Il Rapporto. I firmatari del documento attestano, tra l'altro, "la gravità delle mancanze che in Irlanda hanno dato luogo nel passato a una non sufficiente comprensione e reazione, anche da parte di vescovi e superiori religiosi, al terribile fenomeno dell'abuso
Le denunce. I primi casi vennero denunciati il 25 ottobre del 2005, con la pubblicazione da parte del governo irlandese del rapporto Ferns sugli abusi compiuti dal clero nell'omonima diocesi. Ma solo quando il 20 maggio 2009 la Commission to Inquire into Child Abuse guidata dal giudice Sean Ryan pubblicò una seconda inchiesta, nota con il nome di rapporto Ryan 2, emerse la dimensione "endemica" che la pedofilia aveva assunto nell'isola nei decenni precedenti. Al Ryan Report (abusi sessuali e violenze compiuti sui minori negli istituti di formazione gestiti da ordini religiosi cattolici in tutta Irlanda) seguì la pubblicazione di altri due rapporti governativi, il rapporto Murphy del 26 novembre 2009 (compilato dalla giudice Yvonne Murphy sulla pedofilia nella diocesi di Dublino) e il rapporto Cloyne del 13 luglio 2011 (sulla pedofilia nella omonima diocesi). Si tratta, in sostanza, di una poderosa documentazione che descrive migliaia di abusi sessuali compiuti da centinaia di sacerdoti sui minori, a partire dagli anni Trenta e per i decenni successivi (gli ultimi casi sono di un decennio fa). Casi, il più delle volte, frutto anche di insabbiamento, o comunque, di mala gestione delle denunce da parte di chi avrebbe dovuto vigilare e punire i responsabili delle violenze, cioè i vescovi diocesani e le gerarchie ecclesiali.
La risposta. Nei confronti della piaga della pedofilia nella Chiesa di Irlanda la risposta della Santa Sede è stata molteplice. Il Papa ha scritto una lettera ai fedeli irlandesi per esprimere la propria "vergogna per la pedofilia", definita "crimine scellerato" e "peccato grave", e per condannare gli abusi e l'inetta gestione dei vescovi, promettendo più controlli, maggiore formazione del clero e dei seminaristi, denuncia alle autorità civili dei colpevoli e riconciliazione con le vittime. Ha inoltre ricevuto i vescovi irlandesi in Vaticano per un vertice 'ad hoc' e ha inviato in Irlanda, circa un anno e mezzo fa, una visita apostolica che "ora - si legge nel rapporto pubblicato oggi - va considerata conclusa". Ha poi spinto diversi vescovi alle dimissioni. Oggi sono quattro su 26 le diocesi vacanti: Cloyne, Derry, Kildare, Limerik. E nel corso degli anni sono stati sette in tutto i vescovi che hanno lasciato per accuse di insabbiamento, tra di essi monsignor John Magee, nel passato segretario personale di Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.
E in Germania. Intanto, il settimanale Der Spiegel nell'ultimo numero rivela che in Germania il vescovo Stephan Ackermann, incaricato di far luce sulle violenze sessuali sui minori da parte del clero, accoglie nella sua diocesi sette preti pedofili e ha deciso di offrire loro un'opportunità di riscatto in altre parrocchie. Il portavoce del vescovado - riporta il settimanale - minimizza, precisando che i sacerdoti saranno impiegati in ruoli "subalterni", "non avranno possibilità di contatto con minori" e saranno "sorvegliati da vicino". Lo scorso mese di dicembre, ricorda Der Spiegel, dopo un caso di abusi sessuali a Saarbruecken, monsignor Ackermann aveva assicurato di voler applicare una politica di "tolleranza zero" in materia di pedofilia tra il clero. Assicurazione clamorosamente smentita da quanto deciso nei confronti dei sette preti pedofili. Lo scandalo era scoppiato in Germania nel 2009, con un primo caso eclatante presso il prestigioso collegio gesuita Canesius di Berlino. Secondo le autorità nel corso delle indagini sono state ascoltate almeno 20mila presunte vittime di di abusi sessuali nelle scuole cattoliche tedesche.
Nessun commento:
Posta un commento