LA MANIPOLAZIONE MENTALE
Sopra: un manifestino dall'apparenza innocua usato nella fase di reclutamento da parte di un gruppo religioso o presunto tale...
Dato l'interesse suscitato dal precedente thread sul "lavaggio del cervello" la redazione ha scelto questo lavoro per approfondire il tema della manipolazione mentale e il plagio. L'argomento è in effetti assai ampio, interessando la politica come le sette pseudo- religiose, le cosiddette psico-sette capeggiate da presunti guaritori, le sette criminali sataniste, ecc. ecc.
Ciò che sta alla base ed è comune ai vari tipi di setta sono i metodi di manipolazione mentale che quì vengono minuziosamente indagati con numerosi esempi: dalla setta di Moon, alle bestie di Satana, o a episodi ormai storici come la "family" di Charles Manson....
Ciò che a noi interessa sottolineare è che questi metodi di manipolazione sono difficili da riconoscere da parte degli adepti di una setta ma è possibile uscirne, meglio, se con l'aiuto di uno psicologo esperto del settore.L'autore del saggio, Massimo Buttarini, si rifà all'esperienza e allo studio di Steven Hassan che, un tempo adepto della chiesa dell'unificazione di Moon, una volta fuoriuscito, ha dedicato la sua vita allo studio dei fenomeni settari, al culto della personalità, al plagio e al controllo mentale. Questo lavoro ha un taglio criminologico, in quanto le organizzazioni settarie mettono in atto veri e propri crimini perseguibili penalmente. Com'è noto il nostro interesse è rivolto ai gruppi pseudo-religiosi ciò non toglie che anche nella pratica di alcuni di essi si possano configurare dei veri e propri reati. E' stata cura della redazione evidenziare in giallo ed in grassetto i punti che maggiormente interessano, in modo particolare, le sette pseudo-religiose. Chi ha già letto il thread sul "lavaggio del cervello" riconoscerà quì citati vari noti studiosi dell'argomento come Lifton, Singer, Lewin nonchè Festinger con la teoria della "dissonanza cognitiva" oggetto di un altro nostro Thread. Chi ha fatto esperienza di essere adepto di una setta quì si riconoscerà, magari incredulo e stupito, come oggetto delle varie tecniche di manipolazione mentale e potrà forse dire: è tutto vero, ora capisco....
A tutti auguriamo: BUONA LETTURA !
INDICE
INTRODUZIONE……………………………………………………PAG. 2
LE SETTE CRIMINALI E IL
CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO………………………..PAG. 3
IL CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO…………………….PAG. 14
CREAZIONE DELL’IDENTITA’ SETTARIA……………………...PAG. 23
NOTE BIBLIOGRAFICHE…………………………………………..PAG. 28
BIBLIOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA CONSULTATA………………PAG. 30
SITI INTERNET CONSULTATI………………………………………PAG. 31
2
INTRODUZIONE.
Il tema della manipolazione mentale è strettamente connesso
con quello del settarismo
criminale che utilizza il controllo mentale distruttivo.
Parlare di manipolazione mentale significa fare riferimento
a un particolare tipo di relazione,
dove uno o più individui senza scrupoli, adottando tecniche
raffinate e consolidate di
condizionamento mentale e di suggestione psicologica,
cercano di soggiogare altri individui alla
loro volontà strutturando così delle relazioni patologiche
caratterizzate da dinamiche di potere
distruttivo finalizzato all’annullamento della identità
della vittima e alla sua strumentalizzazione.
Le stesse dinamiche possono essere ritrovate anche nelle
relazioni di coppia. Molte donne
vengono costrette in uno stato di totale dipendenza,
costrette a non avere più rapporti con nessuno al
di fuori del partner, soprattutto con chi manifesta
apertamente critiche alla relazione. Vengono
tenute in uno stato totale di dipendenza economica e
costrette a non lavorare. Subiscono
maltrattamenti se solo provano ad esprimere i loro desideri,
i loro bisogni e sono ritenute
responsabili di tutto ciò che non va nel matrimonio perché
non sono mai abbastanza compiacenti
con il proprio partner. E’ evidente che in una situazione
psicologica di questo tipo la loro autostima
è praticamente inesistente e perciò arrivano a convincersi
di non poter fare a meno dei loro uomini
che puntualmente non esitano a minacciarle di morte per
prevenire qualsiasi tentativo di fuga.
