sabato 27 marzo 2010
GINO CONTI
La direzione spirituale secondo
Kiko Arguello
Premessa
Per aiutare quanti desiderano conoscere meglio il Cammino neocatecumenale, pubblichiamo gli interrogatori che Kiko fa al termine della convivenza del 2° Scrutinio. Con questa convivenza si concludono i quattro anni di cammino che costituiscono il “pre-catecumenato”. Prima di passare al vero “Catecumenato”, è necessario che gli aspiranti partecipino alla convivenza del 2° Scrutinio che si conclude con l’interrogatorio che Kiko, o i suoi catechisti, farà di tutti i partecipanti desiderosi di proseguire il Cammino.
Per evitare le accuse di “estrapolazione” dei testi kikiani, incapaci di esprimere - si dice - il vero pensiero dell’autore, riportiamo il testo integrale degli interrogatori fatti dallo stesso Kiko. Questi interrogatori sono contenuti negli “Orientamenti alle èquipes dei catechisti per il secondo scrutinio battesimale”: Appendice I. “Alcuni dialoghi di scrutinio” (pag. 167-190). Questo testo riporta, come è scritto nella copertina, gli “appunti tratti dai nastri dei secondi scrutini fatti da Kiko e Carmen ad alcune comunità di Roma, Madrid e Barcellona nel 1977.
La pubblicazione di questo testo – “pro manuscripto” – è stata fatta a cura del Centro Neocatecumenale “Servo di Jahwè” in S. Salvatore. Piazza S. Salvatore in Campo. 00185 Roma. Tel 65.41.589.
Siamo perciò di fronte ai testi ufficiali editi e curati dai dirigenti stessi del Cammino neocatecumenale.
Il 2° Scrutinio si svolge alla fine di una convivenza di tre giorni. Gli interrogatori vengono fatti nelle ore serali e vengono avanti per mesi. “Ogni membro è passato al vaglio da una èquipe di sei catechisti, o da Kiko stesso se è presente, davanti al resto della comunità. L’aspirante catecumeno viene invitato, a sedersi su una sedia al centro della stanza; accanto, sulla destra c’è l’asta con la croce, davanti a lui sta la commissione giudicante e tutt’intorno, in cerchio, il resto della comunità”.
La lettura di questi interrogatori, conosciuti soltanto perché quelli che li hanno riportati erano autorizzati a farlo, riteniamo sia da sola sufficiente a far comprendere meglio finalità, metodi e dottrine del cammino neocatecumenale.
Non aggiungeremo, perciò, nessuna nota di commento. Sono nostre soltanto le sottolineature.
Per comprendere meglio lo svolgimento dello scrutinio e delle domande che durante lo stesso verranno rivolte, riportiamo alcuni pensieri espressi da Kiko.
“Non sapete che nel mondo nessuno vuol essere libero? Per questo ci leghiamo. Per questo un uomo si sposa e magari si cerca una donna più vecchia di lui perché vuole avere una madre. Per questo i partiti politici hanno tanto successo nelle università: perché i giovani hanno il problema di scegliere. Essere uomo significa scegliere liberamente. Ed essi hanno paura di scegliere, perché scegliere significa decidere e decidere significa poter sbagliare. L’uomo ha paura di sbagliare. Per questo se arriva un leader, se vedono qualcuno che decide per loro sono disposti a consegnargli la loro libertà: “Dimmi quel che devo fare, dimmelo tu, decidi tu per me”. È una forma estremamente adolescenziale di vivere la vita.
Il cristianesimo non è così. Per questo anticamente dicevano: “I buoni direttori spirituali sono quelli che non ti dicono nulla. Se tu vai da un direttore spirituale ed egli ti dice cosa devi fare, non è un buon direttore spirituale. Esattamente perché la Chiesa questo lo aveva già scoperto. C’era moltissima gente che cercava un direttore spirituale perché non voleva decidere da sola.
Dice il talmud che chi domanda quello che deve fare non ha capito la legge. Non ha capito lo spirito della legge chi domanda: che cosa devo fare?” (pag. 144).
Precedentemente, a pag. 140, aveva detto: “Io volevo farmi monaco”; ma successivamente: “accettai completamente che il mio direttore spirituale mi dicesse di non farmi monaco”.
Nel 2° scrutinio, al termine del venerdì sera egli dice: “I responsabili delle varie comunità consegnano ai catechisti gli elenchi delle loro comunità perché i catechisti possano formare i gruppi per il questionario della mattina dopo (separare le mogli dai mariti, i figli dai genitori, etc., per avere più libertà nel questionario). (pag 27).
Nel giorno successivo, il sabato, vengono distribuiti i questionari. La mattinata era iniziata con spiegazione delle tentazioni di Gesù nel deserto (Mt. 4,1-11).
Prima tentazione: la tentazione del pane.
Seconda tentazione: la tentazione della storia.
Terza tentazione: la tentazione degli idoli.
“Sulle tre tentazioni “noi abbiamo fatto tre domande”. (pag. 45)
Queste domande si devono fare in una forma personale, individuale. Lo schema è questo: prima rispondere da soli, poi in un piccolo gruppo, e lo scopo è quello di essere un pochino sinceri cioè a guardare meglio interiormente...
..... Dovete conservare le risposte, perché poi su queste sarete scrutati dai vostri catechisti; domani potete anche modificarle o cambiarle, non ha importanza, l’importante è che quando sarete scrutati voi siate sinceri.
L’importante è veramente toccare il fondo di noi stessi in maniera tale che più cercate di fare luce su queste domande più profondamente sarà illuminata la vostra realtà. Infatti abbiamo dentro di noi molte tane con molti demoni accovacciati, che stanno nascosti. In questa convivenza sono tutti impauriti, buoni, zitti lì dentro i buchi; con la Parola, con i canti, con il Vangelo li abbiamo ammutoliti, li abbiamo resi inoperanti e oggi sono come se non esistessero aspettando che finisca la convivenza e tu dimentichi completamente questo per dire: “Ma che fai? Non vedi che sono tutte parole, non vedi che ti stanno fregando, ti vengono odii, ti vengono rancori e la tua vita comincia già ad essere un inferno, la poca pace che portavi dentro quando sei arrivato qua cominci a non averla più...
Scrivete il questionario. Ogni tentazione l’abbiamo divisa in tre punti:
a) – Prima del cammino
b) – Durante il cammino
c) – Oggi.
Adesso vi leggeremo le tre domande del questionario perché tutti le possiate copiare.
Questo questionario è importantissimo. Su queste domande lavorerete questo pomeriggio e su di esse sarete scrutinati uno ad uno, davanti a tutti durante questo scrutinio. Dovete scrivere le risposte bene, perchè quando sarete scrutati dovrete leggere le risposte” (pag. 46).
QUESTIONARIO
(pag. 47)
1a tentazione del pane
a) – Prima della catechesi dove mettevi la tua sicurezza? Dì fatti concreti.
b) – Durante il cammino hai sperimentato un cambiamento di direzione? Dì fatti concreti.
c) – Oggi, in quali cose concrete ancora metti la tua sicurezza?
Luca 12, 13-40
2a tentazione; del tentare Dio – della storia
a) – Prima della catechesi quali fatti concreti non accettavi della tua realtà di vita?
b) – Hai sperimentato durante questo cammino un cambiamento? In che cosa? Dì fatti concreti.
c) – Oggi, concretamente, ancora che cosa non accetti della tua vita o ti risulta difficile capire?
Matteo 16, 24-26
Luca 14, 25-35
Giovanni 3, 8 ss,
Giovanni 12, 24-28
3a tentazione sugli idoli
a) - Enumera gli idoli del mondo di oggi. Prima della catechesi sei stato loro schiavo?
b) - Durante questo cammino hai sperimentato qualche vittoria di Gesù Cristo su questi idoli? Dì fatti concreti.
c) - Oggi, concretamente, di quali idoli sei ancora schiavo?
Luca 16, 10-15
Luca 18, 24-28
Spiegazione sul modo di lavorare sul questionario (pag. 48).
Allora fratelli, dopo pranzo rispondete nella vostra camera da soli, senza leggere il Vangelo. Dopo vi riunirete in èquipes e ciascuno, senza discutere nulla dei fratelli, rispettandovi molto, confrontate un poco le risposte. L’èquipe è un aiuto, non c’è segretario, responsabile: è un aiuto dai fratelli affinchè tu risponda meglio. Dopo si fa l’Eucarestia e poi si cena.
È molto importante rispondere a questo questionario con totale sincerità. Sarete scrutati non da uno qualunque ma dallo stesso Gesù Cristo che è presente nella sua Chiesa e che oggi ci scruta e ci aiuta. Questo scrutinio ha lo scopo di aiutarci, non di condannarci. È per fare conoscere meglio la vostra realtà. Pertanto molta sincerità.
Per prima cosa vi daremo un tempo perchè possiate rispondere individualmente, da soli. Vi mettete in preghiera e poi scrivete le vostre risposte, ad una ad una, senza leggere alcun brano del Vangelo. Le risposte scritte: non tralasciate nulla per dopo, per improvvisare. Rispondete spontaneamente.
Dopo aver lavorato individualmente vi riunirete in gruppi di 5 o 6, che ora leggeremo. In questo gruppo non c’è nessun segretario né qualcuno che deve fare un riassunto. Lo scopo di questo gruppo è di aiutarvi a pregare, a leggere il Vangelo, e a rispondere più concretamente, dialogando sulle risposte che avrete dato.
Questo vi aiuterà ad approfondire le risposte, non a controbattere. Leggete la prima domanda e uno dopo l’altro rispondete. Se vedete che un fratello risponde superficialmente che vi sembra che non va, gli potete fare delle domande, dialogando in gruppo, non per scrutarvi uno all’altro né per arrivare ad una conclusione, ma per aiutarvi uno all’altro confrontandovi e ripensando più profondamente le risposte. Il gruppo aiuterà a non ingannarsi, ad essere più sinceri, a rispondere più nella verità. Le èquipes le abbiamo mescolate, separando le coppie e i familiari, perché possiate essere completamente sinceri nel parlare di sesso, di denaro, ecc., ed essere molto onesti di fronte a Gesù Cristo e ai fratelli della comunità. Così facendo potrai andare correggendo le risposte che hai dato; perché hai visto che il fratello ti ha aiutato, perché alcune volte ti sei ingannato. Questo lavoro in èquipes è un momento di riflessione su queste tre tentazioni e la Parola vi aiuterà ad illuminarle.
Dopo aver letto tutte le risposte alla prima tentazione e aver commentato, leggete la Parola di Dio. Lo potete fare in piedi per stare più attenti. Dopo passate alla seconda tentazione e poi alla terza.
