PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.
Antica Bibbia
LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO
"Una lampada su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne."
"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".
"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata". "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".
I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....
La teoria della relatività linguistica considera il linguaggio non come un mero strumento ma come una struttura capace di forgiare la nostra visione del mondo. Il significato di una cosa non le è intrinseco come spesso riteniamo, ma le è conferito a partire da un atto arbitrario dell'uomo che associa un significante a un significato, in tal senso il significato e quindi la cornice entro la quale vengono percepiti gli eventi è creazione dell'attività simbolica umana.
In effetti potremmo dire che "Il nostro è un mondo i cui confini sono dati dal nostro linguaggio. Non solo parliamo la nostra lingua, pensiamo in essa come un pesce vive nell'acqua. In genere vediamo il mondo come il nostro linguaggio ce lo fa vedere" (Garret Hardin, The Threat of Clarity, Etc., XVII, 3, 1960, p. 269).
Nei culti totalitari, l'ideologia è interiorizzata come "la verità", l'unica e autentica "mappa" della realtà. La dottrina serve non solo a filtrare le informazioni in entrata, ma indica anche il modo in cui elaborarle. Generalmente si tratta di dottrine assolutistiche, che dividono ogni cosa in "bianco o nero", "noi o loro". Tutto ciò che è buono si incarna nel leader e nel suo gruppo. Tutto ciò che è cattivo è nel mondo esterno. La dottrina sostiene di poter esaudire tutte le domande, di rispondere a tutti i problemi e a tutte le situazioni. Un affiliato non ha bisogno di pensare con la sua testa, dal momento che chi lo guida, cui deve obbedienza acritica, pensa per lui.
Un contesto totalitario ha un suo "proprio" linguaggio, che contempla parole ed espressioni tipiche. Poiché il linguaggio fornisce i simboli che usiamo per pensare, controllare determinate parole significa anche controllare i pensieri. Molti gruppi infatti condensano situazioni complesse, danno loro un'etichetta e le trasformano in cliché di gruppo. Questa etichetta, che altro non è che l'espressione verbale del gergo interno, governa il modo di pensare di ogni singolo individuo, quale che sia il contesto in cui si trova.
Il linguaggio perciò come costitutivo del sociale. Una comunità si sviluppa e si delimita anche tramite la creazione di un gergo a essa peculiare: "La socialità si sviluppa nella dimensione linguistica, ogni pratica sociale acquista senso nel "linguaggio" che accomuna e caratterizza l'aggregato sociale in cui essa accade" (Giorgio De Michelis, "Osservazione del sociale e autoreferenza", in Attraverso Bateson, Raffaello Cortina Editore, Milano 1998, p.
Il nuovo sé, la personalità del culto, viene a situarsi nella profonda esperienza interattiva di comunicazione e relazione all'interno del gruppo. Il gergo del gruppo serve anche a dissociare la nuova personalità del culto da quella vecchia e ad allontanare l'adepto dagli "esterni" incapaci di comprendere il suo strano linguaggio.
Per questo la nuova personalità non è astraibile e non esiste al di fuori della relazione, al di fuori del contesto in cui si situa, al di fuori della comunità linguistica a cui appartiene, potremmo dire che è una qualità emergente. Al contempo però, anche i contesti relazionali non potrebbero avere luogo senza gli individui che li pongono in essere e che contribuiscono a mantenerli in costante co-creazione.
Un elemento fondamentale della metodologia di indottrinamento e di spersonalizzazione di chi aderisce al cammino neocatecumenale è costituito dall’uso di un gergo iniziatico e convenzionale significativo di una mancanza fondamentale di chiarezza.
Per differenziarsi dal Cattolicesimo tradizionale (in modo assai ostentato in ogni circostanza possibile) il Neocatecumenato ha coniato come parola chiave quella di “Cammino”, che viene usata per descrivere gli insegnamenti e la filosofia dell’iniziatore.
I neologismi ed il gergo dei neo catecumenali, secondo la tecnica del lavaggio del cervello, portano i membri ad accettare idee nuove senza alcuna garanzia di attendibilità! Il linguaggio particolare crea un senso di dipendenza e di obbedienza cieca, nonché di fortunata appartenenza esclusiva ad un gruppo elitario!
