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PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

Antica Bibbia

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LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO


"Una lampada  su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne." 

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata".  "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni  e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".

I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....

TESTI SEGRETI LIBRI

venerdì 19 marzo 2010

La regressione giudaizzante del Vaticano II: la «menzogna» del giudeo-cristianesimo
Don Curzio Nitoglia        




Prologo

E’ uscito recentemente in italiano un interessante libro del rabbino Jacob Neusner (1), risalente al 1991 («Jews and Cristians. The Myth of a Commun Tradition»), sui rapporti tra giudaismo e cristianesimo. E’ decisamente un libro controcorrente, poiché sostiene e - secondo me - prova che «tra ebraismo e cristianesimo (…) non esiste ora né è mai esistito un dialogo. Il concetto di una tradizione ebraico-cristiana (…) è solo un ‘mito’ nel senso peggiore: una menzogna» (2).


Secondo l’Autore, «le due religioni non condividono temi comuni» e «se la Scrittura può fornire una base comune, ha condotto soltanto alla divisione, poiché l’Antico Testamento serve al cristianesimo solo in quanto prefigurazione del Nuovo, e la Torah scritta per l’ebraismo può e deve essere letta solo nell’ottica di adempimento e completamento compiuti dalla Torah orale (Cabala e Talmud messi solo in un secondo tempo per iscritto, ndr)» (3). Infatti, «i cristiani comunemente suppongono che l’ebraismo sia la religione dell’Antico Testamento, ma ciò è vero solo in parte, perciò completamente falso (…). Il cristianesimo fa appello all’Antico Testamento, in dialettica col Nuovo, come parte della Bibbia; l’ebraismo si richiama alla Torah scritta in dialettica con quella orale (Cabala e Talmud)» (4).

 

Egli definisce il rapporto tra le due religioni come «gente diversa (rabbini e vescovi), che parla di ‘cose diverse (Israele e Cristo) a gente diversa’ (ebrei e cristiani)» (5). Anzi conclude: «Non esiste ora, né mai è esistita, una tradizione ebraico-cristiana» (6). Infatti il cristianesimo si occupa della salvezza, che riguarda l’intera umanità, mentre il giudaismo della santificazione della nazione di Israele (7). Il Neusner, con molta onestà intellettuale e chiarezza, parla di «autonomia del cristianesimo e della sua unicità e assolutezza» (8). Sfata la teoria secondo cui il cristianesimo sarebbe un giudaismo riformato, analogamente al rapporto che intercorre tra protestantesimo e cattolicesimo: «Il nostro secolo è stato testimone di un errore teologico fondamentale (…). Parlando apertamente, si tratta, per di più, di un errore protestante. L’errore teologico fu quello di presentare il cristianesimo come una riforma storica, una continuazione dell’ebraismo» (9).

Tale errore è ascrivibile oltre che al protestantesimo, anche all’esegesi modernizzante e modernistica del XX secolo e la sua conseguenza è stata deleteria per la dottrina cattolica. Infatti, stando così le cose, «i cristiani (…), si trovarono in una posizione subordinata (…), diventando non il vero Israele (…), ma semplicemente un Israele per difetto, cioè, per difetto del vecchio Israele» (10). In breve, una sorta di fratello minore e minorato. La teologia cristiana giudaizzante, di origine luterana, presentava il nuovo protestantesimo come un vecchio cattolicesimo riformato e il vero cristianesimo delle origini come un vecchio giudaismo riformato. Per cui la nuova teologia modernista e neo-modernista, canonizzata da Nostra aetate, riprendendo l’errore esegetico-teologico luterano, presenta «la vita di Gesù in linea con l’ebraismo del suo tempo e la salvezza di Cristo come un evento interno all’ebraismo del I secolo» (11). Onde, per capire Gesù e il Vangelo, ci si è messi ad interrogare il Talmud e i rabbi (12); mentre la dottrina tradizionale dei Padri ecclesiastici e del Magistero costante della Chiesa, insegnava che «nell’Antico Testamento è già nascosto il Nuovo e nel Nuovo Testamento appare chiaro il significato dell’Antico (Sant’Agostino, Quaest., in Hept., II, 73)».