Infine vorrei almeno citare quelle situazioni in cui la
manipolazione mentale viene utilizzata
per adescare anziani da truffatori senza scrupoli o minori
da organizzazioni criminali che non
esitano a mercanteggiare sulla pelle dei bambini per il loro
perverso piacere sessuale o per il loro
profitto. La manipolazione mentale con finalità criminali
viene utilizzata anche sulla pelle di
persone disperate che, non avendo più speranza, si rivolgono
alla magia cadendo alla fine anche
nelle tele di ragno dell’usura e purtroppo viene utilizzata
anche in quelle situazioni legate alla presa
in cura delle persone laddove si dovrebbe trovare un reale
aiuto e invece a volte si rimane vittima
3
di relazioni distruttive che non hanno altra finalità se non
quella del guadagno o del potere
indiscriminato sull’altro.
1. LE SETTE CRIMINALI E IL CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO.
I n questo lavoro mi limiterò a trattare il tema della
manipolazione mentale in relazione alle
sette in generale e al satanismo criminale in particolare.
In genere i gruppi settari si costituiscono
intorno alla figura di un leader mentre nelle sette
sataniche la fedeltà degli adepti non è rivolta al
culto della personalità carismatica , bensì alla stessa
dottrina satanista che promette il
conseguimento del potere, del successo e del piacere
attraverso determinati rituali di profanazione
della liturgia cattolica, le cosiddette ‘messe nere’, che si
esplicano molto spesso in chiese
sconsacrate o all’aperto dove si officiano rituali
sacrificali che prevedono l’uccisione di animali;
l’esaltazione satanica criminale può arrivare a concepire
nel nome del maligno anche sacrifici
umani e l’accoppiamento con giovani vergini che precede
rituali orgiastici collettivi. A mio parere,
quindi, quando si investiga sulla sparizione di un
individuo, tra le tante piste certamente non va
trascurata nemmeno l’ipotesi del satanismo almeno per
poterla scartare con certezza visto il
preoccupante proliferare, anche nel territorio del nostro
stato, di gruppi la cui presenza è stata
accertata da organismi ufficiali, quali il Ministero
dell’interno, e nei quali potrebbero verificarsi nel
tempo delle degenerazioni che potrebbero sfociare anche in
crimini violenti. Ritengo infatti che ci
possa essere una sorta di assuefazione nella ricerca del
piacere e del potere, la cui ombra può
contenere in germe futuri sviluppi distruttivi difficilmente
prevedibili quando si rasenta il confine
labile del bene e del male e quando sono presenti evidenti
dinamiche di onnipotenza che alla fine
possono rompere gli argini e dare il via ad istinti dagli
esiti nefasti. Quando poi, e molto spesso è
così, nei rituali satanici è previsto l’uso di sostanze
stupefacenti allucinogene i rischi si fanno ancora
più fondati. E’ storia recente la drammatica vicenda delle
cosiddette ‘
Bestie di Satana’
e se possibile
l’ancora più drammatica ed interminabile cronaca giudiziaria
del ‘Mostro di Firenze’ che sta
angosciando con i suoi inquietanti risvolti l’opinione
pubblica del nostro paese da molti decenni:
4
anche in questo caso, se le ipotesi investigative degli
inquirenti saranno verificate e comprovate al
di là di ogni ragionevole dubbio ci si troverebbe di fronte
ad una sconcertante serie di omicidi rituali
a sfondo satanico. Queste organizzazioni, infatti, possono
attirare o essere addirittura fondate da
personalità connotate da pericolose caratteristiche
antisociali che possono slatentizzarsi nell’ambito
di un gruppo che le cova e le fomenta e sappiamo bene quanto
le dinamiche di gruppi con queste
caratteristiche possano agevolare la formazione di
comportamenti violenti e distruttivi che poi
fagocitano in sé la volontà individuale che viene annullata
dalla volontà del gruppo soprattutto se,
appunto, guidato da un leader carismatico profondamente
disturbato. E’ nota a tutti la
vicenda di
Charles Manson e della sua cosiddetta ’
Famiglia’,
credo.
Comunque, a differenza di altri
gruppi settari, al culto satanista, come scrive Francesco
Barresi (1), gli affiliati si accostano per
convinzione personale e non tanto a causa di fattori
persuasivi esterni, tranne, vorrei aggiungere, i
casi in cui sono coinvolti minori o persone affette da
patologie psichiche tali da offuscare la loro
capacità di intendere e di volere o da profili di
personalità tali da renderli particolarmente
suggestionabili o manipolabili. L’autore, sociologo e
criminologo appartenente alla Polizia di Stato,
scrive che un altro aspetto fondamentale che caratterizza il
satanismo è la segretezza, aspetto questo
che rende particolarmente difficoltose le indagini delle
forze dell’ordine e anche la ricerca sul
fenomeno. A tal proposito, continua, è necessario adottare
delle adeguate metodologie investigative,
sia dal punto di vista preventivo che repressivo, ed è
fondamentale prestare particolare attenzione
alla presenza di segni e simboli esoterici sulla scena di eventuali
crimini per poter eventualmente
indirizzare le indagini verso una pista satanica.(2)
Inoltre vorrei a questo punto segnalare la suddivisione che
propone lo stesso Barresi delle
varie forme in cui si può manifestare il fenomeno satanico
basata sulla modalità comportamentalemotivazionale
del satanista:
1) satanismo religioso: culto satanico in cui l’adepto si
dimostra realmente devoto alla divinità
infernale e in questa crede realmente;
5
2) satanismo ludico: culto satanico a cui l’adepto si
accosta più per gioco che per convinzione
fideistica;
3) satanismo sessuale: culto satanico a cui il soggetto si
rivolge per estrinsecare le sue pulsioni
sessuali;
4) satanismo acido: satanismo di tipo adolescenziale a cui
l’adepto si avvicina per consumare
droghe di vario genere, fra le quali rientrano anche gli
abusi di alcool;
5) satanismo schizofrenico: culto satanico a cui l’adepto si
rivolge spinto da gravi psicopatologie.