Si potrebbero fare poi decine e decine di esempi sulle forme, i contenuti, i significati di questo linguaggio, ma ci fermiamo a quelli più eclatanti:
·I neocatecumenali si chiamano tra loro “fratelli” e “sorelle”. È una peculiarità dei cristiani, questa; ma loro non intendono fratelli e sorelle in Cristo, ma fratelli e sorelle di comunità.
·Le varie categorie direttive includono “i responsabili”, i”catechisti”, gli “itineranti”, "i didàscali" (maestri dei bambini); "ostiari" (quelli che preparano la sala per le celebrazioni)
·Il termine “sacerdote” è stato abbandonato del tutto in favore di quello di “presbitero”;
·La santa Messa è stata relegata a livello espressivo a semplice “celebrazione”; con questo stesso termine si indica anche la celebrazione infrasettimanale della Parola;
·Negli insegnamenti neocatecumenali abbondano termini tecnici, come “Kerygma”;” Koinonia”; ”Kenosis” e termini filosofici come “ontologico”; ” esistenziale”; ”escatologico” , senza che venga data alcuna spiegazione di essi;
·I concetti chiave sono quelli di “croce gloriosa” e “servo di Jahvè”, quest’ultimo, come molti termini del Neocatecumenato, viene dall’Antico Testamento;
·"idoli" che vanno "odiati": la famiglia, il lavoro, i figli, gli averi. Kiko fa dire ai suoi catechisti che "la famiglia è un mito terribile quando diventa religione. La Cristianità la deve distruggere!". Bisogna, quindi, mettere al primo posto la "Comunità"! Se la moglie è innamorata di suo marito o il marito della moglie, dicono che si sono fatti un idolo!... bisogna odiarlo! Quante separazioni, se l'uno o l'altro non entra in comunità
·"segreto": non si possono fare domande su ciò che seguirà, non si possono rivelare particolari del "cammino" ad esterni e neanche ai membri di livello inferiore, non deve trapelare nulla di quanto accade all’interno! I Capi, con lo sguardo spiritato, dicono solo che nei prossimi
·"passaggi" (esami periodici) si accederà ad una vicinanza sempre maggiore alle meraviglie di Dio; l’importante è fidarsi del "cammino" (di loro!) e ringraziare di non essere "cristiani della domenica"!
·"fico secco", è il termine usato nei confronti delle persone che non "danno frutti", ossia non rispondono alle aspettative direttive dei catechisti e per questo si sentono e sono maledetti come è avvenuto al fico che non ha dato frutti fuori stagione di evangelica memoria. Solo che nel vangelo chi chiede i frutti anche fuori stagione è il Signore della Vita... (Marco 11,13-14).
·"sperimentare": avere una esperienza concreta di qualcosa nel contesto di una situazione vissuta
·"persecuzioni": le critiche che provano la loro "santità" e la giustezza della loro esperienza.!
·"Tu non puoi giudicare" (lo hanno anche gridato in faccia a Vescovi che si sono permessi di obiettare qualcosa) perché:
·"... poi capirai; nessuno può capirlo, se non lo vive". E con questo alibi impediscono a chiunque è fuori dalla loro organizzazione dal formulare anche la più piccola obiezione
·La parola chiave “catechesi” viene usata per i contesti più diversi. Persino le parole del serpente di Eva vengono descritte come “catechesi” (ovviamente in senso negativo, cosi come viene ritenuta aberrante “la catechesi del mondo”;
·"vediamo, a te che ti ha detto la Parola?", domanda da fare ai bambini che ascoltano le catechesi
·«Figlie di Gerusalemme» le donne nubili del cammino
·«con i bambini ho fatto un Midràsh» (per spiegare il concetto ai bambini ho usato un raccontino interattivo,
·«noi facciamo la Parola» (ho un incontro a base di letture dalla Bibbia)
·los kikos, così vengono chiamati in Spagna
·Il saluto comunemente scambiato: Pace o ‘la Pace’ non indica “la Pace sia con te o con voi”. Il segno della Pace scambiato durante la celebrazione liturgica indica il perdono nell'ambito della comunità...