 

L’Autore, spiega, che l’ambiente cattolico fu contaminato da tale tendenza dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e una certa valutazione data del nazionalsocialismo, per cui si insisteva «sull’eredità ebraica della Chiesa e del cristianesimo (…), tenendo conto della tragedia del cristianesimo nella civilizzazione dell’Europa cristiana, pervertita dal nazismo (…). Tutti erano animati da buone intenzioni (…). Ma il risultato è ‘una lettura non cristiana del Nuovo Testamento’ »(13). Onde, in altra sede, occorrerà approfondire il problema del condizionamento psicologico subìto dall’ambiente cattolico dopo la seconda grande guerra e specialmente dopo la shoah, che ha portato a leggere il Nuovo testamento in maniera non cristiana, ma giudaizzante (14). Infatti, se si astrae da queste premesse storico-teologiche, non si riesce a capire ciò che è avvenuto durante il Vaticano II e il post-concilio. Il fatto, et contra factum non valet argumentum, è che la lettura o l’ermeneutica modernizzante, come quella luterana, del Nuovo Testamento «non è cristiana». In quanto «fa appello alle fonti ebraiche, (…) tale ermeneutica deriva dalla teologia di un cristianesimo come continuazione e puro miglioramento dell’ebraismo» (15). Invece il Cristianesimo è qualcosa di unico, assoluto, autonomo e non è per nulla una riforma dell’ebraismo.

 

L’Autore rigetta totalmente la dottrina secondo cui «Gesù era ebreo e dunque, per capire il cristianesimo, i cristiani debbono venire a patti con l’ebraismo» (16). Il vero cristianesimo è quello che «può cogliere se stesso come lo coglievano i Padri della Chiesa, come nuovo e non contingente, (…) non come subordinato all’ebraismo (…). Ebraismo e cristianesimo sono religioni del tutto differenti e con poco in comune» (17). Per il cristianesimo Dio è uno nella natura, ma Trino nelle Persone e Gesù è Dio incarnatosi nel seno della Santissima Vergine Maria; mentre il giudaismo non ha accettato tale Vangelo o Buona Novella apportata da Cristo e dai suoi Apostoli e continua a negare Santissima Trinità e divinità di Cristo, fondandosi sulla santità di Israele come famiglia carnale discendente geneticamente da Abramo.

Il Neusner conviene che se il cristianesimo è un unico anche l’ebraismo si ritiene tale, onde conclude sull’inutilità del dialogo tra due religioni diametralmente opposte, anche se fondate - in parte - su una base semi-comune: l’Antico Testamento, che, però, è letto dal giudaismo alla luce del Talmud, ritenuto più importante della Torah (18), mentre dal cristianesimo è studiato alla luce del Nuovo Testamento. Per cui «non possiamo riferirci alla Bibbia quando parliamo di ebraismo» (19). Addirittura il rabbino americano non nasconde che «il cristianesimo non è tale perché ha migliorato l’ebraismo (…). Ma perché costituisce un sistema religioso autonomo, assoluto, unico. (…) Ebraismo e cristianesimo sono due religioni del tutto diverse» (20). Viva la faccia della sincerità e abbasso la menzogna dell’ecumenismo giudaico-cristiano, che è la «quadratura del cerchio» o la «coincidentia oppositorum» fatta «Congregazione permanente».

 

Il problema centrale, secondo il Neusner, non è quello delle «radici comuni», che poi sfaterà e ne parleremo oltre, ma quello della divinità di Gesù Cristo. Infatti, si chiede onestamente il rabbino, «Gesù è il Cristo? Se è così allora l’ebraismo cade. Se non è così, allora, il cristianesimo sbaglia» (21). Egli cita Eusebio da Cesarea (traduzione italiana, Storia ecclesiastica, Milano, Rusconi, 1979), San Giovanni Crisostomo (traduzione italiana, Omelie contro i giudei, Verrua Savoia, CLS, 1997), il quale ultimo parlava di «regressione cristiana al giudaismo» di quei cristiani che frequentavano ancora le sinagoghe e i culti ebraici ad Antiochia tra il 386-387, ossia di «ritorno all’infedeltà giudaico-talmudica». La stessa accusa mossa nel IV secolo dal Crisostomo ai giudaizzanti di Antiochia la si potrebbe rivolgere oggi ai giudaizzanti del Vaticano II (Nostra aetate, 1965) e del post-concilio (Preghiera del Venerdì Santo, del Novus Ordo Missae di Paolo VI, 1970; L’Antica Alleanza mai revocata, di Giovanni Paolo II a Magonza nel 1981; gli Ebrei nostri fratelli maggiori e prediletti nella fede di Abramo, Giovanni Paolo II nel 1986; sino al Discorso alla sinagoga di Roma, di Benedetto XVI, 17 gennaio 2010). Tertium non datur: se Cristo è Dio, l’ebraismo cade; se non è Dio, abbiamo sbagliato noi cristiani per duemila anni, dovremmo riconoscerlo pubblicamente, chiedere perdono a Dio e agli uomini ed infine farci «proseliti della porta» o «noachidi» (vedi Elia Benamozegh e Aimé Pallière). Il dialogo giudaico-cristiano è inutile, dannoso, ingiurioso, falso e menzognero. Lo dice anche rabbi Jacob Neusner. Egli concorda col Crisostomo solo quanto al fatto che il giudeo-cristianesimo o il giudaizzare, per i cristiani, è un «atto di apostasia, incredulità e rifiuto di Dio (Cristo)» (22). Il Crisostomo temeva, giustamente, che i cristiani di Antiochia si mostrassero «cedevoli riguardo all’ebraismo» (23).