(Pag. 49) Ora leggo le èquipes. I membri di ogni èquipe vi vedete fuori un momento per accordarvi sul luogo dove vi incontrerete. Da adesso e fino al momento del pranzo lavorerete individualmente. Dopo mangiato ed un tempo di riposo vi riunite per lavorare in èquipe. Dopo celebreremo l’Eucarestia e infine la cena. Vi ripeto l’importanza di lavorare seriamente sopra questo questionario perchè su di esso sarete scrutati nei giorni seguenti.
ALCUNI DIALOGHI DI SCRUTINIO
(pag. 159)
I
Kiko: Prima del cammino catecumenale, in che cosa mettevi la tua sicurezza?
– X. : Io mettevo la mia sicurezza nella mia posizione, in un preteso prestigio. Ero un uomo che voleva distinguersi molto. Nella personalità, nell’amicizia, nel denaro, nel conseguire una posizione sociale il più alto possibile; in qualche colpo di fortuna che mi permettesse di occupare il posto cui credevo avere diritto. In tutto, nel sesso, in qualsiasi cosa.
Kiko: Cioè, fondamentalmente tu mettevi la tua sicurezza nel prestigio, nel denaro, nel poter trovare nella vita il posto che volevi per te. Hai visto un cambio di direzione nel cammino?
– X.: Sì, In questi anni Dio si è incaricato di farmi fallire e di pormi nella verità, mi ha mostrato che sono solo un codardo che cerca se stesso in tutto. Un vanitoso, un sempliciotto; che sono un imbecille che si crede furbo, che sono insicuro per natura. Però benedico Dio perché questa illuminazione mi sta avvicinando all’amore.
Kiko: Oggi, in quali cose metti ancora la tua sicurezza?
– X.: Oggi ho scoperto un’opera molto profonda e molto dolorosa che Dio sta facendo in me, che nel fondo continuo a credere che la vita mi viene dal denaro; me l’ha fatto vedere nel fatto che non sopporto di avere debiti.
Non accetto, nella professione, di dovermi lasciare aiutare economicamente. Cioè la mia vita continua ad essere nel denaro come cosa molto importante.
Kiko: Seconda tentazione: prima del cammino che cosa non accettavi della tua vita?
– X.: Non accettavo la incultura di mia madre, la povertà e la poco energia di mio padre. Mio padre lo sto scoprendo nel cammino. Non accettavo l’ingiustizia sociale, perché mi credevo giusto, anche se mi sapevo ladro. Non accettavo il peccato di mia moglie né dei miei figli. Non accettavo di non occupare un posto migliore nella vita. Non accettavo che qualcuno mi comandasse, benchè fingessi di obbedire. Non accettavo di essere un uomo debole. Mi coprivo col cinismo e l’ipocrisia, se non incontravo in casa ciò che volevo, lo cercavo fuori.
Kiko: Ho visto un cambiamento di direzione nel cammino?
– X.: Ho visto chiaramente che io sono un blasfemo che ho sempre cercato la mia vita. Che non posso amare in Gesù. Che ho traumatizzato i miei figli. Che mai sono stato giusto con alcuno. Giudico tutti. Tutto è sempre stato in funzione mia. Sono un uomo che si cerca in tutto. Non ho mai accettato di essere dominato da mia moglie e costantemente sono stato in ribellione di fronte agli avvenimenti che Dio mi ha posto, in quanto non erano conformi al mio gusto. Che ho invidia del coraggio di mia moglie e la giudico costantemente.
Kiko: Ancora oggi ti riesce difficile capire che cosa, cosa non accetti?
– X.: La catechesi di questa mattina mi ha illuminato molto perché ho visto che era verità il fariseismo che c’è in me. Io pure carico gli altri di pesi che non posso portare, filtro il moscerino ed ingoio il cammello. Sono un fariseo che si sforza nel compiere la legge e mi ribello di fronte alla mia impotenza. Benché abbia esperimentato la gratuità non la posso accettare perché non è sparito da me il moralismo. Pure ho scoperto che esigo da Dio che mi faccia cristiano come se io avessi qualche diritto. Ho scoperto pure che non posso pregare quando voglio e questo mi ha fatto ribellare molte volte. Sono un superbo che deve sedersi tutti i giorni nel trono di Dio. In definitiva passo il giorno esigendo da Dio che mi cambi perché la croce mi scandalizza. Solamente quando son potuto entrare nel tempo di Dio – e questo è successo poco tempo fa, allo Shemà – ho visto quanto sia ridicolo tutto questo; cioè che io ho problemi che ingrandisco, che mi distruggono e mi ammazzano. Che sono un comodo e un pigro. Cerco una vita che non è quella che Dio mi pone davanti.
Kiko: Terza tentazione: gli idoli del mondo. Per te quali sono? Enumerali.
– X.: Denaro, titoli, sesso, prestigio, potere, famiglia, salute, l’età, la razza...
Kiko: Tu sei stato schiavo di questi idoli, prima del cammino?
– X.: Di tutti assolutamente.
Kiko: Hai esperimentato qualche vittoria concreta che puoi spiegare come dovuta a questo cammino, sopra qualcuno di questi idoli?
– X.: Solamente riguardo al sesso. Senza alcuno sforzo il Signore mi ha permesso di guardare le donne come sorelle, con occhi limpidi, ed è sparita o si è camuffata, non lo so perché nel fondo sono lo stesso, la mia ossessione sessuale. Lo sto scoprendo oggi, domani non lo so.
Kiko: Ancora oggi di quale idolo ti senti schiavo?
– X.: Bene, eccetto il sesso, per la misericordia di Dio, di tutti gli altri.
Kiko: (domanda alla moglie) Vediamo un pò, io vorrei chiederti, davanti a tutti i fratelli, qui pubblicamente, se tu credi una cosa sola: se tuo marito ha avuto veramente un principio di conversione, grazie al cristianesimo. Se sta cambiando di mentalità. E tu, siccome hai visto il suo comportamento in casa, puoi testimoniarlo. Se hai prove e fatti di che tuo marito, grazie all’incontro con Gesù Cristo che ha avuto in questo cammino, ha reazioni diverse che prima non avrebbe avuto.
– X.: Sì.
Kiko.: Puoi sederti. (Chiede adesso al presbitero della comunità).
– P.: Io conosco X dall’anno 70 e posso testimoniare che è un altro differente, completamente cambiato.
Kiko: Un momento. Tu come presbitero puoi testimoniare... Primo, ha fatto il cammino nella sua parte tecnica, ha fatto i temi, è venuto alla comunità?
– P.: Sì.
Kiko: Indipendentemente da questo. Tu come presbitero, e che lo conoscevi da prima, puoi dire che c’è stato un cambiamento in lui, un principio di conversione?
– P.: Assolutamente.
Kiko: Puoi sederti. Adesso voglio sapere dalla comunità, sinceramente, se qualcuno di voi conosce un fatto che sia cristiano, che vada a suo favore, o alcun fatto che non sia cristiano, che sia scandaloso, che possiate dire negativo, se qualcuno crede di poter dire qualche cosa, potete dirla.
– C.: Credo che in suo favore...
Kiko: No, nulla di giudizi, che sembrano a te. Fatti.
– C.: Le difficoltà che ha avuto molto gravi per infermità nella sua famiglia, come ha potuto superarle.
Kiko: Tu ti sei provato con il denaro?
– X.: Credevo di sì, ma ho visto che no perché quello che ho fatto è stato in qualche modo per giustificarmi, mi costruiva molto, ma non mi serviva a benedire Dio perché cercavo me stesso, se potevo dare qualcosa mi sentivo molto orgoglioso.
Kiko: Vediamo: in questo momento tu vuoi entrare nel catecumenato?
– X.: Sì.
Kiko: Il Signore sta per fare con te un’alleanza. Si chiama l’Alleanza del sale. In questa alleanza il Signore si impegna, giura per il sangue di suo Figlio Gesù Cristo di introdurti nella Terra Promessa, cioè di farti cristiano.
Non sulle tue forze, ma sulle sue proprie forze. Ma perché il Signore possa agire ha bisogno solamente di una coda; che tu sia d’accordo che distrugga gli idoli nei quali ti eri appoggiato fino ad oggi. Perché il Signore ti rispetta, è un cavaliere e non può operare in noi se noi non lo lasciamo. Perché egli possa operare, prima di entrare a conquistare la Terra Promessa con Giosué – lo abbiamo visto nello Shemà – il Signore chiede che lo si abbia come unico Dio per fare un’alleanza con loro. Dopo si incaricherà Lui perché vincano tutti i loro nemici. Tu hai una serie di nemici, che sono l’ira, la lussuria, i sette peccati capitali, le sette nazioni che ci dominano e il Signore te li distruggerà. Quando Egli ti dica: “Adesso puoi attaccare”. Prima non potevi. Quando Egli ti dica: “All’anatema”, tu non tirarti indietro, non aver compassione di loro. Vedrai che io ti dò la forza e senza alcuno sforzo potrai vincere questi nemici. Perché questo si realizzi in te, perché Egli possa agire in te e distruggere il corpo di peccato che ti ha portato ad appoggiarti al denaro, nella tua idea moralista, nel sesso, nella tua giustizia..., hai bisogno di essere aiutato. Io vedo qui una cosa con rispetto alla tua famiglia. Secondo quello che abbiamo visto questa mattina, ti senti capace di odiare tua moglie e tua madre?
– X.: Sì.
Kiko: Tu hai dietro di te tutta questa situazione che hai raccontato un pò di tua madre e di tuo padre che vorresti fossero stati diversi... Non accetti la realtà in cui Dio ti ha posto. È molto importante l’accettare la storia che Dio ci dà. Chi si ribella contro la sua storia si ribella contro Dio che in definitiva è l’Autore della storia o perlomeno l’ha permessa. In questi momenti il Signore ti chiede che tu lo faccia l’Unico Dio. Che tu sia disposto ad odiare tuo padre, tua madre, te stesso, il concetto che hai di te stesso. Perché se sei sempre fuggito da ciò che ti abbassava socialmente, perche tua madre credeva che una condizione sociale più alta perché tu ti sei sempre creduto non so chi, per qualsiasi motivo, se non hai accettato questo, se sempre hai cercato te stesso, come puoi seguire Gesù che è il Servo di Jahwè, che sarà considerato sulla terra come uno straccio sporco, colui che si prende gli schiaffi di tutti, nella società in cui ti trovi, nel lavoro... Non potresti.
Bene, tu ti senti oggi capace di rinunciare a Satana che per la paura che hai della morte ti ha portato ad appoggiarti nel prestigio, nel denaro, nel sesso, ecc? Rinunceresti ai falsi idoli del mondo e davanti a tutti proclameresti che l’unica cosa che credi veramente, nella quale tu puoi ottenere la vita eterna, è la Roccia in...
