giovedì 16 febbraio 2012
IL PARADISO
(Lc. 23, 39-43)
L’ultima affermazione del Credo suona così: Credo... la vita eterna. Ebbene, esiste una vita eternamente felice che chiamiamo "Paradiso".
Gesù ce ne ha parlato tante volte e ce ne ha voluto dare sicurezza quando, morente sulla croce, disse al ladrone pentito: "Oggi sarai con me in Paradiso" (1); e quando, alla vigilia della sua morte, affermò: "Vado a preparare per voi un posto, affinché dove sono io siate anche voi" (2).
Il celebre scrittore moderno Vittorio Messori sostiene, con forti prove, che la Chiesa Cattolica, tra le tante religioni che esistono, si dimostra l’unica vera religione anche per la sua stupenda escatologia (vale a dire per il suo sublime discorso sugli ultimi avvenimenti dell’uomo: morte, giudizio, inferno, paradiso) e soprattutto per la sua meravigliosa teologia sul Paradiso.
A – IL PARADISO DEI NON CRISTIANI non è Paradiso. Le religioni non cristiane in genere insegnano un Paradiso alquanto materiale o razzista o determinista.
1) Le religioni orientali come l’Induismo, il Buddismo parlano di "reincarnazioni" dell’anima (che sono delle assurdità) e di passaggi in soggiorni con dee e serve compiacenti e poi di dissolvimento nel nirvana o nel nulla.
2) Il Musulmanesimo professa un Paradiso razzista perchè riservato solo ai Maomettani e parla molto di un Paradiso materiale ove vi sono ruscelli di latte, laghetti, giardini, alberi fruttiferi, cavalli, profumi, pranzi succulenti e interminabili. Parla di altri vantaggi che sono soltanto per l’uomo, e perciò ha un marcato colore antifemminista: per esempio, a un semplice beduino mussulmano sono promesse 500 fanciulle, 800 donne sposate e 4.000 vergini! (3)
Allah getta all’inferno tutti coloro che non sono Mussulmani.
3) Le Sette, come quella dei Testimoni di Geova, dei Mormoni, ecc., professano un paradiso spietatamente settario e razzista.
4) Tutte le religioni o chiese protestanti o evangeliche insegnano che Cristo Dio ha fatto e fa ogni cosa, e l’uomo non fa nulla nell’opera della salvezza, perciò hanno come conseguenza inquietante la tenebrosa dottrina della predestinazione che grava senza scampo su ogni escatologia nata dalla così detta riforma protestante.
Lutero, Zuinglio, Enrico VIII e i loro teologi e predicatori non insistevano troppo su questa inevitabile conseguenza della predestinazione per non spaventare (dicevano) i loro fedeli. Invece Calvino fu più sincero, e insisteva nel ripetere: "Per gli uni viene predestinata la vita eterna (o Paradiso), per gli altri la dannazione eterna. Noi non siamo che massa di corruzione, senza diritto a dire nulla. E i nostri meriti e demeriti non influiscono minimamente sulla nostra sorte eterna che viene decisa da Dio, e le nostre eventuali proteste non sono che grugniti di porci". Questa escatologia, che è comune a tutto il Protestantesimo, è spaventosa e terrificante! (4). Tuttavia oggi i fratelli separati protestanti stanno riesaminando le posizioni dei loro Fondatori.
B – IL PARADISO DEI CATTOLICI: è biblico, perfetto, entusiasmante. La Chiesa Cattolica da duemila anni presenta, in base alla Bibbia e alla sana ragione, un Paradiso aperto a tutte le persone, quindi non razzista e non predeterminato. È aperto a tutti, anche a coloro che appartengono ad altre religioni, purché siano in "buona fede" (cioè siano convinti, senza loro colpa, che la religione che professano sia vera) e abbiano volontà retta e collaborino alla grazia di Dio.
Non esiste predestinazione, da parte del Signore, all’inferno o al Paradiso: sarebbe la più grave ingiustizia.
Dio non determina, ma desidera la salvezza e non vuole la dannazione. Gesù, dice la Bibbia, "vuole che tutti gli uomini si salvino". Egli salverà chiunque vuol essere salvato, chiunque liberamente dirà il proprio sì alla sua opera salvifica.