(3)
Sono inoltre convinto che la letteratura psicologica
fornisca ,a individui senza scrupoli, degli
ottimi strumenti da utilizzare per manipolare ai loro scopi
altri individui più vulnerabili e
suggestionabili: soprattutto le tecniche ipnotiche e tutto
ciò che concerne le dinamiche e le tecniche
di persuasione e condizionamento ,che se utilizzate con
finalità genuinamente terapeutiche possono
ottenere dei risultati positivi per la salute e la crescita
psicologica delle persone, nelle mani
sbagliate, invece, possono diventare degli strumenti
veramente pericolosi.
E’ necessario, quindi, che la criminologia e la psicologia
giuridica si occupino con particolare
attenzione del fenomeno settario : secondo Marco Strano (4),
quando alcuni crimini vengono
progettati ed eseguiti all’interno di tali organizzazioni,
la rilevanza che questi fatti assumono da un
punto di vista criminologico richiede uno studio accurato
del particolare clima psicologico che si
viene strutturando all’interno della setta, laddove alcuni
leader ingeriscono pesantemente sui
processi decisionali degli adepti, per cercare di
interpretare i crimini che si verificano in questi
ambienti esoterici ed occulti iniziando, a tal proposito,
con lo studiare gli aspetti antropologici ed
organizzativi delle sette per poter comprendere l’ambito in
cui trova origine la condotta delittuosa,
per poter mettere a fuoco gli aspetti psicosociali che
favoriscono l’avvicinamento degli individui a
tali realtà e per cercare di comprendere la capacità
dell’atmosfera esoterica di interferire nei
processi percettivi e di significazione che sono alla base
del comportamento criminale.
6
Lo stesso autore (5) delinea le ragioni che spingono un
individuo ad avvicinarsi ad un gruppo
pseudoreligioso suddividendole in variabili sociali e
psicologiche.
Le variabili sociali segnalate sono le seguenti:
- processo di secolarizzazione della Chiesa cattolica e
conseguente apertura di spazio di
culto per movimenti religiosi alternativi; (vi ricorda qulcosa? N.D.R.)
- diffusione di ideologie ecologiste e antitecnologiche nel
tessuto sociale e pronta
acquisizione di tali connotazioni ideali da parte di sette
di varia estrazione, soprattutto di
matrice new age;
- progressivo slittamento culturale dal collettivismo
all’individualismo, dovuto alla crisi
delle grandi ideologie di matrice socialista, con
conseguente maggiore richiesta di culti e
pacchetti valoriali riferiti alla sfera intima, emotiva e
psicologica dell’individuo;
- disagio generalizzato dovuto all’impatto aggressivo del
progresso, talvolta di difficile
inserimento nella sfera antropologica degli individui, con
conseguente nascita di simpatia
nei confronti di poteri magici e segrete conoscenze che
permettano di governare la
sovrastimolazione, la frenesia sociale e la generica
incertezza per il futuro;
- diffusa ricerca di esclusività in antagonismo
schizofrenico alla ricerca di standardizzazione
Le variabili psicologiche:
- antagonismo alla frustrazione di inadeguatezza sociale attraverso
l’appartenenza ad un
gruppo (la setta) che volutamente ingenera negli adepti la
convinzione di essere viceversa
importanti, naturalmente solo all’interno della setta
stessa;
- carisma dei capi e complementare richiesta di potere
carismatico da parte di soggetti
insicuri;
- riduzione dell’ansia (es. della morte) attraverso il
convincimento acquisito di esistenze
ultraterrene, immortalità, ecc.;
7
- aumento dell’autostima a seguito dell’apprendimento di
poteri magici che consentono una
rinnovata capacità di determinare eventi e controllare
l’ambiente esterno;
- riduzione dell’angoscia in situazioni di grande dolore
psicologico (seguente ad esempio ad
un lutto familiare),
- soddisfazione di bisogni di dipendenza e sottomissione da
parte di soggetti con particolari
profili di personalità;
- opportunità di relazioni interpersonali(anche sessuali)
per soggetti con particolari difficoltà
relazionali;
- solitudine e disgregazione familiare;
- particolare sensibilità alle tecniche di suggestione e di
condizionamento operante (rinforzo
sistematico di comportamenti utili da parte del leader
carismatico).