– X.: Nel nome di Gesù, sì.
Kiko: Allora devi dare un segno. Un segno che deve essere con Dio, in segreto, di denaro, che esprima realmente questo gesto. Voi rinuncerete pubblicamente a Satana, come dicono i Padri della Chiesa, come se stesse presente. Vi alzerete pubblicamente nel Rito dicendo: “Io, tizio, rinuncio a te Satana, che per il timore che ho della morte mi hai ingannato sempre in modo che io mi appoggi nell’affetto, nel denaro, nel sesso, nel prestigio, e mi hai obbligato sempre a scappare dalla croce, mi hai detto che Dio non mi amava, mi hai ingannato con...”.
Così direte con il braccio disteso e indicando Satana. “E io oggi, tizio, pubblicamente, davanti a tanti testimoni, e solennemente, rinnuncio al potere che hai avuto su di me e mi accosto alla Chiesa e lo esprimo con questo segno”. Allora chiederete alla Chiesa – in ginocchio e con le mani stese, di poter entrare nel catecumenato. Siccome voi con la vostra libertà avete rinunciato a Satana, la Chiesa ha il potere di esorcizzarvi. I riti non sono magici. Cristo non può espellere da voi il male, se voi credete che il male è un bene e siete d’accordo con esso. Dopo di questo il presbitero dirà: “Spirito del male, nel nome di Gesù di Nazaret, esci da questa creatura e lascia il posto allo Spirito Santo Paraclito”. Quindi invocherà lo Spirito Santo che discenda sopra di te e avrai lo Spirito Santo che comincerà a farti poco a poco un tempio di Dio.
Una cosa voglio dire: nessuno si fa cristiano una volta per sempre, non pensate che dopo questo scrutinio già è finito, già non pecchi più. Attenzione, eh! Sempre il cristiano vive nella precarietà, in combattimento costante. Precarietà significa che non si può essere un borghese né un ricco spirituale: “Già abbiamo assicurato il cielo, già siamo nel cielo”. Mai! In quanto camminiamo, mai! Sempre saremo cristiani che vivono nella precarietà quotidiana. Che ogni giorno può rovesciarsi tutto, ogni giorno possiamo scacciare a pedate lo Spirito Santo. Per questa ragione dice il Vangelo che quando lo Spirito maligno esce da noi, se ne va al deserto e siccome non gli piace stare nel deserto, prende con sé altri sette demoni peggiori di lui e tenta di entrare nella casa, e trovandola vuota e ben adorna vi entra dentro e lo stato che segue è peggiore di quello anteriore. Che vuol dire questo? Questo non si capisce, non è vero? Bene, ma io ve lo spiego molto bene, sono qui per questo, per spiegarvi.
L’accento di questa parabola sta nel “vuota”. Mai la Chiesa ha espulso nessun demonio dal corpo dell’uomo senza riempire il corpo in questo momento di Dio, dello Spirito Santo. Quando il demonio tenta di entrare, se trova la casa “piena” dello Spirito Santo non può entrare. Anche se viene con cinquemila demoni. Ma se la trova “vuota”, perché lo Spirito Santo se n’è andato, e se n’è andato perche l’hai scacciato...
Lo Spirito Santo è un pò come una damigella, è molto gentile, si contrista rapidamente. Si trova dentro di te, ma se tu la obblighi a fare qualcosa che gli ripugna se ne va, non collabora con te. Capite? Se ne andò. E adesso viene il demonio e trova la casa vuota ed entra rapidamente perché Gesù Cristo non c’è. E questo può succedere. Vi sarà successo già nel primo scrutinio, non è vero? E vi succederà forse dopo. Bene, voi darete un segno, serio, in segreto, tra Gesù Cristo e voi. Questo denaro assolutamente si darà ai poveri. Le altre comunità prima di voi che sono di gente molto povera – perché i ricchi non li abbiamo lasciati entrare – hanno dato 2 milioni di pesetas. Questi due milioni di pesetas (= 20 milioni di lire) si consegneranno assolutamente ai poveri delle parrocchie. Ciascun responsabile, con la parte della sua parrocchia, visiterà i poveri della medesima e si darà alle famiglie bisognose in nome della parrocchia e non a nome delle comunità. I poveri della città sono i primi che beneficiano della poca conversione che incomincia ad esserci tra di voi.
Non c’è bisogno che andiate a dire a quelli dell’impegno, che già noi ci impegnamo con i poveri, perchè è inutile, non lo comprenderebbero.
È importante per voi, in questo momento, che questo segno sia un fatto chiaro ed inoltre che vi facciate un tesoro nel cielo, perché questo denaro che state per dare si pone in cielo e nessuno lo può toccare più, anche se ve ne andate dal cammino, anche se ve ne andate fuori, anche se cadrete in mille peccati, questo denaro intercede per voi, stà lì aiutandovi, vi aiuterà in alcuni momenti. Sta intercedendo per voi. E inoltre questo denaro che si trova messo lì, sarà restituito al cento per uno su questa terra. Magari non immediatamente, ma vi sarà restituito. In modo che nessuno possa dire: “Un momento, io ti ho dato un milione e non mi hai dato cento milioni sulla terra”. Ti assicuro che il Signore ti darà cento milioni. Pensate una cosa: forse mai più il Signore ti dirà che tu venda i tuoi beni, e l’idiota che sei stato che, giunto il momento in cui il Signore ti offriva un affare al cento per uno, non l’hai fatto.
Come questo racconto di R. Tagore, di un povero vagabondo che andava ehiedendo l’elemosina per le strade e una signora in un momento di carestia tremenda, di fame, gli diede un pugno di frumento. Andava entusiasta perché aveva una fame pazza, e andava verso casa per farsi un pò di farina e alcuni pani. Era una ricchezza immensa nel tempo di carestia, quello che la pia signora gli aveva dato, perché normalmente in questo tempo non gli davano nulla. E quando andava contento correndo verso casa passò la carrozza del re che ordinò di fermare la carrozza e un soldato lo chiamò. Aprendo la porta il re gli disse: “Che cosa porti gelosamente nel sacco? Dammi quello che porti lì dentro”.
Ed egli, atterrito di fronte al re che era tanto ricco, mise la mano nel sacco e tirò fuori un grano di frumento e glielo diede. Il re guardò il grano, vide che era frumento e ordinò di proseguire. Quando arrivò a casa sua, il vagabondo rovesciò il sacco sopra la tavola e aveva un grano d’oro. E disse: “Imbecille che sono stato, se avessi dato tutto il sacco oggi sarei ricco per sempre”. E da allora mai più gli si chiese lo stesso, né si ripeterà questo momento.
Questo sembra un racconto indù, invece non è nessun racconto indù perchè si trova nella Scrittura. In un momento di carestia tremenda in cui la gente stava morendo di fame, una vedova di Sarepta di Sidone che ha un figlio e le restava solamente un poco di farina, un figlio unico e piccolino... E vedendo la fame che aveva pensò: “è finita, non ne posso più con questa fame e questa miseria; farò una pagnotta e mio figlio e io mangeremo, ci sazieremo e moriremo”. Avendo detto questo, il profeta Eliseo è inviato da Dio a questa vedova. Eliseo dice a questa vedova: “Dammi da mangiare”. Pensate quanto sia importante per questa vedova il figlio, e solo ha questo pane. Potrebbe dire: “Prima il mio piccolino che sta morendo ed ha solo questo pane”. “Dammi da mangiare”, e la vedova fu capace di dare da mangiare a un pidocchioso profeta, ad un pazzo, come li chiamavano. Dio, come il re, venne a chiederle, e quella vedova fu capace di dargli il pane. E il profeta le disse: “Che mai più manchi dalla tua giara la farina né l’olio”. Detto e fatto. Le giare si riempirono di farina e di olio.
Negli Atti degli Apostoli vediamo come i cristiani vendevano tutto quello che possedevano, i campi. E questo è messo nel Vangelo perchè sappiate che i primi cristiani davano molto. Tanta era la fama dei cristiani, dei milioni che davano, che i pagani quando vennero sapete che torturarono i diaconi perchè consegnassero loro i tesori della Chiesa. Il diacono Lorenzo prima che lo torturassero disse: “Io ti porterò ai tesori”.
Lo condusse ad un lebbrosario e indicando i lebbrosi disse: “Questi sono i tesori della Chiesa”. Perché la Chiesa manteneva i poveri. Facevano opere immense. Se non fosse così, non ci sarebbe nel Vangelo una catechesi tanto forte sulla vendita dei beni. E già gli Atti degli Apostoli parlano del fatto che vendevano i campi e depositavano la vendita ai piedi degli Apostoli, come segno che lo davano ai poveri. Avevano i loro diaconi, come noi faremo con voi, vogliamo elevare al diaconato i responsabili delle vostre comunità ed essi si incaricheranno di fare questo servizio. Bene, allora gli Apostoli erano ammirati di quanto davano, Gesù dice loro: “Siete ammirati di questo, guardate invece quella povera vedova che ha appena consegnato più di tutti quelli, perché non ha dato del superfluo. Questa donna ha dato esattamente tutto quello che aveva per vivere”.
Questo è uno scandalo. Come possiamo dare quello che abbiamo per vivere? Allora noi moriamo di fame. Ma Gesù sa che il denaro è simbolo dell’Io. Questa vedova, dando al Signore tutto quello che aveva, ha dato il simbolo del suo essere più profondo, del suo affetto, ha offerto se stessa, si è data totalmente. Perché non potete servire a Dio e al denaro. Un’altra cosa che vi debbo dire è che a partire da questo momento tutti i responsabili cessano. Perché stiamo per entrare in una nuova tappa del cammino catecumenale. Non continuano gli stessi responsabili e ci saranno nuove elezioni. E i catechisti pure, alcuni saranno confermati ed altri no. È terminata una tappa del cammino ed entriamo in un’altra tappa nuova. Si farà tutto nuovo. Perfino i temi. Adesso entriamo in una liturgia di tipo diverso, di tipo familiare. Entriamo seriamente in una fase del cammino molto più importante.
Io non vi dirò adesso quelli che passeranno al catecumenato o no. L’ultimo giorno lo diremo.
Quelli che non passerete avrete un tempo in più di aiuto, spero che non vi ribelliate, passerete alla comunità seguente e starete ascoltando la Parola di Dio per sei mesi. Dopo di questi sei mesi se il Signore vi ha aiutati vi si inviterà di nuovo a passare alla vostra comunità.
(Kiko parla nuovamente a X: “Se vuoi passare al catecumenato pensa un segno in denaro che esprime il tuo io. Che tu offri a Gesù Cristo perché faccia in te la sua opera. Puoi sederti”.)
