AMORE

L'AMORE PIU' GRANDE....

NON PRAEVALEBUNT

..

Canto gregoriano

Canto gregoriano

LA BEATA VERGINE MARIA

LA BEATA VERGINE MARIA

RECITA IL SANTO ROSARIO ON-LINE

SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE

SAN MICHELE UCCIDE IL DRAGONE
PROTETTORE DEL SITO Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.

Antica Bibbia

Antica Bibbia

LA BIBBIA: IL LIBRO DI DIO


"Una lampada  su un sentiero buio, la pioggia che scende dal cielo su un terrreno arido e stepposo, una spada che penetra nella carne." 

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra , senza averla fecondata e fatta germogliare, perchè dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me - dice il Signore- senza avere operato ciò che desidero, senza avere compiuto ciò per cui l'avevo inviata".  "La Parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore". "La Bibbia è l'intreccio fra Dio e la nostra storia; la Pasqua del Cristo nasce dalla crocefissione, la vita sboccia dalla morte. La Bibbia non celebra un Dio lontano ma un Dio incarnato che salva la nostra storia. Cercherò di meditare ogni giorno le parole del mio creatore, cercherò di conoscere il cuore di Dio dalle parole di Dio affinchè io possa ardentemente desiderare i beni eterni  e con maggior desiderio la mia anima si accenda di Amore per Dio e per il fratello".

I TESORI DELLA BIBBIA da meditare...... per es . cercate : AMORE.....

