà:
perchè la vita non è assicurata dall'abbondanza dei beni. Perché
allora affannarsi cercando la vita nel denaro?
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Tu cerchi la vita e tuttavia sei chiamato alla morte.
L'uomo non vuole morire. Ma tu morrai.
La morte fisica però viene in tuo aiuto, è un momento
privilegiato di libertà totale. Perchè di fronte alla morte non
ti serve a nulla il denaro, né i figli, nè il prestigio: sei
solo. Forse per la prima volta nella tua vita, la realtà della
morte ti sta chiamando a essere libero, a stare tu da solo.
Perché fino ad ora sei vissuto nell'alienazione e non hai
vissuto tu solo. Hai vissuto la vita che hanno voluto i tuoi
genitori e poi la vita che hanno voluto gli altri. Perchè hai
sempre cercato di fare buona figura, perchè non sopporti che non
ti amino. Quindi per non perdere la loro stima, hai sempre fatto
quello che han voluto gli altri, non sei mai stato te stesso.
Forse ora, per la prima volta nella tua vita, sei libero di
fronte alla morte. Lì devi dare una risposta personale. Perchè
moriamo da soli, nella cassa non vai con tua moglie, ma solo
soletto. Per molti figli che tu abbia avuto, per molte fabbriche
che abbia messo su, per molto denaro che abbia ammucchiato
partendo da niente, è come se non avessi fatto nulla. Muori allo
stesso modo del povero ubriaco che va per strada. Sei solo e la
morte ti presenta un panorama nero, che non sai che cos'è, nè
dove vai, nè perchè muori, nè chi sei. Durante la guerra, ai
condannati il giorno precedente leggevano la lista di quelli che
avrebbero ucciso il giorno seguente. Immaginate la notte che
avrebbe passato quel pover'uomo cui era toccato. Domani mi
uccidono. E non c'è niente da fare. Il giorno seguente,
fucilato.
A questo punto si può interrogare la gente. Perché Dio ti
ha creato? Per che cosa? Che senso ha la tua vita? Perchè vivi?
Chi sei tu? Vedrete che la gente non risponde nulla. Perchè di
fronte a questo non c'è scappatoia.
Se non risponde nulla prosegui tu. Io son solito domandare:
Tu, in che situazione ti trovi? Perchè esiste la sofferenza?
Pensi al fatto che anche tu muori?
Se la catechesi è stata fatta bene la gente risponde che
non lo sa. La gente ha ora preso coscienza che forse non se lo è
mai chiesto. E' vero che tu gli stai profetizzando, perchè gli
hai detto che è addormentato, che è alienato, e ciò gli ha fatto
effetto. Lo stai chiamando a conversione, lo stai facendo
pensare a cosa gli servono le tante cose per cui si affanna, se
veramente non gli risolvono la cosa fondamentale della sua vita.
Questa è la catechesi di oggi. Perchè mi affanno e mi
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angustio, se non ho risolto la questione fondamentale?
Questa catechesi mette le orecchie della gente ben tese per
ascoltare Gesù Cristo.
Io termino la catechesi chiamando la gente ad essere onesti
con se stessi, a essere sinceri, a pregare, a guardare la verità
della propria vita, a non avere paura di vedere le proprie mani
piene di peccati, di frustrazioni, di porcherie. Sono sicuro di
una cosa: tutte le vostre catechesi sono piene di poveri
davvero. Non di poveri di soldi, bensì di gente che ha la vita
distrutta, di gente che ha difficoltà terribili.
In tutta,Italia non c'era una catechesi in cui non ci
fossero prostitute, omosessuali, alcolizzati, preti
secolarizzati, persone con la vita fatta a pezzi. La gente
incominciava a raccontare i suoi problemi... e mamma mia!
Il Vangelo si compie. Gesù Cristo viene per gli ammalati,
non per i sani. E Dio ci manda gente la cui vita è un inferno.
Ciò che importa è che la gente prenda di peso la propria
realtà.
Termino invitando i presenti a guardare se stessi senza
paura, senza fuggire, perchè è nel più profondo e oscuro della
loro vita che incontreranno Gesù Cristo. Gesù Cristo è nel più
profondo della realtà dell'uomo.
C'è un midrash, un racconto che usava Israele, che parla di
un uomo che sognava di diventare ricco. Quest'uomo voleva
trovare un tesoro. Una notte sognò che sotto il ponte del suo
paese c'era un tesoro nascosto. Quando si svegliò corse al ponte
e incontrò una guardia che stava vigilando. Non osava
avvicinarsi, finchè la guardia lo chiamò e gli domandò: Lei che
cerca? E con molta paura egli raccontò di aver sognato che sotto
il ponte c'era un tesoro. La guardia gli disse: Bene, io ho
sognato che c'era un uomo tanto scemo che cercava un tesoro
fuori di casa e lo aveva sotto la cucina di casa sua. L'uomo se
ne andò correndo, scavò sotto il suolo della cucina e trovò il
tesoro.
Noi cerchiamo Dio fuori di noi stessi. Questo esempio (che
gli ebrei usano per catechizzare i figli) vuol dirci qualcosa di
molto importante che un giorno incontrerai qualcuno che ti dirà
che nella tua casa c'è un tesoro. Questo qualcuno è l'apostolo.
Gesù Cristo dice: Il regno di Dio è dentro di voi. Tutti quelli
che vi ascoltano stanno cercando questo tesoro. Tu sei colui che
gli dirai dove devono cercare.
Alla fine chiana nuovamente le persone alla preghiera.
(Le domande si possono anche fare al principio e poi dare
la catechesi).
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SETTIMO GIORNO
IL KERYGMA (prima parte)
(Kiko)
Oggi proclameremo in mezzo a voi il Kerygma, il fondamento
della nostra fede.
Nelle catechesi precedenti abbiamo visto che Dio è presente
nella nostra storia, che ci ha creati perchè possiamo
realizzarci, che cioè la vita va presa sul serio con totale
sincerità. Tuttavia l'uomo che vuole essere sincero, che cerca
la risposta all'interrogativo della sua esistenza: chi sono io?
si scontra con la morte e con la sofferenza che gli si
presentano come un mistero.
Prima di proclamare l'annuncio della salvezza, prima di
annunciarvi il mistero nascosto ai principati e alle potestà e
manifestato a noi, vorrei fare alcune domande:
·
Chi è Cristo per te?
·Che significa oggi nella tua vita?
·Qual'è per te l'avvenimento fondamentale, il fatto più
importante della vita di Gesù?
·Secondo te cosa è venuto a fare Gesù Cristo?