La stessa apprensione, et multo magis, la dimostra il Neusner per rapporto al dialogo giudaico-cristiano, in cui la religione cristiana non si considera più per quello che è, ma per una pseudo-riforma proto-luterana del giudaismo. Alla dottrina cristiana tradizionale secondo la quale Cristo è Dio ed ha previsto nel 33 la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio, previsione avveratasi nel 70, l’ebraismo rispondeva nel IV secolo, per bocca dei suoi saggi o rabbini, che Roma divenuta cristiana nel IV secolo è il penultimo Impero dopo Babilonia, Media, Grecia e che sarà seguito da quello di Israele, l’ultimo e definitivo, come famiglia genetica di Abramo, che darà la morte alla Roma prima pagana e poi cristiana, essendo «il carattere di Roma precipuamente cristiano» (24): «I saggi (o rabbini) affermano che Israele secondo la carne (…) permane in uno stato incondizionato e perenne. Non si smette mai di essere figli (fisici) e figlie dei propri genitori. Così Israele secondo la carne costituisce la famiglia, nella sua forma più fisica, di Abramo, Isacco e Giacobbe (…): la totale e completa ‘geneaoligizzazione’ di Israele», come si vede, è una questione genetica o di stirpe: chi parla di «razza», stirpe, sangue e suolo è il giudaismo rabbinico, e non - come vorrebbero gli «anti-scemiti» - il cristianesimo. Per tanto si evince quanto sciocca sia l’accusa di antisemitismo mossa alla Chiesa da taluni emeriti tromboni, spinti da certuni stolidi sedicenti volponi.

 

«Israele provocherà la caduta di Roma (ex pagana e poi con Costantino cristiana, 313)» (26). Dunque, per i rabbini, Israele non è finito, ma soppianterà Roma e il cristianesimo. Secondo l’autore, la caduta di Gerusalemme fu causata dall’arroganza dei giudei zeloti del I secolo, i quali, specialmente con Bar Kobà, rifiutarono di abbandonarsi alla provvidenza divina e vollero edificare un regno d’Israele con le loro forze naturali e politico-militari. Tale arroganza provocò da parte divina l’abbandono di Israele nelle mani di Roma, la quale da pagana si fece poi cristiana e nel IV secolo sembrò che il cristianesimo romano avesse trionfato sul giudaismo (27). Ma l’apocalittica ebraica (28), rinviando alla fine degli ultimi tempi la riscossa e restaurazione del regno d’Israele, ha cercato di ribaltare tale ‘teologia della storia’ cristiana. Ora, la stessa situazione si è venuta a creare con la nascita dello Stato di Israele ad opera della politica e delle armi e non del Messia ebraico e quindi, anche per i rabbini ortodossi odierni, il sionismo rappresenta una minaccia per Israele, come avvenne nel 70. Pure questo tema meriterà di essere approfondito in un prossimo articolo.

 

Anche la considerazione che Neusner fa sull’Islam, in tempi di arabo-fobia e di radici europee giudaico-cristiane ed anti-islamiche, sono interessanti, profonde e coraggiose. Infatti, egli scrive: «Come sappiamo che (nonostante l’apparente trionfo del cristianesimo, con gli imperatori romano-cristiani, a partire da Costantino e Teodosio) vinse l’ebraismo dei saggi (o rabbinico-talmudico)? Perché quando, a sua volta, vinse l’Islam (VII-VIII secolo) il cristianesimo si ritirò dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Senza dubbio il cristianesimo resistette, ma non come la religione maggioritaria del Medio Oriente romano e del Nord Africa (…). Ma il carattere islamico del vicino e del Medio Oriente e del Nord Africa ci racconta la storia di quanto avvenne realmente: una disfatta per il cristianesimo (…) La croce avrebbe regnato solo dove non si trovavano l’Islam e il suo potere militare» (29). Perciò l’attuale «conflitto di civiltà», voluto dagli USA e da Israele è uno scontro con il ‘mondo arabo’, in quanto non ancora liberalizzato e illuminato dalla modernità occidentale, e per nulla un distanziarsi dall’islamismo, che in sé è visto con simpatia, in quanto argine al cristianesimo tradizionale e non giudaizzante.

