giovedì 15 luglio 2010
LETTERA A PADRE AUGE' DI FRANCESCO COLAFEMMINA
Carissimo Padre,
le scrivo da un internet point di un'isola greca, un po' frastornato dal polverone levatosi per un'intervista di don Nicola Bux da lei fortemente e vivacemente contestata sul suo blog.
Sono consapevole infatti di essere indirettamente una delle cause della sua poco caritatevole indignazione. Alcuni miei articoli su questo blog le saranno infatti parsi degli attacchi scomodi al Novus Ordo ed ai suoi artefici, ma piu' in generale ad un modello "pneumatico" di Chiesa che lei probabilmente condivide ed ama. Cosi' lei ha pensato bene di sfogare l'indignazione per i miei articoli su Bugnini ed altre questioni sull'intervista di don Bux.
Sta bene, pero' ammettera' che questo atteggiamento e' poco cristiano e soprattutto poco diretto. Quanto affermato dal teologo e liturgista (mi perdoni ma le virgolette non servono a mettere in discussione dei dati di fatto!) Bux, per quanto trasmesso in maniera poco consona dal giornalista Volpe, non ha alcunche' di scandaloso. Perche' infatti ci si dovrebbe scandalizzare di prassi eucaristiche condivise e riproposte con grande enfasi dal Santo Padre, come appunto la Comunione in bocca, il velo per le donne, il segno della croce, e soprattutto la proskynesis dinanzi al Corpo del Signore?
Cosa c'e' di assurdo nell'affermare che oggi in un contesto ecclesiale sempre piu' pervaso dal pressapochismo e dall'assoluta indifferenza per i gesti ed i segni del rispetto per il Sacro, e' opportuno ripristinare pratiche che mettono in evidenza non solo l'atto spontaneo e positivo del fedele che incontra Cristo, ma anche l'atto di sottomissione e di rispetto sacrale per il Corpo di Cristo che entra in noi?
Anche la recente disposizione del Card. Caffarra che vieta in alcune chiese di Bologna la comunione in mano, va nel senso del ripristino di una fondamentale prassi eucaristica. E soprattutto vale la pena citare quanto affermato qualche mese fa dal Card. Canizares in una intervista al quotidiano La Razon:
La Razón: Comunque, Benedetto XVI has ripristinato in alcuni casi il decoro di ricevere la comunione in bocca e in ginocchio. E’ qualcosa di importante o è solo questionedi forma?
Cañizares: No, non è solo questione di forma. Che cosa vuol dire ricevere la comunione in bocca? Che cosa vuol dire inginocchiarsi davanti al Santissimo Sacramento? Che cosa significa inginocchiarsi durante la consacrazione, nella Messa? Significa adorazione, significa riconoscere la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia; significa rispetto e atteggiamento di fede di chi si prostra davanti a Dio perché sa che ogni cosa viene da Lui, e resta senza parole, stupito, di fronte alla meraviglia, alla sua bontà e alla sua pietà. Ecco perché non è la stessa cosa porgere la mano e ricevere la comunione in un modo qualunque e farlo in modo rispettoso; non è lo stesso ricevere la comunione in piedi o in ginocchio, perché questi segni hanno un forte significato. Quello che dobbiamo comprendere è l’atteggiamento profondo dell’uomo che si prostra davanti a Dio, ed è ciò che vuole il Papa.
Riguardo poi ai casi prospettati di fedeli che personalmente intingono l'Ostia nel calice e si comunicano da soli, mi vengono in mente le pratiche "creative" dei neocatecumeni, gia' vituperate dal famoso decreto Arinze e recentemente da quello di Mons. Benigno Papa a Taranto. E comunque questa difesa "aggressiva" di un metodo di comunicarsi contro un altro e' francamente un po' patetica. Questa accusa onomasti' (ad personam), colpendo il Reverendo Professor Bux e' anche sotto un certo profilo ipocrita. Perche' se lei vuol esprimere il suo personale rammarico per la reintroduzione di pratiche di comunicarsi "riesumate" dal passato, dovrebbe farlo lamentandosene direttamente con il Santo Padre e gli Eminenti Cardinali che tali pratiche reintroducono e caldeggiano, e non attaccando un noto teologo e liturgista che non avendo alcun ruolo gerarchico e' semplicemente piu' facile da bersagliare rispetto ad altri.