·Nella tua vita pratica a cosa ti serve? E' un punto di
riferimento per l'azione? Un modello morale? Un rifugio?
·Non ti sembra che sarebbe meglio un modello più umano, più
vicino a noi, perchè in fondo è un modello troppo sublime,
irraggiungibile? Perchè in fondo ti sfugge perchè lui era
Dio stesso e come possiamo imitarlo noi se abbiamo una
natura umana e per di più decaduta?
Comprendo che qualcuno possa infastidirsi per le domande,
siamo tutti così, quello che ci interessa è dare una risposta
giusta. Ma qui non si tratta di questo. Questo dialogo, così
come le catechesi precedenti, serve a preparare il terreno, a
fare riflettere le persone, ad aprire le orecchie. Non si tratta
infatti di dare una sintesi teologica che parli alla ragione,
anche se questo pure si farà, ma di ascoltare un annuncio di
salvezza.
Ciò che facciamo in mezzo a voi è annunciare una buona no
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tizia, un fatto accaduto storicamente che viene a voi attraverso
il tempo, che si fa presente per mezzo di questa predicazione e
porta con sè, per colui che lo ascolta e lo riceve, una
trasformazione dell'esistenza.
Per questo vi dico una cosa importantissima: quello che si
chiede in questa catechesi è soltanto una condizione minima: non
stare qui seduti e basta, bensì ascoltare, perchè la fede viene
attraverso l'ascolto. Se vi invito a ascoltare è perchè non è
cosa facile come credete. Molti di quelli che siete qui non
ascoltate assolutamente nulla. Alcuni vengono per curiosità per
vedere cosa raccontano questi catechisti, altri sono in una
posizione di rifiuto, di critica per confrontare quello che noi
diciamo con quello che già sanno, o per strumentalizzare le
catechesi, cioè per imparare, per approfittare di ciò che di
nuovo l'altro può dirci. E' difficile saper ascoltare. Per saper
ascoltare occorre essere poveri, umili, per accettare che
l'altro possa dirci qualcosa che ha davvero importanza per noi.
Oggi parleremo di Gesù Cristo, del centro del
cristianesimo, proclameremo la Buona Notizia.
Il cristianesimo non è una religione, nel senso delle
religioni naturali. Lo abbiamo gi visto un po' nella catechesi
della desacralizzazione.
Il cristianesimo non è una filosofia, non è una dottrina
che spieghi in forma razionale i perchè fondamentali della vita.
Essere cristiano non è aderire ad una serie di verità astratte
prestabilite. Il cristianesimo non è un trattato.
Il cristianesimo non è un moralismo. Gesù Cristo non è
affatto un ideale di vita. Gesù Cristo non è venuto a darci
l'esempio e ad insegnarci a compiere la legge. Dio ha
manifestato agli uomini la sua volontà dando la legge sul monte
Sinai, con i dieci comandamenti. Questa legge nessuno l'ha
potuta compiere. Come dice l'apostolo san Giovanni: "Se diciamo
che non abbia mo peccato, inganniamo noi stessi e la verità non
è in noi... Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Dio
un bugiardo".
Quindi, se la legge mosaica nessuno l'ha potuta compiere nè
giustificarsi mediante essa, come ci darà Gesù Cristo una legge
ancora più difficile? Come potremo compiere qualcosa di ancora
più difficile? (Mosè al quadrato, come dicono i protestanti). Se
già prima la legge era ardua e nessuno l'ha compiuta, tanto che
la legge ha dimostrato che tutti noi siamo peccatori, come
compiere ora il discorso della montagna, che è ancora più
difficile?
Perchè Gesù Cristo dice: "Avete udito che fu detto: non
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commettere adulterio (per commettere adulterio bisognava
accostarsi a una donna diversa dalla propria moglie), ma Io vi
dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore". Gesù Cristo porta la legge a
un grado ancora più difficile di prima. Così quando dice: "Avete
udito: non uccidere (per essere un assassino bisognava ammazzare
qualcuno fisicamente), ma lo vi dico: chiunque dice al fratello:
imbecille, è già colpevole di omicidio.
Come si può capire una cosa simile? Se era impossibile
compiere la legge di Mosè, come può Gesù Cristo darci una legge
nuova, col sermone della montagna, ancora più impossibile da
compiere?
La gente pensa che Gesù Cristo è venuto a darci una legge
più perfetta della precedente e che, con la sua vita e la sua
morte (la sua sofferenza soprattutto), ci ha dato l'esempio
perchè noi si faccia lo stesso. Per queste persone Gesù Cristo è
un ideale, un modello di vita, un esempio. Non è così. Questo
sarebbe convertire il cristianesimo in un moralismo: la
giustificazione della persona mediante il compimento della nuova
legge, con l'aiuto dei sacramenti. Così molta gente pensa: Gesù
Cristo ci ha dato dei sacramenti perchè, accostandoci ad essi,
abbiamo la forza di compiere la legge; inoltre ci ha dato
l'esempio con la sua vita dicendoci: vedete come faccio io? Così
fate anche voi.
Se poi chiedi alla gente: tu lo fai? ti rispondono: via, io
non sono Gesù Cristo, non sono mica un santo...
Il cristianesimo non è per nulla un moralismo. Perchè, se
Gesù Cristo fosse venuto a darci un ideale di vita, come avrebbe
potuto darci un ideale talmente alto, talmente elevato, ché
nessuno lo può raggiungere?
Il cristianesimo non è un moralismo, nè una religione, nè
una filosofia. IL CRISTIANESIMO E' FONDAMENTALMENTE UNA BUONA
NOTIZIA: UN AVVENIMENTO.
Perchè vediate un po' che cosa è una notizia, vi faccio un
esempio.
I Persiani stanno invadendo la Grecia e l'esercito di Atene
è uscito loro incontro per contenerli. A quaranta chilometri da
Atene, a Maratona, si danno battaglia. Immaginate l'ansia di
questa città, le cui sorti dipendono da questa battaglia. Se
vincono i Persiani, entreranno in città, gli uomini saranno
passati a fil di spada, i bambini schiacciati contro le pietre,
le donne violate. La città è presa dal terrore che ciò avvenga,
se gli ateniesi perdono la battaglia. Un soldato uscì dal campo
di battaglia e, correndo per quaranta chilometri, arriva alle
porte della città e diede questa notizia: Abbiamo vinto! E
crollò morto, ucciso dalla fatica.