TESTI SEGRETI LIBRI

giovedì 1 luglio 2010

I FATTI
«Ci sono stati anche falsi profeti tra
il popolo, come pure ci saranno in
mezzo a voi falsi maestri che
introdurranno eresie perniciose,
rinnegando il Signore che li ha
riscattati e attirandosi una pronta
rovina.
Molti seguiranno le loro dissolutezze
e per colpa loro la via della verità
sarà coperta di improperi. Nella loro
cupidigia vi sfrutteranno con parole
false; ma la loro condanna è già
da tempo all'opera e la loro rovina
è in agguato” (2Pt 2,1-3).
PRECISAZIONE IN TRODUTTIVA
Avrei preferito concludere il saggio limitandomi ai rilievi
d’ordine teoretico, avendo sempre dubitato della veracità
delle notizie correnti. Le quali però nel corso di questo anno
sono state così numerose e insistenti, da indurmi ad informarne i
lettori. È difficile ricordare le lettere ricevute da ogni parte sul
mio opuscolo, le comunicazioni telefoniche, le visite
personali... Se avessi registrato tutte le conversazioni, le
confidenze, gli sfoghi, ecc., avrei potuto raccogliere il
materiale per un grosso volume.
Alludo particolarmente alle testimonianze di exneocatecumenali,
che da anni avevano seguito il
“cammino» in seno alle «comunità» seminate nelle
parrocchie di Roma e di molte regioni d'Italia. Si è trattato di
gente sincera, generosa; ma seriamente delusa, scossa,
talvolta impaurita, sempre bisognosa di sfogarsi, confidare le
proprie esperienze...
Dopo avervi riflettuto a lungo, ho deciso di valermene per
redigere questa seconda parte del lavoro ispirato ai seguenti
criteri: che le notizie siano sostanzialmente concordi....; confermino
gli elementi tratti dal testo di Kiko...; siano offerte da
testi oculari, disinteressati, degni di fede.
Non mi stupirei se domani alcuni lettori sollevassero delle
obiezioni sulla fondatezza delle informazioni ricevute: è
comprensibile che, per certi dettagli, la prassi può variare
da una comunità all'altra. Risulta infatti che i «catechisti»
molto abilmente sanno adattarsi ai luoghi, alla cultura, alla
sensibilità e alle abitudini dei singoli e dei gruppi. Per redigere
una “mappa» completa, dovrei fare il giro del mondo,
verificare personalmente quel che s'insegna e si pratica in
migliaia di luoghi...; ciò che, per quanto utile, non sarebbe
assolutamente necessario, una volta scoperto il fondo delle
idee di Kiko, supremo maestro e indiscutibile regista del Movimento.
Comunque sia, mi propongo di essere possibilmente sobrio,
preoccupato dei casi piu degni di riflessione e soprattutto della
loro verità oggettiva. Per questa, rimando ad una attenta
lettura delle appendici, assai più eloquenti d'ogni mio
resoconto, trattandosi di relazioni di gente che ha vissuto,
meditato e sofferto a lungo in seno alle Comunità Neocatecumenali.
I
CHIESA PARALLELA
Ne ho sentito parlare da alcuni del Clero romano, informati
dagli stessi neocatecumenali. Ora, se due rette parallele non
s'incontrano, le due chiese parallele — la Cattolica e la
Neocatecumenale — si costituiscono e procedono in modo
autonomo. Che tale sia realmente la prima, con la sua gerarchia
e la sua storia, è di fede. Dunque, la seconda, se ci
tiene a non incontrarsi con l'altra, è indubbiamente scismatica.
Il suo modo di comportarsi è talmente significativo in tal senso,
da preoccupare seriamente l'Episcopato Umbro. Soltanto
ragioni molto serie possono aver provocato il grido: “Per la
necessaria attualizzazione del messaggio cristiano, si deve
prestare maggiore attenzione ai documenti della Tradizione e
del Magistero, particolarmente ai metodi, agli itinerari e ai testi
autorevolmente proposti dalla CEI a tutte le Chiese che sono
in Italia». Ma forse è stato tutto inutile: la «chiesa» di Kiko è ben
altro perché superiore a quella presieduta dai Vescovi e di cui
fa parte il «comune fedele» della «Messa domenicale».
rischio da evitare — esso ha rilevato — è che la piccola
comunità neocatecumenale faccia un CAMMINO PARALLELO a
quello della più vasta Comunità parrocchiale e diocesana,
non inserendosi organicamente nella pastorale ordinaria...».
Di fatto, «una certa chiusura, propria soprattutto delle giovani
comunità, e avvertita dagli altri fedeli e spesso dagli stessi
sacerdoti come una divisione, creando non poche
difficoltà. La comunione ecclesiale implica obbedienza al
Vescovo e al Parroco, non solo quando nella sfera di loro
competenza prendono decisioni esplicite; ma anche quando
indicano obiettivi e orientamenti pastorali» (Nota Pastorale, 2
marzo 1986).
Purtroppo, dal «rischio» si è passati al «fatto»: «Dal nord al sud
d'Italia — scrive Luciano Bartoli, della diocesi di Trieste — dei
sacerdoti mi hanno riferito che ove sorgono questi
neocatecumenali le parrocchie si disgregano. E per i parroci son dolori
continui. Alcuni, esasperati, hanno persino dato le dimissioni dalla
parrocchia, con i nervi a pezzi...”. “...La sofferenza di qualche parroco,
che è arrivato alla disperazione, mi ha spinto a scrivere queste righe
(...). A un sacerdote, non della sua diocesi che magnificava il
bene fatto dai neocatecumeni, il vescovo di Trieste, in un'accolta di
sacerdoti, così ha sentenziato: “I neocatecumeni faranno del
bene, ma portano la divisione nelle parrocchie. C'e da
augurarsi che i singoli vescovi facciano delle inchieste e collettivamente
prendano dei provvedimenti”, Riflessioni di un laico
sui Neocatecumeni, Palestra del Clero, maggio, 1990, pp. 375s).
II vescovo di Brescia riferisce che alcuni ex-neocatecumeni avevano
notato nelle proprie Comunità «una visione pessimistica
dell'uomo, un clima di soggezione psicologica, una certa
atmosfera di esclusivismo, una certa identificazione della
comunità con la Chiesa stessa e un certo discredito per la
religiosità degli altri» (Comunicazione al Consiglio Presbiterale, IX
Assemblea, 19 nov. 1986, in Rivi d. Dioc. di Brescia, n. 1/1987, p.
66). Così, dal parallelismo si passa all'esclusivismo, al conflitto,
all'invadenza.
* * *
Nella vita delle comunità si precisa - manca il collegamento con
gli Uffici diocesani competenti e conseguentemente manca la
verifica:
sui contenuti e metodi della Catechesi (Uff. Catechistico);
sui contenuti e regolarità delle liturgie (Uff. Liturgico);
sulla disposizione degli elementi strutturali nelle chiese
(Uff. d'arte sacra).
Dunque, autonomia totale: i neocatecumenali possono pensare,
dire e comportarsi come vogliono.
«È scarsa l'attenzione alle disposizioni sinodali sulla disciplina
relativa all'amministrazione dei Sacramenti...”. Seguono
numerosi esempi che documentano la verità e gravità della
denunzia (ivi).
Non meno serio il disagio del clero diocesano: “Il problema
pastorale diviene più” acuto qui.
“Esistono difficoltà notevoli per i fedeli quando il Parroco fa
parte del Cammino; i fedeli non riescono ad accettarlo,
ritenendolo uomo di parte e non di tutti. Non principio di
comunione.
«Non sempre i laici hanno il coraggio di dirlo e forse i Parroci
non hanno il coraggio di convocare un'assemblea alla
presenza del Vescovo per sincerarsi del malumore esistente.
«Allora i laici vanno a lamentarsi con gli altri preti o, in città per
la partecipazione alla Messa, si trasferiscono in parrocchie
vicine.
«Sorgono incomprensioni tra Parroco e Vicario parrocchiale,
quando il primo fa parte del Cammino e l'altro è fedele al
metodo e alle disposizioni diocesane sulla pastorale
oratoriana, etc.; talvolta il contrasto è palese; tal altra si fissa
nel disinteresse dell'uno per ciò che fa l'altro; vista, di sovente
la concezione che si ha della vita di oratorio da parte del
Parroco neocatecumenale, il sacerdote giovane si sente solo
e si disamora del suo ministero.
«Tanto più che, spesso, non vengono sussidiate le strutture necessarie
per l'oratorio e, talvolta, sono persino destinate ad
uso delle Comunità neocatecumenali quelle
precedentemente esistenti.
Quando in una parrocchia «neocatecumenale» arriva come
Parroco un sacerdote abituato a esercitare il suo ministero
nella linea della pastorale diocesana, il suo disagio diventa
grande. O accetta la situazione come è, con tutto ciò che
essa comporta, oppure costringe di fatto «i fratelli” ad
emigrare.
«Talvolta di una catechesi in parrocchia è stato deciso dal
Parroco senza l'ascolto del Consiglio pastorale parrocchiale e
addirittura senza aver con-sultato i sacerdoti collaboratori;
certamente senza aver chiesto al Vescovo.
Esiste un terzo disagio, sovente inconfessato, tra i sacerdoti
dello stesso Vicariato o Zona, per l'impostazione diversa di
alcuni settori della pastorale; il disagio aumenta quando i
fedeli delle parrocchie «neocatecumenali” si recano a
lamentarsi presso i sacerdoti delle parrocchie confinanti.
Quando un Vicario parrocchiale ha aderito al metodo
neocatecumenale finisce con obbedire più al sacerdote
della comunità neocatecumenale alla quale fa riferimento
che non al proprio Parroco.
«I sacerdoti diocesani si orientano e chiedono di partire per
una itineranza (con tutti i problemi, anche giuridici, che essa
comporta) piuttosto che dirsi disposti a un servizio nello stile
della «Fidei Donum”.
Vien facilmente fatto rimando al ministero petrino, interpretato
a proprio uso, quando il Vescovo non è favorevole.
“Nei presbiteri si stabilisce una dipendenza affettiva e, almeno
su alcuni punti, effettiva dal leader del Cammino più che dal
Pastore diocesano.
«Ne è prova la comune disattenzione ai richiami del Vescovo,
espressi da lui in forma generale nelle omelie oppure in forma
epistolare, allorché egli invoca docilità o obbedienza a indirizzi
contrari al Cammino.
«È ovvio che tali osservazioni valgono in modo diverso per i diversi
sacerdoti; a seconda del loro diverso carattere e del
diverso tempo di appartenenza al Cammino
neocatecumenale.
“Si ha l'impressione che, nel sacerdote neocatecumenale da
tempo entrato nel Cammino, si instauri una coscienza
«soggettiva” così sicura circa la assoluta validità del suo
itinerario formativo alla fede, da ritenere che egli debba
sopportare ogni sofferenza, anche da parte dei Superiori che
non lo comprendono, per il trionfo del Regno di Dio. Questo si
realizza in modo particolare dove il presbitero non è solo, ma
trova la solidarietà di molti altri. Assieme, essi si sentono
psicologicamente nelle figure dei “Beati, perché perseguitati
per la giustizia”.
“Questo spiega come alcuni sacerdoti religiosi del Cammino,
messi dai loro Superiori di fronte al dilemma di attenersi al
carisma dell'Istituto (e percie alla sua disciplina) oppure di
lasciarlo per vivere nelle Comunità neocatecumenali, hanno
optato per questa seconda soluzione.
“Conosco alcuni Superiori Maggiori, molto stimati e molto noti
anche a livello nazionale, che dopo un'esperienza traumatica
di questo genere, pur avvertendo la necessità di procedere,
non se la sentono più di ripetere il comando, nella paura di
dover perdere altri membri dei loro Istituti.
“Alcuni Capitoli Generali (ad es. quello dei Padri Comboniani)
hanno preso una posizione netta: appartenere
completamente all'Istituto oppure far parte delle Comunità
neocatecumenali.
“Fatti gravi come questi non possono lasciare indifferente la Sacra
Congregazione per i Religiosi.
“In me si è formata questa convinzione: un Sacerdote
diocesano o religioso che accetta in pieno il metodo e lo spirito
delle comunità neocatecumenali (quando vi vive da tempo, è
inevitabile che ciò avvenga), di fatto si inserisce in una realtà a
tal punto caratteristica da appartenere a una sorte di società
apostolica oppure a un Istituto diverso da quello di origine.
“Il fondatore, sig. Kiko Argϋello , può anche non pensare e non
volere che il Cammino neocatecumenale diventi un Istituto,
ma se il suo metodo non verrà liberato da certe rigidezze, esso
finirà con creare sempre maggiori disagi e incomprensioni nella
Chiesa (ivi pp. 67s).
II
CHIESA SUPERIORE CARISMATICA
È l'altra nota costante universalmente osservata e biasimata.
I «catechisti» formano la classe dirigente, che presiede
guidando anche i “presbiteri”, non ostante il severo monito
del Papa a restar fedeli alla loro «identità sacerdotale, ad
essere gelosi della propria insostituibile responsabilità di
Maestri, Santificatori, Guide delle anime. (Disc. del 9.12. 1985,
L'Osserv. Rom., 11.12.1985). Basti pensare che il presbitero
non ha diritto alla parola durante gli “scrutini”; anche se
obbligato ad assistere. Nel fare «il cammino” egli è alla pari
con tutti i fratelli e deve come questi ultimi sottoporsi agli
«scrutini”. Uno di loro ha affermato che i neocatecumeni, se il
confessore suggerisce dei consigli, rispondono: “Ne parlerò
col mio catechista” . È i l colmo.
I catechisti giudicano tutti, di tutto dispongono, per tutto
intervengono. Il tono delle loro reprimende spesso è terrorizzante.
Quando minacciano, sembra che Satana sia pronto ad
eseguire i loro anatemi. Così mi è stato assicurato più volte:
si tratta di uno strapotere stile-Calvino, esercitato, ovviamente,
solo con quelli che dissentono, sollevano critiche, non
obbediscono alla cieca. A tutti posso esibire lettere accorate
di un catecumeno alle prese col suo «catechista”.
La sua autorità e incontestabile; ma non per questo tutti si
rassegnano a subire. Riferisco alcune battute rivolte ad un
catechista da chi sembra addirittura esasperato dal suo
modo dispotico di imporsi:
«Con quale autorità avete abolito il Rosario a casa mia? Quali
conseguenze ha apportato il non dire il Rosario!”.
“Non puoi in coscienza consigliare ad N.N. di non badare a suo
figlio, che è suo figlio, verso il quale Dio le impone i massimi
doveri; né a N.N. di cacciare suo nipote perché ha 26 anni.
Perché non può N.N. fare il suo dovere, e N.N. usare misericordia
per evitare altri guai tra padre e figlio”?.
“Non puoi chiudere la bocca a me e lasciare libera la bocca
degli altri. Sai tu se a Dio è più gradito quel che dico io, o quel
che dicono gli altri?». “Se in me e nel mio dire vi è eresia, fai
bene a farmi tacere; se no, perché ti opponi (...)? Gesù non si
offendeva se gli si ponevano quesiti e domande, e anche
ragionamenti; e non zittiva nessuno, accoglieva tutti,
rispondeva a tutti...». “Come fate a dire che giudico, se solo mi
permetto di dire che non sono d'accordo, che il Signore non
vuole, non approva un certo modo di fare o di dire? Se è giusto,
perché devo chiedere perdono? e se è sbagliato perché non
mi confutate i punti sbagliati?...».
“Quando poni dei quesiti o dai delle risposte, cerca di dare la
possibilità all'interlocutore di rispondere, altrimenti può essere
solo una predica inutile, un'imposizione fuori luogo...».
“Dove è detto che uno diventa buono senza un buon libro, senza
una buona meditazione, o comunque perché un buon libro
dovrebbe far male? Credi tu di essere più efficace di un buon
libro? della parola dei Santi, dove abita lo Spirito di Dio?».
“Se pensi che quel che dico è giusto, non mi disprezzare
davanti ai fratelli...». “...Nessuno deve avvalersi del proprio posto,
del proprio prestigio, della propria autorità per impedire il bene,
ma per favorirlo...».
Come si e riferito sopra, l’assolutismo del potere riconosciuto ai
catechisti, non cede neppure al rispetto di sacrosanti doveri di
obbedienza dei figli ai genitori: si insegna che per seguire la
voce della comunità, identificata con quella di Dio, gli uni sono
tenuti a ribellarsi alla volontà degli altri. Precisamente un
padre, offeso per tale prassi, giunse a minacciare un
catechista di denunziarlo per il reato di sottrarre i figli alla patria