·Kiko ha dato ordine, a Pasqua, di scambiarsi il saluto: “Cristo è risorto”, cui si risponde “è veramente risorto” (tratto peraltro dalla liturgia pasquale). Se incontrando un neocatecumenale che dice “Cristo è risorto”, gli rispondi “Alleluia” o “lode a Dio” o qualunque altra espressione che ti viene dal cuore, resta interdetto e fa la faccia disgustata, perché non è come ha detto Kiko…
·Nel linguaggio comune sono ricorrenti anche espressioni del tipo “mettiti nella tua realtà”; ”mettiti nella verità”, “sali sulla croce”, ”sali a Gerusalemme”, espressioni che accreditano un idioma nuovo e altisonante, poco o punto comprensibile nel suo giusto significato a seconda delle circostanze che ne determinano l’uso (e l’abuso).
·il così detto "giro di esperienze", vera e propria forma di controllo esercitata durante le "convivenze" (ritiri spirituali di uno o più giorni, nel quale i partecipanti "con-vivono"), la cui pressione psicologica è superata solo dagli "scrutini" (terribili esami in cui i capi laici inquisiscono l’anima dei poveri "fratelli", in quanto hanno l’autorità di stabilirne il grado di crescita nella Fede)
·artifizi psicologici, come la "oscurità totale" (il cosiddetto "lucernario") unita a lunghi silenzi, che ottengono un impatto travolgente sulle menti stressate
·"alzarsi" viene utilizzato per dire che un individuo o una famiglia sentono il desiderio di offrire la propria vita per il Vangelo e quindi, in occasione di opportuni incontri fatti con gli iniziatori del cammino, con i propri catechisti o in comunità, a seguito di un appello generale si alzano rendendosi visibili ai fratelli mostrando apertamente la propria disponibilità in risposta alla chiamata di Dio.
·"storia che Dio fa con te" ciò che accade nella relazione tra l'uomo e Dio
·"Recidere i rami secchi" ( tagliare i ponti col passato, con gli amici ritenuti sanguisughe o approfittatori, con i famigliari, ma sostanzialmente con persone che non comprendono)
·il termine “Faraoni”, come quello "Giuda", indica tutte le persone che criticano il Cammino
·"anatema" maledizione contro chi si allontana e quindi tradisce la comunità
·"lontani": coloro che sono considerati apostati, pagani, idolatri
·le "Tende" ("Come sono belle le tue tende...") da linguaggio biblico, le comunità...
Con l’uso di questo gergo il Neocatecumenato rivendica anche il diritto all’interpretazione delle Sacre Scritture, al controllo della parrocchia e di ogni aspetto della vita dei “fratelli” e delle”sorelle”.
Monsignor J.Buckley, vicario generale della diocesi cattolica romana di Clifton a Bristol cita l’analisi che un eminente psichiatra cattolico ha svolto sulle presumibili “tecniche di lavaggio del cervello” usate dal Neocatecumenato. Una di queste consiste nell’uso di un gergo o di “neologismi che disorientano il non iniziato e lo portano ad accettare idee nuove e senza garanzie di attendibilità (Da un articolo del mensile cattolico “Priest and People”, giugno 1988).
Bruno Secondin, carmelitano, professore di spiritualità all’Università Gregoriana di Roma, definisce questo tipo di linguaggio come “codici elaborati”, che evocano cioè nei membri un’intera gamma di sentimenti, che costruiscono l”universo” del movimento.
Questi linguaggi particolari creano delle parole su cui fare leva per suscitare secondo le circostanze, senso di colpa o di appartenenza o cieca obbedienza.
È possibile anche che la nuova terminologia sia stata creata per dare un senso di novità al messaggio, evitando così di usare le pie espressioni del passato; ma, per ironia della sorte, in chi è estraneo al movimento o in chi sta iniziando il processo di “iniziazione” suscita al contrario confusioni ed equivoci, che precludono completamente ogni dialogo significativo con i cattolici non aderenti al Neocatecumenato, o comunque con chi non lo conosce e che, comunque, sono funzionali all’indebolimento della volontà delle persone che ne sono destinatarie.
Francesco
2 commenti:
Live_in_Sicily
ha detto...
Su alcuni termini si potrebbe ancora discutere, quantomeno sul modo di utilizzarli... su altri però mi sembra pretestuoso voler cercare il pelo nell'uovo...
