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Canto gregoriano

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LA BEATA VERGINE MARIA

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SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE

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PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

Antica Bibbia

Antica Bibbia

LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO


"Una lampada  su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne." 

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata".  "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni  e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".

I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....

TESTI SEGRETI LIBRI

domenica 5 dicembre 2010

SECONDO SCRUTINIO: KIKO SCRUTA UN PRESBITERO




Kiko (chiama un presbitero).
Kiko: Dove ponevi la tua sicurezza?
– P.: Io penso che ponevo la mia sicurezza nella perfezione etica, una vita di sacrificio, nell’obbedienza portata fino all’estremo nella povertà totale, nella castità, nell’autodominio, nell’onorabilità. Cioè, in quello che io intendevo essere un buon prete e per esserlo ben riuscito.
Questo mi portava a superare i complessi della mia infanzia, l’essere di un paese, il fisico. Io mi ricordo che leggevamo a scuola un racconto di due sorelle, e una era molto brutta e non so che, e l’altra era molto bella. E la brutta disse: “Bene, io sarò molto buona” e finirono tutti per amarla molto di più. Beh, un pò questo. La gente diceva: “Che prete santo”!, avevo amici e io mi sentivo realizzato. Mi dava libertà per parlare con gli altri e di giudicarli senza sentirmi colpevole perché io giudicavo secondo alcuni principi che credevo di compiere almeno esteriormente. Di fronte ai miei superiori non mi intendevo del tutto perché sempre mi dicevano che ero un pò estremista, che non bisognava prendersela tanto. Io così pensavo che mi accettavano di più, sempre avevo questa speranza.

Kiko: Concludendo: avevi un complesso di brutto. E questo complesso di brutto ti ha portato ad avere paura che non ti amassero e ad adottare una linea di perfezionismo perché ti amassero. Quindi dove cercavi la tua sicurezza? Nel fatto che ti amassero, no?
– P.: Nella perfezione, nell’essere prete...

Kiko: Però la tua sicurezza era l’affetto, che ti amassero, no?
– P.: Sì, effettivamente l’essere buono senza che nessuno lo sapesse non mi attirava molto.

Kiko: C’è stato qualche cambiamento di direzione nella tua vita?
– P.: Quello che so è che mi sembra che mi importi meno l’essere buono. Io credo di sì. Continuo ad aspirare alla stessa Perfezione e a vedermi perfetto, però c’è una cosa che vedo chiara ed è che l’apparire buono non mi importa tanto, benché mi importi qualcosa. Non dico che sono già buono.

Kiko: Tu hai detto che non ti importa tanto di fronte agli altri ma sì davanti a te stesso.
– P.: Non lo so, non sono sicuro. Però credo che no, che anche di fronte a me stesso mi importi meno. Certamente mi vedo con difetti e vedo la falsità di tutto ciò. Penso che se continuassi nella stessa linea la gente continuerebbe ad amarmi, continuerebbe a pensare che sono un prete straordinario o cose simili. Di fronte a me stesso non mi importa tanto vedermi così e credo che di fatto non lo sono. Credo che sì, ho visto un cambiamento. E non solamente in questo, ma anche in altre cose, nel denaro, nei rapporti con le persone. Per esempio io mai avrei portato una ragazza in macchina per accompagnarla a casa sua dopo una celebrazione, e adesso non mi importa.

Kiko: Ancora oggi in quali cose cerchi la tua sicurezza?
– P.: Questa è una domanda alla quale non ho saputo rispondere. Cioè io vivo oggi in una specie di scetticismo.

Kiko: In che senso, scetticismo?
– P.: Credo che non si tratti di sfiducia. Non lo so. È come una mancanza di sicurezza.

Kiko: Hai perso il senso del cammino? Tu credi che qui arriverai veramente ad essere cristiano?
– P.: Non ho perso l’idea del cammino, però ciò nonostante nella mia sensibilità non ho una esperienza forte di Gesù Cristo in modo che Gesù Cristo sia la mia sicurezza. Ora, tutto il resto non lo so.

Kiko: Un momento. Gesù Cristo non è la tua sicurezza, allora qual è la tua sicurezza oggi?
– P.: Io penso che non è nessuna cosa.