potestà... «Falsi idoli» sono considerati i figli quando i genitori,
per assisterli, non possono partecipare alla vita di Comunità ….
Alla radice dell'atteggiamento paternalistico e insindacabile
della classe-catechisti c'e la convinzione fermissima
che il «cammino neocatecumenale» rappresenta il metodo
ideale, unico, di una rievangelizzazione del mondo, di una
riforma veramente radicale della Chiesa: la vecchia Chiesa
gerarchica, col suo «sacerdozio ministeriale”; quella di un
Cristianesimo che per Kiko «era uno schifo» (p. 283).
«Crediamo - egli spiega - che tutti siamo figli di Dio, che
tutti siamo cristiani perché siamo stati battezzati e abbiamo fatto la
prima Comunione, andiamo a Messa la domenica, non rubiamo e
non ammazziamo, per cui tutto va bene. Grazie a Dio che per
fortuna oggi le case cambiano: c'e gente marxista che non si
confessa cristiana perché con questo Cristianesimo non si è ottenuto
nulla di buono... Noi non eravamo cristiani, non conoscevamo
niente di Cristianesimo, siamo precristiani...» (p. 283).
È purtroppo vero che molti si dicono cristiani, e non lo sono
affatto. Ma al loro Cristianesimo Kiko non deve contrapporre il
«suo”, profondamente diverso da quello insegnato dalla
Chiesa, onorato da migliaia di Santi canonizzati, vissuto da
milioni e milioni di fedeli d'ogni categoria sociale, convintissimi
di essere dei grandi peccatori e perciò animati dall'ansia di
progredire nell'amore di Dio e del prossimo.
Possibile che Kiko, nel mondo cattolico, non abbia trovato mai
un vero cristiano, ma solo dei precristiani?... Possibile che
soltanto il suo «neocatecumenato” avvia «verso la rinascita»?
(p. 283).
Dunque, il parallelismo della «chiesa kikiana”, consiste anche nel
fatto della sua pretesa di sovrapporsi e contrapporsi a quella
del Cristianesimo tradizionale; pretesa fondata sul fatto che
essa è di livello carismatico, non dissimile dall'antica sètta
montanista e da tutte quelle che l'hanno seguita nel corso
dei secoli, insofferenti della struttura visibile e gerarchica della
Chiesa Cattolica. «Noi siamo la Chiesa vera — dichiara un
catechista di una città della Calabria —, in opposizione o in
realtà, negando il sacramento dell'Ordine e il sacerdozio
ministeriale, la Chiesa gerarchica si dissolve. «Si cammina tutti
insieme: fedeli, preti e vescovi. Perché anche noi siamo sacerdoti,
re e profeti. Dopo il Conciilo da più importanza ed autorità al
popolo di Dio». Lutero avrebbe potuto compiacersi di
«conquiste” del «genere”.
La parità di tutti i credenti nella partecipazione all'unico
sacerdozio di Cristo spiega bene l'atteggiamento dei Neocatecumeni
di fronte al Clero. Ma non può nascondersi che è
rifiuto della Gerarchia ecclesiastica non ha impedito ad essi
di creare, nel M.N., una vera società rigidamente organizzata,
con leggi severissime, nomenclatura propria, da “iniziati”,
sanzioni e capi di grado sempre più elevato, ordinati secondo
le linee di una colossale piramide, al cui vertice troneggia Kiko, il
grande carismatico, venerato e obbedito, incensurato e
incensurabile, assai più di un Papa.
III
SCEMPIO DELL'EUCARISTIA
Nella Chiesa Cattolica, se non si dà Ordine sacro, non si dà
sacerdozio; senza sacerdozio non si dà sacrificio; senza il quale
non si dà la consacrazione che transustanzia il pane e il vino nel
Corpo e nel Sangue di Cristo; quindi neppure la Comunione
sacramentale, né culto eucaristico. Il pensiero di Kiko scorre
luogo questa linea, spiegando a priori tutto quel che dentro e
fuori le Comunità neocatecumenali è stato visto, deplorato,
riferito costantemente.
È a tutti noto che, non volendo sapere del “sacrificio”, in luogo
dell'ALTARE, è imbandita una “tavola”, perché il rito è solo un
banchetto, dove si mangia, si beve, si sta allegri, si canta, si
suona e talvolta si balla. In chiesa, terminata la celebrazione, si
chiacchiera come suole farsi in una sala da pranzo. Si parla
soltanto di “pane” e “vino”, non del Corpo e del Sangue di
Cristo... E la storia delle «briciole” che “cadono” non e più un
problema. Il fatto e stato osservato e narrato da molti. «IN UNA
CONVIVENZA AD ARCINAZZO UN PRESBITERO HA AFFERMATO CHE
C’ERANO I VASSOI CON GLI AVANZI DEL PANE CONSACRATO
ABBANDONATI SU UN TAVOLO ALLA FINE DELLA CELEBRAZIONE”.
Un parroco del viterbese, catechista del M.N., davanti al
Santissimo non si degna di genuflettere, mostrando evidentemente
di non credere nella presenza reale. Ma c'e di peggio.
Egli riporta in sacrestia le ostie consacrate nella Messa e non
consumate dai fedeli; e l'indomani se ne serve per un'altra
Messa, consacrandole di nuovo. C'e da inorridire...
Avendo partecipato ad “una Eucaristia», un mio amico, a
Roma, se ne usciva dalla sala quando si accorse che in un
angolo c'era qualcuno che «sparecchiava” mettendo in ordine
i vassoi senza curarsi della caduta di frammenti, ben visibili e
abbondanti. Inorridito, tornò indietro per avvertire un presbitero
assistente, dal quale però sentì esclamare con aria stupita e
quasi di commiserazione: «Ancora badi a queste cose! ...».
In circostanze analoghe, i catechisti hanno sentenziato con
assoluta sicurezza e sufficienza: «Basta con queste cose!... ».
“Apriti! Aggiornati!... Progredisci!...”. Quale eretico avrebbe
potuto esprimersi diversamente?
In una certa comunità neocatecumenale, tre dei quattro
catechisti presenti alla conversazione hanno osato affermare
che i fedeli possono ricevere l'Eucaristia anche in peccato
mortale. La ragione è sempre la medesima: essi sono in
cammino, e Cristo è venuto per i malati, non per i sani. Il
responso s'inserisce perfettamente nel contesto delle idee di
Kiko intorno alla natura dei rapporti dell'uomo peccatore col
Cristo che lo salva.
È stato notato che certi suoi seguaci non si confessano, pur
avendo a disposizione il sacerdote prima della celebrazione
eucaristica, nella quale certamente non si riconosce quella
istituita da Cristo e della quale parla S. Paolo contro quanti
accedono alla mensa eucaristica indegnamente: essi
mangiano e bevono la propria condanna (1Cor 11, 29).
Ed è sempre l'Apostolo che li riprenderebbe aspramente se li
sorprendesse a mangiar caramelle durante l'omelia, senza
alcun rispetto del rito sacro e non preoccupandosi della legge
del digiuno eucaristico. Trattandosi soltanto di un convito, che
non differisce affatto dalla «cena» protestante, i neocatecumeni
si comunicano stando seduti: ciascuno mangia e
beve con le proprie mani come in casa propria.
Nulla favorisce la preghiera personale, il ringraziamento, il
colloquio intimo con Dio. Al termine del rito, nulla deve restare
del pane e del vino consacrati, perché per il tabernacolo non
c'e posto; le «visite”, al Santissimo non hanno senso; adorazioni,
benedizioni, processioni sono escluse...
Purtroppo, col moltiplicarsi e propagarsi delle comunità
neocatecumenali, assistite da sacerdoti irresponsabili, sembra
che il comportamento dei seguaci di Kiko sia stato contagioso
in larghi strati del popolo e persino in alcuni Istituti religiosi, dove
inchini, genuflessioni, soste di preghiera sono state abolite,
quasi a dispetto di quanto la liturgia cattolica ha sempre
prescritto o raccomandato.
Si va diffondendo la convinzione che i “frammenti” delle ostie
consacrate, caduti in terra, non sono più adorabili, perché ivi
cessa la reale presenza di Cristo. È quanto una suora sosteneva
poche settimane or sono in S. Maria Maggiore, discutendo con
dei laici che, ancora fervidi credenti nel dogma eucaristico
secondo il Magistero della Chiesa, restarono penosamente
impressionati e vennero poi a riferirmelo...
Tutto è la conclusione rigorosamente logica dell'idea
protestante della «Cena» che esclude transustanziazione,
presenza reale, sacrificio, a cui la setta neocatecumenale ha
fatto buon viso e che diffonde, colpendo a morte la Chiesa,
che appunto nel Cristo-Eucaristico ha il suo “cuore”.
IV
CONFESSIONE PUBBLICA
La Chiesa Cattolica non solo non impone a nessuno, ma neanche
tollera che i fedeli si accusino pubblicamente dei propri
peccati gravi e occulti: per custodire il più geloso dei segreti,
ha sempre imposto ai confessori il “sigillo sacramentale”, il più
inviolabile di tutti.
Ma il M. N., parallelo e superiore (!) alla Chiesa gerarchica,
non se ne cura, impegnato a seguire indirizzi di più alta
perfezione (!). Il fatto è risaputo e deplorato. Un parroco di
Roma mi ha narrato di aver partecipato — quasi costretto —
ad una «convivenza>> di Arcinazzo a cui erano presenti centinaia
di persone e decine di sacerdoti. Fu tratto a sorte un nome,
appunto quello di una malcapitata ragazza, obbligata a
rispondere alla presenza di tutti, dicendo il proprio nome, l’età,
la condizione di fidanzata. II catechista osò chiedere inoltre se
avesse avuto rapporti completi col fidanzato. Ma a questo
punto essa crollò, scoppiando a piangere. II sacerdote, che mi
ha riferito tutto, restò sbalordito e terribilmente irritato, giurando
che mai nella sua parrocchia avrebbe permesso scenate del
genere.
Il catechista crea “un clima da inquisizione”. “Ti dicono che sei
davanti alla Croce; devi parlare di te, di quello che eri, dei tuoi
idoli, di come e se li hai domati. E tu cominci a parlare. È una
pena assistere a queste scene. L'umiliazione di chi parla e dice
le sue miserie. Ma non basta. L'interlocutore mette il dito
sempre più a fondo, vuole sapere le cose più profonde...”. Una
lettera, in appendice, dirà tutto. Si resta allibiti.
Un alto funzionario della Polizia udì la confessione pubblica di
un sacerdote, restando nauseato per le turpitudini di cui
quell'infelice si era reso colpevole. Una moglie apprese dalla
confessione di suo marito di essere stata tradita. Immaginabile
l'amarezza della sua sorpresa... Di tali gravissimi inconvenienti
ho potuto parlarne con alcuni neocatecumeni, che non se ne
sono preoccupati affatto, giustificando la “confessione
pubblica” come un lodevolissimo atto di umiltà, quasi che la
pratica dell’umiltà non debba regolarsi secondo la prudenza
che rende sensibili a valori molto più alti, a doveri assai più
gravi ed urgenti...
«IN PARTICOLARE – ha osservato l'Episcopato Umbro -, NEGLI SCRUTINI
IL CATECHISTA DEVE GUARDARSI DALL'ASSUMERE UNA POSIZIONE CHE A
VOLTE SEMBRA PERICOLOSAMENTE AVVICINARSI A QUELLA DEL CONFESSORE.
SI USI OGNI RIGUARDO PERCHÉ I PECCATI OCCULTI NON VENGANO
MANIFESTATI, SE NON NEL SEGRETO DELLA CONFESSIONE SACRAMENTALE”.
Il richiamo seriamente sintomatico...
Ma cosa e qual ragione può convincere gente esaltata, presa
dalla presunzione di re-inventare il Cristianesimo, di ripristinare
pratiche che, in altri tempi e contesti socio-culturali, avevano
un significato e risonanze profondamente diverse da quelle che
possono avere oggi? Tutto però è spiegabile riflettendo che il
M.N. è una CHIESA PARALLELA, SUPERIORE A QUELLA FONDATA DA CRISTO E
CHE RISALE ALLA TRADIZIONE APOSTOLICA, come — a proposito della
confessione segreta — ricordò S. Leone M. ai vescovi della
Campania, che avevano presunto di comportarsi “contra
apostolicam regulam» (D-S 323),
V
RICCHEZZE INGENTI
Il M.N. è una potenza economica.
A una certa fase del suo “cammino”, ogni membro deve
versare alla sua Comunità la «decima” parte delle sue entrate.
Spesso si tratta, specie nei grandi centri amministrativi e
industriali, di alti funzionari di banca e di Stato, di liberi
professionisti, di impiegati benestanti. Alla fine dell'anno, la
somma accumulata può raggiungere cifre impressionanti.
Ma c'e di più: per compiere un certo passaggio in seno alla
struttura gerarchica del M. e dar prova di essere realmente
distaccati dai beni terreni e sottratti all'influenza di Satana,
bisogna “vendere tutto” ciò che ciascuno ha di più caro e
prezioso: casa, campi, macchina, gioielli, ecc...
Dalla Sicilia, un parroco, denunziando tale prassi, mi riferiva che
un povero padre di famiglia, che aveva lavorato all'estero e
realizzato un discreto gruzzolo speso per costruirsi una
“casetta”, era stato gravemente intimidito dal suo catechista; il
quale gli aveva imposto di ripetere a se stesso - non ricordo
quante volte – “VENDI, VENDI, VENDI! >>. II demonio certamente
ne avrebbe preso possesso, se non si fosse deciso a vendere...
Una signora della provincia di Roma si sfogava con me,
lamentandosi di essere stata quasi spogliata dei suoi beni per
aver ceduto a certe insistenti pressioni dei superiori di
Comunità.
Al termine di una “convivenza” ad Arcinazzo le offerte affluite
nel “sacco delle immondizie», raggiunsero la somma
sbalorditiva di ben 4 miliardi... Risulta che tra i beneficiari di tali
copiose elargizioni figurano sacerdoti, parroci, vescovi, Curie
vescovili...
Luciano Bartoli, nell'articolo sopra citato, racconta: “Il Vescovo
di questa diocesi ha radunato vari reggitori di parrocchie, per
sentire che pensavano sull'argomento [dei neocatecumeni] e
quali esperienze potevano riferire. Tolto uno che in
precedenza, oltre a parole, aveva al Vescovo lasciato in mano
un documento scritto, nessuno ha aperto bocca. Perché?
C'era forse un interesse materiale a tacere? Un parroco mi
riferiva, a questo proposito, come le sue comunità di neocatecumenali
— la più parte dei componenti lavora in banche
e istituti di credito — gli avevano dato dei milioni per la chiesa.
— Ma penso anche che i “don Abbondio” — coloro che, non
avendo il coraggio, non se lo possono dare — esistono ancora:
tutto per il quieto vivere (Palestra del Clero, maggio 1990, p.
375).
Non è prudente scavare più a fondo in questo settore.
Con quale autorità e in base a quale principio s'impone ai
credenti di vendere i propri beni come fosse un dovere? Gesù
si rivolse e continua a rivolgersi soltanto ad anime chiamate a
raggiungere un superiore livello di perfezione cristiana, non a
tutti i fedeli; che possono e devono santificarsi anche
continuando a possedere e disporre liberamente dei propri
averi... Questo può permetterselo soltanto una chiesa parallelasuperiore
a quella cattolica (!!!).
Con qual diritto il «catechista” può obbligare il marito a
vendere i beni di famiglia all'insaputa e contro la volontà della
moglie, che non ne condivide le idee perché estranea alla
Comunità neocatecumenale?... L'insistenza con la quale si
torna a predicare il distacco dal denaro, talvolta — ed anzi
spesso — solleva “DISCUSSIONI IN FAMIGLIA TRA MARITO E MOGLIE,
RA GENITORI E FIGLI CIRCA LA RINUNCIA UNILATERALE AL DENARO
(Comunic. uffic. del Vescovo di Brescia sopra citata, p. 65).
Mi risulta che una povera donna era in lite col marito che,
impiegato all'Aeronautica, intendeva abbandonare il posto di
lavoro, nonostante le necessità della famiglia, le legittime
esigenze dei figli...
Strano però che la condizione di volontaria povertà non sia
condivisa dagli zelanti catechisti; i quali, dopo anni di
“Cammino”, vestono ancora con abiti “firmati”, hanno più di
un appartamento, cambiano frequentemente macchina...
C'e di peggio: una signora neocatecumena, che doveva versare
la decima e non lavorava, è stata consigliata dalla catechista
di «fare la cresta» al marito...
Rinunzio ad ogni commento.
Aggiungo soltanto che, in seno alle Comunità, delle “decime»
e del denaro ricavato dalla vendita dei Beni, l'offerente non
può chiedere né saper nulla, essendo tutto amministrato in
modo incontrollabile dai «superiori”. Una donna è stata espulsa
dalla comunità perché si è rifiutata di consegnare la sua