II
(pag. 174)
(Dopo pranzo chiama un’altra persona. Sono le 4 del pomeriggio).
Kiko: Prima del cammino catecumenale dove ponevi la tua sicurezza?
– Y.: La ponevo nel denaro, nel dare una buona impressione di me stessa, nell’essere buona, nel compiere la legge.
Kiko: Dopo il cammino catecumenale hai visto un cambio di direzione?
– Y.: Sì, ho visto l’impossibilità di amare e di compiere la legge. Ho visto pure che dò meno importanza al denaro, che non mi importa che mio marito non lavori. Che accetto meglio i miei peccati. Ho visto che accetto meglio le persone, in un caso concreto quando un fratello mi disse che io non contavo per nulla, che il responsabile era mio marito e che io me ne andassi a casa. E io, con il mio temperamento, sarebbe stato una cosa che mai avrei tollerato, e invece l’accettai e non gli serbo rancore. Vedo in questo un’azione di Dio.
Kiko: Dopo chiederò a lui. Ancora oggi in che cosa metti la tua sicurezza?
–Y.: Io credo che la mia sicurezza la metto nell’affetto di mio marito, che non si arrabbi e non rompa la pace familiare. Anche nei miei figli nell’evitare le arrabbiature di loro con il padre. Metto pure la sicurezza in qualche aspetto del cammino catecumenale.
Kiko: Prima del cammino catecumenale che cosa non accettavi della tua vita?
– Y.: Non accettavo di aver poco denaro, il fare la ridicola, l’essere donna. Non accettavo il mio temperamento. Il manifestare sempre le mie impressioni e le mie opinioni.
Kiko: Tu hai sperimentato nel cammino un cambio di direzione?
– Y.: Sì. Perché già accetto meglio l’essere donna. Lo stare sotto gli altri e il manifestare una opinione anche se dà fastidio agli altri.
Kiko: Oggi concretamente che cosa è quello che non accetti o che ti è più difficile comprendere della tua vita di oggi? Sinceramente.
– Y.: Mio marito, perchè c’è una parte di mio marito che non accetto. Io sono secondo la mia legge, e quando egli esce dal mio schema non l’accetto. Lo stesso con le mie figlie, voglio condurre la loro vita. Tanto meno accetto che Dio non voglia togliermi il peccato ora, e continui a lasciarmi peccare. Pure non accetto le discordie familiari. Accetto molto male i fratelli che vanno nel cammino a metà, che non entrano nel cammino catecumenale.
Kiko: Gli idoli di questo mondo per te.
– Y.: Denaro, potere, bellezza, sapere, sport, sesso, fumo, viaggi, famiglia, divertimenti. Di questi io trovo che sono statti i miei idoli: il denaro, il potere, i viaggi e la famiglia.
Kiko: Oggi di che idoli ti senti schiava?
– Y.: Mi sento schiava in primo luogo della famiglia in un aspetto...
Kiko: Famiglia in che senso?
– Y.: Delle mie figlie, di mio marito. Più di mio marito che delle mie figlie. Infatti con queste mi sento un pò più libera.
Kiko: Le tue figlie in che senso ti schiavizzano?
– Y.: Perché non sono come io voglio che siano, perché non compiono la legge che io le impongo. Ho scoperto pure che io non posso dare loro la felicità e questo mi stimola un poco.
Kiko: Di tuo marito in che senso?
– Y.: Perché lo vedo un poco imbranato, un pò cattivo e non accetto che sia malato e che muoia. Ho paura di restare sola.
Kiko: Perchè hai paura di restare sola?
– Y.: Perché io sono figlia unica e sono nata dopo la morte di mio padre e non ho avuto fratelli Per questo mi rifugio in mio marito.
Kiko: Gli idoli che ancora ti restano quali hai detto che erano?
–Y.: La mia famiglia. Il denaro che non mi importa troppo fino a che non manchi alle mie figlie. Se manca loro, allora mi ribello. Dell’opinione di me stessa un pò meno, benché suppongo che mi rimanga abbastanza. Del sapere pure mi sembra che sono un pò liberata. Quello che più mi rimane è di trovarmi sola, cioè, mio marito e le mie figlie.
Kiko: Vediamo. Tuo marito (chiede al marito). Tu sinceramente hai visto attraverso il cammino catecumenale un cambiamento in tua moglie, serio, grande?
– m.: Sì. Nelle sue attitudini c’è qualcosa che la spinge, che è superiore a lei; si nota che ha fede.
Kiko: In che cosa noti tu che ha fede? in che fatti?
– m.: Semplicemente, nel fatto che non le importi del denaro. In ciò che ha detto delle figlie. Adesso una di loro vuole andare itinerante e ne è contenta. Lei stessa fu che volle andare itinarante. Inoltre la vedo molto dedicata all’orazione. Le piace mettersi in orazione, va alla Parola con desiderio.
Kiko: Ma con te cade? Sinceramente. Ti sta ascoltando il Signore.
– m.: Beh, in alcune cose sì ed in altre no.
(Kiko chiede al fratello con il quale ebbe lo scontro).
Kiko: Tu avvertisti che non restava in lei risentimento? Questo lo credeva lei, però tu nel fondo notavi che c’era qualche cosa? Sinceramente.
– Fr.: Io sinceramente penso che dopo la celebrazione della Pasqua non restò nulla.
(Chiede alle figlie).
Kiko.: Dentro le tue possibilità, perché forse ti sbagli essendo condizionata dalla situazione familiare, tu hai visto in tua madre nel cammino catecumenale un cambiamento dentro la comunità, in modo che tu hai detto che si nota che sta nella comunità, o no?
Prima figlia: Io penso che ha cambiato perché prima ci stava sgridando ad ogni momento, discuteva con mio padre,, e adesso discute moltissimo meno.
Kiko: Tu questo lo attribuisci alla comunità?
Prima figlia: Sì.
Kiko: Siediti. L’altra. Sinceramente, tu puoi dire che in tua madre hai visto un cambiamento attraverso la comunità?
Seconda figlia: Sì.
Kiko: In quali fatti concreti?
Seconda figlia: Io credo che adesso si trovi più libera da ciò che dice la gente e da quello che facciamo noi. Adesso è più libera.
Kiko: Tu hai visto che era molto legata a questo prima?
Seconda figlia: Sì.
Kiko: Puoi sederti. L’altra sorella. Tu hai visto un fatto in cui tu possa apprezzare un principio di conversione in tua madre?
Terza figlia: Sì. A me mi accetta molto di più.
(Chiede alla comunità).
Kiko: Della comunità volete dire qualche cosa di più? Conoscete qualche fatto positivo o negativo?
– C.: Io ne conosco uno che non successe con nessuno della comunità; una volta stavamo facendo merenda e, alla fine, si mise a scopare la stanza. E la padrona della sala che era stata domestica quando lei era piccola disse che le pareva impossibile vederla scopare avendola conosciuta prima, che se non l’avesse visto non l’avrebbe creduto. E io vidi che quella signora aveva visto qualcosa di buono in lei.
Kiko: Questa signora aveva visto qualcosa di buono. Tu hai visto qualche volta qualcosa di buono? Tu.
– C.: Molte cose, sì. Sapendo che è molto superba e che nella sua infanzia è stata molto coccolata, la vedo adesso a disposizione degli altri e credo che sia un cambiamento.
Kiko: Puoi sederti. Vediamo un pò, a me pare che l’idolo più grosso che hai, ti dico sinceramente quello che ho pensato, sei tu stessa. Questo che hai detto che non accetti di essere donna è molto importante. E la solitudine, questa caratteristica che tu hai di solitudine, è che nel fondo vuoi essere indipendente, forse, Se no, non penseresti tanto a queste cose. Ti piace essere indipendente e comandare, condurre tutto tu stessa.
– Y.: Sì, sì, d’accordo;
Kiko.: Sei d’accordo? Allora facilmente puoi cercarti nell’essere itinerante, cercarti in tutto, perché trovi una forma di indipendenza, di femminismo, perché mai hai sopportato che ti si tenga sotto e hai dovuto sopportare e vivere con tuo marito. E puoi usare questo come un mezzo per essere tu, per autoaffermarti, in definitiva. Cioè per scappare dall’atteggiamento del Servo che in fondo mai nella tua vita hai accettato, e se l’hai dovuto accettare è per la condizione spagnola della donna, che è veramente catastrofica. Bene, tutto questo va molto bene; ma qui l’importante è che appaia Gesù Cristo nella tua vita, perché nella nuova condizione umana non c’è né uomo né donna, né greco né scita, né schiavo né libero; c’è una creatura nuova. Tu vuoi passare al catecumenato?
– Y.: Sì.
Kiko: Il Signore sta per fare con te un’alleanza. Sei disposta a dare un segno nel quale tu rinunci agli idoli? Anche il cammino come idolo. Cioè, sei disposta a lasciare l’itineranza? E che tuo marito si metta a lavorare. Lasciarti guidare in casa.
– Y.: Sì, totalmente.
Kiko: Veramente? Ti interessa il cammino?
– Y.: Sì, Sì, cioè mi interessa fare quello che tu dica.
Kiko: Allora pensa un segno in soldi che esprima che tu accetti che il Signore ti conduca dove Egli voglia, senza che tu strumentalizzi il cammino per affermare in fondo te stessa. Puoi sederti.
III
(pag. 177)
(Chiama un altro).
Kiko: Prima tentazione. Prima del cammino, dove cercavi la tua sicurezza?
– Z.: Io credo in tutto, perché io ho avuto una vita molto intensa. Questo è quello che io penso, non so...
Kiko: Non ti preoccupare della comunità, tu rispondi davanti a noi, non ti preoccupare della comunità, quello che può pensare o no. Preoccupati di me.
– Z.: Però nulla mi aveva dato la felicità. Non avevo ottenuto mai nulla. Dopo grandi disillusioni ero giunto ad essere un misantropo. Io credo di esserlo ancora. E a non porre la mia sicurezza in nulla. Ho passato la vita cercando la felicità, nell’amore, nel lavoro, nel prestigio, nel denaro. Non l’ho incontrata in nulla. E mi sono chiesto molte volte se Dio esisteva. Nel fondo questo sentimento, il credere in un Dio misericordioso, manteneva la mia esistenza senza arri..........
Kiko: Durante il cammino hai cambiato di direzione?
– Z.: Io credo di sì, ho sperimentato un cambio di direzione. Dopo le catechesi e il cammino, credo che è rinata in me la speranza. Accetto molto meglio i problemi familiari. E tra questi c’è, naturalmente, la questione economica, il denaro. Nella mia casa c’è una lotta tra due generazioni antagoniste, che è stato un grande tormento per me e continua ad esserlo. Da una parte (ieri ridevamo molto quando Kiko parlava della suocera, e questo è vero) il matriarcato di mia suocera e dall’altra la libertà dei miei figli. La schiavitù di mia moglie, persa totalmente, senza libertà di fronte a sua madre, che ha migliorato molto ultimamente. E i problemi professionali che sono alla mercé degli altri che mi circondano.