Kiko: All’infuori di Gesù Cristo non cerchi la tua realizzazione in nessun altra cosa?
– P.: Pensando che mi si va dare qualcosa? No.

Kiko: Cioè che quando qualcuno ti critica tu non ti arrabbi.
– P.: Sì, mi arrabbio, però...

Kiko: Se non fosse una sicurezza per te l’affetto che gli altri hanno verso di te, non ti arrabbieresti se qualcuno ti rifilasse una punzecchiatura, così, con noncuranza.
– P.: Ti assicuro che non so se sarà per autoeducazione, ma io realmente cerco di non avere bisogno dell’affetto di nessuno, che nessuno mi creda buono né che nessuno mi ami. Chiaro, è che non ho avuto tempo per raccontarlo. Io ho avuto un momento di crisi molto forte in questo aspetto, in cui tutto, umanamente, mi veniva meno e io mi sono sentito totalmente solo, tutte queste cose che avevo lasciato non le cercavo perché sò che non servono; e tutto questo di che la gente mi ami, non lo so. Oggi cerco di non aver bisogno dell’affetto di nessuno.

Kiko: Ah, cerchi.Però forse non puoi averlo, no?
– P.: Certamente a volte ho bisogno che la gente mi ami, però io reagisco, c’è un momento in cui reagisco, non resto in questa situazione. Questo è quello che volevo dire.

Kiko: Vediamo. Io vorrei dirti una cosa, non solo a te ma anche a tutti gli altri. In questo momento la Chiesa esercita attraverso i catechisti un potere di discernimento, di aiuto, di esorcismo, attraverso la vostra realtà; e io credo in questo potere, e che è una grazia di Dio che dà al catechista, come la darà a voi quando sarete catechisti di altri fratelli per poter aiutare, e che vi è dato nella buona intenzione che ha la Chiesa, attraverso questo catechista, di aiutare il fratello. Pertanto approfittate di questo momento non per difendervi ma per ricevere questo atteggiamento, questa correzione, questa cosa dalla Chiesa. La Chiesa prima lo faceva sempre per mezzo delle direzioni spirituali, e oggi la direzione spirituale sta cambiando nella Chiesa in un’unica direzione che è la Parola di Dio nel Tempio, corretta e illuminata in certi momenti, come sono gli scrutini, nei quali si aiuta il fratello quando la vita si incastra e non va né indietro né avanti, ed allora c’è bisogno di un intervento della Chiesa che lo aiuti e l’illumini. Proprio per questo non scuteremo tutti, ma solo quei fratelli che abbiamo bisogno di aiutare. Tanto più perchè questo serve a tutti, perché al sentire come un fratello è scrutato state vedendo la vostra vita, vi state scrutando.
– P.: Bè, io una cosa mi dimenticavo. A me piace che le cose riescano bene, che la gente pensi: “Che bella cerimonia delle prime Comunioni”. “Che celebrazione dell’Eucarestia stupenda!”.

Kiko: Questo cosa vuol dire? Che ti importa ciò che dicono gli altri?
– P.: Beh, un poco quello che ho detto prima, questa perfezione. Che mi piace che si vedano le cose che faccio bene.

Kiko: Seconda tentazione: che cosa non accetti della tua vita?
– P.: ho sempre una paura terribile del ridicolo, non ho mai accettato secondi posti, non ho accettato il ricevere dagli altri, mi è piaciuto molto dare, mai ricevere, e se ho ricevuto qualcosa è stato pensando che facevo un favore a coloro che mi davano qualcosa.

Kiko: E questo perchè? Perché non ti è mai piaciuto ricevere?
– P.: Non lo so. Possibilmente per quello che ho detto prima, perché mai mi sono creduto inferiore a nessuno, perché ho bisogno di essere superiore.

Kiko: Un momento. Perché hai avuto bisogno di crederti superiore. E perché hai avuto necessità crederti superiore? Perchè ti sentivi inferiore.
– P.: Sicuramente, chiaro.