Venendo ora ad affrontare nello specifico gli aspetti
criminologici delle sette è necessario
sottolineare che la motivazione alla base della fondazione
di molti gruppi pseudoreligiosi non è per
niente religiosa quanto invece basata su interessi ben più
materiali ed utilitaristici.
Sempre Marco Strano (6), elenca la seguente lista di
‘interessi’ che in alcuni casi possono
sconfinare nell’illegalità:
- acquisizione di ricchezze attraverso le quote di adesione
degli adepti o, in alcuni casi,
attraverso l’espoliazione dell’intero patrimonio degli
adepti;
- acquisizione di ricchezze attraverso la vendita agli
adepti di materiale bibliografico e
rituale e l’organizzazione di corsi e seminari;
- soddisfazione di desideri sessuali e perversioni;
- acquisizione di vantaggi provenienti dalle singole
attività professionali degli adepti;
- acquisizione di informazioni sensibili in campo
industriale, finanziario-mobiliare e
politico-istituzionale da parte degli adepti che ricoprono
incarichi professionali e
8
istituzionali elevati. Tali informazioni possono essere in
seguito utilizzate dalla setta per
speculazioni, ricatti, ecc.
L’autore (7) continua affermando che, soprattutto nei culti
distruttivi, sono configurabili due
categorie di crimini: i crimini commessi ai danni degli
adepti e i crimini commessi dagli adepti ai
danni di altri adepti o di persone esterne alla setta sotto
l’influenza di condizionamenti da parte del
gruppo a cui appartengono.
Per quanto riguarda i crimini commessi dai leader ai danni
degli adepti che li subiscono con
diversi gradi di consapevolezza elenca questa serie di
reati:
1) truffe e frodi
2) minacce
3) estorsioni
4) sequestri di persona (di durata variabile)
5) sfruttamento (del lavoro e della prostituzione)
6) lesioni (procurate nel corso di rituali)
7) violenze fisiche di vario tipo
8) spaccio di stupefacenti
9) pedofilia
10) abusi sessuali
11) induzione al suicidio
12) omicidi
Per quanto riguarda invece i crimini commessi dagli adepti
ai danni di altri adepti o di persone
esterne alla setta, commessi in un generico quadro di
alterazione della coscienza, l’autore (8)
segnala i seguenti reati:
1) reati familiari (es. mancato sostentamento, abbandono,
ecc.)
9
2) violenze e lesioni ad altri adepti nel corso di rituali
3) detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti
4) abusi sessuali e pedofilia
5) profanazione di cimiteri
6) maltrattamento di animali
7) furti (es. ostie e altri oggetti nelle chiese)
8) concorso in truffe e frodi
9) furto di informazioni
10) danneggiamenti ( chiese e altri locali)
C’è da aggiungere inoltre che ogni setta presenta dei reati
ricorrenti :
1) sette transnazionali: truffe, spoliazione economica degli
adepti, acquisizione di informazioni,
ecc.;
2) sette sataniche: violenza sessuale, pedofilia, lesioni,
detenzione e spaccio di stupefacenti,
maltrattamento di animali, azioni contro il buon gusto
(sanzionate penalmente), profanazione di
cimiteri, minacce, ecc.;
3) psicosette: esercizio abusivo della professione di
medico/psicologo, truffe. (9)
Sopra: Steven Hassan
Per entrare nel cuore della manipolazione mentale, il tema
specifico oggetto del presente
lavoro, mi sembra inevitabile fare riferimento a Steven
Hassan autore di due importanti lavori sul
controllo mentale distruttivo: “Mentalmente Liberi” e
“Releasing the Bonds” (non ancora tradotto
in italiano) ai quali mi sono completamente ispirato.
A 19 anni venne reclutato da adepti della Chiesa
dell’Unificazione di Moon, gruppo settario
molto potente negli Stati Uniti.
Un caso che ha fatto scalpore è quello di Emanuel Milingo convertito alla setta di Moon: vedi sopra
clicca quì
In poco tempo arrivò a ricoprire importati cariche ai
vertici dell’organizzazione fino a quando,
in seguito ad un incidente, causato probabilmente dal
sovraccarico di stress al quale era sottoposto
10
per poter assolvere ai compiti strenui che gli venivano
continuamente affidati per reperire soldi e
reclutare nuovi adepti, i suoi genitori riuscirono a
riportarlo a casa e a sottoporlo ad un programma
di deprogrammazione che ebbe buon esito.