Kiko: Un momento. Tu hai detto che prima del cammino cercavi la tua sicurezza nell’amore, lavoro, prestigio e denaro. Però senza raggiungerla. Avevi una grande disperazione. Il cammino ti ha fatto rinascere questa speranza nonostante i conflitti familiari, dei quali ci hai dato una pennellata. Molto bene.
– Z.: ...Ho masticato molto.
Kiko: Molto bene. Hai masticato molto e questo fa sì che non ti perda in questo mare di lotta interna. Molto bene. Avanti. Oggi in che cosa cerchi ancora la tua sicurezza?
– Z.: Io credo che ancora oggi il Signore conta poco per me perché prima pretendo di aggiustare le cose per conto mio, cioè non mi fido. Voglio continuare spalleggiato da una vita comoda, un lavoro ben remunerato e facile.
Kiko: La seconda tentazione. Ossia che nella prima tentazione ti ci trovi messo pienamente. Ancora continui a cercare la comodità – il pane significa la comodità – continui cercando il lavoro, il prestigio, denaro sufficiente, e vuoi molta pace nella tua casa. Prima tentazione. Molto bene. Come tutti, eh! Avanti. Prima del cammino che cosa concretamente non accettavi?
– Z.: Bé: nulla o molto poco. Perché debbo riconoscere che coloro che mi angustiavano erano i vicini. L’amore in famiglia e tra gli uomini. La possibile povertà per il lavoro, il non aver prestigio, la mancanza di pane, ecc. Pure ho pensato che se questi problemi si fossero risolti nel momento, dopo ne sarebbero sorti altri. Questo è quello che sembra a me.
Kiko: Nel cammino hai visto un cambiamento di direzione?
– Z.: Credo di sì, però molte volte dubito se questo sia solamente rassegnazione. Siccome io mi scopro impotente per risolvere i problemi della mia vita, visto che non posso fare nulla, ora il riconoscermi impotente... questo sì che è un cambiamento, perché nella misura in cui ho accettato i problemi familiari di cui parlavo prima, questi sono andati migliorando. Io non so se è perché il Signore me li fa vivere in un altro modo o se è mia moglie o gli altri che sono cambiati.
Kiko: Ancora oggi che cosa è che non accetti? Sinceramente.
– Z.: Credo le stesse cose di prima. Di fatto non mi resta altro rimedio che accettare quello che sono e quello che mi succede con gli altri. Molte volte mi sento solo e questo mi angoscia perché, a parte la mia apparente o reale misantropia, io voglio amare ed essere amato dagli altri. E questo è un problema da notare di mancanza di fiducia in Dio. Sono allergico totalmente all’incongruenza, non la posso comprendere. Però molte volte mi chiedo pure se l’incongruente non sarò io.
Kiko: Spiega questo dell’incongruenza che non mi è chiaro. Che cosa vuoi dire con questo di incongruente?
– Z.: Per esempio; che vi mettiate tutti a dire che è notte e io veda che è giorno e mi imponete che è notte. Per me questo è incongruente.
Kiko: Molto bene. Però, questo riferito a che cosa? A che nella comunità ti fanno vedere le cose bianche e tu le vedi nere e ti cambiano le cose.
– Z.: Se io vedo un fratello che è avaro mi chiedo, se l’avaro sono io. E se lo giudico come superbo dico che possibilmente lo sono io. E così mi succede con tutto.
Kiko: Ma questo non è essere incongruente.
– Z.: Bene, l’incongruenza è che mi impongano le cose, la legge, gli altri. Però mi chiedo pure:è che io sto imponendo la mia legge agli altri?
Kiko: Oggi concretamente che problema hai tu? Che cosa non sai accettare o non comprendi della tua vita?
– Z.: Che non mi chiarisco.
Kiko: In che senso non ti chiarisci?
– Z.: Nel fatto che non so se potrò continuare nella comunità o no. Quello che mai accetterei è che io mi possa ingannare, benché non lo credo, ma Dio sono sicuro che no; e voi pure.
Kiko: Ma tu perché pensi che non potrai continuare nella comunità? Che problemi hai con la comunità? Hai qualche problema grave?
– Z.: Problema grave nella comunità? Be’, quello di tutti. Che alcuni non mi accettano, che io non accetto loro. E questo è il problema e il circolo vizioso che io credo è quotidiano nella vita. Alcuni giorni mi arrabbio, altri sopporto meglio. C’è molta gente – io penso la maggioranza che non mi sopporta. Questa è una mia impressione, e forse non corrisponde a verità.
Kiko: Perché pensi che non ti sopportano?
– Z.: Per alcune manifestazioni che io vedo. Per esempio, concretamente, nel viaggio per venire quì, mi è parso che si erano già scelte le macchine, che nella mia macchina non voleva venire nessuno, che ne so, cose simili? Perché io potrei avere la peste o qualcosa, ma non lo credo.
Kiko: Vediamo un pò. Della seconda domanda non mi sono reso conto bene. Che cosa ti riesce difficile accettare oggi. Tu hai lì una confusione. Dici: “Non mi chiarisco”. In che senso non ti chiarisci?
– Z.: Nel fatto che gli altri non mi accettano.
Kiko: Ah! cioè che a te piacerebbe che ti amassero, vedi che non ti amano e non sai che fare perchè ti amino.
– Z.: No, no!
Kiko: Perché tu hai tentato di essere sincero, no?
– Z.: Sì.
Kiko: E allora vedi che gli altri ti rifiutano perché sei sincero.
– Z.: Sì.
Kiko: Come non sarai incongruente. Ciò significa che ti manca l’essere illuminato su una cosa importantissima: l’affetto, che ti amino, che ti rispettino, che ti accettino.
– Z.: A me è parso di vedere lungo questo cammino che Dio ci ama tutti in maniera uguale.
Kiko: Vediamo, la terza tentazione.
– Z.: Enumero qui: denaro, prestigio, potere, fama, affettività, in definitiva amore. Prima il denaro, forse perché con esso si può comperare tutto il resto; poi il potere, per le stesse ragioni, perché si può ottenere il denaro e ti assicura tutto.
Kiko: Tu oggi ti senti schiavo di qualcuno di questi idoli?
– Z.: Mi manca la seconda.
Kiko: Va bene, la seconda, dì.
– Z.: Io prima mi ero dato per vinto, non potevo fare nulla. Non potevo essere amato, non potevo avere queste cose che erano quelle che mi avrebbero dato la felicità. Però posso dire che ho lasciato di esserne schiavo? Beh, non lo so. Soltanto so che a partire dal cammino, nonostante le tante crisi e le molte volte in cui il Signore mi ha mandato al deserto sono convinto che la verità può stare solamente in Cristo. Non mi fido degli uomini. Sono ancora molte le cose che mi schiavizzano e mi legano a questo mondo, ma credo di avere la sensazione che ogni volta mi angustiano meno i miei problemi enormi.
Kiko: Oggi di quali idoli ti senti schiavo?
– Z.: Del denaro, mi atterrisce la povertà. Mi spaventa l’essere povero. Non so se questa è schiavitù del denaro... Della famiglia: credo che ancora mi spaventa la povertà più per coloro per i quali mi sento responsabilizzato, cioè per mia moglie, i miei figli. Capisco e penso – quando posso pensare, il che non mi capita spesso – che nulla è mio e che la povertà di qualsiasi tipo mi può giungere in qualsiasi momento, perchè è Dio che in definitiva comanda. E io credo di sì, che lo credo. In questi momenti, molto pochi, quando mi sento così, sono abbastanza liberato. Un altro idolo è la mancanza di amore da parte degli altri. Però mi chiedo: ne ho io, dimostro affetto agli altri, dò loro qualcosa? Io credo che non dò loro nulla perchè mi corrispondano. Alcune volte penso di sì. Credo di non desiderare per gli altri ciò che non desidero per me. Però da questo ad amare come il Signore vuole che ami, c’è un abisso. Inoltre ho molto rispetto umano.
Kiko: (Chiede alla moglie): Tu credi che tuo marito ha fatto il cammino? Ha cambiato in qualche cosa?
– M.: Io lo trovo cambiatissimo. Un cambiamento radicale.
Kiko: Grazie, puoi sederti. Vediamo la comunità; un momento, il responsabile. Ha fatto il cammino?
– R.: Sì. Inoltre io devo dire riguardo a lui che è un uomo che conosciamo tutti; che forse è il miglior componente della comunità per il suo temperamento.
Kiko: Un momento. Qui non c’è bisogno di panegirici. Quello che tu devi dire è un fatto concreto nel quale tu hai visto un segno cristiano.
– R.: Sì.
Kiko: Dimmene uno.
– R.: Mi pare che si arrabbia meno di prima.
Kiko: Puoi sederti. (Chiede al presbitero). Tu hai visto in lui un inizio di conversione?
– P.: Credo di sì. C’è stata in lui una evoluzione e alcuni segni chiari.
Kiko: Puoi sederti. Brevemente quelli che vogliono dire qualcosa.
– F.: Io volevo dire che sempre ho ammirato il fatto che egli si sia sentito non accettato dalla comunità e sempre sia stato assiduo alle celebrazioni.
Kiko: Tu credi che era una impressione sua o era vero che la comunità non l’accettava?
– F.: Io non credo che la comunità non l’accettava.
Kiko: Vediamo un pò: vi dirò una cosa, a tutti, importante. Se voi conoscete, quando io chiedo nello scrutinio, qualche situazione di scandalo del fratello, avete l’obbligo di dirlo. Ancora adesso nell’ordinazione dei presbiteri e diaconi, il Vescovo davanti a tutta la gente diceva se era degno. Passare ad essere catecumeni è qualcosa di molto serio, è passare ad essere testimoni di Gesù Cristo. È molto grave che una persona si chiami cristiana (catecumeno è essere già cristiano) e stia facendo qualcosa che scandalizzi e rompa tutto il senso del corpo di Cristo. Per esempio se schiavizza i suoi operai e conduce una vita sessuale completamente sregolata. Qui nel catecumenato chi abbia un’amica deve lasciarla, se no non può passare. Le relazioni prematrimoniali, che finora non abbiamo detto nulla, a partire da questo momento devi lasciarle, se vuoi passare, se no non puoi passare. C’è una serie di cose che solamente in questo momento si incomincia a dire. Per questo avete l’obbligo di manifestarlo per poterlo aiutare. Normalmente non c’è bisogno perchè in tutte le comunità tutto viene tranquillamente alla luce. Questa catechesi morale che dicevano alcuni preti che non davamo, appare nel suo momento, nel suo luogo, nel momento adeguato e conseguente. Bene, vediamo. Io ti dirò una cosa, fratello: A te interessa passare al catecumenato?