Kiko: Se si sente bisogno di credersi superiore è perché ci si sente inferiori.
– P.: Tutto questo fino al punto di incrociare uno per le scale e se ci diciamo qualcosa, restare a pensare che gli avrei potuto dire tale cosa, perché così ho fatto l’indiano.

Kiko: Non puoi ricevere perché non puoi accettare di sentirti inferiore. Ricevi cose dagli inferiori.Tu hai relazionato il non ricevere con l’affanno che hai di sentirti superiore. E perché vuoi sentirti superiore? Ah!, sarà perché ti sentivi inferiore. Se vuoi essere superiore è perché ti senti inferiore. Per questo non sopporti il ridicolo, i secondi posti, gli inferiori, gli animali, che dice la gente poverino, poverino. Avanti, hai visto un cambio di direzione? Cioè che tu non accettavi il tuo complesso, di brutto o di quello che sia (perdonami) che ti porta a non accettare il ridicolo, ecc... Bene, nella comunità hai visto un cambio di direzione?
– P.: Beh, non lo so. Io vedo alcuni segni di sì, in quanto accetto le cose degli altri.

Kiko: Un segno sarebbe per esempio incominciare ad accettare di fare il ridicolo, dico, no?
– P.: No, lì non sono arrivato.

Kiko: Questo si trova ben radicato.
– P.: E i secondi posti, tanto meno. Nemmeno qui se vuoi, in questi giorni.

Kiko: Devi essere il primo.
– P.: Posso non aver nessun ruolo, ma fare il secondo... Nemmeno nel canto. Io devo fare sempre una seconda o terza voce...

Kiko: Un momento, un momento. Questo è molto importante. Dici che hai una vera impossibilità (questo lo dico perché impariate tutti) a ricevere per complesso psicologico, forse non hai ricevuto nulla dalle catechesi, perché ciò significa ricevere e se stai con la chiave chiusa. Questo è molto importante. Se sei stato chiuso a chiave, ascoltando solo ciò che ti va bene, come il primo, mai il secondo. Beh, non ti dico nulla! Voglio dire se tu credi che questo complesso che tu hai è giunto a questo estremo o no? O realmente la catechesi per te è impossibile che abbia influito però non...
– P.: Me lo chiedi?

Kiko: Te lo chiedo.
– P.: Io credo che non è arrivato, a questo punto, credo di aver accettato.

Kiko: Meno male.
– P.: Credo che mi sono staccato dalla mia teologia, dalla mia linea di vita e di tutto questo, penso che sì che ho accettato. Forse non da tutti. Degli stessi catechisti ci sono alcuni che non accetto, però alcuni li accetto come superiori a me e ne accetto delle cose? Anche se son solito passare pure il conto, cioè che restituisco loro qualcosa.

Kiko: Cioè che se ricevi qualcosa devi restituire. Ancora oggi che cosa non accetti della tua vita e non comprendi?
– P.: Lo stesso di prima, già, l’ho detto, i secondi posti e il ridicolo.

Kiko: Allora il responsabile della comunità lo avresti accettato sempre male.
– P.: Sì, sì, male, sì.

Kiko: Vediamo un pò: gli idoli di questo mondo per te.
– P.: Il denaro, le cose che da il denaro, il successo, i figli come opera maestra della propria vita.

Kiko: Durante il cammino hai sperimentato una vittoria di Gesù Cristo?
– P.: Senti, non lo so. Quello che ho sperimentato è che adesso non so che cosa sia essere povero, essere efficace, essere umile. So che con il mio sforzo non posso ottenere nessuna di queste cose, perchè io ho voluto essere povero e umile e poi non lo ero. Sono vissuto molti anni pensando che amavo tutti e poi risulta che non amavo nessuno, questa è una esperienza lunghissima della mia vita. E in generale non so cosa sia essere povero né nulla, per questo dico che non so se sono cambiato o no. C’è una cosa in cui, sì, ho avuto una luce da Dio riguardo a questo aspetto ed è quello che mi mantiene nella vita e nel cammino, l’essere come Gesù Cristo, essere felice con Gesù Cristo, essere povero come Gesù Cristo ed essere crocefisso come Gesù Cristo. Allora chiedo a Dio perché me lo dia, perché questo è meraviglioso, però io non so come si arriva a questo né cosa sia, ma voglio me lo dia. Io non so se sono cambiato o no. E quali sono i miei idoli? Beh, io stesso,e lo stare su un piedistallo che mai si affonda.