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Quest'uomo diede la vita per dare questa notizia, perchè
essa interessava enormemente la città, perchè da essa dipendeva
la salvezza della città, perchè con la notizia era la stessa
vittoria che il soldato portava. Da queste parole del soldato
ricevono tutto, al punto che la città, che prima era soggiogata
dall'angoscia e dal panico, all'ascoltare questa buona notizia
prorompe nella gioia, nell'allegria, nella festa. Per questo la
Scrittura dice: Come sono belli i piedi di coloro che annunciano
la pace!
Perchè vediate quant'è fondamentale una buona notizia e
come non consista nel dare buoni consigli, perchè ognuno sa
quello che deve fare, farò un altro esempio.
Quando, durante la seconda guerra mondiale, la Francia era
occupata dai tedeschi e tutti stavano in attesa dello sbarco
degli alleati, una mattina, in un villaggio della Normandia una
donna passa di porta in porta dicendo: Sono sbarcati! Questa
notizia toccava le persone e cambiava la loro vita. Ciascuno
sapeva ciò che doveva fare: se scappare alla svelta, perchè era
stato un collaborazionista coi nazisti, o andare incontro agli
alleati, che rappresentavano la libertà e la fine
dell'oppressione.
Il cristianesimo non è affatto una dottrina che si può
imparare con catechismi e teologie. Il cristianesimo è una Buona
Notizia, un evento storico; ciò che lo distingue da tutte le
filosofie e religioni. Di questo evento storico vi sono dei
testimoni che sono in esso coinvolti: gli apostoli.
Questi esempi vogliono mostrare che cos'è una Buona
Notizia, che cos'è il cristianesimo; una notizia che non dipende
neppure dalla qualità di colui che l'annuncia, come quella donna
che passava di porta in porta dando la notizia dello sbarco e
che poteva anche essere la prostituta del paese.
Ogni notizia è tale, perchè giunge in una situazione
determinata per coloro che la ricevono. E' notizia, perchè
interessa colui che l'ascolta, il quale si trova in una concreta
situazione esistenziale che cambia radicalmente ascoltando la
notizia. In quei due esempi lo si vede chiaramente.
Anche il cristianesimo è fondamentalmente una buona
notizia, un evento storico, che irrompe nella nostra esistenza e
nella nostra situazione cambiandola radicalmente. E' la notizia
che trasformerà completamente la vita di chi la accoglie, è la
notizia che tutti gli uomini stanno aspettando.
Perchè è tanto importante la notizia che il cristianesimo
dà, qual è la situazione in cui gli uomini si trovano, così
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che questa notizia li interessi tanto? Vediamolo poco a poco.
San Paolo, nella lettera agli Ebrei (2, 14-15),
dice:"Poichè dunque i figli hanno in comune il sangue e la
carne, anch'Eqli (Gesù Cristo) ne è divenuto partecipe, PER
RIDURRE ALL'IMPOTENZA MEDIANTE LA MORTE COLUI CHE DELLA MORTE HA
IL POTERE, CIOE' IL DIAVOLO, E LIBERARE COSI' QUELLI CHE PER
TIMORE DELLA MORTE ERANO SOCCETTI A SCHIAVITU' PER TUTTA LA
VITA”.
Qui San Paolo dice: il problema dell'uomo è uno solo: è
tenuto schiavo dal signore della morte, il diavolo; l'uomo è
schiavo del diavolo per la paura che ha della morte. Questa
paura gli dura per tutta la vita.
L'uomo è accerchiato, tenuto
schiavo della morte per la paura
che ha della morte. E dice che
Gesù Cristo viene a tirar fuori
l'uomo da questa situazione,
annientando e vincendo la morte.
Il vostro problema è che avete
paura della morte ed è questo ciò
che vi fa soffrire, questa è la
radice di ogni vostra infelicità e
insoddisfazione.
Ma la gente dirà: Io, paura
della morte? Ma va! Sarebbe questo
che mi schiavizza e mi fa
soffrire? Che stupidaggini!
Non si tratta della morte
fisica. Quello che ti fa soffrire
è tutto ciò che ti distrugge, tutto ciò che ti uccide: siano i
difetti di tua moglie o quelli di tuo marito, sia il tuo
compagno di lavoro che è un fesso, sia una malattia che hai o il
fatto che ti hanno licenziato, sia che a casa tua non si fanno
le cose come secondo te si dovrebbe, sia che non guadagni
abbastanza, sia che il tuo capo è un mascalzone... CIO' CHE TI
FA SOFFRIRE E' TUTTO CIO' CHE IN QUALCHE MODO MINACCIA LA TUA
PERSONALITA'; TUTTO CIO' CHE VA CONTRO LA TUA REALTA'
ESISTENZIALE DI VITA E CHE, IN QUALCHE MODO, TI DISTRUGGE E TI
UCCIDE. Perciò non accetti i difetti di tua moglie, perchè ti
uccidono; nè accetti certe abitudini degli altri, perchè ti
distruggono; e questo tu non lo puoi sopportare. Tutto ciò che
va contro il concetto che tu hai della verità, contro le tue
idee, ti distrugge o ti ammazza. Ti distrugge tutto: il tuo
carattere, il sesso, tutto ciò che va contro il tuo corno,
contro i tuoi ideali, contro i tuoi progetti; contro la tua
concezione del bene, contro i tuoi sogni
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e le tue speranze. Tutto ciò che va contro di te, tu non lo puoi
sopportare e soffri.
L'uomo è schiavo perchè non vuol morire, perchè ha paura
della morte. A questa morte mi riferisco, alla morte ontologica,
alla morte dell'essere, alla morte di te stesso.
Per questa realtà di morte che tu hai, perchè non hai altra
vita che quella che hai oggi, tu sei schiavo del male: sei
schiavo del maligno e obbedisci alle sue concupiscenze e ai suoi
comandi. Questo crea dentro di te un uomo insoddisfatto, sei un
uomo in stato di sofferenza perchè dentro di te è scolpita la
legge naturale, tu sai che ti realizzi amando l'altro,
trascendendoti nell'altro. Nel momento in cui il tuo io si
trascende nell'altro, chiunque egli sia -il tuo collega, il
povero all'angolo, tua moglie o tuo figlio...- nella misura in
cui sei capace di trascenderti nell'altro amandolo, realizzi te
stesso, compi la legge. Perchè tutta la legge e i profeti si
riassumono in questo: amare Dio e amare il prossimo come te
stesso.