Nei 14 anni che seguirono alla sua fuoriuscita dalla setta
si è completamente dedicato alla
sensibilizzazione e alla divulgazione dei problemi legati al
fenomeno dei culti distruttivi facendo
una mirabile opera di prevenzione rispetto al rischio
vittimologico che le persone corrono
soprattutto nei momenti di maggiore vulnerabilità.
Ha conseguito un Master in Psicologia del Counseling presso
il Cambridge College ed ha
aperto la strada ad un nuovo approccio terapeutico
denominato ‘Exit Counseling non coercitivo’
finalizzato al recupero e alla riabilitazione di ex adepti,
alternativo alla deprogrammazione alla
Il suo approccio terapeutico (10) , indirizzato alla vittima
di un culto distruttivo, è finalizzato
ad evidenziare questi quattro punti
1. dimostrargli che è caduta in una trappola, cioè che si
trova in una situazione nella quale è
psicologicamente senza difese e dalla quale non può uscire;
2. farle notare che non ha mai scelto volontariamente di
entrare in quella trappola;
3. informarla del fatto che altre persone in altri gruppi si
trovano in trappole analoghe;
4. comunicarle con fermezza che può uscire da quella
trappola.
Come fa notare l’autore questi quattro punti così ovvi a chi
non si trova a vivere l’esperienza
di un culto distruttivo sulla sua pelle non lo sono
altrettanto per chi si trova a vivere una condizione
di assoluto controllo mentale.
Il suo approccio terapeutico si basa su dei convincimenti di
base relativi alla natura umana:
(11)
1. le persone hanno bisogno e desiderio di crescere e sono
orientate verso direzioni capaci di
sviluppare e incoraggiare la loro crescita;
11
2. è importante che le persone si concentrino sul qui e ora
e non rimangano avvinghiate al passato:
che non si concentrino sugli errori commessi o su ciò che
non hanno fatto bensì su ciò che
possono fare adesso per cambiare in meglio la loro
situazione;
3. le persone sceglieranno sempre e in qualsiasi momento ciò
che reputano essere per loro la cosa
migliore: sono entrate in una setta perchè credevano o volevano
credere, perché ne avevano
bisogno, che la dottrina divulgata dalla setta poteva
rappresentare un vantaggio;
4. ogni persona è unica e ogni situazione è diversa
dall’altra, per questo l’approccio di Hassan è
totalmente centrato sul cliente e si adegua ai bisogni della
singola persona e prevede, inoltre,
che il consulente comprenda a fondo la persona che si trova
di fronte: quali sono i suoi valori, i
suoi bisogni, cosa vuole e come pensa. IL consulente,
secondo Hassan, deve essere in grado di
entrare nella mentalità del cliente per poterlo capire
veramente e aiutarlo a fare ciò che lui e
nessun altro vuole. Il suo approccio si basa sul
convincimento che anche il seguace più
indottrinato nel suo intimo in realtà voglia uscire dalla
setta;
5. l’approccio è basato sulla famiglia degli adepti; è la
famiglia, infatti, che viene travolta
drammaticamente quando un congiunto, perlopiù i figli, viene
reclutato in un culto distruttivo,
ed è la famiglia stessa a rappresentare una risorsa
fondamentale per la risoluzione positiva del
caso. E’ necessario, a tal fine, insegnargli accuratamente
le tecniche della comunicazione che gli
permettano di essere efficaci nell’approccio con il loro congiunto
per indurlo a collaborare. E’
evidente che tutto questo richiede da parte della famiglia
molto impegno e dedizione:
disponibilità nell’imparare nuovi modi di comunicare e
accettare di elaborare le problematiche
inconsce che in questa fase possono risvegliarsi. E’ infatti
necessario affrontare e possibilmente
risolvere eventuali problemi tra i familiari prima di
tentare qualsiasi intervento. A questo
proposito :” Quando l’attenzione viene centrata sulla
famiglia tutti subiscono un cambiamento:
dal canto suo il seguace del culto si rende conto che fuori
dal gruppo stanno accadendo cose
positive, mentre i familiari imparano a costruire un
rapporto di fiducia e a fare in modo che il
loro caro si interroghi sul suo operato. L’affetto di una
famiglia è molto più forte di quello
12
condizionato che gli adepti di un culto ricevono da parte
dei loro dirigenti. Mentre la famiglia
appoggia il diritto individuale di crescere e diventare un
adulto autonomo e in grado di prendere
da solo le proprie decisioni, l’affetto che un affiliato
riceve dal culto ha lo scopo di mantenerlo
per sempre in uno stato adolescenziale e di dipendenza,
minacciandolo di far venir meno ogni
forma di affetto nel caso prendesse decisioni che non
collimano con quanto ordinatogli dal capo.
