martedì 23 marzo 2010
ERRATI PRESUPPOSTI DOTTRINALI del Cammino neocatecumenale
Abbiamo potuto individuarli nei testi dattiloscritti suddetti riservati ai Catechisti e tenuti segreti non solo al pubblico, ma anche ai fedeli impegnati nel cammino.
Si tratta di idee che possono non essere condivise da molti Neocatecumenali e sembrano del tutto ignorate specialmente da coloro che, digiuni di teologia, non sono in grado di giudicarne l'ortodossia con la necessaria competenza.
L'accusa di eresia colpisce le posizioni dottrinali, non le persone, che riteniamo sempre degne di rispetto, potendo essere animate dalle migliori intenzioni.
* * *
1 - Il peccato: l'uomo non può non commetterlo, come non può compiere il bene né acquistarsi dei meriti;
— la conversione è possibile soltanto come riconoscimento, da parte di ciascuno, della propria miseria morale, non come decisa volontà di emendarsi che tenda a realizzare la santità;
— il peccato non può offendere Dio, e l'uomo non contrae il dovere di espiarlo soddisfacendo le esigenze della sua giustizia.
2 - La Redenzione: Gesù non l'ha operata riscattando l'uomo dalle sue colpe e riconciliandolo con Dio;
— la passione e morte di Cristo non è stata un vero sacrificio offerto al Padre per riparare il peccato e redimere l'uomo;
— Gesù ha salvato il mondo in virtù della sua Risurrezione: per godere i frutti della sua opera basta riconoscersi peccatori e credere nella potenza del Cristo risorto.
3 - La Chiesa non è stata fondata da Cristo come suo unico Ovile: anche seguendo altre religioni è possibile salvarsi;
— la Chiesa non è una società giuridica e gerarchica, ma spirituale, carismatica;
— in essa non si dà un sacerdozio derivato dal sacramento dell'Ordine, bastando il Battesimo che, incorporando tutti i fedeli nel Cristo, li rende partecipi della sua dignità sacerdotale.
4 - La Messa non è un "sacrificio": la Chiesa, all'altare, non offre a Dio alcuna Vittima;
— in luogo dell'altare, non c'è che la mensa, che nell'Eucaristia consente di celebrare un convito di festa fra fratelli uniti dalla medesima fede nella Risurrezione;
— il pane e il vino consacrati sono soltanto il simbolo della presenza del Cristo risorto che unisce i commensali comunicando loro il proprio spirito, sì da renderli partecipi del suo trionfo sulla morte;
— la Messa, così concepita, non è celebrata dal sacerdote, ma dall'Assemblea, da cui "sgorga l'Eucaristia".
5 - Il culto eucaristico non ha senso, negata la vera, reale e sostanziale presenza di Cristo sotto le specie sacramentali. Non si giustificano quindi atti di fede come: genuflessioni davanti al Tabernacolo, Comunioni frequenti, ore di adorazione, benedizioni, processioni, congressi, ecc.
6 - La Penitenza si riduce al sacramento del Battesimo: la loro distinzione non risale alla Chiesa primitiva:
— La Chiesa "gesta e conduce alla conversione". "L'importante non è l'assoluzione" del sacerdote, perché il valore della penitenza è essenzialmente comunitario ed ecclesiale;
— nei "passaggi" e negli "scrutini" l'accusa delle colpe anche gravi è pubblica, come può esserlo pure durante la "redditio".
7 - La vita cristiana, come volontario sforzo di autodisciplina, e quindi esercizio e progresso nella virtù, è un'illusione;
— ciascuno resta intrinsecamente peccatore, incapace di conseguire la vera giustizia come perfezione dell'amore di Dio e del prossimo;
— d'altra parte, Gesù non si è presentato a nessuno come "modello" da imitarsi;
— Egli ha comandato di odiare realmente genitori, fratelli, parenti, ecc., non solo, se necessario, di essere disposti a preferirlo ai medesimi;
— per seguire Cristo, bisogna vendere i propri beni; ma, una volta compiuta tale rinunzia, è lecito acquistarne altri e godersi tutte le soddisfazioni della vita. La "povertà" - compresa quella di S. Francesco - è ispirata alla " religione naturale", e fu praticata anche dai pagani: non è una virtù cristiana;
— Gesù, avendo sofferto per noi, ha reso superflue le nostre sofferenze, quindi non giustificabili le austerità degli asceti, il lento martirio dei Santi e la stessa vita religiosa implicante la pratica effettiva dei consigli evangelici;
— la salvezza eterna è a tutti offerta gratuitamente dalla misericordia di Dio, che perdona tutto. L'inferno non dovrebbe esistere, né si parla di Purgatorio, di suffragi e d'indulgenze per i defunti.
8 - La storia della vera Chiesa fondata da Cristo si chiude con la Pace costantiniana e riprende il suo corso non prima del secolo XX col Concilio Vaticano II, restando bloccata per la durata di circa 1600 anni...,
— in questo lungo intervallo, l'esercizio del triplice potere della Chiesa gerarchica (magistero, santificazione, governo) sarebbe stato abusivo, illegittimo...; e specialmente il Concilio di Trento sarebbe responsabile della paralisi della Chiesa, ostinata nel fissare formule di fede, riti liturgici, norme disciplinari...;
— l'interpretazione della Parola di Dio non è riservata alla Gerarchia, essendo possibile a tutti i fedeli: "la Bibbia s’interpreta da se stessa". Questa libertà di esame nell'esegesi prescinde dal Magistero ecclesiastico, dalla tradizione dei Padri, dalla dottrina dei teologi.