Ma l'uomo constata ogni giorno questa realtà: che non può
passare all'altro, che non può passare la barriera che lo separa
dall'altro,perchè fra lui e l'altro c'è un mostro, un dragone:
la morte. Per questo l'uomo è insoddisfatto: perchè da un lato
sa che si realizza amando, passando all'altro; dall'altro si
ritrova incapace di farlo, perchè quando ci prova, incontra nel
mezzo il dragone, incontra la morte, ed egli ha paura della
morte.
La morte si è convertita in un mostro, ed abbiamo tutti una
terribile paura della morte. (Non parlo solo della morte fisica,
ma di ogni morte in genere; non c'è che una morte: la morte
ontologica dell'essere, cioè che tu muori, che la tua persona
cessa di esistere e di essere. La mia vita, la mia storia è
soltanto fumo che non serve a nulla perchè l'uomo muore e
sparisce).
L'uomo vive atterrito da questa realtà. Cerca di essere,
cerca di vivere il reale, ciò che è vero, ciò che non perisce,
ciò che non è mobile, l'autentico.(Per questo il mare è simbolo
della morte, perchè è mobile e sinuoso, è il contrario di ciò
che l'uomo cerca: il reale, ciò che non si muove, ciò che è
certo, ciò che non perisce, l'eterno). Il tempo conduce alla
morte e questo l'uomo non lo può sopportare.
Ma perchè l'uomo vive in questa schiavitù? Com'è possibile
che l'uomo sia giunto a questa situazione? Come sono arrivate le
persone a questa situazione di non potersi saziare con nulla, di
non essere felici? Perchè l'uomo non si soddisfa con questi tipi
di felicità piatta che la società presenta: la macchina, la
moglie, la casa, educare i figli e basta?
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Perchè un uomo non è felice quand'anche abbia una magnifica
casa, una moglie fantastica e dei figli magnifici? Perchè l'uomo
si trova in questa situazione di cui parla San Paolo nella
lettera ai Romani: che sperimenta, da una parte, che la sua
ragione gli dice di fare il bene e, dall'altra parte, che è
incapace di realizzarlo? Perchè se conosco il bene non posso
farlo? (Cfr. Rom. 7,15 ss.)
(Perché è un fatto che l'uomo non può realizzare il bene.
La gente si scandalizza di questo, perchè il moralismo è molto
profondo dentro di noi. La gente, quando vede un povero, pensa:
quello è un lazzarone, perchè se volesse lavorare non morirebbe
di fame; il fatto è che beve. L'uomo crede che tutto dipende da
lui, che tutto si conquista coi pugni. Se uno è povero, è perchè
non vuol lavorare, perchè preferisce vivere a sbafo. Siamo tutti
talmente catechizzati in questo senso che crediamo che il bene
sia in mano nostra, per questo ci scandalizziamo che il bene non
sia alla nostra portata. Viviamo in un fariseismo totale:
crediamo che tutto sia opera nostra).
Questa è la realtà dell'uomo: vuol fare il bene e non può.
Il marxismo dirà che non può perchè è alienato dalle strutture
ingiuste della società; la psicologia dirà che non può a causa
dei suoi complessi psicologici. Tutto questo non mi convince.
Il cristianesimo dice un'altra cosa. Dio ha rivelato la realtà
dell'uomo cosi: L'UOMO NON PUOI FARE IL BENE PERCHE' SI E'
SEPARATO DA DIO, PERCHE' HA PECCATO ED E' RIMASTO RADICALMENTE
IMPOTENTE E INCAPACE IN BALIA DEI DEMONI. E' RIMASTO SCHIAVO DEL
MALIGNO. IL MALIGNO E' IL SUO SIGNORE.
(Per questo non valgono nè consigli nè sermoni esigenti.
L'uomo non può fare il bene).
Domani t'imbatterai in questa realtà: una dicotomia
interiore: vuoi e non puoi. Tutto va molto bene, ma appena ti
scontri con un evento di morte e ti ribelli, non ce la fai,
affondi e servi il demonio. Non puoi camminare sulla morte, non
puoi passare la barriera, perchè sei schiavo del maligno che ti
manipola come vuole, perchè è molto più potente di te. Non puoi.
compiere la legge, perchè la legge ti dice di amare, di non
resistere al male, ma tu non puoi: tu fai quello che vuole il
maligno.
Perchè succede questo?
Vediamolo nel racconto del Genesi (cfr. Gen. 3)
Dio non ci abbandona, ma ci dà una parola che esplicita la
nostra realtà, che ci dice il perchè di quello che ci succede.
Questa parola è Adamo ed Eva nel Genesi. (La gente crede che
questo sia un raccontino un po' strano da conoscere come cultura
e nulla più; è storia sacra... questo è successo, pensa
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la gente, al primo uomo, ma i nostri problemi sono più seri.
Niente di tutto ciò. E' una Parola che esplicita la nostra
realtà. E' una Parola di Dio per noi, ora.
Il Genesi dice: "Il
serpente era la più astuta di
tutte le bestie selvatiche
fatte dal Signore Dio. Egli
disse alla donna: -E' vero
che Dio ha detto: non dovete
mangiare di nessun albero del
giardino ?- Rispose la donna
al serpente: -Dei frutti
degli alberi del giardino noi
possiamo mangiare, ma del
frutto dell'albero che sta in
mezzo al giardino Dio ha
detto: non lo dovete mangiare
e non lo dovete toccare,
altrimenti morire te- Ma il
serpente disse alla donna:
-Non morirete affatto! Anzi,
Dio sa che quando voi ne
mangiaste, si aprirebbero i
vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il
male- Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare,
gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese
del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che
era con lei e anch'egli ne mangiò".
La prima cosa da far notare di questo testo (che è
rivelazione) è che il serpente ha detto alla donna (Adamo ed Eva
sei tu): Come mai non potete mangiare di nessun albero del
giardino? Perchè il serpente dice questo? Infatti Dio li
lasciava mangiare di tutti gli alberi del giardino, eccetto
quello che eri nel mezzo. Allora com'è che il serpente dice:
Perchè non potete mangiare di nessun albero del giardino? Si
direbbe uno stupido errore del serpente. Invece l'intenzione del
maligno è molto chiara. Dio ha detto loro di non mangiare di un
solo albero. Ma il serpente lascia cadere nel subconscio: se non
possono mangiarne di uno è come se non potessero mangiarne di
nessuno; sono degli esseri limitati.