«decima” al catechista, volendo dare la somma per un caso
pietoso di sua personale conoscenza... Tanto rigore è appena
concepibile negli Istituti religiosi, ove i singoli fanno voto di
povertà rinunziando a disporre di qualsiasi bene come proprio...
Resta da chiedersi se questo modo del tutto segreto e non
certo lungimirante di procedere sia il migliore per prevenire
abusi, sospetti, complicazioni, denunzie... Quale creatura
umana, trattandosi di “mammona», ossia della più irresistibile
potenza di questo mondo, può esigere una fiducia illimitata?
Neppure nelle amministrazioni delle Parrocchie e delle Diocesi,
degli Enti assistenziali e degli Istituti religiosi è concepibile un
metodo del genere, soprattutto nell'attuale e tanto vantato
clima di trasparenza democratica (cf. CIC., cc. 1274-1289).
VI
SOCIETA SEGRETA
Ritenni tale il M.N. fin da quando — alcuni anni or sono —
cominciai a sentirne parlare. Il sospetto si mutò in certezza non
appena venni a conoscenza degli Orientamenti: si trattava di
un testo fotocopiato, destinato a restare inedito perché
segreto, riservato ai catechisti. E, allora, mi chiesi subito perché
Kiko ne fosse così geloso. Il bene, se bene, va diffuso, senza
aver paura di nessuno, specialmente quando si tratta di un
programma di «rinascita» come il suo, che tanto insiste sulla
necessità di una radicale presa di coscienza del Battesimo, di
solito ricevuto solo per la mediazione di «padrini”, spesso
neppure essi consapevoli del suo altissimo simbolismo, dei suoi
impegni...
Ha dichiarato di voler «applicare il rinnovamento del Concilio...
aprendo un cammino catecumenale...» (p. 68). Ma, precisamente
il Vaticano II richiama solo il Cristianesimo della
grande Tradizione cattolica che a Kiko «fa schifo». È il Cristianesimo
dei Padri che egli ignora quasi del tutto; dei sommi
Maestri della Scolastica e dei maggiori teologi dei secoli
posteriori, che detesta...; dei Concili che irride e rifiuta...; dei
Papi di cui non cita alcun documento...
Forse, proprio per questo, tiene segreta la “sua” teologia, assai
discutibile, quasi patologico: quello di un “convertito” carico di
una congerie di nozioni bibliche e storiche mal digerite prive di
una salda formazione teologica per la carenza di una
formazione intellettuale. Perciò “teologia” orrendamente
lacunosa, appena sincretistica, confluendo in essa correnti di
pensiero contrarie al Magistero: ebraismo e biblismo
veterotestamentario, agnosticismo e fideismo, quietismo e
giansenismo…; ma soprattutto protestantesimo e
anticlericalismo, il più insidioso e mordace. Purtroppo, l’aspetto
liturgico, ascetico e comunitario del M.N. ha illuso molti,
impedendo di esplorare l'entroterra della dottrina soggiacente
alle spettacolari manifestazioni abilmente orchestrate da Kiko
persino alla presenza del Papa.
Tutto questo, penso, ha suggerito la necessità del silenzio, ha
fatto imporre la legge del segreto, ha conferito al M.N. lo stile
proprio di una ben congegnata e agguerrita società segreta
…”.
Così, dopo aver avvertito che il neocatecumeno deve vendere
i suoi beni, si preoccupa di aggiungere: «Questo non
ditelo alla gente, perché se ne andrebbero tutti di corsa” (p.
50). In realtà tutti potevano prevedere che il M.N. avrebbe
accumulato un capitale ingente...; e quindi temere le
conseguenze più disastrose per la propria famiglia, l'avvenire
dei figli...
Dopo aver irriso il comune credente (che accetta gli articoli del
“Credo”, si confessa, ascolta la Messa, ecc.), conclude:
«Questo non dovete dirlo alla gente…” (p. 53). Ma perché non
parlarne, se può servire di stimolo ad una Maggiore coerenza
nella vita cristiana?
Dopo aver notato che le «confessioni di direzione spirituale” e i
«piccoli consigli” sono destinati ad essere sostituiti dalla «Parola
di Dio che risolve tutti i problemi di direzione e aiuta a
riconoscersi peccatori” — pur “facendo ancora la confessione
privata che è tuttora in uso” -, raccomanda: «Alla gente non
dire nulla di tutte queste cose …” (p. 177). Contro «la
confessione individuale privata” Kiko è irriducibile (p. 184).
«Niente confessioni al confessionale o in un angolo, altrimenti si
perde il segno” (p. 194). Egli quindi non ammette che il
sacerdote, operante “nella persona di Cristo”, è «segno
sensibile” del Cristo medesimo e, quindi, della Chiesa di cui è il
Capo e che Egli rappresenta davanti al Padre...
Se è giusto biasimare certe confessioni fatte per abitudine e
con la superficialità che impedisce la «conversione» quale
radicale cambiamento di rotta, fa malissimo Kiko quando vieta
di avvisare i fedeli: «Non imbarcatevi per nulla in questo
discorso parlando con la gente, perché creereste un mucchio
di problemi...” (p. 185). Ora, chi possiede la verità, non teme i
problemi, ma ama affrontarli e risolverli per il bene delle anime.
«La gente non capirà nulla, ma non preoccupatevi assolutamente.
Non cercate di convincerli dicendo loro le cose che
abbiamo detto prima sulla penitenza...» (p. 191). Al contrario —
osservo — la gente capirà tutto, se i catechisti si limiteranno a
ripetere quel che la Chiesa ha sempre insegnato, specialmente
dal Concilio di Trento, che per Kiko è insuperabilmente
indigesto.
VII
FONDAMENTALISMO IN ESEGESI
È il metodo d'interpretare in senso esclusivamente letterale la S.
Scrittura. Esso, come notavano fin dal 1975 i vescovi canadesi
rivolgendosi al Rinnovamento Carismatico, “riduce a poca
cosa il ruolo della ragione e, più precisamente, quello della
riflessione per comprendere la Bibbia: tutto appare evidente a
prima vista, perché espresso nel senso letterale di ogni parola”.
Fondamentalista, come ho osservato sopra, l’interpretazione
neocatecumenale dell'invito di Gesù: “Va’, vendi quel che
possiedi e dallo ai poveri!” (Mt 19, 21; Mc 10, 21, Lc 18, 22). Da
ciò l'ostinata imposizione fatta ad ogni categoria di persone di
disfarsi di tutto, esponendoli a disagi, motivo di dissidio tra
familiari, come continuerò a documentare in appendice.
E così, il precetto del perdono - contro quanto si pensa - si
riferisce alle offese personali, non a quelle subite dal prossimo,
per le quali è doveroso reagire per reprimere l'insolenza di chi
abusa della debolezza altrui. Molto meno riguarda i nemici
della verità, della fede, del Cristianesimo, contro i quali il
credente deve valersi di tutti i mezzi per confutare l'errore, male
comune, peggiore d'ogni altro. Questo è anche il caso della
denuncia delle Eresie del M.N. Mi risulta che Kiko e seguaci
hanno proibito a tutti di difendersi respingendo l’accusa, come
se io avessi colpito loro e non già condannato soltanto le idee
… Le parti si sono invertite perché l'offensore è stato Kiko; ed io,
come cattolico, ho reagito non perché offeso personalmente,
ma perché derubato nel patrimonio della fede. Il «perdono
cristiano”, non c'entra, ed anzi non ha senso, per quanto mi
riguarda. Bel modo, del resto, di sottrarsi alla responsabilità
delle proprie idee, fingendo di essere stati offesi da chi non le
condivide e le combatte...
La fecondità del matrimonio, la maternità della donna, la
famiglia numerosa — valori tanto esaltati nella S. Scrittura -
meritano il massimo rispetto, come non hanno mai cessato di
ricordare gli ultimi grandi Pontefici, soprattutto da Pio XI a Paolo
VI, a cui l'enciclica Humanae vitae è costata anni di angoscia.
Ma il documento non è stato capito dai nostri neocatecumeni,
membri di una Chiesa più pura (!), per i quali non sarebbe
lecito - neppure per giusti e gravi motivi – il ricorso a quel
controllo delle nascite ottenuto con la continenza dei coniugi
nei periodi fecondi (ivi, n. 16). Non sono riuscito a convincere in
tal senso una giovane madre di famiglia, già carica di figli e
infermiccia: le avevo mandato il testo dell'enciclica, ma a nulla
valse. Mi spiegarono che per i neocatecumeni quel
documento non era affatto autorevole...
Ora, quando «la Bibbia si interpreta da se stessa attraverso
paraIlelismi» (p. 372) e quindi prescindendo dal Magistero,
come sostiene Kiko, non c'è da stupirsi di certe prese di posizione.
E anche per questo l'Episcopato Umbro ha levato la
voce: «Si abbia cura che l'interpretazione della Bibbia sia
sempre esegeticamente corretta, senza indulgere al facile allegorismo.
Nella esposizione della dottrina si ponga ogni attenzione
per non usare, come qualche volta succede, enunciazioni
obiettivamente inesatte, che sono pericolose, anche
quando l'intenzione di fondo è buona”.
Tutto vano: il catechista è l'unico esegeta, il solo autorizzato a
cogliere e spiegare il vero senso della «Parola di Dio”.
VIII
“CAMMINO” SENZA MÈTA
II termine “cammino” non è nuovo, perché risale ad una lunga
tradizione della letteratura cristiana; basterebbe ricordare il
Cammino di perfezione di S. Teresa d'Avila. Quello indicato da
Kiko si conclude con una supposta riscoperta del valore del
battesimo, primo dei sacramenti perché introduce nella
Chiesa, rende membri del Corpo Mistico. Ma il battesimo è
«nascita», ossia fase iniziale del processo volto alla totale
trasformazione nel Cristo, unico Mediatore presso il Padre;
trasformazione che costituisce la «mèta» di ogni cammino
spirituale.
Che quello compiuto dai neocatecumeni approdi a qualcosa
di positivo è certo, come dimostra una numerosa serie di casi di
«conversione» da una vita moralmente indegna. Ciò fa onore
al Movimento. Più volte ho sentito fare gli elogi di molti
neocatecumeni, ritenuti addirittura esemplari. Il fatto è
incontestabile, ma non risolve tutti i problemi, perché posso
chiedermi se questa esemplarità si debba ai principi di fede,
alle norme morali e alle forme di culto che caratterizzano il
M.N., distinguendolo dalla Chiesa Cattolica...; oppure
all'influenza che questa esercita ancora in alcuni educati al suo
magistero, a cui sono rimasti fedeli per intima convinzione e
lodevole abitudine.
Da informazioni degnissime di fede risulta che di fatto:
- molti, convinti e fervidi neocatecumenali, non solo non sono
edificanti, ma neppure si sforzano di diventarlo, provocando
lamentele, discordie, pettegolezzi, ecc., specialmente per le
maniere banali e piuttosto libere di comportarsi in occasione
delle «eucaristie»;
- unica fonte di cultura spirituale è la Bibbia, restando
automaticamente esclusa la vastissima letteratura che al
riguardo si è venuta accumulando da millenni, dovuta alla
sapienza dei Padri della Chiesa, di teologi insigni, di grandi
Santi...;
- quel che soprattutto preoccupa è che non si parla delle virtù
(teologali e morali), non si ragiona di vita interiore, non si
ammira la vita contemplativa, non si compiono degli sforzi per
dominare le tendenze istintive della natura, non si tende alla
santità …
In conclusione, tutto il buono osservato nel M.N. è dovuto
all'influenza che la Chiesa esercita ancora in alcuni; mentre il
M.N. è stato provvidenziale solo per un primissimo approdo alla
fede, a causa della potente scossa data a fedeli ignari,
apatici, mediocri, scandalosi, per i quali occorreva la geniale
strategia di Kiko; rimasto però anche lui appena all'abbiccì del
Cristianesimo con la presunzione di esserne diventato
«maestro».
* * *
Dunque, considerato il «cammino» nel reale contesto delle
premesse dottrinali del M.N., ritengo che esso non conduce a
nessuna «mèta».
a) Si «cammina» progredendo verso il bene. Ma Kiko non
cessa di ripetere che l'uomo non può compiere il bene e
che il peccato è inevitabile... Dunque, dove si può arrivare?...
perché muoversi?... come muoversi?
b) unica mèta del credente è l'imitazione di Cristo; imitazione
però che Kiko non ritiene possibile, perché Egli non si sarebbe
proposto come Modello di vita e nessuno può pretendere di
seguirlo...;
c) per giungere a dei risultati positivi, al riguardo, è indispensabile
far violenza a se stessi, disporre di una volontà
libera, autonoma. Ma Kiko non vuole sentir parlare di «sforzi»,
ne crede nella libertà umana. Un neocatecumeno che mi ha
scritto, parla della «presunta ineluttabilità del peccato
nell'uomo, che però - aggiunge con fine senso critico -
porterebbe dritti in braccio a Lutero...”;
d) la santità, unica possibile mèta del cammino spirituale per
un credente, è possibile, quanto alla sua fase definitiva e
perfetta, soltanto all'anima separata dal corpo, nella visione
beatifica, ossia nel possesso pieno ed eterno della vita, l'unica
vera, quale partecipazione dei processi trinitari... Ma Kiko
sembra che ignori tutto questo, per pensare solo alla
risurrezione del corpo, non riflettendo che la più vera - quella
dello spirito - è la causa della partecipazione alla gloria del
Cristo risorto... Insomma, al “cammino» manca la mèta
soprannaturale a cui, in virtù della grazia, mira l'intera
esistenza umana e che di fatto è possibile solo a condizione
che il battesimo, per l'uomo, abbia l'unico senso della morte
dell'«uomo vecchio» «coi suoi vizi e le concupiscenze», e
della conseguente rinascita quale esclusivo trionfo della grazia
del Cristo Capo, Mediatore, Tipo esemplare di santità e di
vita.
Questa la fede cattolica a cui il messaggio di Kiko deve
conformarsi perché sia realmente salutare per tutti;
e) mèta — quella di un sicuro “cammino» — già raggiunta dai
Santi canonizzati dalla Chiesa, che ne propone gli esempi
all'imitazione e per il conforto dei fedeli. Ma Kiko sembra che
ignori la venerazione dovuta ai Santi; e persino quella di cui è
degna la Madre e Regina dei Santi, Maria SS.ma: Egli, coi
suoi catechisti, non tollera la recita del Rosario e le tante altre
pratiche pie con le quali la Chiesa l’ha sempre onorata nel
corso dei secoli. È quanto mi e stato riferito da persone
degnissime...;
f) mèta di un cammino che, per concludersi felicemente,
esige un «viatico», ch'è appunto il Cristo Eucaristico a cui Kiko
nega il culto secondo le forme tradizionali e collaudate
dall'esperienza di innumerevoli anime. In questi ultimi decenni
egli è tra i maggiori responsabili della estinzione quasi totale
della fede nella presenza reale; quindi, della pratica
dell'adorazione riparatrice, della visita personale al Santissimo,
e del fervore che un tempo accendeva intere parrocchie,
suggerendo le iniziative più sapienti, feconde e benedette...;
g) mèta, infine che, secondo il programma kikiano, è raggiunta
fin dalla prima fase del «cammino», perché l'Eucaristia —
culmine della vita cristiana e preludio di vita eterna — è
concessa a tutti coloro che lo iniziano, spesso non esclusi
quanti sono in peccato mortale...
Quindi: «cammino» che non è «progresso», perché tende a
raggiungere una mèta che, per un «catecumeno», dovrebbe
essere il battesimo, non già l'Eucaristia... C'e da restare
indignati...
IX
QUEL CHE IL PAPA NON SA
A malincuore concludo questa pubblica accusa, rilevando il
peggiore di tutti «i fatti» nell’indegna commedia che da molti
anni si è avuto la pretesa di recitare col Papa, tramando una
vera “beffa”, che offende sia il Vicario di Cristo, sia quanti
credono ancora nella suprema dignità del Successore di Pietro,
simbolo visibile dell'unità della fede.
È risaputo che il Papa non di rado invita Kiko a mensa. Gesto
squisitamente paterno che gli fa onore. In una delle foto
largamente divulgate dalla stampa, Kiko figura tra le braccia di
Giovanni Paolo II, tutto umile e tenero come un coniglietto,
felice della sua protezione. Ripetutissimi gli encomi e le
benedizioni da lui riservate all'ideatore del «cammino»,
raccomandato anche a vescovi e parroci come «un itinerario
