giovedì 16 dicembre 2010
RIVELAZIONI SUL VATICANO. WIKILEAKS.
DA: IL GIORNALE.IT
Cari amici, da una scorsa più approfondita e attenta della prima ondata di cablogrammi sul Vaticano resi noti da Wikileaks (è probabile che nuove ondate di documenti finiscano prossimamente online) emerge un quadro diverso rispetto a quello che i media – italiani e internazionali – ha fornito a ridosso della loro pubblicazione.
Come si ricorderà – e come si può leggere nel precedente post – l’attenzione è stata attirata da report confidenziali nei quali il numero due dell’Ambasciata americana presso la Santa Sede criticava la gestione della Curia vaticana, giudicandola inadeguata ai tempi, e soprattutto la gestione della comunicazione.
Dalla lettura di tutto il material messo online da Wikileaks – come peraltro fa acutamente osservare il professor Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università G. Marconi di Roma, in quest’analisi pubblicata su La Bussola quotidiana - la diplomazia vaticana dell’ultimo decennio non esce affatto male, anzi.
Il Vaticano appare come un vero “global player”, presente su tutti gli scenari più “caldi” del mondo, che interviene sempre in difesa dei diritti umani, della dignità delle persone, dei diritti dei più deboli. Quella della Santa Sede, stando a quanto si legge dai file di Wikileaks, e cioè dalla percezione che ne hanno gli americani, è una diplomazia bene informata, seconda solo a quella degli Stati Uniti per numero di rappresentanze nel mondo, che sa sfruttare l’immenso e capillare patrimonio rappresentato dalla presenza della Chiesa cattolica nelle più diverse aree del mondo.
Emerge, ancora, l’immagine di una diplomazia per nulla appiattita con le grandi superpotenze, che si smarca quando è necessario dagli Stati Uniti, che invita al dialogo, che promuove la pace. Vi rimando, per le citazioni, all’ottimo articolo del professor Napolitano.
Dunque, a uscire a pezzi dalle rivelazioni di Wikileaks è, almeno in linea di principio, la diplomazia americana, dato che si è potuta verificare la diffusione di queste notizie. Certo, restano molti, moltissimi dubbi sull’intera operazione. E non si può scartare a priori l’ipotesi che queste fughe di notizie possano essere state in qualche modo pilotate. Dato che più d’uno ha osservato, infatti, che almeno la seconda ondata di rivelazioni non risulta essee affatto negativa, nel complesso, per l’attuale amministrazione americana e per i suoi obiettivi strategici.
Un ultimo appunto, riguarda l’informazione italiana. Intervistato da La Stampa in merito alle rivelazioni di Wikileaks, il direttore de L’Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ha giustamente parlato di “un eccessivo zelo”, da parte dei diplomatici Usa, ”nel riferire opinioni circolanti in ambienti diversi”, specificando: “soprattutto di giornalisti italiani”. E’ vero, noi giornalisti italiani abbiamo molte responsabilità. Vorrei però ricordare che le critiche più aperte e dirette nei confronti della governance vaticana e della gestione dell’informazione da parte della Santa Sede non sono venute dai media del Belpaese, quanto piuttosto da Oltreoceano e proprio da vaticanisti e commentatori del calibro di George Weigel o di John Allen, che lo stesso Vian nell’intervista definisce “particolarmente autorevole e informato”. Come dimostra, ad esempio, il resconto di questa conferenza.
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1 commento:
Mi pare evidente che quando non si ha niente da temere, la verità non fa paura.
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