San Paolo dice: Prendendo occasione dalla legge il maligno
ci ha sedotti ed uccisi. Prendendo occasione dal precetto, dalla
proibizione, dalla legge. Vediamolo: ti trovi davanti all'albero
che, secondo te, è buono (gradevole alla vista, desiderabile) e
inoltre sei convinto che ti realizzi come persona mangiandone
(vide che era buono per acquistare saggezza); ti trovi davanti
all'albero e la prima cosa che pensi è: Perché
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non lo posso fare? (perchè non posso andare con Tizia, se ci
vogliamo bene... è sposata ma non ama suo marito, è una donna
infelice... Perchè allora Dio mi ha messo quest'amore per lei se
non posso?); e pensi: Se è questo che desidero, se è lì che mi
potrò realizzare, perchè non posso farlo? Ma chi l'ha detto che
è peccato? I preti! Ma in altri paesi dicono che si può...
Il maligno insinua un sospetto nel nostro cuore: se non
puoi mangiare di quell'albero, infondo non puoi fare niente. Ci
ha lasciato quest'idea nel subconscio. Ci ha fatto pensare, che
non siamo liberi, che siamo degli esseri limitati.
Ma la donna dice subito: No, no; noi possiamo mangiare di
tutti gli alberi eccetto quello che sta nel mezzo. E immediata
mente il serpente, padre della menzogna, bugiardo fin dal
principio, velenoso, come dice Gesù Cristo, dice la menzogna più
grande di tutte, la menzogna primordiale: Non è vero che morrai;
ma Dio sa molto bene che il giorno che mangerai di questo albero
sarai come Dio. La menzogna è perfetta, perchè alla persona
sembra che l'albero sia buono, che mangiando di quell'albero si
realizzerà, che troverà la vita. Dio è invidioso di te -dice il
serpente- non vuole che ti realizzi, non vuole che tu conosca il
bene e il male e che tu sia grande come lui. Per questa ragione
Dio t'ha proibito di mangiare -dice il maligno-
Questa è la menzogna primordiale.
Dice il serpente che la legge naturale scritta nel cuore,
dell'uomo non è stata messa da Dio perchè Egli ama l'uomo, bensì
perchè Dio è il contrario dell'amore, perchè Dio ti vuole
limitare, perchè Dio non vuole la tua realizzazione. Questa è la
menzogna terribile: Dio non è amore. Dio non esiste. Realizzati
come vuoi, come ti pare, con la tua ragione, col tuo istinto,
diamine: tu sei un Dio! Perchè vuoi porti dei limiti? Macchè Dio
sopra e Dio sotto! Dai!
Questa è la catechesi del maligno: Dio non ti ama.
E convince Eva. Eva pensa che è vero: il frutto è
gradevole. La stessa cosa che pensi tu: sei convinto che in
questo modo ti realizzerai. Ed Eva mangia.
Mangiare è accettare la catechesi del maligno: che Dio non
è amore. Questo non lo si pensa molto, lo si fa. Eva, tu ed io,
facciamo un sacramento quando pecchiamo, facciamo un atto
storico con il quale diciamo "amen" alla catechesi del maligno:
che Dio non ci ama. Mangiare è il segno che accettiamo questo.
Ma il peccato genera la morte. Quando Eva ha fatto il
sacramento, la liturgia de maligno, quando ha peccato, è rimawww.
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sta convinta: è vero, non esiste nessun Dio, sono sola al mondo.
Che succede allora ? Viene la morte dell'essere. Dal momento che
l'uomo è in auto Dio gli dà l'essere e Dio gli dà l'essere
amandolo, perché Dio è amore, se accettiamo che Dio non è amore,
se con un sacramento, il peccato, neghiamo non a livello
intellettuale, ma profondo, esistenziale, che Dio ci ama, da
dove ci verrà l'essere? Con il peccato neghiamo che il sostegno
del nostro essere, che la vita, venga da Dio. Per quanto è in
nostro potere ci separiamo da Dio. Allora la nostra vita cessa
di avere senso. Allora penso: Chi mi ha creato ? Perché la
ragione profonda della vita scompare. IO MUOIO ONTOLOGICAMENTE,
divento completamente cieco. Infatti, se Dio non esiste per me,
perché non mi ama, chi mi dà l'essere ? Chi sono io ?
Allora l'uomo sperimenta ad un livello profondo (questo non
lo si sperimenta coi ragionamenti) che il mondo gli crolla
addosso, sente che la vita manca di senso, si sente separato
dall'altro, ormai non sa più chi sia, né chi è l'altro, tutto è
lecito e nulla è lecito, perché più nulla ha senso. HA
CONOSCIUTO LA MORTE NELL'ATTO DI PECCARE. Perché prima la morte
non esisteva, la morte fisica era un passaggio naturale, come
tutto nella natura muore e risuscita.
Ma continuiamo con il Genesi: "Allora si aprirono gli occhi
di tutti e due e si accorsero di essere nudi". (Il sentimento di
nudità è il sentimento di morte, il conoscere il male, che è
l'assenza di Dio; se Dio è la vita, il non-Dio, il male è la
morte). Hanno sperimentato la morte che prima non conosce vano.
A partire da questo momento, guardate che cosa succede: "Poi
udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza
del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio,
in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò
l'uomo e gli disse: -Dove sei ?- Rispose: -Ho udito il tuo passo
nel giardino: ho avuto paura (appare la parola 'paura' nella
scrittura.) perché sono nudo e mi sono nascosto- Riprese: -Chi
ti ha fatto sapere che eri nudo ? (chi ti ha catechizzato, chi
ti ha fatto conoscere la morte ? Chi ti ha fatto conoscere il
male ?) Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato
di non mangiare ?- Rispose l'uomo: -La donna che tu mi hai posto
accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato" (appare,
l'egoismo; Adamo per salvarsi non esita a scaricare su Eva la
colpa: ammazzala, se vuoi. E' quello che facciamo tutti: nessuno
se la sente di caricarsi del peccato dell'altro: che muoia lui,
io mi salvo come posso).
Adamo ed ,Eva siamo noi. Che ci succede peccando ?
SPERIMENTIAMO LA MORTE ONTICA, LA MORTE DELL'ESSERE, L'ASSENZA
DI DIO IN NOI E PERTANTO LA PERDITA DEL SENSO DELLA VITA. Questa
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è l'unica morte che esiste, la vera morte. La morte fisica e la
sofferenza non sono nulla paragonate alla morte che si
sperimenta con la separazione da Dio nel peccare. Allora si
sente il terrore infinito, perdi completamente la tua
dimensione. Questo è la morte.
Dal momento che l'uomo ha peccato è rimasto radicalmente
incapace di vivere: è morto, porta una semente di morte
innestata in sè. Questa semente di morte è ciò che di più
potente ha, è ciò che governa la sua vita. Quest'uomo, faccia
ciò che vuole, se ne va al cimitero. Il peccato mette in noi un
veleno che ci lascia debilitati. Il peccato vive in noi come una
semente di morte.