di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi
odierni», auspicando che tutti «valorizzino e aiutino» l'opera di
Kiko.
Un laico non poteva ambire e ottenere riconoscimenti più alti.
Risulta pure che il M.N. è generosissimo con presbiteri, vescovi;
e non c'e ragione di dubitare che particolarmente prodigo sia
pure con la S. Sede... Si tratta di un dovere per tutti i fedeli e
soprattutto per Kiko che dispone di miliardi... Come potrebbe
esprimere più efficacemente la sua adesione alla Chiesa,
sensibile a tutte le incessanti richieste del mondo, cattolico e
non cattolico? Insomma, sembra che Kiko abbia tutte le carte
in regola per essere ritenuto e ammirato come un esemplare
figlio di S. Madre Chiesa.
Nessuna meraviglia pertanto che il 27 settembre 1990, con
biglietto della Segreteria di Stato, il Papa abbia nominato il
signor Kiko Argϋello «consultore del Pontificio Consiglio per i
Laici» (cf. AAS 1990, p. 1593). Egli, del resto, in un precedente
SINODO MONDIALE DEI VESCOVI, alla presenza del Papa, aveva
potuto esporre a grandi linee il progetto del suo “cammino”;
avendone letto attentamente il discorso, non vi ho trovato
elementi contrari all'ortodossia... Mi è sembrato quasi l'antitesi
dei suoi Orientamenti...
Come spiegare questo doppio volto di Kiko? Eppure, gli
Orientamenti, cronologicamente anteriori al discorso ai Padri
sinodali, in seguito non hanno subìto ritocchi, restando inalterati
dalla prima all’ultima pagina... Del resto, molte testimonianze di
neocatecumenali l’anno potuto confermare che il contenuto
degli ORIENTAMENTI è tuttora fedelmente osservato... Insomma,
Kiko non si è ravveduto...; non ha «abiurato», restando convinto
della verità dei suoi Orientamenti... Nell'ipotesi contraria (ossia
di una sua “conversione»), qualcuno, dopo più di un anno
dalla prima edizione dell'opuscolo Eresie del M.N., in coscienza,
avrebbe dovuto obbligarmi a rettificare il mio giudizio...
Ma nessuno ha reclamato per denunziare come calunniosa la
mia reazione, neppure Mons. Cordes, destinatario della famosa
lettera del Papa; al quale - ai primi di settembre 1990 - scrissi
subito e mandai (non avendo potuto ottenerne l'udienza) una
copia del mio saggio. Almeno lui avrebbe dovuto prender le
difese del suo M.N., se la mia critica fosse risultata infondata ed
ingiusta. Dunque, ripeto: Kiko non si è ravveduto. I suoi
ORIENTAMENTI esprimono quel che egli continua a pensare.
Ecco tutto. E, allora, bisognava tacere per non sollevare un
polverone dei sospetti, delle ricerche, delle complicazioni,
sempre incresciose: IL PAPA DOVEVA RESTARE. ALL'OSCURO DI
TUTTO.
* * *
In realtà, egli non conosce il contenuto degli ORIENTAMENTI di
Kiko, né sembra che questi si sia preoccupato di esporlo;
altrimenti, una delle due: il Papa o non ne è stato informato, ed
è vittima di un inganno...; oppure condivide il pensiero di Kiko.
NON POTENDO ASSOLUTAMENTE CONDIVIDERE IL PENSIERO DI KIKO,
egli deve essere stato ingannato.
Resta ancora un'ipotesi: Giovanni Paolo II può aver saputo
tutto, e insieme, per evitare mali peggiori, può ritenersi
obbligato a lasciar correre, sperando che col tempo il grave
fenomeno resti assorbito e scompaia del tutto alla luce del
Magistero e l'opera pastorale della Chiesa gerarchica. Ma
l’ipotesi non regge perché:
1° L’episcopato universale non oserà mai aprir bocca, se prima
il Papa non si pronuncerà contro il M.N.;
2° Giovanni Paolo II non cessa di esprimersi in senso contrario, in
quanto continua a benedire Kiko e il suo “cammino»...; ad
incoraggiare e compiacersi dell'erezione di seminari, da cui
usciranno centinaia di «presbiteri» che propagheranno nel
mondo le idee di Kiko:..; a compiacersi di intere famiglie —
sempre più numerose — di «itineranti» lanciati in ogni
continente per annunziare un Vangelo alterato dalla dottrina
kikiana... Il Papa dunque vuole tutto l'opposto di quanto
dovrebbe sperare se prevedesse l'inevitabile declino del M.N., E
CIÒ PERCHÉ NON SA QUEL CHE REALMENTE PENSA E INTENDE IL
SIGNOR KIKO ARGÜELLO CON LA SUA COLLABORATRICE CARMEN
HERNANDEZ.
Per non ripetermi, sciorinando la lunga serie degli errori seminati
nei suoi Orientamenti, ne ricorderò solo alcuni diretti a colpire la
persona stessa del Pontefice.
Il Papa non può sapere:
1° che nelle comunità neocatecumenali, come nello scritto di
Kiko, non si parla di CATTOLICESIMO, ma di CRISTIANESIMO, come
sogliono parlarne i Protestanti...;
2° in esse, si nomina LA CHIESA, non LA CHIESA CATTOLICA, l'unica
fondata da Cristo e «fuori della quale non si dà salvezza».
3° il Papa è, sì, riconosciuto come Superiore, Capo, Personalità
eminente, Potenza spirituale, ecc.; ma non come VICARIO DI
CRISTO, SUCCESSORE DI PIETRO, SOMMO PONTEFICE, avente la
pienezza del SACERDOZIO, e ciò semplicemente perché Kiko
nega la distinzione essenziale tra «sacerdozio ministeriale» e
«sacerdozio comune»...;
4° è tale distinzione infatti che Fonda la GERARCHIA CATTOLICA,
mentre Kiko la nega perché:
α) in questa, non si offre alcun SACRIFICIO;
β) Gesù stesso non si è immolato come VITTIMA per la salvezza
del mondo;
γ) la giustizia di Dio non poteva esigerlo;
δ) l'uomo, peccando non l'ha offeso ….
5° Se il “sacerdozio” del Papa è quello medesimo attribuito
anche all'ultimo dei fedeli battezzati, Giovanni Paolo II resta
solo “il signor Carlo Wojityla”, avente l'autorità del comune
capo di una qualunque società religiosa; quindi privo di quel
POTERE DI GIURISDIZIONE per il quale può legiferare, giudicare,
punire …; PRIVO DEL POTERE DI SANTIFICARE mediante i
sacramenti che conferiscono la grazia soprattutto in virtù del
sacerdozio ministeriale riconosciuto a lui in grado eminente...;
PRIVO DEL POTERE DI UN MAGISTERO INFALLIBILE, capace di definire
dogmi di fede, imporre la credenza, scomunicare come eretici
quanti li respingono …
Il Papa non sa che Kiko non vuol saperne di tutto questo …;
che i suoi catechisti evitano di parlarne; che i suoi “fedeli” sono
convinti che Kiko è l’unico supremo “Maestro”; per cui IL PAPA,
NON LUI, può errare …;
6° Giovanni Paolo II non sa che, prima di lui, il M.N. non si curava
di Maria SS.ma; ed ha cominciato a nominarla e cantare in suo
onore da quando — in lui — è salito al trono pontificio un
grande devoto della Madonna... Non sa che anche oggi -
presso il M.N. – Maria non gode di un vero e proprio “culto”,
perché non la si prega per ottenere delle grazie, non si recita il
“rosario”, di propria iniziativa non si va in pellegrinaggio per
celebrarla nei suoi santuari. Insomma, non se ne parla, mentre
LA CHIESA CATTOLICA NON HA MAI CESSATO DI RICORDARLA,
ONORARLA, SUPPLICARLA.
7° Sembra che nessun Papa abbia elevato agli onori degli
altari tanti “beati” e «santi”, quanti Giovanni Paolo II. Il quale
però non sa che, per Kiko e seguaci, essi quasi non esistono,
perché non se ne curano, non li nominano né li onorano,
ricorrendo alla loro intercessione...
In conclusione, il Papa ignora tutto questo. Dunque, non è stato
informato: con lui si è taciuto; si è preferito presentargli la
“facciata” del M.N., non l’interno; si e supposto di poter
ottenere la sua approvazione comunicandogli che Kiko ha
accettato e fa rispettare (a suo modo) l'HUMANAE VITAE” e
vuole famiglie numerose, mentre si è taciuto che “nel
Movimento Neocatecumenale non si accettano comuni
mortali, scapoli o zitelle …”; né quindi si è favorevoli (e forse si
irride) alla verginità, alla consacrazione religiosa, ecc.
Dunque, il Papa è stato ingannato, cosa del resto possibile, se è
certo che l’infallibilità pontificia non è l'onniscienza, e che il
Papa deve dipendere da informatori, di fatto non sempre, né
necessariamente informati ed onestissimi.
Questa l'unica ipotesi comprensibile e rispettosa da proporsi a
quanti chiedono perché mai egli favorisca tanto i Neocatecumenali,
al punto da dar l'impressione che abbia un
certo debole per loro...
L’unica risposta, dei cattolici che - a lui fedeli - ne riconoscono i
grandissimi meriti, sono decisi a difenderlo a tutti i costi; ma
insieme, proprio per questo, non possono non attribuire la
responsabilità di tutto ad altri, mai a lui.
Quali ragioni potrebbero giustificare l'atteggiamento di
certuni?
La risposta, qualunque sia, potrà solo confermare che il Papa
non è stato informato; per cui il suo prestigio resterà sempre
altissimo; e proprio per la sua esemplare rettitudine, Dio non
tarderà a premiarlo rivelando a tutti la verità della pietosa
vicenda del «cammino neocatecumenale”.
CONCLUSIONE
Vorrei persuadermi che gli errori di Kiko criticati in questo lavoro
equivalessero ad altrettante intemperanze verbali, dovute ad
un repertorio linguistico suggerito dall'enfasi, più che alla
deliberata volontà di opporsi al dogma cattolico.
Ma la proprietà del linguaggio è gravemente doverosa,
quando si tratta di fondamentali verità di fede. È quanto sembra
non abbiano capito né Kiko, né i catechisti, né la folla dei
suoi discepoli, caduti nella rete di una imperdonabile
sprovvedutezza in materia teologica.
Quel che preoccupa è che - pur forse senza colpa il virus
dell'errore s'inocula insensibilmente nella coscienza di tutti, e
assai più nella prassi della vita cristiana e del culto. Più grave è il
fatto che catechisti e fedeli restano tranquilli e talmente sicuri
di sé da non sentirsi affatto stimolati ad attingere ad altre fonti,
discutere, approfondire; mentre oggi la Chiesa offre a tutti la
possibilità di corsi, incontri, trasmissioni radio-televisive, dibattiti,
ecc.; favorisce la frequenza di scuole e università, apre archivi
e biblioteche immense, riversa sul mercato librario ondate di
riviste e volumi d'ogni genere...
Perciò, ho l'impressione che al senso critico d'ogni persona
normale vada succedendo un tipo di fanatismo religioso che
mortifica e ostacola l'eser-cizio della fede come visione e
accettazione integrale del cristianesimo.
Solo per poco, vescovi e parroci potranno vedere ancora le
chiese affollate, udire canti e battimani, assistere ad «Eucaristie
» spettacolari e festose... Ciò non basta a stimolare e
conservare la vitalità della Chiesa, perché non lascia trasparire
la luce della più pura ortodossia...
E si tratterà sempre di parvenze piuttosto ingannevoli, se non si
ricomincerà ad annunziare il Vangelo qual è capito e proposto
dalla Chiesa Gerarchica; la quale ha saputo sempre trarre
dalla più luminosa tradizione patristica e teologica il proprio
magistero, espresso con la semplicità e il rigore di un linguaggio
univoco, impeccabile.
Se, per verificare, guidare e favorire il fervore di masse di fedeli
ingenui, ma sinceri, e innegabilmente prevenuti dalla Grazia,
non si interverrà subito, accadrà che alle catechesi
abborracciate della scuola di Kiko seguirà tale confusione
d'idee che presto sfocerà nell'indifferenza e nell'apostasia.
Levo ancora un grido di allarme, che mi auguro sia l'ultimo.
APPENDICI
Ai casi citati nella seconda parte del saggio ritengo opportuno
- se non proprio indispensabile - aggiungere le seguenti
testimonianze destinate a chiarire e completare le
osservazioni di livello teoretico fatte nel corso del lavoro. Sono
lettere di cui ometto nomi e circostanze di luogo e di tempo. Le
trascrivo come si leggono.
I - Una madre dl famiglia
“Sono catechista di 35 anni, nella parrocchia N.N., madre di 5
figli. Ho più volte rimandato l'intenzione di riferire per scritto le
impressioni e le sensazioni che ha provocato in me e nella mia famiglia
l'incontro con il movimento neocatecumenale”.
“L'affetto per la parrocchia e per il parroco (avevo l'impressione
di parlarne male)... ma ora la mia parrocchia non esiste più,
poiché l'arrivo di neocatecumenali è stato come un'ondata
che ha spazzato via le persone del quartiere (catechisti
compresi) per far posto a gente sconosciuta che si aggira
giorno e notte per le sale e la chiesa, facendo sì che i sacerdoti
la mattina siano stanchi, affaticati e strani. Talvolta (se non ci
fossero i miei familiari a confermare) sarei tentata di credere di
aver sognato, tanto alcuni episodi mi sembrano assurdi.
Vorrei riportarne qualcuno:
1) La Domenica delle Palme di due o tre anni fa i n.c.
organizzarono la Celebrazione Eucaristica del giorno: durante
la Comunione (per noi, le PARTICOLE; per loro, PANI fatti in
casa) lascia-rono cadere pezzi di pane in terra e invece di
raccoglierli con rispetto li calpestarono. Una di loro,
prontamente avvertita, minimizzò la cosa dicendo che era
normale con quel tipo di pane...
2) Durante la funzione per la Cresima dei miei figli più piccoli il
Vescovo comunicò solo i cresimandi con le due specie; questo
dette fastidio ad un padrino n.c. il quale, mentre il Vescovo
finiva di comunicare i ragazzi andò all'altare e bevve
direttamente dal calice del celebrante...
3) Ho affrontato con i n.c. e i loro sacerdoti discussioni sulla
confessione e il peccato... Confessione o non, noi siamo
sempre in peccato; la Grazia, si ha l'impressione che non esista,
ma del resto non serve a niente: perché chi ha la speranza di
usufruirne è un presuntuoso perché vuole diventare come Dio,
ed è nelle mani di satana; perché non si accetta così com'è
(tanto Dio non ci vuole diversi, perché ci ama proprio così);
tanto vale continuare a peccare.
4) Altra discussione. Hanno costruito il principio che il cristiano
vero ha tanti figli; a me è stato detto: tu puoi stare tranquilla,
perché ne hai 5 (e se ne avessi uccisi altri 5? E se fossi stata
sterile?).
5) Altro principio motivo di discussione. Il cristiano vero dà la
decima, non importa se con lo stipendio non arrivi a
sopravvivere fino al termine del mese; tu dai la decima, il resto
viene da sé … e non ti domandare cosa ne faremo, anche se
la dessimo ad un ubriacone incallito, bisogna dare con
generosità.
6) Per essere catechisti non c’è bisogno di studiare teologia,
didattica, psicologia … basta vivere la Parola e lasciare che lo
Spirito ci suggerisca cosa fare … I n.c. cantano le lodi con i
nostri frati, sono sempre tra i piedi (qualcuno ha lasciato la
moglie o il marito) i figli piccoli dormono sulle panche della
chiesa mentre i genitori ballano intorno all'altare. Potrei
continuare... ma tutto ciò mi procura tanta sofferenza.
Dov'è il valore del Sacramento del Matrimonio, del Sacerdozio,
della famiglia, l'importanza di avere catechisti preparati! ?...
Credo che il Papa non conosca veramente i neocatecumenali.
Da parte mia, spero solo che sia tutto un sogno e possa
svegliarmi presto”.
(Segue la firma)
II – Un parroco
«Carissimo N.N.,
«... Oltre agli errori, io ho notato negli autori (degli Orientamenti)
una certa dose di presunzione: a volte sono ignoranti, che pretendono
fare da maestri; hanno poca conoscenza, ed a volta
nessuna conoscenza dei SS. Padri e della filosofia e teologia
medioevale; e poi la rifiutano sostenendo gli strafalcioni che
sparano e con cui la vogliono sostituire.
«Mostrano superficialità nel ridicolizzare la spiritualità cristiana di
questi ultimi secoli, per altro sostenuta dallo stesso Magistero
ecclesiastico (per esempio la devozione al Sacro Cuore) (...).
«No, io parroco, mi ribello a questa dottrina. Io predico sulla
scia della migliore tradizione del Magistero e della dottrina
ascetica (...).
«In più, i neocatecumenali sono nati per il riaggancio dei non
praticanti e per il primo approccio con i non cattolici. Per dirla
col Magistero: per la prima evangelizzazione.
“Come fanno a presentarsi ed a presentarli come sostitutivi agli