– Z.: Sì.
Kiko: Tu veramente ti sei provato con il denaro?
– Z.: Non lo so.
Kiko: Cioè non ti sei provato.
– Z.: Non lo so. Se ho dato qualcosa è stato in un piano di prova o...
Kiko: Quello che dice il Signore di provare te stesso con i beni al fine di calcolare dentro di te la spesa, perché, conoscendo un pò di più te stesso possa sapere...
– Z.: Qualcosa sì che ho dato, ma è difficile dire se è sufficiente...
Kiko.: Che succede, che lo Spirito ti chiede di più e non vuoi? A te interessa questo cammino?
– Z.: Sì.
Kiko: Al di sopra della comunità?
– Z.: Sì.
Kiko: Non ti importerebbe passare ad un’altra comunità?
– Z.: No, però non voglio essere un peso.
Kiko: Non lasciare entrare il demonio e stà attento alla superbia. Qui nel cammino non si può dire; “Buon per me che non mi passano e io resto nell’altra comunità”. Perché nella Chiesa primitiva c’era la catechesi del fico, che non mi sono inventato io, dove dice: “Lasciamolo ancora un anno in più, lo concimeremo e se dopo un anno non dà frutto lo si taglia”. Altrimenti uno potrebbe passare tutta la vita nel catecumenato, con una religione a suo piacere, ascoltando la Parola e nulla più.Tutta la vita lì, ascoltando la Parola di Dio. Questo non era permesso nella Chiesa primitiva. Noi stiamo scoprendo un cammino catecumenale. Siamo dei primi movimenti della Chiesa che oggi sono in questa linea di scoprire ciò che realmente è un catecumenato. Noi vogliamo aiutare te e tutta la comunità. Ci sono comunità intere che noi vediamo poco illuminate e non le lasciamo passare.
Se la comunità non è matura le lasciamo ancora un tempo per aiutarla a passare. Io vedo che c’è in te un idolo molto grande che è l’affetto. Hai un atteggiamento affettivo per cui hai bisogno di essere amato in una dimensione molto grande, e questo dimostra che il fatto che gli altri ti amino è molto importante per te. L’odiare gli altri fino all’estremo che ti importi l’amore di Dio al di sopra degli altri, cioè che ti incontri con Gesù Cristo, questo è qualcosa che io vorrei: che ti trovi in una situazione nella quale stia Gesù Cristo realmente.
Tu accetti questo cammino, che Gesù vada davanti a te con amore? E saresti disposto a dare un segno forte di denaro che esprima la tua rinuncia a questi affetti del mondo che mai ti potranno dare la vita eterna? Perchè ti possono amare tutti adesso e farti qui un monumento ed essere capo di casa, amarti molto i tuoi figli, ed allora ti viene una malattia che stai per morire e non puoi passare alla vita eterna. Il Signore non ci chiama a che stiamo tutti molto tranquilli e in pace e che tutti ci amino... Il Signore ci chiama a qualche cosa di molto più importante e in funzione di questo qualcosa più importante deve lavorare in noi. Perché una cosa che mi sorprende è che nel fondo ancora sei cieco (parlo di te e di tutti gli altri). Non capiamo nulla. Chiediti: Perché Dio mi permette questo? Tua suocera, i macelli con tua moglie, i tuoi figli, la comunità... Chieditelo! Mi attacchi di fronte, mi stringi alle spalle, tu stesso mi ammazzi e allo stesso tempo... Io non lo capisco... Mi dai la speranza, non ti comprendo. Questo è scritto molto tempo prima di Gesù Cristo: si interrogano sulla loro storia. Noi l’unica cosa che vogliamo è pace: “No, i problemi no!”. Il Signore dovrà mandare la spada e la divisione se vuole convertirci, farci scoprire qualcosa. Allora tu saresti disposto a dare un segno di denaro che esprima che sei disposto ad accettare il cammino che il Signore ti mostri? Anche se sia di macelli in casa?
– Z.: Sì.
Kiko: Puoi sederti.
IV
(pag. 182)
Kiko (chiama un presbitero).
Kiko: Dove ponevi la tua sicurezza?
– P.: Io penso che ponevo la mia sicurezza nella perfezione etica, una vita di sacrificio, nell’obbedienza portata fino all’estremo nella povertà totale, nella castità, nell’autodominio, nell’onorabilità. Cioè, in quello che io intendevo essere un buon prete e per esserlo ben riuscito.
Questo mi portava a superare i complessi della mia infanzia, l’essere di un paese, il fisico. Io mi ricordo che leggevamo a scuola un racconto di due sorelle, e una era molto brutta e non so che, e l’altra era molto bella. E la brutta disse: “Bene, io sarò molto buona” e finirono tutti per amarla molto di più. Beh, un pò questo. La gente diceva: “Che prete santo”!, avevo amici e io mi sentivo realizzato. Mi dava libertà per parlare con gli altri e di giudicarli senza sentirmi colpevole perché io giudicavo secondo alcuni principi che credevo di compiere almeno esteriormente. Di fronte ai miei superiori non mi intendevo del tutto perché sempre mi dicevano che ero un pò estremista, che non bisognava prendersela tanto. Io così pensavo che mi accettavano di più, sempre avevo questa speranza.
Kiko: Concludendo: avevi un complesso di brutto. E questo complesso di brutto ti ha portato ad avere paura che non ti amassero e ad adottare una linea di perfezionismo perché ti amassero. Quindi dove cercavi la tua sicurezza? Nel fatto che ti amassero, no?
– P.: Nella perfezione, nell’essere prete...
Kiko: Però la tua sicurezza era l’affetto, che ti amassero, no?
– P.: Sì, effettivamente l’essere buono senza che nessuno lo sapesse non mi attirava molto.
Kiko: C’è stato qualche cambiamento di direzione nella tua vita?
– P.: Quello che so è che mi sembra che mi importi meno l’essere buono. Io credo di sì. Continuo ad aspirare alla stessa Perfezione e a vedermi perfetto, però c’è una cosa che vedo chiara ed è che l’apparire buono non mi importa tanto, benché mi importi qualcosa. Non dico che sono già buono.
Kiko: Tu hai detto che non ti importa tanto di fronte agli altri ma sì davanti a te stesso.
– P.: Non lo so, non sono sicuro. Però credo che no, che anche di fronte a me stesso mi importi meno. Certamente mi vedo con difetti e vedo la falsità di tutto ciò. Penso che se continuassi nella stessa linea la gente continuerebbe ad amarmi, continuerebbe a pensare che sono un prete straordinario o cose simili. Di fronte a me stesso non mi importa tanto vedermi così e credo che di fatto non lo sono. Credo che sì, ho visto un cambiamento. E non solamente in questo, ma anche in altre cose, nel denaro, nei rapporti con le persone. Per esempio io mai avrei portato una ragazza in macchina per accompagnarla a casa sua dopo una celebrazione, e adesso non mi importa.
Kiko: Ancora oggi in quali cose cerchi la tua sicurezza?
– P.: Questa è una domanda alla quale non ho saputo rispondere. Cioè io vivo oggi in una specie di scetticismo.
Kiko: In che senso, scetticismo?
– P.: Credo che non si tratti di sfiducia. Non lo so. È come una mancanza di sicurezza.
Kiko: Hai perso il senso del cammino? Tu credi che qui arriverai veramente ad essere cristiano?
– P.: Non ho perso l’idea del cammino, però ciò nonostante nella mia sensibilità non ho una esperienza forte di Gesù Cristo in modo che Gesù Cristo sia la mia sicurezza. Ora, tutto il resto non lo so.
Kiko: Un momento. Gesù Cristo non è la tua sicurezza, allora qual è la tua sicurezza oggi?
– P.: Io penso che non è nessuna cosa.
Kiko: All’infuori di Gesù Cristo non cerchi la tua realizzazione in nessun altra cosa?
– P.: Pensando che mi si va dare qualcosa? No.
Kiko: Cioè che quando qualcuno ti critica tu non ti arrabbi.
– P.: Sì, mi arrabbio, però...
Kiko: Se non fosse una sicurezza per te l’affetto che gli altri hanno verso di te, non ti arrabbieresti se qualcuno ti rifilasse una punzecchiatura, così, con noncuranza.
– P.: Ti assicuro che non so se sarà per autoeducazione, ma io realmente cerco di non avere bisogno dell’affetto di nessuno, che nessuno mi creda buono né che nessuno mi ami. Chiaro, è che non ho avuto tempo per raccontarlo. Io ho avuto un momento di crisi molto forte in questo aspetto, in cui tutto, umanamente, mi veniva meno e io mi sono sentito totalmente solo, tutte queste cose che avevo lasciato non le cercavo perché sò che non servono; e tutto questo di che la gente mi ami, non lo so. Oggi cerco di non aver bisogno dell’affetto di nessuno.
Kiko: Ah, cerchi.Però forse non puoi averlo, no?
– P.: Certamente a volte ho bisogno che la gente mi ami, però io reagisco, c’è un momento in cui reagisco, non resto in questa situazione. Questo è quello che volevo dire.
Kiko: Vediamo. Io vorrei dirti una cosa, non solo a te ma anche a tutti gli altri. In questo momento la Chiesa esercita attraverso i catechisti un potere di discernimento, di aiuto, di esorcismo, attraverso la vostra realtà; e io credo in questo potere, e che è una grazia di Dio che dà al catechista, come la darà a voi quando sarete catechisti di altri fratelli per poter aiutare, e che vi è dato nella buona intenzione che ha la Chiesa, attraverso questo catechista, di aiutare il fratello. Pertanto approfittate di questo momento non per difendervi ma per ricevere questo atteggiamento, questa correzione, questa cosa dalla Chiesa. La Chiesa prima lo faceva sempre per mezzo delle direzioni spirituali, e oggi la direzione spirituale sta cambiando nella Chiesa in un’unica direzione che è la Parola di Dio nel Tempio, corretta e illuminata in certi momenti, come sono gli scrutini, nei quali si aiuta il fratello quando la vita si incastra e non va né indietro né avanti, ed allora c’è bisogno di un intervento della Chiesa che lo aiuti e l’illumini. Proprio per questo non scuteremo tutti, ma solo quei fratelli che abbiamo bisogno di aiutare. Tanto più perchè questo serve a tutti, perché al sentire come un fratello è scrutato state vedendo la vostra vita, vi state scrutando.
– P.: Bè, io una cosa mi dimenticavo. A me piace che le cose riescano bene, che la gente pensi: “Che bella cerimonia delle prime Comunioni”. “Che celebrazione dell’Eucarestia stupenda!”.