Il Cattolicesimo annuncia, nel nome di Cristo Dio, un Paradiso meraviglioso che appagherà pienamente tutte le più alte e le più nobili aspirazione dell’uomo: aspirazioni della mente, della volontà, del cuore, a vantaggio sia dell’anima come del corpo risuscitato e quindi spiritualizzato.
Nella patria della perfezione non esisterà più il corpo terreno ossia materiale e con esigenze terrestri: cibo, profumo, sesso, denaro, ecc., poiché – come afferma S. Paolo – "è sepolto un corpo materiale e risorgerà un corpo spirituale" (5), e, come dice Gesù, "alla risurrezione non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel Cielo" (6).
È indescrivibile l’incanto del Paradiso; i discorsi più alati e gli scritti più sublimi sono appena come piccoli balbettii di lattanti; ma se vogliamo balbettare qualcosa, lo possiamo descrivere con queste parole: Visione. Amore. Gioia. (Visio. Dilectio. Delectatio).
1) Visione di Dio: si tratta di visione intellettuale, che appagherà totalmente l’intelletto e l’intera persona umana. Desideriamo una felicità piena, assoluta, che non termini mai. Questo desiderio è in tutti, quindi è stato creato da Dio, perciò deve essere realizzato, se viviamo da buoni figli di Dio, altrimenti Dio non sarebbe più Dio perchè non sarebbe sapiente, giusto e buono. Ma non riusciamo a realizzarlo su questa terra. Dunque lo realizzeremo in quell’altra vita che chiamiamo Paradiso: "Io – dice la Bibbia – per la tua giustiziacontemplerò il tuo volto (o Dio), al risveglio (della risurrezione dei corpi) mi sazierò della tua presenza" (7); in altre parole: io, vedendo te, o Dio, sarò completamente sazio di felicità.
S. Giovanni apostolo, estasiato scrive: "Carissimi, fin da ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si manifesterà, noi saremo simili a lui, perchè lo vedremo come Egli è" (8).
S. Paolo afferma: "Ora vediamo (Dio), come in uno specchio, in maniera confusa; ma alloralo vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto; ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto". "Correte in modo da conquistare il premio!" (9).
2) Amore di Dio: Tutti desideriamo di essere amati infinitamente. Solo Dio può soddisfare pienamente questo bisogno, come esclama S. Agostino: "O Signore, Tu ci hai creati per Te e il nostro cuore sarà sempre inquieto fin che non si riposa in Te!" Soltanto quando entreremo nella dimora del Padre celeste sarà soddisfatto questo nostro desiderio di amore, poiché allora torrenti infiniti di amore da Dio si riverseranno su di noi e dal nostro cuore saliranno verso Dio; e così, in maniera sempre nuova, per tutta l’eternità.
Quindi scomparirà per sempre ogni lamento, ogni dolore, come ci dice S. Giovanni che ci descrive il Paradiso quale città di Dio tutta splendore e amore: "Vidi un nuovo cielo e una nuova terra... Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal Cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono. Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il Dio con loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né lutto né lamento, né affanno, perchè le cose di prima sono passate" (10). Navigheremo per sempre nell’oceano dell’amore di Dio!
3) Gioia, gioia, senza fine! In Paradiso, dunque, vedremo Dio mediante l’intelletto elevato e confortato da una qualità speciale, interna e permanente, chiamata "luce della gloria": "alla tua luce – dice il Salmo – vediamo la Luce" (11). Vedendo Dio, bellezza e bontà infinita, non potremo non amarlo di un amore senza misura; e perciò non potremo non gioire di una gioia perfetta ed eterna.
S. Agostino arriva ad affermare: "La dolcezza della celeste gloria è tale che se ne cadesse una sola stilla nell’inferno, renderebbe dolci le sue amarissime pene".
S. Paolo, elevato al terzo Cielo, poté dire: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparate Dio per coloro che lo amano" (12). Con ciò voleva dirci che le gioie del Paradiso superano all’infinito i nostri più alti desideri e le più ardite immaginazioni umane.
Perciò, il Sommo Poeta canta: "O gioia! o ineffabile dolcezza! / o vita intera d’amore e di pace! / o senza brama sicura ricchezza!" (13). "Luce intellettuale piena d’amore, / amor di vero ben, piena di letizia, / letizia che trascende ogni dolzore!" (14) cioè ogni dolcezza.
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