Quando i familiari imparano a interagire in maniera
efficace, l’aiuto che possono fornire è molto
elevato e nel corso di un intervento questo fattore può
diventare cruciale.” (12)
Nel suo approccio Steven Hassan non cerca mai di far
allontanare l’affiliato dal gruppo o
viceversa perché altrimenti lo stesso si sentirebbe
minacciato; ciò che invece cerca di fare è
presentargli altri modi per crescere sottoponendogli diverse
prospettive e possibilità. Aiuta le
persone a vedere alternative che non sapevano esistessero
poi le incoraggia a fare ciò che pensano
sia meglio per loro e cerca di fare in tutti i modi per
fargli sentire di avere in mano il pieno controllo
della situazione infatti, “ ….il controllo mentale
esercitato dai culti non riesce mai a cancellare del
tutto il vero Io della persona (John-John). E’ certamente
vero che impone una identità dominante
fornita dal culto (John-l’adepto) che cerca continuamente di
reprimere il vero Io. Quale seguace
della Chiesa dell’Unificazione pensavo veramente di essere ‘morto
a me stesso’; lo Steve -
moonista pensava che il vecchio Steve Hassan fosse morto. Ma
il mio vero Io si è risvegliato
durante la deprogrammazione: era sempre stato lì. Fui in
grado di ricordare tutte le contraddizioni, i conflitti e le promesse non mantenute da Moon che nel
periodo in cui ero un adepto avevo
sperimentato – ma non elaborato – e tale presa di coscienza
mi permise di uscirne fuori. Dentro di
me l’avevo sempre saputo. Riuscire a mettersi in contatto
con il nucleo centrale e profondo di un
individuo è ciò che mi permette di aiutare qualcuno a uscire
da un culto. Se quel nucleo centrale è
felice e contento del suo impegno nel gruppo, c'è assai poco
da fare. Quella persona non si trova
affatto sotto controllo mentale. Egli ha scelto di essere
là. Ma non sono questi i casi che mi vengono
normalmente sottoposti. Le famiglie mi chiamano quando si
accorgono che sta succedendo
qualcosa di terribile. E ho constatato che quando un
individuo schiavizzato viene messo in
13
condizione di poter scegliere, si guarda bene dallo
scegliere di fare lo schiavo: perlomeno non
quando è in grado di decidere da solo della propria vita,
avere normali rapporti che non subiscano
limitazioni di sorta e curare i propri sogni e
interessi.(13)
Questo approccio terapeutico presenta altri aspetti molto
ben definiti. Come prima cosa si
concentra sul processo di cambiamento. Ciò significa che il
come una persona arriva a cambiare è
ben più importante di che cosa o perché cambia. Poi, nella
convinzione che le persone siano
interessate a crescere e a imparare persegue finalità
educative e cerca di insegnare nozioni utili di
psicologia, la comunicazione, i problemi del controllo
mentale e lo stile di altri culti distruttivi,
come pure la storia di un particolare gruppo, le
contraddizioni dottrinali operate al suo interno e la
sua dirigenza.
In ‘Releasing the Bonds’, Hassan presenta lo sviluppo del
suo exit counseling. Il nuovo
approccio terapeutico viene definito ‘Strategic Interaction
Approach’ (in italiano Approccio di
Interazione Strategica) finalizzato ad aiutare e a
comprendere meglio l’affiliazione di chi è
coinvolto in una setta distruttiva. Inoltre presenta nuovi
strumenti operativi anche per i familiari e
gli amici delle vittime di manipolazione mentale e introduce
inoltre un intervento in tre parti sulla
fobia, elemento fondamentale che tiene legato l’affiliato
alla setta che gliel’ha inculcata.:” (…..) Il
SIA differisce poi dall’exit counseling per l’enfasi posta
sul processo di cambiamento, piuttosto che
sul puro contenuto informativo. Il modello dell’exit
counseling partiva dal presupposto che
l’assistente possedeva informazioni difficili da ottenere.
Tutto questo è cambiato perché al giorno
d’oggi critici ed ex membri di diversi gruppi stanno
pubblicando sul web informazioni su sette e
controllo mentale. Con l’avvento di internet chiunque abbia
un computer e un modem può mettersi
in contatto con altre famiglie, ottenere l’assistenza di
esperti ed ex membri, trovare informazioni in
modi fino a poco tempo fa impossibili.