1) Premesso che ovviamente siamo tutti fratelli in Cristo, vorrei far notare che normalmente non ci si rivolge con il termine "fratello" ad un passante o uno sconosciuto che ci prenderebbe per pazzi (qui in Sicilia lo si vedrebbè addirittura come uno sfottò), all'interno della parrocchia spesso si usa il "tu" (se l'interlocutore, l'età o la confidenza lo permettono)... quindi è normale che si finisca per utilizzarlo tra fratelli di comunità o di cammino... poi ci sono le dovute eccezioni come con qualche amico degli scout o del gruppo giovani in parrocchia con il quale ci salutiamo così.
2) Le varie categorie esistono in molte realtà ecclesiali: gli educatori nei salesiani, i capi negli scout e via dicendo. Identificano un ruolo, un compito, nulla di trascendentale...
3) Quale sarebbe l'arcano che si cela dietro "sperimentare" (nel senso di fare esperienza e non di fare un test di laboratorio...!) o "alzarsi"?
4) I bambini non partecipano alle catechesi. Quella frase semmai si riferisce al momento delle Lodi della domenica in famiglia, terminati i salmi e letto il vangelo del giorno, quando il papà li esorta a fare una riflessione su quello che hanno ascoltato.
5) In 15 anni di Cammino quella delle "Tende" intesa come comunità personalmente non l'ho mai sentita... boh...
Caro Live_in_Sicily, il linguaggio del cammino in questo studio tratto da internetica, è classificato come ul linguaggio di una comunità chiusa all'esterno che solo gli appartenenti al gruppo sanno decifrare. Poichè si è spesso parlato del cammino nc come "setta" ecco che anche il linguaggio o gergo neocatecumenale si colloca all'interno di questa struttura sociale. Tengo a precisare che il termine "setta" è da interdersi come gruppo separato dalla maggioranza ( dal lactino "secta"= diviso). Gruppo che ha proprie dinamiche interne e un suo caratteristico linguaggio. Se la cosa ti può interessare ti consiglierei di cercare sul motore di ricerca interno la parola setta così troverai molti articoli sul concetto di setta e il cammino neocatecumenale.
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2 commenti:
Su alcuni termini si potrebbe ancora discutere, quantomeno sul modo di utilizzarli... su altri però mi sembra pretestuoso voler cercare il pelo nell'uovo...
1) Premesso che ovviamente siamo tutti fratelli in Cristo, vorrei far notare che normalmente non ci si rivolge con il termine "fratello" ad un passante o uno sconosciuto che ci prenderebbe per pazzi (qui in Sicilia lo si vedrebbè addirittura come uno sfottò), all'interno della parrocchia spesso si usa il "tu" (se l'interlocutore, l'età o la confidenza lo permettono)... quindi è normale che si finisca per utilizzarlo tra fratelli di comunità o di cammino... poi ci sono le dovute eccezioni come con qualche amico degli scout o del gruppo giovani in parrocchia con il quale ci salutiamo così.
2) Le varie categorie esistono in molte realtà ecclesiali: gli educatori nei salesiani, i capi negli scout e via dicendo. Identificano un ruolo, un compito, nulla di trascendentale...
3) Quale sarebbe l'arcano che si cela dietro "sperimentare" (nel senso di fare esperienza e non di fare un test di laboratorio...!) o "alzarsi"?
4) I bambini non partecipano alle catechesi. Quella frase semmai si riferisce al momento delle Lodi della domenica in famiglia, terminati i salmi e letto il vangelo del giorno, quando il papà li esorta a fare una riflessione su quello che hanno ascoltato.
5) In 15 anni di Cammino quella delle "Tende" intesa come comunità personalmente non l'ho mai sentita... boh...
Caro Live_in_Sicily,
il linguaggio del cammino in questo studio tratto da internetica, è classificato come ul linguaggio di una comunità chiusa all'esterno che solo gli appartenenti al gruppo sanno decifrare. Poichè si è spesso parlato del cammino nc come "setta" ecco che anche il linguaggio o gergo neocatecumenale si colloca all'interno di questa struttura sociale. Tengo a precisare che il termine "setta" è da interdersi come gruppo separato dalla maggioranza ( dal lactino "secta"= diviso). Gruppo che ha proprie dinamiche interne e un suo caratteristico linguaggio. Se la cosa ti può interessare ti consiglierei di cercare sul motore di ricerca interno la parola setta così troverai molti articoli sul concetto di setta e il cammino neocatecumenale.
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