Ora comprendiamo San Paolo nella lettera ai Romani: "Io non
riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che
voglio io faccio, ma quello che detesto... quindi non sono più
io a farlo, ma il peccato che abita in me".. San Paolo chiama
"peccato" il maligno, l'azione del maligno in noi.
Il peccato vive in noi, regna in noi come qualcosa che ci
schiavizza e che, senza che lo vogliamo, ci porta a peccare.
Siamo in balia delle nostre concupiscenze. Basta che ci manchi
oche ci sia proibita qualcosa perchè la vogliamo fare. Perchè?
Perchè l'uomo che ha sperimentato la morte ora non vuol morire;
ha sperimentato il non essere e vuol essere, ha paura di morire,
ha paura della morte. Non essere, significa non essere amato.
Vivere significa essere amato. Allora cerchiamo in tutto di
essere amati: col denaro, col prestigio, con una bella donna.
L'uomo vuol essere amato, vuol essere stimato, perchè questo
vuol dire vivere.
Così comprendiamo San Paolo: "Sappiamo infatti che la legge
è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del
peccato. Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti
non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se
faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona;
quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il
bene: c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di
attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male
che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono
più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque
in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è
accanto a me... Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo
corpo votato alla morte?" (San Paolo parla di "corpo" non in
senso ellenistico di corpo e anima. Il corpo per San Paolo è la
carne, è quest'esistenza così com'è, disastrosa,
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che non ci può saziare, è l'uomo sempre costretto a sperimentare
la sua realtà: il suo peccato. E' inutile).
Allora facciamo di tutto per ottenere la stima degli altri,
per essere rispettati ed amati. L'UOMO DIVIENE SCHIAVO DEL MALE.
SI CONVERTE IN IDOLATRA . Quest'uomo è disposto a vendere
l'anima al diavolo pur di riuscire ad essere. Vu+le la vita e la
cerca in mille cose: soldi, fama, divertimenti, ecc. Per questo
Gesù dice nel Vangelo: Il vostro peccato è che volete vivere e
credete che la vita sia assicurata dall'abbondanza dei beni.
L'uomo, che peccando ha sperimentato la morte, non vuole
morire; quindi tutto ciò che nella vita lo conduce alla morte,
non lo può sopportare, non può accettarlo. Fugge tutto ciò che
lo distrugge e lo fa soffrire.
Il lavoro, che prima del peccato era una creazione per
l'uomo, ora si converte in una schiavitù. Prima, la donna
sposata accettava che il marito governasse la casa; ora, dice il
Genesi, non sopporterà di essere dominata dall'uomo. Prima, aver
figli le sembrava meraviglioso, perchè il dolore aveva un senso
nel contesto della vita, ora si converte in un incubo. Perchè,
prima, il dolore fisico esisteva, ma aveva un senso; ora, è
immagine della morte e non lo si può sopportare. Perchè il
dolore, se non ha senso, è una mostruosità; il dolore -come
simbolo della distruzione dell'essere che si è provata gi
interiormente con il peccato- è insopportabile.
L'UOMO, A CAUSA DEL PECCATO, E' RIMASTO ACCERCHIATO DALLA
PAURA DELLA MORTE E ORMAI NON PUO' PASSARE ALL'ALTRO, NON PUO'
AMARE. La legge dice che ci realizziamo amando l'altro, passando
all'altro. Ma noi siamo accerchiati dalla paura della morte e
non possiamo amare nessuno, perchè passando all'altro ci
scontriamo con la barriera della morte che ci minaccia. L'altro
ci distrugge e ci uccide e non possiamo amarlo perchè non
vogliamo morire.
Questo fatto provoca nell'uomo una profondissima dicotomia
interiore che è la radice di tutta la nostra infelicità. Sapere
che la nostra realizzazione sta nella legge e sperimentare
l'incapacità a compierla amando gli altri. Dal peccato è dalla
paura della morte siamo resi incapaci di fare ciò che sappiamo
essere la nostra realizzazione. Pensiamo: come possiamo
lasciarci derubare se senza soldi moriamo? Come posso amare mia
moglie o i miei figli se i loro difetti mi distruggono? Come
posso caricarmi del peccato dell'altro se ciò mi uccide?
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Se li lascio fare mi crocifiggono ed io non voglio morire, per
chè ho paura della morte.
Per la paura della morte siamo schiavi del male e del
peccato e facciamo la volontà del maligno. Per questo San Paolo
dice: il peccato è il pungiglione della morte.
QUESTO E' CIO' CHE CI FA SOFFRIRE: LA PAURA CHE ABBIAMO
DELLA MORTE. E per sfuqgire la morte cadiamo vittime del
maligno, ci facciamo idolatri per cercare la vita.
L'uomo, quando si sposa, chiede la vita al matrimonio; fa
del matrimonio un idolo. Quando lavora, chiede al lavoro la
felicità; fa denaro chiedendo ad esso la felicità. Cerca la
felicità nel sesso, nell'alcool, in qualunque cosa. Soprattutto
cerca la vita nella stima degli altri. Qui si vede chiaramente
che non serve il moralismo nè serve esigere da nessuno. Se non
si va alla sorgente di tutti gli adulteri e di tutti i furti,
che è il cuore dell'uomo, si perde tempo. Distruggi nell'uomo
questo cerchio di morte che lo tiene schiavo, cambia il suo
cuore e vedrai come riparte il danaro e cessa di essere
socialmente ingiusto.
Non serve a nulla dire alla gente che si deve amare.
Nessuno può amare l'altro.Tu potrai avvicinarti e amare tua
moglie e un'altra persona, ma fino a un punto: fino a che non ti
distrugga. Ma oltre non puoi andare perchè devi difendere la tua
vita, perchè è la sola cosa che possiedi, perchè vuoi vivere,
essere. Come puoi perdere la vita? Perchè? Per chi? Un uomo
potrà dare la vita per qualcosa che lo fa crescere nella stima
degli altri, per qualcosa di nobile, per la patria, per un
ideale... ma chi darà la vita per nulla? Chi darà la vita per il
nemico? (Nemico è tutto quello che attenta alla tua
personalità). Ma via! Al contrario: bisogna uccidere il nemico,
perchè si oppone a quello che tu credi il bene. Chi perde la
vita per nulla? E' assurdo.