Ora che l’informazione è diventata così accessibile,
possiamo dedicare il nostro tempo a
sviluppare un’accurata comprensione del membro, del gruppo a
cui appartiene, degli amici e
familiari che lo amano. Inoltre nel Strategic Interaction
Approach apprendiamo come identificare i
14
fattori che rendono più vulnerabili al controllo mentale,
come ad esempio disordini di
apprendimento, problemi sessuali irrisolti, o fobie
preesistenti da cui le sette possono trarre
vantaggio. Creiamo un modello delle varie parti del sè
autentico del nostro caro che sono state
coltivate per reclutarlo nell’identità settaria. Comprendere
queste sub – personalità aiuta ad entrare
in relazione con l’identità settaria, e ci aiuta anche ad
identificare e incoraggiare quegli aspetti
dell’identità settaria che vale la pena preservare (……) (14)
IL CONTROLLO MENTALE DISTRUTTIVO.
Il controllo mentale distruttivo è quella caratteristica che
differenzia le sette criminali dalle
organizzazioni con finalità che non nuocciono all’integrità
e alla libertà individuale.
“Quando ero nel culto di Moon i miei amici e familiari mi
dicevano spesso che ero stato
“plagiato”, o che mi trovavo sotto “controllo mentale”.
All’epoca pensavo che “controllo mentale” significasse
essere ammanettato, torturato e
interrogato sotto luci violente, e sapevo che a me non era
accaduto. Così quando mi chiamavano
‘robot plagiato’ pensavo che mi stessero semplicemente
perseguitando per le mie convinzioni e
credenze. E i loro commenti negativi finivano per rafforzare
la mia dedizione al gruppo. Come
qualsiasi altro membro di un gruppo distruttivo, prima di
riuscire a capire che vi ero stato sottoposto
avevo bisogno di capire che cos’è davvero il controllo
mentale e come viene usato.
Nel corso della mia deprogrammazione il libro del 1961 di
Robert Jay Lifton,” Thought
Reform and the Psychology of Totalism”, mi fornì il primo
sistema di riferimento per comprendere
il controllo mentale.(….) Nel capitolo 22 del suo libro
Lifton identifica otto criteri che
contraddistinguono l’uso della ‘riforma del pensiero’ o
controllo mentale: controllo di milieu,
manipolazione mistica, richiesta di purezza, culto della
confessione, scienza sacra, linguaggio
caricato, dottrina contro persona e dispensazione
dell’esistenza. Lifton scrive che mentre molti
gruppi mostrano alcuni di questi punti, il gruppo che mostri
tutti e otto questi criteri sta usando
controllo mentale distruttivo.
15
Gli otto criteri di Lifton.
Sopra: Robert Jay Lifton psichiatra americano
VEDI ANCHE
1. Controllo del milieu: controllo dell’ambiente e della
comunicazione all’interno dell’ambiente.
Comprende non solo la comunicazione tra le persone, ma anche
come il gruppo si inserisce
nella mente dell’individuo e controlla il suo dialogo
interno.
2. Manipolazione mistica: costruzione artificiosa di
esperienze per inscenare eventi
apparentemente spontanei e “sovrannaturali”. Tutti
manipolano tutti per uno scopo più elevato.
3. Richiesta di purezza: stabilire standard di prestazioni
impossibili da raggiungere, creando
perciò un ambiente di colpa e vergogna. Indipendentemente da
quanto duramente una persona ci
provi, non vi giunge mai, sta male e lavora ancora più sodo.
4. Culto della confessione: distruzione dei confini
personali e attendersi che ogni pensiero,
sentimento o azione – passati o presenti – non conformi alle
regole del gruppo vengano
condivisi o confessati. Queste informazioni non vengono
dimenticate o perdonate, ma usate
piuttosto per controllare.
5. Scienza sacra: la convinzione che il dogma del gruppo sia
assolutamente scientifico e
moralmente vero, senza spazio per domande o punti di vista
alternativi.
6. Linguaggio caricato: uso di un vocabolario che limita i
pensieri del membro verso un assoluto,
un bianco – e nero, verso “clichè blocca pensiero” capiti
unicamente dagli interni.
7. Dottrina contro persona: imposizione delle credenze del
gruppo su esperienza, coscienza e
integrità individuali.
8. Dispensazione dell’esistenza: convinzione che i membri
del gruppo abbiano diritto di esistere
mentre tutti gli ex membri, i critici o i dissidenti non
l’abbiano.” (15)
Gli studi di Psicologia Sociale, inoltre, sono fondamentali
per comprendere come i culti
utilizzano i processi di influenza sociale, ad esempio la
pressione da parte del gruppo e l’obbedienza
all’autorità, per controllare i propri membri.