Si tratta di idee che possono non essere condivise da molti Neocatecumenali e sembrano del tutto ignorate specialmente da coloro che, digiuni di teologia, non sono in grado di giudicarne l'ortodossia con la necessaria competenza.
L'accusa di eresia colpisce le posizioni dottrinali, non le persone, che riteniamo sempre degne di rispetto, potendo essere animate dalle migliori intenzioni.
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1 - Il peccato: l'uomo non può non commetterlo, come non può compiere il bene né acquistarsi dei meriti;
— la conversione è possibile soltanto come riconoscimento, da parte di ciascuno, della propria miseria morale, non come decisa volontà di emendarsi che tenda a realizzare la santità;
— il peccato non può offendere Dio, e l'uomo non contrae il dovere di espiarlo soddisfacendo le esigenze della sua giustizia.
2 - La Redenzione: Gesù non l'ha operata riscattando l'uomo dalle sue colpe e riconciliandolo con Dio;
— la passione e morte di Cristo non è stata un vero sacrificio offerto al Padre per riparare il peccato e redimere l'uomo;
— Gesù ha salvato il mondo in virtù della sua Risurrezione: per godere i frutti della sua opera basta riconoscersi peccatori e credere nella potenza del Cristo risorto.
3 - La Chiesa non è stata fondata da Cristo come suo unico Ovile: anche seguendo altre religioni è possibile salvarsi;
— la Chiesa non è una società giuridica e gerarchica, ma spirituale, carismatica;
— in essa non si dà un sacerdozio derivato dal sacramento dell'Ordine, bastando il Battesimo che, incorporando tutti i fedeli nel Cristo, li rende partecipi della sua dignità sacerdotale.
4 - La Messa non è un "sacrificio": la Chiesa, all'altare, non offre a Dio alcuna Vittima;
— in luogo dell'altare, non c'è che la mensa, che nell'Eucaristia consente di celebrare un convito di festa fra fratelli uniti dalla medesima fede nella Risurrezione;
— il pane e il vino consacrati sono soltanto il simbolo della presenza del Cristo risorto che unisce i commensali comunicando loro il proprio spirito, sì da renderli partecipi del suo trionfo sulla morte;
— la Messa, così concepita, non è celebrata dal sacerdote, ma dall'Assemblea, da cui "sgorga l'Eucaristia".
5 - Il culto eucaristico non ha senso, negata la vera, reale e sostanziale presenza di Cristo sotto le specie sacramentali. Non si giustificano quindi atti di fede come: genuflessioni davanti al Tabernacolo, Comunioni frequenti, ore di adorazione, benedizioni, processioni, congressi, ecc.
6 - La Penitenza si riduce al sacramento del Battesimo: la loro distinzione non risale alla Chiesa primitiva:
— La Chiesa "gesta e conduce alla conversione". "L'importante non è l'assoluzione" del sacerdote, perché il valore della penitenza è essenzialmente comunitario ed ecclesiale;
— nei "passaggi" e negli "scrutini" l'accusa delle colpe anche gravi è pubblica, come può esserlo pure durante la "redditio".
7 - La vita cristiana, come volontario sforzo di autodisciplina, e quindi esercizio e progresso nella virtù, è un'illusione;
— ciascuno resta intrinsecamente peccatore, incapace di conseguire la vera giustizia come perfezione dell'amore di Dio e del prossimo;
— d'altra parte, Gesù non si è presentato a nessuno come "modello" da imitarsi;
— Egli ha comandato di odiare realmente genitori, fratelli, parenti, ecc., non solo, se necessario, di essere disposti a preferirlo ai medesimi;
— per seguire Cristo, bisogna vendere i propri beni; ma, una volta compiuta tale rinunzia, è lecito acquistarne altri e godersi tutte le soddisfazioni della vita. La "povertà" - compresa quella di S. Francesco - è ispirata alla " religione naturale", e fu praticata anche dai pagani: non è una virtù cristiana;
— Gesù, avendo sofferto per noi, ha reso superflue le nostre sofferenze, quindi non giustificabili le austerità degli asceti, il lento martirio dei Santi e la stessa vita religiosa implicante la pratica effettiva dei consigli evangelici;
— la salvezza eterna è a tutti offerta gratuitamente dalla misericordia di Dio, che perdona tutto. L'inferno non dovrebbe esistere, né si parla di Purgatorio, di suffragi e d'indulgenze per i defunti.
8 - La storia della vera Chiesa fondata da Cristo si chiude con la Pace costantiniana e riprende il suo corso non prima del secolo XX col Concilio Vaticano II, restando bloccata per la durata di circa 1600 anni...,
— in questo lungo intervallo, l'esercizio del triplice potere della Chiesa gerarchica (magistero, santificazione, governo) sarebbe stato abusivo, illegittimo...; e specialmente il Concilio di Trento sarebbe responsabile della paralisi della Chiesa, ostinata nel fissare formule di fede, riti liturgici, norme disciplinari...;
— l'interpretazione della Parola di Dio non è riservata alla Gerarchia, essendo possibile a tutti i fedeli: "la Bibbia s’interpreta da se stessa". Questa libertà di esame nell'esegesi prescinde dal Magistero ecclesiastico, dalla tradizione dei Padri, dalla dottrina dei teologi.
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