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Canto gregoriano

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LA BEATA VERGINE MARIA

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SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE

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PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

Antica Bibbia

Antica Bibbia

LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO


"Una lampada  su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne." 

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata".  "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni  e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".

I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....

TESTI SEGRETI LIBRI

martedì 4 gennaio 2011

INGERENZA NEGLI AFFARI D'EGITTO?!





La domenica dopo la strage nella chiesa copta di Alessandria d’Egitto gremita per la funzione dell’ultima notte del 2010, le parole di papa Benedetto XVI  hanno suscitato la reazione della massima autorità islamica egiziana, il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb.

Il grande imam ha giudicato tali parole “un’ingerenza, un intervento inaccettabile negli affari dell’Egitto”. E ha domandato provocatoriamente: “Perché il papa non ha chiesto la protezione dei musulmani quando erano massacrati in Iraq?”.
Dal Vaticano, padre Federico Lombardi ha evitato di ribattere nel merito: “Non credo opportuno in un momento così delicato e concitato, e in cui tutti devono essere uniti contro il terrorismo, discutere su particolari il cui senso non ci è chiaro”.
Ciò che non chiaro alle autorità vaticane è perché una personalità musulmana come il grande imam al-Tayyeb si scagli così contro il papa: lui che è sempre stato classificato come un campione dell’islam “moderato”.
Ma la giustificazione secondo cui egli avrebbe agito così perché schiacciato dalla pressione degli estremisti non appare infondata.
È vero che al-Tayyeb fu tra i firmatari nel 2007 della famosa “lettera dei 138 saggi musulmani”, in risposta dialogica alla lezione di Benedetto XVI a Ratisbona.
È vero che da parecchi anni è uno degli ospiti più riveriti dei meeting interreligiosi di pace organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio.
Ma non va dimenticato che durante uno di questi incontri, a Milano nel settembre del 2004, al-Tayyeb approvò pubblicamente gli atti terroristici compiuti contro i civili in Iraq e in Terra Santa.
E tra l’Egitto e l’Iraq i legami tra le cellule terroristiche musulmane sono molto stretti, oggi più di ieri.
Basti ricordare che la strage del 31 ottobre scorso nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad ebbe tra i suoi moventi dichiarati la vendetta per la prigionia, ad opera dei copti, di due donne egiziane convertite dal cristianesimo all’islam.
La Chiesa copta ha sempre negato che tali conversioni siano avvenute e ha detto che le due donne, mogli di sacerdoti, sono sotto protezione per timore che siano rapite.
Ma sono quattro anni che tale accusa viene continuamente martellata. Lo scorso 31 dicembre, subito dopo la predica del venerdì, dalla moschea che è a duecento metri dalla chiesa dei copti di Alessandria d’Egitto che poche ore dopo sarebbe stata attaccata, partì un corteo di musulmani che reclamavano la liberazione delle due donne. Le chiese copte sono da qualche tempo il bersaglio dichiarato delle cellule islamiste.
Tra i musulmani “della strada”, è convinzione diffusa che la colpa non solo delle violenze ma del malessere dell’intero Egitto sia anche dei copti.
Ed è inutile che Benedetto XVI, all’Angelus del 5 dicembre scorso, abbia accomunato le vittime di entrambe le religioni: “Penso alle tante situazioni difficili, come i continui attentati che si verificano in Iraq contro cristiani e musulmani, agli scontri in Egitto in cui vi sono stati morti e feriti…”.
È inutile, perchè il grande imam di al-Azhar fa il sordo, nonostante segua i media internazionali, parli l’inglese e il francese fluenti e abbia studiato alla Sorbona.
In un regime dittatoriale come quello egiziano, è il governo che ha nominato al-Tayyeb prima gran mufti, poi rettore della più prestigiosa università islamica sunnita e infine grande imam di al-Azhar.
Le sue sorti sono strettamente intrecciate a quelle del regime, contro il quale cova la rivolta dell’islamismo radicale. Dirottare tale spinta contro i cristiani – come corpo estraneo e nemico – diventa una mossa di sopravvivenza per chi oggi è al potere, in Egitto come in altri paesi musulmani.

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