Kiko: Molto bene. Tu vuoi entrare nel catecumenato? Sinceramente.
– P.: Io voglio giungere ad essere la presenza di Gesù Cristo nel mondo. Ma il fatto è che...

Kiko: Bene. Io voglio chiedere a te, indipendentemente dal fatto che sei parroco, che sei nella parrocchia e che questo fatto del cammino ti da buona fama davanti al vescovo della diocesi, adesso, e che si diano catechesi; perché tutto questo il Signore te lo può togliere tranquillamente, ti metta in crisi e ti secolarizzi entro venti giorni. Io ti chiedo: come persona, a te interessa questo cammino, vuoi entrare nel catecumenato?
– P.: Bene, è che a me, da quando abbiamo incominciato il cammino, ci sono varie cose che mi mettono in crisi, che a volte mi fanno dubitare. Più che dubitare, a volte mi fanno sentire a disagio.

Kiko: Quali cose?
– P.: Del cammino. Ne ho già parlato con voi. Non le ho digerite. Ho molta voglia che nel cammino entri la storia della Chiesa, non solamente come secoli, ma che appaia più chiara la vita della Chiesa e in concreto che questa esperienza ci arrivasse dalla parola dei vescovi e ciò non succede. Perché la Chiesa non è stata perdendo il tempo da Costantino ad ora. La Chiesa ha continuato a camminare, non tutto è male, ci sono cose pure buone e lo Spirito Santo ha agito. E mi pare che manchi una illuminazione di questa Chiesa che in questi momenti vedo rappresentata dalla gerarchia. Il cammino in fondo è chiaro che io lo voglio, ora, ci sono certe cose esteriori, per il fatto che le conduciate voi, che mi creano problemi.

Kiko: Chi preferiresti che lo conducesse?
– P.: Vedo un problema anch’io nel fatto che nelle comunità abbino gettato dietro le spalle la legge di Dio e la abbiano sostituita con la legge di Kiko, abbiano cambiato una legge per un’altra legge.

Kiko: Però, chi ti piacerebbe che conducesse il catecumenato?
– P.: No, se a me non importa che lo conduciate voi. Mi sembra una cosa buona, però credo che sarebbe importante che ci fosse pure la gerarchia. Ti dico che di fatto io sono stato contento semplicemente perchè il Vescovo ma ha detto: “Continuate avanti con l’esperienza”. E io pensavo che questo era sufficiente. Però mi avrebbe dato molta più allegria avere la ricchezza dell’esperienza della Chiesa attraverso il mio Vescovo.

Kiko: Però adesso il Vescovo della tua diocesi vi accetta il cammino, no?
– P.: Sì, sì.

Kiko: Accetta questo cammino e non ha nessun problema.
– P.: Sì, ha pure detto che è ciò che ha più consistenza di quello che ci è nella sua diocesi.

Kiko: Allora perché credi che non siamo con la gerarchia?
– P.: No, io non dico che non siamo con la gerarchia. Quello che dico è che il cammino si arricchirà quando la gerarchia lo prenderà sul serio.