E chi ha la colpa di questo? Nessuno. Per questo non
servono i discorsi. Non serve dire: sacrificatevi, vogliatevi
bene, amatevi. E se qualcuno ci prova si convertirà nel più gran
fariseo, perchè farà tutto per la sua perfezione personale.
Per questo tutte le relazioni umane sono basate sulla
violenza: la violenza di uno che obbliga l'altro a compiere la
legge e viceversa. Ma non solo questo, bensì ognuno ha una sua
idea della legge. Se il marito è un uomo geloso... povera donna!
E se lei è un po' nevrotica... povero marito, dovrà sudar sette
camicie.
Le relazioni matrimoniali son sempre conflittuali. Pongo
come paradigma il matrimonio, perchè dappertutto succede lo
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stesso. Tant'è vero che il matrimonio in Svezia, per esempio,
come istituzione non esiste più; non esiste più la comunità
familiare come fondamento dell'ordine sociale. E il divorzio sta
arrivando in tutta l'Europa. Si impone come una realtà perchè
non si può fare altrimenti. Siccome ciò che importa al marito è
essere amato, e alla moglie lo stesso, ecco già la guerra. Che
fare? Niente: sopportarsi, resistere finchè non se ne possa più
e allora separarsi ed è finita. Gli sposi divorziano è tanti
saluti.
Per questo tanti matrimoni sono un fallimento. Il massimo
che si ottiene è la coesistenza. La legge che impera nel
matrimonio è l'educazione. Son talmente educati l'uno con
l'altro, che magari neppure si parlano. Arrivano ad un
compromesso: tu hai diritto alla tua libertà ed io alla mia; io
ho le mie manie e i miei egoismi, tu i tuoi; siamo civili: io
sopporto certe tue manie e tu le mie... L'importante è non
disturbare.
L'ideale di felicità della società moderna s'è appiattito:
avere una bella casa, un'auto magnifica, andar fuori il sabato e
la domenica, essere onesto, andare a messa, lavorare, essere
amico del prete, ecc.; e qui si ferma la felicità dell'uomo. Ma
che succede? Che nessuno resta soddisfatto. Perchè Dio non ha
fatto l'uomo per una felicità tanto piatta, anche se la
filosofia e il marxismo tentano di convincerci che non c'è
altro. Abbiamo ridotto l'uomo, lo abbiamo rimpicciolito. Non è
questo il disegno che Dio ha fatto sull'uomo. Per questo l'uomo
non si soddisfa con un tipo di felicità tanto piatta, la sua
ansia di felicità è molto più grande, i suoi problemi sono molto
più profondi che non avere denaro, televisione, frigorifero,
automobile.
La tragedia dell'uomo è che sperimenta ogni giorno la sua
realtà di peccato e di egoismo, perchè non può passare la
barriera della morte, perchè ha una profonda dicotomia
interiore.
Perciò l'uomo fugge e si aliena. La nostra è una società di
alienati perchè l'uomo non può sopportare questa infelicità. Ci
sono molti tipi di alienazione. Una è quella dell'operaio. Non
ha molto tempo per pensare a queste cose perchè è tutto il
giorno occupato a guadagnarsi il pane a colpi di piccone (benchè
abbia gli stessi problemi con sua moglie, solo che risolve le
cose più rapidamente, magari a botte...), anche lui si aliena
col suo totocalcio, con la sua partitella a carte e i suoi
bicchieri di vino all'osteria con gli amici. Perchè l'uomo,
qualunque sia la sua situazione, ha bisogno di fuggire da questa
alterità, da questa dicotomia, da questa realtà profonda di
infelicità. Per questo l'uomo si alza, fa colazione, lavora,
pranza, lavora, guarda la televisione, cena e dorme; la domenica
va a vedere la partita e poi i risultati alla televisione
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per confrontarli con la sua schedina. L'uomo cerca di non
pensare, finchè un giorno non gli capita qualcosa di
straordinario e il mondo gli crolla addosso.
Adesso possiamo capire che cos'è il moralismo: pretendere
che l'uomo, con le sue proprie forze, senza Gesù Cristo, vinca
il peccato. Allora gli diciamo: forza, sacrificati, datti da
fare! E bombardiamo la gente. Il massimo che otteniamo è
terrorizzare la gente, perchè uno guarda se stesso e si rende
conto di essere un comodo, cui costa perfino andare in chiesa là
domenica e che è triste di non essere capace di cambiare. Al
massimo cercherà di fare qualcosina per guadagnarsi il cielo
nell'altra vita con qualche opera buona. Non può far di più
perchè è profondamente tarato. E' carnale. Non può far a meno di
rubare, di litigare, d'essere geloso, di invidiare, ecc. Non può
fare altrimenti e non ne ha colpa. Non trasformiamoci in
fascisti che pensano che ogni uomo è come lui stesso vuole
essere.
QUAL'E' LA BUONA NOTIZIA?
GESU' CRISTO HA SPEZZATO QUESTO CERCHIO DI MORTE E DI
PECCATO CHE CI SCHIAVIZZA; HA VINTO IL SIGNORE DELLA MORTE
AFFINCHF' POSSIAMO PASSARE LA BARRIERA CHE CI SEPARA DALL'ALTRO
ED AMARLO; LA MORTE E' STATA VINTA NELLA MORTE E RESURREZIONE DI
GESU CRISTO. ORA POSSIAMO AMARCI IN UNA NUOVA DIMENSIONE.
Per questo l'unico segno che
annuncia Gesù Cristo risuscitato
vincitore della morte è la
Chiesa.
"Amatevi come io vi ho
amato. In quest'amore
conosceranno che siete miei
discepoli". Perchè l'unica
garanzia per il mondo che la
morte è stata vinta l'amore
nella dimensione della croce.
Perché nessun uomo può amare
così: nessuno può lasciarsi
uccidere dal nemico, a meno che
non lo faccia per tattica,
perchè ha paura, perchè è un
codardo. Ma chi può lasciarsi
ammazzare dal nemico amandolo,
lasciarsi distruggere dalla
moglie, lasciarsi crocifiggere dai difetti del compagno? Al
contrario: bisogna dar lezioni a tutti, giudicare tutti...
Il Giusto, l'unico che poteva qiudicare, ha rifiutato di
giudicare l'uomo. Non ha giudicato neppure l'assassino e il la
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dro. Da questo potete capire quello che dice San Pietro: Non
dovete obbedire solo ai padroni giusti, ma anche agli ingiusti
(cfr. I Pt 2,18). Perchè Gesù Cristo non ha risposto allo
schiaffo con lo schiaffo nè all'insulto con l'insulto, bensì ha
rimesso la giustizia al Padre. Ma non perchè si dica: adesso
verrà Lui e vi castigherà tutti. Questo è non comprendere Gesù
Cristo.