Kiko: Questo cosa vuol dire? Che ti importa ciò che dicono gli altri?
– P.: Beh, un poco quello che ho detto prima, questa perfezione. Che mi piace che si vedano le cose che faccio bene.
Kiko: Seconda tentazione: che cosa non accetti della tua vita?
– P.: ho sempre una paura terribile del ridicolo, non ho mai accettato secondi posti, non ho accettato il ricevere dagli altri, mi è piaciuto molto dare, mai ricevere, e se ho ricevuto qualcosa è stato pensando che facevo un favore a coloro che mi davano qualcosa.
Kiko: E questo perchè? Perché non ti è mai piaciuto ricevere?
– P.: Non lo so. Possibilmente per quello che ho detto prima, perché mai mi sono creduto inferiore a nessuno, perché ho bisogno di essere superiore.
Kiko: Un momento. Perché hai avuto bisogno di crederti superiore. E perché hai avuto necessità crederti superiore? Perchè ti sentivi inferiore.
– P.: Sicuramente, chiaro.
Kiko: Se si sente bisogno di credersi superiore è perché ci si sente inferiori.
– P.: Tutto questo fino al punto di incrociare uno per le scale e se ci diciamo qualcosa, restare a pensare che gli avrei potuto dire tale cosa, perché così ho fatto l’indiano.
Kiko: Non puoi ricevere perché non puoi accettare di sentirti inferiore. Ricevi cose dagli inferiori.Tu hai relazionato il non ricevere con l’affanno che hai di sentirti superiore. E perché vuoi sentirti superiore? Ah!, sarà perché ti sentivi inferiore. Se vuoi essere superiore è perché ti senti inferiore. Per questo non sopporti il ridicolo, i secondi posti, gli inferiori, gli animali, che dice la gente poverino, poverino. Avanti, hai visto un cambio di direzione? Cioè che tu non accettavi il tuo complesso, di brutto o di quello che sia (perdonami) che ti porta a non accettare il ridicolo, ecc... Bene, nella comunità hai visto un cambio di direzione?
– P.: Beh, non lo so. Io vedo alcuni segni di sì, in quanto accetto le cose degli altri.
Kiko: Un segno sarebbe per esempio incominciare ad accettare di fare il ridicolo, dico, no?
– P.: No, lì non sono arrivato.
Kiko: Questo si trova ben radicato.
– P.: E i secondi posti, tanto meno. Nemmeno qui se vuoi, in questi giorni.
Kiko: Devi essere il primo.
– P.: Posso non aver nessun ruolo, ma fare il secondo... Nemmeno nel canto. Io devo fare sempre una seconda o terza voce...
Kiko: Un momento, un momento. Questo è molto importante. Dici che hai una vera impossibilità (questo lo dico perché impariate tutti) a ricevere per complesso psicologico, forse non hai ricevuto nulla dalle catechesi, perché ciò significa ricevere e se stai con la chiave chiusa. Questo è molto importante. Se sei stato chiuso a chiave, ascoltando solo ciò che ti va bene, come il primo, mai il secondo. Beh, non ti dico nulla! Voglio dire se tu credi che questo complesso che tu hai è giunto a questo estremo o no? O realmente la catechesi per te è impossibile che abbia influito però non...
– P.: Me lo chiedi?
Kiko: Te lo chiedo.
– P.: Io credo che non è arrivato, a questo punto, credo di aver accettato.
Kiko: Meno male.
– P.: Credo che mi sono staccato dalla mia teologia, dalla mia linea di vita e di tutto questo, penso che sì che ho accettato. Forse non da tutti. Degli stessi catechisti ci sono alcuni che non accetto, però alcuni li accetto come superiori a me e ne accetto delle cose? Anche se son solito passare pure il conto, cioè che restituisco loro qualcosa.
Kiko: Cioè che se ricevi qualcosa devi restituire. Ancora oggi che cosa non accetti della tua vita e non comprendi?
– P.: Lo stesso di prima, già, l’ho detto, i secondi posti e il ridicolo.
Kiko: Allora il responsabile della comunità lo avresti accettato sempre male.
– P.: Sì, sì, male, sì.
Kiko: Vediamo un pò: gli idoli di questo mondo per te.
– P.: Il denaro, le cose che da il denaro, il successo, i figli come opera maestra della propria vita.
Kiko: Durante il cammino hai sperimentato una vittoria di Gesù Cristo?
– P.: Senti, non lo so. Quello che ho sperimentato è che adesso non so che cosa sia essere povero, essere efficace, essere umile. So che con il mio sforzo non posso ottenere nessuna di queste cose, perchè io ho voluto essere povero e umile e poi non lo ero. Sono vissuto molti anni pensando che amavo tutti e poi risulta che non amavo nessuno, questa è una esperienza lunghissima della mia vita. E in generale non so cosa sia essere povero né nulla, per questo dico che non so se sono cambiato o no. C’è una cosa in cui, sì, ho avuto una luce da Dio riguardo a questo aspetto ed è quello che mi mantiene nella vita e nel cammino, l’essere come Gesù Cristo, essere felice con Gesù Cristo, essere povero come Gesù Cristo ed essere crocefisso come Gesù Cristo. Allora chiedo a Dio perché me lo dia, perché questo è meraviglioso, però io non so come si arriva a questo né cosa sia, ma voglio me lo dia. Io non so se sono cambiato o no. E quali sono i miei idoli? Beh, io stesso,e lo stare su un piedistallo che mai si affonda.
Kiko: Molto bene. Tu vuoi entrare nel catecumenato? Sinceramente.
– P.: Io voglio giungere ad essere la presenza di Gesù Cristo nel mondo. Ma il fatto è che...
Kiko: Bene. Io voglio chiedere a te, indipendentemente dal fatto che sei parroco, che sei nella parrocchia e che questo fatto del cammino ti da buona fama davanti al vescovo della diocesi, adesso, e che si diano catechesi; perché tutto questo il Signore te lo può togliere tranquillamente, ti metta in crisi e ti secolarizzi entro venti giorni. Io ti chiedo: come persona, a te interessa questo cammino, vuoi entrare nel catecumenato?
– P.: Bene, è che a me, da quando abbiamo incominciato il cammino, ci sono varie cose che mi mettono in crisi, che a volte mi fanno dubitare. Più che dubitare, a volte mi fanno sentire a disagio.
Kiko: Quali cose?
– P.: Del cammino. Ne ho già parlato con voi. Non le ho digerite. Ho molta voglia che nel cammino entri la storia della Chiesa, non solamente come secoli, ma che appaia più chiara la vita della Chiesa e in concreto che questa esperienza ci arrivasse dalla parola dei vescovi e ciò non succede. Perché la Chiesa non è stata perdendo il tempo da Costantino ad ora. La Chiesa ha continuato a camminare, non tutto è male, ci sono cose pure buone e lo Spirito Santo ha agito. E mi pare che manchi una illuminazione di questa Chiesa che in questi momenti vedo rappresentata dalla gerarchia. Il cammino in fondo è chiaro che io lo voglio, ora, ci sono certe cose esteriori, per il fatto che le conduciate voi, che mi creano problemi.
Kiko: Chi preferiresti che lo conducesse?
– P.: Vedo un problema anch’io nel fatto che nelle comunità abbino gettato dietro le spalle la legge di Dio e la abbiano sostituita con la legge di Kiko, abbiano cambiato una legge per un’altra legge.
Kiko: Però, chi ti piacerebbe che conducesse il catecumenato?
– P.: No, se a me non importa che lo conduciate voi. Mi sembra una cosa buona, però credo che sarebbe importante che ci fosse pure la gerarchia. Ti dico che di fatto io sono stato contento semplicemente perchè il Vescovo ma ha detto: “Continuate avanti con l’esperienza”. E io pensavo che questo era sufficiente. Però mi avrebbe dato molta più allegria avere la ricchezza dell’esperienza della Chiesa attraverso il mio Vescovo.
Kiko: Però adesso il Vescovo della tua diocesi vi accetta il cammino, no?
– P.: Sì, sì.
Kiko: Accetta questo cammino e non ha nessun problema.
– P.: Sì, ha pure detto che è ciò che ha più consistenza di quello che ci è nella sua diocesi.
Kiko: Allora perché credi che non siamo con la gerarchia?
– P.: No, io non dico che non siamo con la gerarchia. Quello che dico è che il cammino si arricchirà quando la gerarchia lo prenderà sul serio.
Kiko: Tu sei stato a Roma quando abbiamo fatto la riunione dei parroci? Lì parlò il Papa pubblicamente e c’erano presenti vari vescovi. Bene, ti dirò una cosa che può servire per tutti. Mi dispiace che nel fondo di tutto questo ci sia la tua situazione psicologica e tutte queste cose, ma i carismi Dio molte volte non li dà ai Vescovi, li può dare a un tipo qualsiasi. Precisamente se i vescovi pensassero esattamente come noi, non ci sarebbe bisogno che ci fossimo noi, il catecumenato, non avremmo una ragione di esistenza. Precisamente perchè non lo sanno, noi abbiamo una ragione di esistenza. Come disse l’Arcivescovo Morcillo: “Io non ho ricevuto il carisma, lo avete ricevuto voi”. In quella riunione c’eri tu. Il Vescovo non è padre dei carismi. L’autore dei carismi è Gesù Cristo. Il vescovo ha il discernimento dei carismi e decide se un carisma è da Dio o non è da Dio. Colui che discerne i carismi nella tua diocesi è il tuo vescovo. E il tuo vescovo non ti può dire di più? Ti ha detto che questo è quello che ha più forza e più entità nella diocesi, la cosa più seria che c’è. Egli stesso va aprendo il cammino e dicendo a voi parroci che potete accettare.Vi sta comandando di fare catechesi, lo stesso vescovo. È curioso come in te c’è una cosa contraddittoria. In altre diocesi le cose non staranno così bene, il vescovo ha i suoi dubbi, ma quì il vescovo stà così bene e invece tu hai molte gelosie perchè noi portiamo il cammino, ti piacerebbe che lo portasse di più il vescovo. O ti piacerebbe condurlo di più tu? Perché in definitiva tu hai detto qui che non ti piece avere secondi posti. Bene, vediamo. Con tutto questo non mi hai risposto alla domanda che ti ho fatto prima, se tu volevi passare al catecumenato, cioè che autorità dai tu a questo cammino, nel senso che ti può condurre personalmente alla fede, ad una fede più adulta.
– P.: In questo aspetto sì, lo voglio, sì lo credo, però penso che posso creare problemi. Di questo si potrebbe parlare più lungamente.
Kiko: Che tipo di problemi?