Kiko: Tu sei stato a Roma quando abbiamo fatto la riunione dei parroci? Lì parlò il Papa pubblicamente e c’erano presenti vari vescovi. Bene, ti dirò una cosa che può servire per tutti. Mi dispiace che nel fondo di tutto questo ci sia la tua situazione psicologica e tutte queste cose, ma i carismi Dio molte volte non li dà ai Vescovi, li può dare a un tipo qualsiasi. Precisamente se i vescovi pensassero esattamente come noi, non ci sarebbe bisogno che ci fossimo noi, il catecumenato, non avremmo una ragione di esistenza. Precisamente perchè non lo sanno, noi abbiamo una ragione di esistenza. Come disse l’Arcivescovo Morcillo: “Io non ho ricevuto il carisma, lo avete ricevuto voi”. In quella riunione c’eri tu. Il Vescovo non è padre dei carismi. L’autore dei carismi è Gesù Cristo. Il vescovo ha il discernimento dei carismi e decide se un carisma è da Dio o non è da Dio. Colui che discerne i carismi nella tua diocesi è il tuo vescovo. E il tuo vescovo non ti può dire di più? Ti ha detto che questo è quello che ha più forza e più entità nella diocesi, la cosa più seria che c’è. Egli stesso va aprendo il cammino e dicendo a voi parroci che potete accettare.Vi sta comandando di fare catechesi, lo stesso vescovo. È curioso come in te c’è una cosa contraddittoria. In altre diocesi le cose non staranno così bene, il vescovo ha i suoi dubbi, ma quì il vescovo stà così bene e invece tu hai molte gelosie perchè noi portiamo il cammino, ti piacerebbe che lo portasse di più il vescovo. O ti piacerebbe condurlo di più tu? Perché in definitiva tu hai detto qui che non ti piece avere secondi posti. Bene, vediamo. Con tutto questo non mi hai risposto alla domanda che ti ho fatto prima, se tu volevi passare al catecumenato, cioè che autorità dai tu a questo cammino, nel senso che ti può condurre personalmente alla fede, ad una fede più adulta.
– P.: In questo aspetto sì, lo voglio, sì lo credo, però penso che posso creare problemi. Di questo si potrebbe parlare più lungamente.

Kiko: Che tipo di problemi?
– P.: Già sapete che vengo così da altre convivenze ed ancora non l’ho digerito.

Kiko: Ma che cosa non hai digerito in concreto? Il fatto della legge di Kiko? O il fatto che io conduca il cammino? Che cosa?
– P.: Sì, questo: il vedere come di fatto, per lo meno io vedo così, si sostituisce la legge di Dio con la legge di Kiko. Lo stesso che dico a voi, io l’ho messo in discussione nella parrocchia e in questo momento io devo parlare al vescovo, e molto tranquillamente.

Kiko: Vediamo. Se il Signore ci porta qui tu devi discernerlo come parroco della tua parrocchia. Devi considerare che il Signore va a creare uno scombussolamento tremendo nella tua parrocchia e questo disorienterà molto le persone. Se noi apriamo un cammino, dobbiamo portare una interpretazione della Parola e se stiamo aprendo un cammino che in definitiva vuole essere per gente non adulta nella fede, secolarizzata, allora dobbiamo portare una interpretazione della Parola. E ai Vescovi toccherà, in ultima istanza, sapere se questo è un carisma da Dio, o se è che io sono un idolatra di me stesso, mezzo pazzo; se qui veramente si sta facendo del bene alla gente o se la si sta distruggendo. Nessun Vescovo ci ha proibito mai nulla. E quando giunse il momento che il Papa parlasse, non credo che abbia detto nulla di negativo, e il Papa non parla a casaccio. Qui in Spagna non abbiamo fatto nessuna propaganda, né abbiamo voluto parlare di questo, però il Papa chiamò Mons. Romero de Lema, che è il vescovo di Jesus e oggi è il Segretario della Congregazione del Clero, e stette tutto un pomeriggio, circa sei ore parlando di questo cammino, perché questo vescovo è quello che più lo conosce. Ma bene, tutto questo è il meno importante. Voglio dirti che tutto questo non ti servirebbe, perchè è un problema tuo, personale, che ti nasce un poco da questa realtà che hai dentro di te che se l’hai illuminata è stupendo. Tu forse esponi qui tutto questo forse per farti notare, però è necessario sapere se questo è illuminato in te. Allora, se si trova illuminato, se è illuminato che tu nel fondo hai un complesso molto profondo di inferiorità perché non ti sentivi amato dal superiore, o per altri motivi, ed hai paura di fare il ridicolo, tutto questo influisce nel tuo ministero e ti condiziona. Se questo fosse illuminato la prima cosa che succederebbe è che saresti molto più cauto di fronte a te stesso, alle tue proprie convinzioni, e ti appoggeresti di più a Gesù Cristo. Non lo so, ne parleremo se vuoi, però pensa: da  altre convivenze fino ad oggi, tutto questo si trova non illuminato. C’è una zona in te che non è chiara.
– P.: Il problema tremendo per me è stato che la maggioranza dei conflitti con la comunità è venuto da quì, ma forse in altro senso perchè io mi son visto fino ad oggi tra quello che vuole il mio vescovo e quello che permette il mio vescovo. Ciò che il mio vescovo voleva era un tipo di parrocchia, e quello che il mio vescovo permetteva erano le comunità.