E poi, mi consenta di aggiungerle una nota di colore. Qui in Grecia ed in tutta l'Ortodossia la comunione viene data in bocca secondo un metodo tutto particolare che a lei sara' sicuramente noto. Ebbene qual e' la sensazione di chi si comunica qui in Grecia? Avanzare verso l'iconostasi dove il sacerdote impartisce la comuione in entrambe le specie con un unico cucchiaino, puo' sembrare a noi devoti cattolici adulti igienisti un metodo "primitivo". Donne, uomini, vecchi e bambini, malati e sani, ricchi e poveri, si nutrono del Signore dallo stesso cucchiaino. Tutti si avvicinano al sacerdote, prendono il fazzoletto rosso e lo pongono vicino alle loro labbra, perche' neppure una goccia vada persa (sarebbe un sacrilegio!), e tutti chiudono gli occhi, prendono quel lembo di salvezza e si fanno cospicui segni di croce (almeno tre secondo tradizione). Cosa significa tutto cio'? Credo che chiunque lo comprenda perfettamente ed intuitivamente: l'Eucaristia e' salvezza per tutti gli uomini e tutti gli uomini si avvicinano a Cristo resi uguali ed indistinti dal desiderio di salvezza e dall'amore per il Signore.
Chiaramente questo amore e questo desiderio implicano la piccolezza dell'uomo dinanzi alla grandezza di Dio, implicano una distanza evidente tra Creatore e creatura. Se questa distanza non esistesse la salvezza non avrebbe senso. Dunque tutti si umiliano dinanzi a Dio che si e' sacrificato per la salvezza degli uomini.
Il resto credo siano dispute causidiche e filologiche di scarsa importanza e fa specie che un sacerdote possa concentrarsi soltanto sugli archeologismi liturgici invece che sul senso della fede.
Tornando tuttavia all'incipit di questa mia lettera aperta mi permetto di chiarirle che quanto espresso in questo blog e' esplicita espressione del mio autonomo pensiero, allorche' appare il mio nome a firma degli articoli. Nasce dalla mia testa e dal mio cuore, e se suscita la sua indignazione o il sospetto di trame occulte non esiti a contattarmi cosi' potro' chiarirle direttamente che i miei articoli sono espressione della mia spesso polemica, ma sicuramente sincera attivita' noetica. Cosi' mi auguro non solo di averla tranquillizzata riguardo alla sicuramente da lei paventata "avanzata restauratrice" organizzata. Ma soprattutto spero che i suoi toni (essendo almeno lei un sacerdote) possano placarsi in futuro, senza tributare evidenti "complimenti" a suoi fratelli nel sacerdozio.
Quanto a me, perdoni l'impudenza, ma vista la decadenza evidente della fede cattolica, gli abusi ed i soprusi continui, e l'insolenza evidente e reiterata di laici e chierici che si credono ministri di una "nuova religione cattolica", mi concedera' se i miei toni potranno restare ancora un po' savonaroliani ed inquisitori. D'altra parte pur essendo giovane sono consapevole che la causa primaria della crisi onnipervasiva del cattolicesimo e' da imputarsi a chi ha preceduto la nostra generazione, e l'ha condannata a pensare e vivere la fede in un modo nuovo rispetto ai nostri padri ed i nostri nonni. E questa e' forse la principale ragione dei miei toni spesso forti ed incisivi. E' come se qualcuno avesse voluto rompere definitivamente il legame con il passato di chi ci ha preceduto. E per passato non va inteso l'archeologismo filologico e raffinato, ma il passato vivo nel quale si estende il Corpo Mistico di Cristo. E questa rottura sebbene sopportabile e' in qualche modo ancora imperdonabile.
Francesco Colafemmina
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