 

Conclusione


Tale lettura dovrebbe ridarci, in tempi per noi così tristi, l’orgoglio di essere totalmente e integralmente cristiani o cattolico-romani. Le radici ebraico-cristiano/romane sono una menzogna. Si può, invece, parlare di radici comuni ebraico-calviniste o USA/israeliane. Il giudaismo è completato dal Talmud, il cristianesimo romano dal Nuovo Testamento, così come lo leggono i Padri della Chiesa e lo ha sistematizzato la Scolastica. L’ebraismo non è la Bibbia, ma il Talmudismo rabbinico. Attualmente, con il Vaticano II assistiamo ad un tentativo di protestantizzazione della Chiesa, che con la «Collegialità» ha fatto proprio l’odio luterano per il primato del Papa, con la «Libertà religiosa» l’odio contro l’unica vera religione fondata da Dio Figlio e con l’«Ecumenismo» l’odio per l’intolleranza dottrinale della Chiesa romana ed infine con la pseudo-«Riforma liturgica», fatta assieme ai calvinisti, ha prodotto un rito oggettivamente (30) ibrido o un incrocio bastardo (il Novus Ordo Missae di Paolo VI) tra due riti essenzialmente diversi, quello protestantico e cattolico.

Tale protestantizzazione è il fine prossimo; quello remoto è la giudaizzazione. Infatti, l’ermeneutica luterana porta ad una lettura a-cristiana e filo-giudaizzante della Torà. Perciò lungi dal cedere al dialogo, in posizione di inferiorità o «minoranza-minorata» verso i «fratelli maggiori», dobbiamo rivendicare il valore assoluto, unico e autonomo del cristianesimo petrino o romano. Siccome Cristo è Dio, e ce lo ha provato con la sua Risurrezione, il dialogo inter-religioso giudaico-cristiano è un «regredire al talmudismo», «un’apostasia o incredulità», in quanto rifiuto implicito di Dio Figlio e quindi di Dio Padre e Spirito Santo, in breve un «tornare al vomito».

 

Purtroppo, tale dialogo è condotto, dopo Giovanni Paolo II, anche da Benedetto XVI, il quale nel suo libro Molte religioni un’unica Alleanza: Il rapporto ebrei cristiani. Il dialogo delle religioni (Cinisello Balsamo, San Paolo, 1998] traduzione italiana, 2007) scrive che: «Dopo Auschwitz il compito della riconciliazione e dell’accoglienza si è ripresentato davanti a noi in tutta la sua imprescindibile necessità» (31). Poi citando Giovanni IV, 22 «la salvezza viene dai giudei», pronunciata da Gesù prima della sua Morte in croce e quindi durante l’Antica Alleanza, afferma che «tale origine mantiene vivo il suo valore nel presente (dopo la morte di Cristo, nella Nuova ed Eterna Alleanza)» (32). Tuttavia, «non vi può essere accesso a Gesù (…), senza l’accettazione del Nuovo Testamento» (33). Onde per gli ebrei la salvezza viene da Israele e il Talmud, mentre per i Gentili convertiti al cristianesimo viene da Cristo e il Nuovo Testamento.

L’Antica Alleanza, anche secondo Benedetto XVI, non è mai cessata (confronta Giovanni Paolo II, L’Antica Alleanza mai revocata, Magonza, 1981), in quanto «Alleanza» significa solo volontà divina e non un contratto bi-partito (34). Onde, anche se Israele è stato infedele a Dio, Dio non può scindere l’Alleanza, poiché non è «un accordo reciproco» (35), per cui Deus non  deserit etiam si prius deseratur. E’ triste, ma per conoscere la dottrina cattolica sui rapporti tra cristianesimo e ebraismo, occorre andare a catechismo dal rabbino Jacob Neusner; mentre per giudaizzare, basta ascoltare le midrash di Benedetto XVI. Che strana epoca questa, l’ebreo insegna il catechismo, pur non credendovi, il prete cattolico racconta le midrash, e forse ci crede pure o almeno fa finta di crederci.

 

Infine, l’odio per Roma che caratterizza ed accomuna l’ebraismo e il luteranesimo è indicativo. L’alternativa, dunque, è o Roma o morte! Se cade (per assurdo) Roma, trionfano Tel Aviv e New York. Lo stato attuale di abbrutimento dell’umanità è il frutto del dominio giudaico-americanista sul mondo. La salvezza e la restaurazione dell’uomo, della famiglia e della società, sarà il frutto miracoloso del trionfo di Roma «immortale di Martiri e di Santi»! La Madonna a Fatima ci ha promesso: «Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà». Cor Jesu adveniat regnum tuum, adveniat per Mariam.



Per gentile autorizzazione di don Curzio Nitoglia a EFFEDIEFFE.com


www.doncurzionitoglia.com

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