Kiko: Ma adesso hai un vescovo nuovo e questo è già finito. Perché la causa non era questa. Abbiamo passato la vita lottando con i preti: che se si tocca il calice, se non si tocca. E risulta che poi abbiamo scoperto che nel fondo non c’era la questione di “se il vescovo lo permette, o se il Vescovo non lo permette”, ma era una questione affettiva che non sopportava che un altro lo comandasse. Però ci sono altri casi e come dici tu molto bene bisogna vedere le condizioni. Bene, ne parleremo. Vediamo il responsabile. Tu come responsabile, hai visto se il presbitero ha condotto il cammino, o questi problemi sono stati sempre in primo piano? Sinceramente.
– R.: Io credo che il problema viene dall’inizio. Quest’uomo aveva nella sua mente uno stile di comunità. Allora facemmo con lui alcune riunioni di sposi, di revisione di vita, e così incominciò a lavorare con noi; però tutta la sua visione era comunità, comunità. Quindi ci riempie dell’idea di comunità, io un giorno vengo a Madrid e mi incontro con una comunità di Pio XII. Allora lui disse: “Fate quello che volete”. Io penso che noi gli abbiamo imposto una comunità che non è quella che lui aveva in mente. E credo che da lì venga il problema. Per il resto non ci fa soffrire degli altri problemi. Quando presiede ci situa pienamente nella celebrazione perchè lui è il primo che la vive.

Kiko: Tu hai visto attraverso il cammino catecumenale un cambiamento in lui?
– R.: Sì. Lo vedo perché all’inizio era incapace di soffrire e adesso soffre. Perché abbiamo avuto grandi scontri, gli ho detto cose molto grosse e le ha sopportate. Vedo che c’è una forza al disopra di lui che lo fa recuperare.

Kiko: Bene, con questo finiamo. Io ti dirò che in te vedo un problema affettivo profondo, di complesso che ti ha “mediatizzato” moltissimo nella vita. Hai avuto espressioni mentre parlavi, come per esempio “vedermi perfetto”. Non sopporti una imperfezione. Bisogna scoprire dove sta il non accettare i difetti, l’avere un atteggiamento di scetticismo perchè stai sopportando una situazione di comunità quando tu vorresti apparire bene di fronte alla diocesi, che la tua parrocchia sia la migliore, ecc. Il non poter accettare assolutamente il ridicolo. Tra quello che non accettavi prima della comunità e quello che non accetti oggi, non hai potuto dire un cambiamento reale perché sta tutto lì. In cambio hai speranza di raggiungere questo e hai detto che ti darebbe molta gioia il poter soffrire come Cristo, essere povero come Cristo.Tutte cose masochiste di Cristo. È curioso eh? Questo ti può aiutare. La cosa più importante per te è che tu scopra a questo punto del cammino, nel passaggio al catecumenato, se questo è un carisma o non è un carisma. Ogni carisma che Dio dà alla sua Chiesa è per aiutare la Chiesa.Tu forse, per le tue circostanze psicologiche, per le tue circostanze di vita, o per ciò che sia, puoi inventarti perfettamente un altro catecumenato, o copia il nostro, quello che vuoi. Oggi lo stanno facendo molti preti. Poi il tempo dimostrerà quelli che restano. E io con questo non voglio dire nulla. Puoi farlo perfettamente tu, mi sembra una cosa molto buona. Però quello che mi sembra strano è che dopo questi anni, nella città nessuna altra parrocchia ha chiesto catechesi. Questo mi meraviglia moltissimo. E con te sempre molte lotte e problemi. In questo momento io ti vorrei chiamare a conversione. Dobbiamo vedere tutti e due insieme con umiltà, seriamente. Perché se questo è un carisma di Gesù Cristo forse viene anche per te, per convertirti come sacerdote, perché riscoprire il battesimo non credo faccia male a nessun religioso, a nessun prete, né a nessuna persona, a tutti ci fa bene. Ad ogni modo, siccome ci vedremo nella comunità, parleremo.
Grazie, puoi sederti.