altri movimenti ecclesiali di élite e di spiritualità avanzata e
provata? Mi consta personalmente che sono chiusi e prendono
dagli altri movimenti e poi pretendono la preferenzialità?...”.
«Per conto mio, già ho discusso con alcuni sacerdoti, e con i
docenti dell'Istituto diocesano di Scienze Religiose (...). Tutti
mostrano sorpresa ed incredulità. Ed io insisto che per lo meno
stiano attenti, ed il parroco non abbandoni e non rinunci al suo
ruolo di custode del sacro deposito; e, se lo vogliono sbattere
fuori, che intervenga con energia e sconfessi...”.
(Lettera firmata)
III - Un'altra madre di famiglia
“È lungi da me l'intenzione in questo scritto di giudicare o condannare
l’operato che tanti fratelli stanno vivendo in questo
periodo nella Chiesa, attraverso un cammino di fede chiamato
Neocatecumenale. Voglio precisare che un giudizio sul
movimento neocatecumenale non può fondarsi soltanto
sull’esame del testo da loro utilizzato come base e fondamento
della loro formazione.
«E necessario, secondo la mia esperienza, entrare nel
movimento, viverci dentro, a lungo, per scoprire quello che dai
testi non appare, e che neppure i Vescovi, talvolta chiamati a
partecipare a qualche celebrazione, riescono ad individuare.
Ho vissuto 9 anni della mia vita con loro e uscendone ho
sperimentato sulla mia pelle e sulla mia coscienza un senso di
colpa: che mi ha perseguitato per due anni. Ho [...] anni, ho
[...]figli, un marito con orari di lavoro e responsabilità sempre
varianti, per cui la stanchezza, l'impegno costante, i
tartassamenti psicologici che il cammino gli imponevano, ci
portavano anche a discutere animatamente: controversie,
incomprensioni, accuse, giudizi, ecc.
“Il periodo veramente duro, ossessionante, incomincia
terminata la fase preparatoria. Iniziano adunanze bisettimanali,
lunghissimi, fatte sempre di notte, dalle quali si ritorna a casa
con la testa che ti martella come un tamburo, per le idee che
vi sono state buttate dentro, che ti tolgono il respiro, che
diventano causa di discussioni, di incomprensioni, di urti, di
separazioni col marito o con i figli. La frattura c’è stata quando
abbiamo cominciato, a disertare prima l'Eucarestia del sabato
sera, poi le convivenze di tre giorni fuori […]. Dovevo lasciare
[...] figli a casa, era normale per loro, poiché li considerano
“idoli”, io non ho nessuno a [...] (mamma, sorelle, ecc.)
«nessuno”.
Erano sempre 250/300.000, sul mio bilancio, pesavano!
Senza queste convivenze, non potevo continuare il cammino
e mi fu vietato il Rito della consegna del Salterio, in quanto
per ricevere questo «salterio” bisognava fare le convivenze,
ascoltare la catechesi della «Samaritana”, venire esorcizzati e
ricevere dal “Presbitero» il libro delle Preghiere.
«Premetto che sono cattolica dalla nascita, vengo dall'Azione
Cattolica, ho insegnato catechismo, ho, per grazia di Dio,
vissuto in Parrocchia, dove cerco nelle mie possibilità, di essere
di aiuto, con il […] e con [...]; entrare in Comunità a stata una
necessità che avevo di approfondire meglio la Parola di Dio,
per me stessa. Di questo e solo di questo, sono loro grata, i primi
anni sono stati salutari, anche perché gestiti «tassativamente”
da un Presbitero, serio e coerente alla Madre Chiesa. Ho
saputo guardarmi dentro, esaminarmi, sono forse anche
migliorata davanti al Signore, ma questo è opera di Dio, non
della Comunità! O sbaglio?
“I cosiddetti lontani si avvicinano al Cammino, ma dalla Chiesa
(quella ufficiale) continuano a starne alla larga quanto più possono.
Purtroppo in queste adunanze-catechesi, che durano
anni si sparla continuamente dei preti; del Clero che in 2000
anni, non ha saputo fare molto. Questo si fa davanti anche a
persone «piccole» non solo di età, ma soprattutto di fede, di
capacità di interpretare il vero dal falso; questi o si
scandalizzavano o stupiti seguono giudizio negativo e finiscono
con il credere che la Chiesa oggi si chiama
«Neocatecumenato”.
«Dicevo che per conoscere il movimento neo-catecumenale
non basta leggere le catechesi del testo; è un conto sentire i
discorsi saltuari di un maxi-catechista, ed un altro conto vivere
all'interno di comunità, dove Kiko é «Parola” da ubbidire, dove i
sacerdoti non capiscono un tubo; «si muovessero dai loro
seggioloni! Uscissero dal loro Seminario, andassero in giro a
offrire la propria vita come i nostri itineranti. Questa è la vero
fede!”.
L'opera di indottrinamento è costante, assillante. Si ripete continuamente:
Se esci dal Cammino esci dalla Chiesa, ti allontani da Dio;
(quindi giudizio universale) lui è il mio Dio, chi può giudicarmi? Ti
stai prendendo una grave responsabilità, le conseguenze ricadranno
sulla tua famiglia. Alla fine si è condizionati, impauriti, incapaci
di seguire gli impulsi che la ragione, ancora non
completamente perduta, ogni tanto fa giungere alla volontà.
Ma uscirne, diventa sempre più difficile, perché c'è il fatto
traumatico e sconvolgente degli scrutini, che ad un certo
punto ti coinvolge.
Ed io ho fatto due scrutini, memoriale della mia vita, a voce
alta, davanti a 60 persone che non hanno l'obbligo del
segreto.
I Catechisti, in un clima che sa di inquisizione, ti dicono che sei
davanti alla Croce, devi parlare di te, di quello che eri, dei tuoi
idoli, di come e se li hai domati. E tu incominci a parlare. È una
pena assistere a queste scene. L'umiliazione di chi parla... e
dice le sue miserie. Ma non basta, I'interlocutore mette il dito
sempre più a fondo, vuole sapere le cose più profonde;
quando ho detto che la mia vita fino allora era stata vissuta per
i figli e il marito, che ora cercavo di amare come un fratello in
Cristo, mentre prima lo temevo un po' e ne ero dipendente, mi
ha risposto: «Tu non ami tuo marito. Figuratevi a quel punto, il
giudizio del «Maxi-catechista”, il mormorio dei fratelli, il marito
che si fa rosso di furore. Io che mi sconvolgo fra le lacrime, il
mio Parroco assisteva a mani giunte e testa abbassata, più
rosso di me.
Finita la tua storia, c'è quella del fratello e della sorella. Ed
ecco:
CHI DICE DI AVERE AVUTO AMANTI, CHI DICE DI AVER USATO LA
DROGA.
CHI AFFERMA DAVANTI AI GENITORI, RAPPORTI CARNALI NON CONCESSI.
CHI TIRA FUORI ODII E RANCORI, MAGARI SEPOLTI DA ANNI, VERSO I
PROPRI
GENITORI, CHE, NON PRESENTI, NEANCHE SI POSSONO DIFENDERE.
TUTTO È PUBBLICO, È BELLO, È BRUTTO, NON LO SO!?
A QUALCUNO HA FATTO BENE, ALTRI HANNO PAURA E VIVONO LA
FEDE
NELL'ANGOSCIA, NEL RICATTO MORALE.
«Ma Cristo ha mai preteso questo dai peccatori che ha
incontrato? La Chiesa ha mai agito così nei riguardi di chi si
avvicina al Tribunale della penitenza? Con quale autorità dei
semplici laici, che non conoscono la Teologia morale, vengono
autorizzati a erigersi confessori dei propri fratelli, dai quali
esigono una manifestazione accurata, dettagliata, di tutte le
miserie della loro vita? E mentre la confessione prosegue, i
partecipanti si guardano timorosi di scoprire quello che mai
avevano pensato a riguardo del marito, della moglie, dei figli.
«Viene distrutta così ogni personalità, ogni fiducia. Si ingenera il
sospetto, la divisione, l'odio. Si impongono, dai Catechisti, penitenze
orribili, irrazionali, come condizione per rimanere nel
Movimento. E dopo aver detto quanto sopra, dove avrà il
coraggio di andare il povero penitente? Il gruppo diventa
ormai la sua prigionia da cui non si libererà se non dopo sforzi
immensi.
«lo sono tornata «Cristiana Rozza, della Domenica”, quella che,
a detta di molti di loro, non serve a nulla; coloro che vanno in
Chiesa senza comprendere la «Parola di Dio» non hanno meriti,
lo «Spirito Santo” non è per tutti, ci vuole un canale
sincronizzato chiamato «Cammino Neocatecumenale».
«A sentir loro, nessuno è obbligato, (a parole!), moralmente sei
“incatenato”, sollecitano i giovani a sposarsi tra loro, (cercate
le figlie d’Israele).
«NEL MOVIMENTO NON SI ACCETTANO COMUNI MORTALI SCAPOLI
ZITELLE. O SI è SPOSATI (E LA MOGLIE O IL MARITO devono entrare,
dopo un certo periodo) o si esce dal Movimento.
C'e una catechesi asfissiante che tende a conoscere che il
lavoro, la casa, i figli sono un idolo a cui bisogna saper
rinunciare. Però il maxi-catechista ha la villa fra re Dolomiti, un
ottimo posto di lavoro, la moglie pediatra, la casa sua a Roma,
la baby sitter per i suoi 5 figli.
Non c’è Sacramento (Matrimonio, Cresima, Comunione) che
venga prima di una convivenza. Se qualcuno manca ad una
convivenza, perché ha dovuto partecipare ad un Matrimonio,
Cresima o Prima Comunione, viene aspramente rimproverato
perché in Convivenza a superiore ad ogni Sacramento.
«Tu hai scelto il divertimento al Signore, lo hai messo al 2°
posto”. Dopo tanti anni di questo martellante indottrinamento si
perde il controllo del discernimento, ogni cosa che fai hai
paura di sbagliare. Ed il ricsato minaccioso è sempre sulle
labbra del Catechista.
«Hai messo la tua firma sulla Bibbia della tua Comunità, non
puoi tradire...».
«Hai detto a tutti la tua Croce,... non puoi allontanarti da loro».
«Se non metti in quel cesto, soldi, anelli, assegni, macchine,
case, non puoi amare Dio, … sei di mammona”.
«In una convivenza ad Arcinazzo, ho visto un prete di Rieti, seduto
su una sedia al centro della sala. Gli è stato fatto un
interrogatorio di 3° grado solo perché aveva al polso un
orologio dal quale non voleva staccarsi, magari era un ricordo
da quattro soldi. Per screditare un sacerdote sono venuti a
parlare anche della sua masturbazione. Non aggiungo altro.
«Ecco poche cose, non per condannare, ma perché la Chiesa
non si lasci prendere il sopravvento da queste persone; forse
cercano Dio più di me, ma quello che conta è che la loro
esuberanza, il loro fanatismo, il loro plagio, venga “dominato” e
modificato.
HO SENTITO PREDICARE CONTRO IL FARISEISMO E IL PRIMO FARISEO,
L'HO CONOSCIUTO QUA”. QUESTO È STATO L'ULTIMO COMMENTO CHE
HO FATTO AL MIO CATECHISTA, TUA COLPA, TUA COLPA, TUA
MASSIMA COLPA”, QUESTO È IL CAMMINO NEOCATECUMENALE? CHI
SEI TU? VUOI PRENDERE IL POSTO DI DIO?
«Lui mi ha risposto: È vero, forse siamo dei Farisei, prega per
me!”.
Soffro ancora, mi manca l’incontro settimanale con questi
fratelli con i quali ho diviso gioie e paure, ai quali ho donato
tante ore della mia vita (ero […] e sempre presente) ma poiché
chi si allontana è un malvagio, ora pago la non esistenza per
loro del mio essere”. Nessuno ti chiama, ti telefona, ti fa visita, a
malapena ti saluta. Questa è Carità? Questo è l'amore ai
fratelli, fino alla dimensione della Croce, di cui tanto parlano e
che portano come distintivo della loro appartenenza al
movimento neocatecumenale?.
«Io ho sperimentato, da quando ne sono uscita, tutto il
contrario.
«Guai a chi lascia il Movimento. Bisogna evitarlo completamente
perché è un posseduto dal Maligno! Qualcuno, sapendo
questo, continua a frequentare il Movimento, per non essere
emarginato, allontanato o isolato.
«È difficile, per molti, dimenticare convivenze ed amicizie di anni,
ed i condizionamenti psicologici e morali che durante
questo tempo hanno subìto. Conosco Sacerdoti che dal
Movimento sono stati distrutti nel corpo e nello spirito! Su di loro
incombono, come spade di Damocle, gli scrutini a cui sono
stati sottoposti, davanti a tanti fedeli!
“I Vescovi non sanno queste cose, perché non hanno mai
partecipato a questi scrutini! Forse quello che dico potrà
sembrare loro una calunnia.
Ma è la pura verità!
«Non ne faccio loro una colpa. Imploro per Essi lo Spirito Santo
affinché li illumini su ciò che non conoscono, per il bene della
Chiesa e delle anime, di cui sono stati costituiti Pastori”.
(Segue la firma)
IV - Un sacerdote
«...Mio fratello, che da alcuni anni insieme con la famiglia
aveva aderito ai N.C., ha creduto bene, dopo attenta
riflessione, di uscire dal movimento, manifestando anche i
motivi del suo gesto, che nel gruppo ha suscitato molto
scalpore.
«Egli ha premesso che il movimento non gli ha dato nulla di più
di quello che già non avesse imparato dall'A.C. — La decisone
di lasciare è venuta quando ha incominciato a notare:
1° l'insistenza tambureggiante con la quale i catechisti del
gruppo esortano e spingono i membri a donare i loro beni al
movimento stesso, perché altrimenti essi “non solo non possono
salvarsi, ma neppure entrare nel catecumenato” (p. 340 del
Cat.). Nonostante che mio fratello abbia fatto notare ai
catechisti che la loro interpretazione di Mt 19, 16-21 fosse
sbagliata, questi hanno continuato la loro spiegazione. Egli ha
inoltre notato che in ogni convegno dei N.C. questo è il tema
su cui ritornano di più, cercando in tutti i modi (spesso anche
con urla per esercitare una pressione più forte) di convincere a
fare la suddetta donazione a favore del movimento chi ancora
non l'avesse fatta.
2° La pretesa di esigere ed imporre la confessione pubblica di
gravi peccati, anche segreti, come condizione indispensabile
per essere ammessi ad una categoria superiore del loro
“Cammino”. Ad un uomo, che era stato convinto a rivelare i
suoi tradimenti coniugali, i catechisti stanno imponendo di
andare a chiedere perdono alla moglie che nulla sa di questi
trascorsi, rivelandole così un passato non certo encomiabile.
Chi ha partecipato a queste confessioni pubbliche riferisce che
sono un fatto estremamente penoso e poco edificante. Il
penitente che con voce flebile e piagnucolosa racconta a
stento la sua storia, mentre i catechisti premono perché questa
sia la più completa possibile.
«Questo fatto, mentre rende succube il soggetto all'influenza
dei catechisti, è causa di gelosie, pettegolezzi, distruzione di
amicizie, di rapporti, ecc. ecc. Anche su questo punto mio
fratello ha fatto notare che mai la Chiesa ha richiesto la
confessione pubblica dei peccati. Ma inutilmente.
3° Un terzo motivo di riflessione è stato il nominalismo feroce ed
ottuso per cui si cita la S. Scrittura solo e quando e come fa
comodo ai loro progetti. A chi in una «convivenza» aveva fatto
notare ciò, analogo a quello dei Testimoni di Geova, i
catechisti hanno risposto ferocemente urlando all'interlocutore
di essere un “indemoniato». È questa la qualifica che essi
danno a chi si oppone al loro insegnamento [quella stessa che
hanno affibbiato a me che riferisco queste testimonianze ed ho
scritto contro le Eresie del M.N.].
“Al sottoscritto è toccato sentirselo affibbiare dalla propria nipote
nella conversazione sopra citata: “Tu sei un
indemoniato!”.
A questa arroganza veramente unica che si manifesta nei
catechisti e che viene pian piano inculcata ai
neocatecumenali, si aggiunge l'insistenza di conservare il
segreto assoluto su quanto si dice o si fa nelle “convivenze”.
Anche qui è stato chiesto il perché si debba conservare un
segreto su ciò che è buono. Ma la risposta esauriente non è
venuta.
«Così pure, mentre i N.C. si vantano di attuare il precetto evangelico
del perdono ai nemici, essi poi respingono con i titoli
sopra riportati quanti si oppongono o mettono in dubbio le loro
teorie.
«Qualcosa di simile avviene nei confronti dei sacerdoti o presbiteri.
Chi è succube ai loro principi ed obbedisce totalmente ai
Catechisti è «buono e bravo». Ma chi esprime riserve o non li
accontenta in tutto «non ha capito niente» e perde ogni stima
ed influenza nel gruppo. Si distrugge così la fiducia nei
sacerdoti; anche perché insegnano ripetutamente che i
maestri della fede, i giudici dei carismi, i possessori e distributori
dello Spirito Santo, sono essi, i catechisti, che per questa