Ci sono dei Salmi nella Scrittura che sono Salmi di
maledizione, che dicono costantemente: distruggi i nostri
nemici; prendi i bambini dei nostri nemici e schiacciali contro
le pie tre (Salmo 136). Questo ci scandalizza e diciamo: che
orrore! Ci sono continuamente letture dove si domanda la
vendetta di Dio contro i nemici del popolo. Conoscete la canzone
del Pigiatore? Le parole sono prese da Isaia 63. Parla di uno
che avanza vestito di rosso, che viene da Edom (gli Edomiti sono
i nemici di Israele) e cui chiedono: Perchè avanzi macchiato di
rosso? (questa lettura si fa il Venerdì Santo). Sembra un
pigiatore, uno che ha pigiato l'uva nel tino. Perchè vieni così?
E dice: Nel tino sono entrato da solo; del mio popolo nessuno
era con me; guardai e non c'era chi mi aiutasse; il giorno della
vendetta era arrivato, calpestai i popoli nella mia ira.
Sapete che vuol dire ciò? Tutti i nemici del popolo ci Dio
sono stati calpestati. Sapete chi erano i nemici del popolo di
Israele? Tu ed io. Tu sei stato calpestato? Io no. Sapete chi è
stato calpestato? Colui che fu calpestato è Gesù. Al posto tuo e
mio. I nemici del popolo d'Israele, del popolo di Dio sono stati
tutti messi nel tino e schiacciati. Ma Lui amò talmente i nemici
che disse: nessuno vi entrerà, entrerò io solo.
Abbiamo una grande ignoranza della Scrittura. Per questo
abbiamo le nostre idee di un Gesù mieloso, con la barbetta a
punta e le ciglia depilate, con la mano messa così e lo sguardo
così... (come certe immagini del Sacro Cuore). Pensiamo che Gesù
fosse tutta dolcezza. E non sappiamo che Gesù disse: Canaglie!
Razza di vipere! E riferendosi ad Erode dice: Questa volpe...
Gesù Cristo si arrabbia anche. Ma siccome abbiamo quest'immagine
di Dio dei santini, non possiamo capire il Dio della Bibbia che
è un Dio potente e fermo.
QUAL'E' LA SALVEZZA PER L'UOMO? CHE SIA DISTRUTTA IN LUI LA
MORTE, LE BARRIERE CHE HA NEL SUO CUORE. Questo è stato fatto
nella MORTE E RESURREZIONE DI GESU' CRISTO.
Gesù Cristo viene a dirci il contrario del serpente. Il
serpente ci ha convinti che Dio non è amore. Egli viene a dirci
che Dio è amore. Ma non a parole, bensì facendolo e
realizzandolo. La legge fu lo strumento che il serpente usa per
con
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vincerci che Dio era invidioso e non ci amava. Gesù Cristo ci
resuscita dalla legge perchè in Lui essa ci è donata
gratuitamente compiuta.Perchè mai più la legge sia per noi
pietra di inciampo. Adesso la manifestazione di Dio non è una
legge sublime che bisogna compiere (e la giustificazione viene
dal suo compimento). Ora c'è una nuova teofania: per questo
nella Trasfigurazione Gesù appare con Mosè ed Elia.DIO, LA SUA
PIU' GRANDE MANIFESTAZIONE L'HA FATTA IN GESU'CRISTO,CHE HA
RESUSCITATO DAI MORTI E COSTITUITO NOSTRO SIGNORE, NOSTRO
KYRIOS. E' LUI IL SIGNORE DEL SINAI, LA VERITA'.
Ma se la verità è Lui, se la verità è l'amore al nemico, la
misericordia che in Lui s'è manifestata, non c'è più legge se
non quella misericordia. POICHE' IN LUI LA MORTE E' STATA VINTA,
possiamo lasciarci uccidere dall'altro, possiamo compiere la
legge, siamo ogni giorno come pecore condotte al macello. Come
dice San Paolo: "Per causa tua siamo messi a morte tutto il
giorno, siamo trattati come pecore da macello".
Prima l'uomo non poteva entrare nella morte, perchè la morte era
un mostro, il Leviatan. Ora possiamo entrarvi invocando il nome
di Gesù Cristo, perchè QUESTO GESU'DIO L'HA RISUSCITATO DAI
MORTI E L'HA COSTITUITO NOSTRO SALVATORE, NOSTRO SIGNORE. A LUI
HA DATO LO SPIRITO SANTO PROMESSO, GLI HA DATO IL POTERE DI
GENERARCI DA DIO, DI DARCI UNA VITA NUOVA, DI RISUSCITARCI, DI
DARCI LA VITA ETERNA.
Perchè il salario del peccato è la morte. Egli è stato
consegnato per i nostri peccati affinchè noi non moriamo. DIO LO
HA RISUSCITATO PERCHE' CI ANNUNCI IL NOSTRO PERDONO. PER QUESTO
NEL NOME DI GESU'CRISTO SI ANNUNCIA IL PERDONO DEI PECCATI.
San Paolo dice: fu consegnato per i nostri peccati e risuscitato
per la nostra giustificazione (cfr. Rom. 4,25). Quello che ci
giustifica non è la morte, bensì la resurrezione. Se Gesù Cristo
non è vivente ora, capace di entrare dentro di te, di amarti nel
profondo, di strapparti il serpente dell'odio verso tuo marito
che non ti fa parlare con lui e di darti la pace, chi ti dice
che i tuoi peccati sono perdonati? Perchè te lo dico io? No! Gli
Apostoli hanno sperimentato che Dio era Kyrios, Signore, solo
quando Cristo è stato vivo in loro. PERCHE' QUESTI-dice San
Paolo- DIO LO HA COSTITUITO, MEDIANTE LA SUA RESURREZIONE,
SPIRITO VIVIFICANTE, CHE DA' VITA.
Adamo è il primo uomo, paradiqma di questo uomo della carne
schiavo del potere del peccato, è uomo vivente; Gesù Cristo è il
secondo uomo, il primo di una nuova creazione, EGLI E' SPIRITO
VIVIFICANTE. Egli può vivere in te e in me, perchè l'uomo nuovo
è una sola cosa con Dio. Dio ha un tale amore per l'umanità, che
ci fa suoi figli. EGLI PUO' VIVERE IN NOI. Quest'uomo nuovo,
questa nuova dimensione che l'uomo riceve in Cristo,
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