Chiara visse sempre a S. Damiano, nella più assoluta povertà e nella contemplazione. Curò con amore le sue consorelle, lavorò indefessamente, amò Cristo con tutta l'anima.
Morì nel 1253, e fu canonizzata da papa Alessandro IV. Il suo corpo riposa nella Basilica a lei dedicata in Assisi. Chiara… Aveva seguito da lontano l'avventura di Francesco e dei giovani d'Assisi che l'avevano seguito. Tra essi c'era Rufino, un cugino di Chiara. Vivevano alla Porziuncola, vicino a una cappelletta dedicata a Santa Maria degli Angeli. Lavoravano con le loro mani, vivevano di elemosina e si diceva che si prendessero cura dei lebbrosi, presso Rivotorto. Da due anni ormai Chiara ascoltava, col cuore ferito, Francesco predicare la quaresima. L' anno precedente era accaduto nella chiesa di San Giorgio, e quell' anno - il 1210 - addirittura in Cattedrale. Così aveva voluto il vescovo Guido, benché Francesco non fosse neppure prete.
Cominciarono così gli incontri segreti tra Chiara e Francesco. Incontri voluti da ambedue - dice il primo biografo - perché lei era «desiderosa di vedere e di ascoltare quell'uomo nuovo», e lui «colpito dalla vasta fama di una fanciulla così ricca di grazie, non meno desiderava di vederla e di parlarle.., per strappare al mondo quella nobile preda».
Ma aggiunge saggiamente: «entrambi regolano la frequenza dei loro incontri così che l'ardore divino non sia manifesto agli uomini e non ci sia pretesto alle insinuazioni».
Di nascosto, accompagnata dalla più cara amica (quella Bona di Guelfuccio che la giudicava «piena di grazia»), Chiara si recava da Francesco. Le domande di lei non è difficile immaginarie: la ragazza voleva che le parole predicate indistintamente a tutti, Francesco le applicasse proprio a lei, alla sua vita, al suo incontenibile desiderio di Dio.
Le risposte, tramandate da Tommaso da Celano, sono piene di intimo fuoco.
Francesco «sussurra nelle sue orecchie le dolci nozze con Cristo» e Chiara «accetta con cuore ardente ciò che egli le manifesta del buon Gesù». Quando la quaresima si avvicinò alla settimana santa, Francesco decise che era giunto il momento di rompere ogni indugio:
«Era prossima la festa solenne delle palme, quando la fanciulla con cuore ardente si reca dall'uomo di Dio per chiedergli che cosa debba fare e come, ora che vuol cambiare la sua vita. Il padre Francesco le ordina di accostarsi alle palme nel giorno festivo, in mezzo al popolo, ben vestita e adorna, e che la notte seguente, ‘uscendo dall'accampamento' ‘converta la gioia del mondo nel lutto' della passione del Signore. Così la domenica, nella folla delle donne, la fanciulla radiosa di splendore festivo entra in chiesa con le altre». In cattedrale accadde quel giorno un presagio.
Quando giunse il momento in cui le fanciulle nobili dovevano salire all'altare, per ricevere dalle mani del vescovo la palma benedetta, prima della solenne processione, Chiara restò assorta al suo posto, probabilmente perduta dietro quel sogno divino che le riempiva il cuore.
Si vide allora il vescovo discendere i gradini dell'altare, per venire a portare la palma alla fanciulla: agli occhi di tutti, era un atto di paterna affettuosa condiscendenza; ma Chiara capì che Cristo veniva, per mezzo del suo ministro, a sceglierla come Sposa. Successivamente raggiunti i frati in segreto, resisterà virtuosamente agli attacchi dei suoi familiari terreni, pronti a portarla via con la forza: ma ella resistendo valorosamente, affermò che niente e nessuno poteva strapparla dal servizio di Cristo; e alla fine i suoi familiari dinnanzi alla sua fermezza si placarono.
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