– P.: Già sapete che vengo così da altre convivenze ed ancora non l’ho digerito.
Kiko: Ma che cosa non hai digerito in concreto? Il fatto della legge di Kiko? O il fatto che io conduca il cammino? Che cosa?
– P.: Sì, questo: il vedere come di fatto, per lo meno io vedo così, si sostituisce la legge di Dio con la legge di Kiko. Lo stesso che dico a voi, io l’ho messo in discussione nella parrocchia e in questo momento io devo parlare al vescovo, e molto tranquillamente.
Kiko: Vediamo. Se il Signore ci porta qui tu devi discernerlo come parroco della tua parrocchia. Devi considerare che il Signore va a creare uno scombussolamento tremendo nella tua parrocchia e questo disorienterà molto le persone. Se noi apriamo un cammino, dobbiamo portare una interpretazione della Parola e se stiamo aprendo un cammino che in definitiva vuole essere per gente non adulta nella fede, secolarizzata, allora dobbiamo portare una interpretazione della Parola. E ai Vescovi toccherà, in ultima istanza, sapere se questo è un carisma da Dio, o se è che io sono un idolatra di me stesso, mezzo pazzo; se qui veramente si sta facendo del bene alla gente o se la si sta distruggendo. Nessun Vescovo ci ha proibito mai nulla. E quando giunse il momento che il Papa parlasse, non credo che abbia detto nulla di negativo, e il Papa non parla a casaccio. Qui in Spagna non abbiamo fatto nessuna propaganda, né abbiamo voluto parlare di questo, però il Papa chiamò Mons. Romero de Lema, che è il vescovo di Jesus e oggi è il Segretario della Congregazione del Clero, e stette tutto un pomeriggio, circa sei ore parlando di questo cammino, perché questo vescovo è quello che più lo conosce. Ma bene, tutto questo è il meno importante. Voglio dirti che tutto questo non ti servirebbe, perchè è un problema tuo, personale, che ti nasce un poco da questa realtà che hai dentro di te che se l’hai illuminata è stupendo. Tu forse esponi qui tutto questo forse per farti notare, però è necessario sapere se questo è illuminato in te. Allora, se si trova illuminato, se è illuminato che tu nel fondo hai un complesso molto profondo di inferiorità perché non ti sentivi amato dal superiore, o per altri motivi, ed hai paura di fare il ridicolo, tutto questo influisce nel tuo ministero e ti condiziona. Se questo fosse illuminato la prima cosa che succederebbe è che saresti molto più cauto di fronte a te stesso, alle tue proprie convinzioni, e ti appoggeresti di più a Gesù Cristo. Non lo so, ne parleremo se vuoi, però pensa: da altre convivenze fino ad oggi, tutto questo si trova non illuminato. C’è una zona in te che non è chiara.
– P.: Il problema tremendo per me è stato che la maggioranza dei conflitti con la comunità è venuto da quì, ma forse in altro senso perchè io mi son visto fino ad oggi tra quello che vuole il mio vescovo e quello che permette il mio vescovo. Ciò che il mio vescovo voleva era un tipo di parrocchia, e quello che il mio vescovo permetteva erano le comunità.
Kiko: Ma adesso hai un vescovo nuovo e questo è già finito. Perché la causa non era questa. Abbiamo passato la vita lottando con i preti: che se si tocca il calice, se non si tocca. E risulta che poi abbiamo scoperto che nel fondo non c’era la questione di “se il vescovo lo permette, o se il Vescovo non lo permette”, ma era una questione affettiva che non sopportava che un altro lo comandasse. Però ci sono altri casi e come dici tu molto bene bisogna vedere le condizioni. Bene, ne parleremo. Vediamo il responsabile. Tu come responsabile, hai visto se il presbitero ha condotto il cammino, o questi problemi sono stati sempre in primo piano? Sinceramente.
– R.: Io credo che il problema viene dall’inizio. Quest’uomo aveva nella sua mente uno stile di comunità. Allora facemmo con lui alcune riunioni di sposi, di revisione di vita, e così incominciò a lavorare con noi; però tutta la sua visione era comunità, comunità. Quindi ci riempie dell’idea di comunità, io un giorno vengo a Madrid e mi incontro con una comunità di Pio XII. Allora lui disse: “Fate quello che volete”. Io penso che noi gli abbiamo imposto una comunità che non è quella che lui aveva in mente. E credo che da lì venga il problema. Per il resto non ci fa soffrire degli altri problemi. Quando presiede ci situa pienamente nella celebrazione perchè lui è il primo che la vive.
Kiko: Tu hai visto attraverso il cammino catecumenale un cambiamento in lui?
– R.: Sì. Lo vedo perché all’inizio era incapace di soffrire e adesso soffre. Perché abbiamo avuto grandi scontri, gli ho detto cose molto grosse e le ha sopportate. Vedo che c’è una forza al disopra di lui che lo fa recuperare.
Kiko: Bene, con questo finiamo. Io ti dirò che in te vedo un problema affettivo profondo, di complesso che ti ha “mediatizzato” moltissimo nella vita. Hai avuto espressioni mentre parlavi, come per esempio “vedermi perfetto”. Non sopporti una imperfezione. Bisogna scoprire dove sta il non accettare i difetti, l’avere un atteggiamento di scetticismo perchè stai sopportando una situazione di comunità quando tu vorresti apparire bene di fronte alla diocesi, che la tua parrocchia sia la migliore, ecc. Il non poter accettare assolutamente il ridicolo. Tra quello che non accettavi prima della comunità e quello che non accetti oggi, non hai potuto dire un cambiamento reale perché sta tutto lì. In cambio hai speranza di raggiungere questo e hai detto che ti darebbe molta gioia il poter soffrire come Cristo, essere povero come Cristo.Tutte cose masochiste di Cristo. È curioso eh? Questo ti può aiutare. La cosa più importante per te è che tu scopra a questo punto del cammino, nel passaggio al catecumenato, se questo è un carisma o non è un carisma. Ogni carisma che Dio dà alla sua Chiesa è per aiutare la Chiesa.Tu forse, per le tue circostanze psicologiche, per le tue circostanze di vita, o per ciò che sia, puoi inventarti perfettamente un altro catecumenato, o copia il nostro, quello che vuoi. Oggi lo stanno facendo molti preti. Poi il tempo dimostrerà quelli che restano. E io con questo non voglio dire nulla. Puoi farlo perfettamente tu, mi sembra una cosa molto buona. Però quello che mi sembra strano è che dopo questi anni, nella città nessuna altra parrocchia ha chiesto catechesi. Questo mi meraviglia moltissimo. E con te sempre molte lotte e problemi. In questo momento io ti vorrei chiamare a conversione. Dobbiamo vedere tutti e due insieme con umiltà, seriamente. Perché se questo è un carisma di Gesù Cristo forse viene anche per te, per convertirti come sacerdote, perché riscoprire il battesimo non credo faccia male a nessun religioso, a nessun prete, né a nessuna persona, a tutti ci fa bene. Ad ogni modo, siccome ci vedremo nella comunità, parleremo.
Grazie, puoi sederti.
Kiko: Ad ogni modo è importante, che se qualche fratello vede qualcosa, (noi siamo un cammino della Chiesa, che si sta aprendo, importante o non importante, lo dirà il Signore) che lo scandalizza la nostra parola, che non crede che sia vera, che non sia d’accordo con il fatto che noi consideriamo che passarlo al catecumenato sia fargli del male, ossia, che tra poco tempo starebbe fuori perché non ha potuto continuare e sarà frustrato e affonderà, può andare in altro luogo della Chiesa. Oggi ci sono molti catecumenati. Noi abbiamo avuto molti macelli. Il parroco di Pio XII ci disse: “Ma che è questo, voi a Messa da soli, questo è un piacere”. Non accettò il cammino. E se noi non avessimo difeso il cammino nella sua idiosincrasia, nella sua ragione d’essere, oggi sarebbe completamente distrutto perché ciascun prete lo avrebbe inventato a suo stile. Siamo andati avanti come abbiamo potuto, senza alcuna autorità, infatti io non sono nessuno. Adesso quelli della catechetica stanno inventando un altro catecumenato, quelli del mondo migliore se ne inventano un’altro, ciascuno a suo stile, ciascuno si inventa le sue comunità. Alcuni con maggiore impegno politico, altri con meno, altri con non so cosa, e come più gli piace. Mi sembra una cosa molto buona che ciascuno stia nel cammino che vuole. Noi abbiamo questo. Adesso abbiamo una riunione con il Cardinale Tarancòn con tutti i parroci e presbiteri del cammino nella diocesi di Madrid, che sono circa 70, per parlare di questo cammino. Adesso, che voglia accettare questo cammino e crede che è un cammino cristiano che può portare veramente al cristianesimo, sa che deve accettare questo. Allora, per voi, per quelli che il Signore chiama e vogliono seguire questo cammino, coloro che vogliano... Chiaro, questa è una cosa che io dico un pò tristemente, perché? Perché io penso che la Chiesa primitiva non aveva che un solo catecumenato, perché il catecumenato è il Battesimo, non c’era differenza tra Battesimo e catecumenato. Si chiamava catecumenato il cammino del Battesimo. Non ci potevano essere due battesimi né tre battesimi, né un altro catecumenato in cui i segni fossero più debolucci. Se c’era un altro catecumenato era quello degli eretici, che la Chiesa primitiva chiama: “Di coloro che sono usciti di mezzo a noi”. La prima decomposizione che c’è stata nella Chiesa di Gesù Cristo è stata precisamente questa: che la gente che stava nella Chiesa primitiva usciva e faceva un’altra Chiesa per conto suo. Di essi dice S. Giovanni che sono l’Anticristo e sono usciti di mezzo a noi. Questo, sapete, è una cosa terribile, perché vedendo la storia della Chiesa primitiva una delle cose che scandalizza è precisamente la decomposizione in sette: i docetisti, i manichei, ecc... Non potete immaginare le quantità di sette che sorgono dalla Chiesa primitiva, che si sganciano e ciascuno diceva che la sua era migliore dell’altra. Dopo, con la storia, soccombettero; molte di esse sono morte ed ha continuato al Chiesa vera. Io con questo non voglio dire che il nostro cammino sarà meglio, sorgeranno altre cose. Io veramente sono sorpreso della comunione che abbiamo ancora nonostante la diffusione che ha già il cammino.
Conclusione
Dopo la lettura di questi scrutini, insieme ad un profondo sentimento di pena per tante anime, tra cui anche di sacerdoti, distrutte psichicamente e spiritualmente, nasce la domanda sul perché di un silenzio da parte di molte persone che avrebbero dovuto e potuto parlare.
Di fronte a questi “misteri” non resta che ripetere la preghiera di Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. (Lc 23, 34).
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