prerogativa devono essere ascoltati ed ubbiditi senza
discutere...». (Segue la firma)
V - Un padre di famiglia 16 luglio 1989
“Il sottoscritto, N.N., abitante in […] coniugato con 3 figli, desiderando
contribuire per una più approfondita conoscenza del
movimento Neocatecumenale, con la presente vuole portare
a conoscenza di chi di dovere la propria personale esperienza
di chi ha fatto parte del movimento stesso per 5 anni. Sono
entrato tra i neocatecumenali nel 1980 a seguito di un invito
del Parroco che chiamava i parrocchiani ad una catechesi
che si sarebbe iniziata di lì a poco nella parrocchia e attraverso
la quale si avrebbe avuto una maggior conoscenza della
propria fede.
«All'inizio sono andato da solo, poi ho condotto con me mia
moglie, a seguito anche delle insistenze del gruppo, come
anche perché desideravo non essere solo. I responsabili
insistevano, infatti, sulla necessità della presenza della coppia
al completo per poter iniziare e fare il «Cammino”. Ma mentre
mia moglie smise presto di partecipare, io continuai a
frequentare le catechesi. Queste venivano fatte sempre dai
Catechisti, da 2 catechisti, marito e moglie - persone comuni -
che attualmente sono anch'esse uscite dal movimento. Il
Sacerdote anche se era presente e apriva la catechesi con la
preghiera, di fatto non interveniva quasi mai.
Dopo 15-20 giorni di questa catechesi il gruppo si radunava per
una prima “convivenza» nella quale si faceva il primo
passaggio, che consisteva nell'esprimere la propria adesione a
questo cammino di conversione. Tutto questo si faceva in una
specie di celebrazione detta “della luce” che terminava con
una celebrazione eucaristica. Questa celebrazione — come
poi tutte le altre — si faceva utilizzando per altare un tavolo
messo in mezzo ad una sala (non si va mai in chiesa), con un
crocifisso, mentre gli aderenti stanno torno torno. Nella messa si
usa come ostia una specie di focaccia che si spezzava al
momento della Comunione.
«Dopo le letture ciascuno esprimeva quello che sentiva di dire:
esperienze personali... e tutto questo durava abbastanza (oltre
mezz'ora). La Comunione veniva fatta dando un pezzo della
focaccia a ciascuno e passando dei calici dai quali ognuno
beveva il vino consacrato.
“Come ringraziamento (e questo avveniva in ogni
celebrazione) si faceva una specie di danza intorno al tavoloaltare,
cantando!
Faccio notare che in queste adunanze non si è mai parlato o
insegnato a fare la visita a Gesù sacramentato.
“Le celebrazioni dell'Eucarestia non iniziavano mai prima delle
21 e non finivano se non dopo le 24. Non è stato mai possibile,
nonostante le nostre proteste, cambiare orario. Perché
secondo i N.C. è di notte che si deve pregare.
«La domenica per i N.C. praticamente non esiste, come pure
agli aderenti non si insegna a fare in quel giorno qualche altra
cosa (fanno le loro convivenze).
«Altro elemento caratteristico dei N.C. sono le “risonanze» che
si facevano nella «celebrazione della Parola». Dopo 3 o 4
letture bibliche, fatte a turno e scelte dai membri
precedentemente, il presbitero, se c'era, e il responsabile laico,
invece sempre presente, dava a chi voleva, la parola.
«Voglio far risaltare che fin dalla prima convivenza, i membri
venivano chiamati uno per uno ed invitati a dichiarare se
volevano fare quel cammino, e rinunziare (inizialmente solo in
forma di invito, poi successivamente in modo alternativo) ai
beni che uno possedeva. E questi erano: la casa, i terreni, i
soldi, i risparmi, tutto insomma, per vivere solo di provvidenza,
perché (e qui falsano il Vangelo) - affermavano che per
seguire Gesù ed essere cristiani, bisognava fare come il
giovane ricco.
«Ho notato, a questo riguardo, che nelle adunanze c'è una
continua richiesta di soldi. C'e un'insistenza asfissiante di soldi.
Quando dopo alcuni anni ho fatto il passaggio, detto «Shemà”,
mi è stato detto, dopo una catechesi pressante e fatta anche
con toni minacciosi da parte dei catechisti, di donare tutto o
almeno quei libretti di risparmio che avevo a mio nome
personale, senza far sapere nulla a mia moglie. «Dacci quello”
mi dicevano.
«Quando non riuscivano a raccogliere quanto avevano
programmato (dicevano essere necessario per le spese
sostenute) richiedevano ancora per una seconda o terza volta.
«Gesù - disse un catechista — non ha bisogno della vostra
elemosina». Ma intanto essi in Suo nome lo pretendevano.
«Ho visto un mio collega che aveva seguito il gruppo a seguito
delle pressioni della moglie (e quindi solo per quieto vivere) un
padre di 5 figli, nullatenente, con un solo stipendio, che si
lamentava, molto amareggiato, delle continue richieste di
denaro che venivano fatte nelle adunanze. In ogni convivenza
c'è questa insistente richiesta di soldi.
“Passo affermare che alcune persone - prese da non so che
cosa - sono arrivate in quel momento, a dare anche oggetti
preziosi, ricordi cari, libretti di risparmio, ma poi si sono
amaramente pentite del gesto compiuto sotto la forte pressione
psicologica. Qualcuno ha affermato: “sono stato plagiato”.
«Dalla mia osservazione a questo riguardo è risultato che
iniziando dal presbitero per arrivare al responsabile e ai
catechisti (parlo di quelli che conosco), costoro non hanno mai
dato l'esempio di spogliarsi di quei beni che inculcavano come
indispensabile ai componenti del gruppo. Così pure ho notato
che alcuni catechisti che venivano da Roma, avevano delle
auto molto lussuose e dispendiose.
«Ho anche notato che ad un loro catechista itinerante (che
ben conoscevo: senza fissa dimora, con 5 o 6 figli) avevano
dato una macchina capace di trasportare tutta la famiglia
che era continuamente in giro a parlare ... del regno di Dio.
Nessuna di quelle persone lavorava … i figli fumavano e
spendevano ... chi pagava?
«Non potendo accettare questo stato di case, sono uscito dal
gruppo. L’alternativa propostami di vendere tutti i miei beni (ho
moglie e tre figli) mi sembrava inaccettabile nel piano sia
umano che evangelico. Non potendo più partecipare alle loro
riunioni, ma desiderando dare un contributo alla chiesa e
parrocchia, nella quale avevo precedentemente prestato la
mia opera, ho detto al Parroco-presbitero che mi rendevo
sempre disponibile per qualsiasi attività anche manuale. Ma
dal parroco sono stato emarginato. I catechisti che mi
incontravano rimproveravano il mio gesto e dicevano che io e
mia moglie non ci saremmo salvati. Così pure la maggior parte
dei fratelli della ex-Comunità cercano di evitare incontri e
saluto. Questo fatto mi ha dimostrato che il perdono ai nemici
di cui tanto parlano e si vantano, in realtà non esiste.
«I fuori-usciti dal movimento sono per i N.C. peggio dei
rinnegati. Ultima osservazione: il Parroco-presbitero del
movimento, non cura se non i N.C. Sembra che altri gruppi o
associazioni non esistano al di fuori dei N.C.
«Concludendo: da una prima esperienza positiva, sono
gradatamente passato ad altre assai negative. Non ho rancori
verso nessuno. Vorrei soltanto che la Chiesa conoscesse
meglio, senza fermarsi alle apparenze, più profondamente il
movimento N.C. Mi sembra - spesso di vedere in esso dei nuovi
e più scaltri «testimoni di Geova”.
«Quanto scritto da un mio amico, sotto mia dettatura,
corrisponde a venità.
«Sono disposto a confermare con giuramento quanto
contenuto in queste 8 pagine che sottoscrivo (…).
VI - Testimonianza della città [...]
Da varie testimonianze orali raccolte a [...], dalle suore [...],
dove molti gruppi di [...] fanno i loro raduni risultano evidenziati i
seguenti aspetti:
1)
2) L'assoluta autorità che il catechista ha nei confronti dei
membri. Non importa quale sia la preparazione culturale,
teologica o anche quale sia la sua precedente esperienza
cristiana di vita. Il fatto di essere nominati catechisti, e quindi
responsabili del gruppo, li rende esenti da critiche e oggetto di
obbedienza assoluta.
Si dà il caso di sacerdoti che partecipano alle loro convivenze,
pur facendo notare come certe interpretazioni teologiche o
bibliche non siano esatte, non sono minimamente ascoltati,
poiché la verità è soltanto contenuta nelle parole del
catechista laico.
2) La Bibbia ed il Vangelo spesso vengono interpretati così
come suonano (quando però fa comodo una tale
interpretazione). Sembra che i N.C. abbiano ricopiato i
Testimoni di Geova.
3) Le loro convivenze spesso vertono su problemi familiari
personali, su vicende che sarebbe stato opportuno continuare
a mantenere sotto il velo della discrezione o della prudenza.
Ne consegue che certe rivelazioni anche peccaminose, sono
conseguenza non di riappacificazione, ma approfondiscono (o
suscitano) l’odio e la divisione fra i membri.
4) Inizialmente possono entrare nel gruppo persone singole
(p.e. il marito o la moglie). Però dopo qualche tempo se il
soggetto, che viene sottoposto a continue pressioni morali, non
riesce a “convertire”, cioè a fare entrare nel movimento anche
l'altra parte, viene per questo allontanato dal gruppo (*).
5) Pressioni continue vengono esercitate su soggetti che non
accettano (precedenti preparazioni spirituali e culturali) le impostazioni
dei N.C., anche qui si usano grida e minacce.
6) Una grande crisi investe Movimento quando si impone come
condizione di permanenza, la vendita di tutti i propri beni, che
non è proposta solo come condizione indispensabile per essere
N.C., ma addirittura come condizione per entrare nel regno,
cioè salvarsi.
A questo punto avvengono moltissime defezioni (fino al 50%).
Ma non si abbandona solo il movimento, più di qualcuno
anche il cristianesimo, che imporrebbe (come falsamente
proposto dai N.C.) gesti impossibili ad un padre di famiglia che
ancora vive con essa la sua vita.
«Inoltre ci si chiede a favore di chi vanno questi beni? Non
certamente a favore dei poveri (di quella parrocchia) ma a
favore del movimento e delle sue attività.
(*) Un giovane medico, qualche settimana fa, venne da me quasi piangendo,
per confidarmi di essere stato cacciato di casa dalla stessa madre; la
quale, non essendo riuscita a “convertire” il figlio, temeva di essere a sua
volta espulsa dal movimento. Non chiesi il nome del poveretto ne so che fine
abbia fatto. Pregherò per lui.
7) C'e una catechesi ossessionante del peccato e del
demonio, del maligno. Ma nonostante questa, i N.C. non
conoscono il peccato personale. Nelle loro confessioni (almeno
all’inizio) si accusano genericamente di essere peccatori e
grandi peccatori: ma un solo peccato lo accusano se spinti,
richiesto dal confessore, altrimenti si fermano alla genericità
dell’accusa.
8) È tradizionale la «danza” al posto del ringraziamento dopo la
Comunione.
9) Se il «catechista”, che spesso non ha ricevuto che la sola
preparazione derivante dalla frequenza al gruppo, non ha altre
basi culturali e formative, tutto, spesso, crolla miseramente.
10) Le confidenze riservate nei gruppi come le confessioni pubbliche,
spesso generano divisioni, contrasti, se non rancori...
11) La celebrazione serale è riservata ai soli membri del movimento,
in ambienti separati da quelli della comunità
parrocchiale (come anche per la Pasqua). Se partecipano a
qualche funzione parrocchiale hanno posti speciali, emblemi
speciali e privilegi esclusivi (come la Comunione sotto le due
specie).
Roma 30.6.91
Carissimo Padre Zoffoli,
“accludo in questi fogli alcune esperienze che io
personalmente ho avuto nei contatti con alcune persone,
assolutamente degne di fede, e raccolte dalla loro viva voce.
Queste persone sono: le suore [...], dove molte comunità di [...]
andavano per le loro convivenze e i membri della famiglia di
mio fratello [...], tutti aderenti da alcuni anni al movimento
esistente nella loro Parrocchia, in […]. Le espressioni che
riporterò sono la sintesi, se non la ripetizione di quelle ascoltate
dalle persone suddette e di cui affermo ed attesto l'autenticità.
«Dai miei familiari ho appreso che i N.C. hanno fondatissima la
convinzione che i loro catechisti sono superiori al Sacerdote,
perché hanno lo Spirito Santo che li rende maestri e giudici
degli altri in maniera inequivocabile, stabilendoli quasi nella
impeccabilità ed infallibilità del loro insegnamento. La
mancanza di uno studio profondo e sistematico della religione
non conta nulla. A questo proposito citano la Bibbia (che
interpretano, come sempre, secondo i loro fini), in quel capitolo
in cui si parla di Mosè, al quale nonostante facesse presente al
Signore la sua difficoltà nel parlare, e quindi per non accettare
la missione a cui Dio lo mandava, si sente rispondere di non
avere paura perché Lui lo avrebbe assistito (Es 4, 10-12). Così,
affermano i N.C., avviene per i loro catechisti. È Dio che parla
in loro e li assiste...
«All'osservazione che molti loro canti risentano dell'origine andalusa
di Kiko, e quindi del suono esclusivo della chitarra nelle
loro cerimonie, essi rispondono citando la Bibbia in cui si dice di
cantare a Dio usando Salterio, timpani ecc.! Quindi anche la
chitarra è biblica!
«Inoltre, i loro canti, ridondanti di frasi tolte dai Salmi o dalla
«Parola», rivestono la stessa autorità di questa. Un N.C. di [...], a
cui avevo fatto alcuni rilievi in questo campo, ha risposto: «Ma
lei osa dire male dei nostri canti? Allora dice male della
Bibbia!” (perché sono pieni di Bibbia)!
«Sempre a proposito dell'autorità dei catechisti e dell'onore ad
essi tributato, una mia nipote riferendo il fatto che il parroco
aveva sostituito in una catechesi il catechista laico, diceva:
«Egli ci ha parlato di Abramo per un'ora, il catechista invece ci
ha parlato di Abramo per 3 ore!” (da qui la sua superiorità sul
Sacerdote!).
«Nei N.C. viene inculcata e radicata la convinzione, di essere
essi gli autentici interpreti del messaggio evangelico e di tutta
la Parola di Dio. I Sacerdoti che non seguono o accettano le
loro interpretazioni, non hanno ancora ricevuto lo Spirito Santo,
quando, addirittura dicono di loro che «sono posseduti dal
Maligno”.
«Riferisco un fatto accaduto a Mons. [...], ex Parroco di [...], che
ha un fratello Sacerdote, itinerante dei N.C.. A costui, che
aveva partecipato al convegno di Porto S. Giorgio, cui era
intervenuto il Papa, [...] chiese di poter ascoltare in videocassetta
in cui era inciso anche il Credo che essi non recitano
mai nelle loro messe («perché non ne siamo degni” […]). Il
fratello N.C. ha risposto: «Se serve solo per te, te lo faccio
ascoltare, ma non te lo posso dare se lo vuoi per altri, perché
questo Credo si può recitare solo dopo 20 anni di Cammino”.
«Per quanto riguarda la richiesta della vendita dei beni a
favore della comunità che fanno dopo 4 anni di cammino, mi
dicevano le suore di [...] di aver assistito a scene pietose.
«Un vecchio che non si decideva a dare i propri beni,
nonostante gli urli e le minacce che accompagnavano la
richiesta, è uscito dal colloquio urlando: «No! No! Quelli (= i
catechisti) vogliono i miei beni; ma questi andranno ai miei
nipoti”.
Un sacerdote di [...] N.N. mi diceva che questa richiesta,
presentata in forma alternativa (= o dai i tuoi beni o te ne vai),
provoca non soltanto l'allontanamento di molti dal movimento,
ma anche per alcuni la perdita della fede, perché non
accettano un Vangelo in cui si dice che è questo che Gesù ha
richiesto per essere cristiani. Confermo che quanto scritto
sopra corrisponde a quanto ascoltato nelle conversazioni
avute con le persone sopra ricordate.
«In fede”. N.N.” —