Kiko: Ad ogni modo è importante, che se qualche fratello vede qualcosa, (noi siamo un cammino della Chiesa, che si sta aprendo, importante o non importante, lo dirà il Signore) che lo scandalizza la nostra parola, che non crede che sia vera, che non sia d’accordo con il fatto che noi consideriamo che passarlo al catecumenato sia fargli del male, ossia, che tra poco tempo starebbe fuori perché non ha potuto continuare e sarà frustrato e affonderà, può andare in altro luogo della Chiesa. Oggi ci sono molti catecumenati. Noi abbiamo avuto molti macelli. Il parroco di Pio XII ci disse: “Ma che è questo, voi a Messa da soli, questo è un piacere”. Non accettò il cammino. E se noi non avessimo difeso il cammino nella sua idiosincrasia, nella sua ragione d’essere, oggi sarebbe completamente distrutto perché ciascun prete lo avrebbe inventato a suo stile. Siamo andati avanti come abbiamo potuto, senza alcuna autorità, infatti io non sono nessuno. Adesso quelli della catechetica stanno inventando un altro catecumenato, quelli del mondo migliore se ne inventano un’altro, ciascuno a suo stile, ciascuno si inventa le sue comunità. Alcuni con maggiore impegno politico, altri con meno, altri con non so cosa, e come più gli piace. Mi sembra una cosa molto buona che ciascuno stia nel cammino che vuole. Noi abbiamo questo. Adesso abbiamo una riunione con il Cardinale Tarancòn con tutti i parroci e presbiteri del cammino nella diocesi di Madrid, che sono circa 70, per parlare di questo cammino. Adesso, che voglia accettare questo cammino e crede che è un cammino cristiano che può portare veramente al cristianesimo, sa che deve accettare questo. Allora, per voi, per quelli che il Signore chiama e vogliono seguire questo cammino, coloro che vogliano... Chiaro, questa è una cosa che io dico un pò tristemente, perché? Perché io penso che la Chiesa primitiva non aveva che un solo catecumenato, perché il catecumenato è il Battesimo, non c’era differenza tra Battesimo e catecumenato. Si chiamava catecumenato il cammino del Battesimo. Non ci potevano essere due battesimi né tre battesimi, né un altro catecumenato in cui i segni fossero più debolucci. Se c’era un altro catecumenato era quello degli eretici, che la Chiesa primitiva chiama: “Di coloro che sono usciti di mezzo a noi”. La prima decomposizione che c’è stata nella Chiesa di Gesù Cristo è stata precisamente questa: che la gente che stava nella Chiesa primitiva usciva e faceva un’altra Chiesa per conto suo. Di essi dice S. Giovanni che sono l’Anticristo e sono usciti di mezzo a noi. Questo, sapete, è una cosa terribile, perché vedendo la storia della Chiesa primitiva una delle cose che scandalizza è precisamente la decomposizione in sette: i docetisti, i manichei, ecc... Non potete immaginare le quantità di sette che sorgono dalla Chiesa primitiva, che si sganciano e ciascuno diceva che la sua era migliore dell’altra. Dopo, con la storia, soccombettero; molte di esse sono morte ed ha continuato al Chiesa vera. Io con questo non voglio dire che il nostro cammino sarà meglio, sorgeranno altre cose. Io veramente sono sorpreso della comunione che abbiamo ancora nonostante la diffusione che ha già il cammino.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi risulta che gli scrutini siano riservato pubblicarli è PECCATO MORTALE VERGOGNATEVI

Freedom ha detto...

Caro Anonimo noi non pubblichiamo nomi di persone. Hai forse visto messo in berlina qualcuno?
Ti avverto che gli anonimi non li pubblico, percio' se vuoi intervenire scegli un nome di fantasia (nickname) così posso distinguere gli interventi fra loro.