3 commenti:

Anonimo ha detto...

chiedo perdono per l'anonimato.Sono stato definito "merda" dal parroco neoc. Ditemi se questa è Chiesa. Ritengo che ci sia un'unica soluzione ignorarli e cambiare parrocchia perchè a voler combattere contro questi eretici si perde tempo e dignità. Del resto analfabeti non possono insegnare la Bibbia a nessuno. E non voglio parlare di altri sistemi per plagiare i neofiti. I PRANZI AGAPICI PANTAGRUELICI SONO BEN POCA COSA A RIGUARDO QUANDO C'è DI MEZZO L'INIZIAZIONE SESSUALE. VERGOGNA.
STIAMO UNITI AL PAPA VICARIO DI CRISTO IN TERRA, SOSTENIAMO CON LA PREGHIERA I NOSTRI VESCOVI CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA MISERIA E CONFIDIAMO NELLA GRAZIA DI DIO. PRIMA O POI SPARIRANNO QUESTI SEMINATORI DI DIVISIONE DI ZIZZANIA DI IGNORANZA. SI SERVONO DEL NOME DI GESù PER INQUINARE LA CHIESA SANTA DI DIO.

Freedom ha detto...

Caro anonimo,
non capisco a cosa tu alluda quando parli di iniziazione sessuale nel cammino neocatecumenale. Ti pregherei di essere più preciso e di usare un nome di fantasia. Grazie.

Freedom ha detto...

Un'altra cosa scrivere in stampatello sul web equivale a "urlare" . Vi prego di scrivere minuscolo. Se volete fare una critica ragionata al cnc, bene. Ma non pubblicherò menzogne. Grazie.