16
Nell’ambito della Psicologia Sociale un nome d’eccellenza è
sicuramente quello di Kurt
Lewin:
la sua teoria del campo, i suoi studi sulla coesione,
sui processi decisionali nei gruppi, sulle
differenze tra autoritarismo e democrazia, sulle tecniche di
modificazione dell’atteggiamento e sulla
risoluzione dei conflitti sono fondamentali per approcciarsi
al tema del controllo mentale settario e
hanno influenzato la formazione di Steven Hassan così come
gli studi del Dott. Philip Zimbardo sul
potere dei processi di influenza sociale che condusse un
esperimento, diventato famoso, sulla
psicologia sociale dell’imprigionamento, nel quale,
riproducendo con estrema cura e
verosimiglianza l’esperienza della prigionia riuscì a
dimostrare quanto l’identità della persona
dipenda dal ruolo che sta recitando, dal modo in cui gli
altri la trattano, da quale uniforme o
abbigliamento indossi. Hassan scrive che Zimbardo gli ha
insegnato la più importante regola della
psicologia sociale, cioè “l’errore fondamentale di
attribuzione”. Soprattutto nelle culture, come
quella statunitense dove viene ampiamente valorizzata
l’individualità, le persone in genere
presumono di agire sempre in base alla propria idea
piuttosto che in base all’influenza esercitata da
forze esterne. Invece la psicologia sociale ha dimostrato
che tutti siamo profondamente influenzati
dal nostro ambiente e che è naturale per l’essere umano
adattarsi a ciò che viene percepito come un
comportamento corretto. (16)
Secondo Hassan il controllo mentale non è un processo
ambiguo, mistico, bensì è un
concetto riferibile a una specifica serie di metodi e
tecniche come l’ipnosi o il blocco del pensiero
che influenzano il modo in cui una persona pensa, sente ed
agisce.
In sé non è buono né cattivo: a determinare la sua qualità
in un senso o nell’altro è l’utilizzo
che se ne fa e le finalità che si prefigge. Diventa
distruttivo, infatti, quando viene utilizzato per
minare la capacità di pensare e di agire autonomamente.
Scrive l’autore:
17
“Il controllo mentale, come viene utilizzato dalla maggior
parte dei culti distruttivi, non cerca
di fare altro che intralciare l’identità vera dell’individuo
– comportamento, pensieri, emozioni – e
ricostruirla ad immagine del leader. Lo si fa controllando
rigidamente la vita fisica, intellettuale,
emotiva e spirituale del membro. Unicità e creatività della
persona vengono soppresse. Il controllo
mentale settario è un processo sociale che incoraggia
obbedienza, dipendenza e conformità.
Scoraggia autonomia e individualità immergendo i
principianti in un ambiente che reprime la libera
scelta. I dogmi del gruppo diventano l’unica preoccupazione
della persona. Qualsiasi cosa o
chiunque non rientri in questa realtà rimodellata diventa
irrilevante.” (17)
In questo suo lavoro Hassan cita un’altra autorevole
studiosa del fenomeno settario, Margareth
Singer, che negli anni ’50 studiò gli effetti della riforma
del pensiero sui prigionieri di guerra
coreani.
vedi anche:
link: le sette tra noi
Le
sei condizioni che la Singer ritiene
indispensabili perché si possa parlare di riforma del
pensiero sono le seguenti: (18)
1. Acquisire il controllo sul tempo personale individuale,
in particolare sul tempo dedicato alla
riflessione e all’ambiente fisico
2. Creare senso di impotenza, paura e dipendenza, fornendo
contemporaneamente modelli che
dimostrino il nuovo comportamento che la leadership vuole
produrre.
3. Manipolazione di premi, punizioni ed esperienze al fine
di sopprimere precedenti
comportamenti e atteggiamenti sociali, compreso l’utilizzo
di stati alterati di coscienza per
manipolare l’esperienza.
4. Manipolazione di premi, punizioni ed esperienze per
provocare comportamenti e atteggiamenti
voluti dalla leadership.
5. Creazione di un sistema fortemente controllato, con un
sistema logico molto ristretto in cui chi
dissente viene fatto sentire come se i suoi interrogativi
indicassero che esiste qualcosa di
intrinsecamente sbagliato in lui.
6. Mantenere i membri inconsapevoli e non informati sul
fatto che esiste un’agenda tesa a
controllarli e modificarli. La leadership non potrebbe
portare avanti un programma di riforma
18
del pensiero se il membro fosse al pieno delle sue capacità
e avesse dato il suo consenso
informato.
Per Steven Hassan Lavaggio del Cervello (Brainwashing in
inglese) e controllo mentale non
sono sovrapponibili:
“(…..) il termine lavaggio del cervello viene spesso
associato a comportamenti apertamente
coercitivi, esemplificati dall’immagine di un prigioniero
nelle mani di carcerieri che abusano di lui.
All’inizio del processo di “lavaggio del cervello” il
soggetto considera gli “agenti di influenza”
come “nemici”, e viene costretto ad obbedire.
Nel caso del controllo mentale gli “agenti di influenza”
vengono visti come amici o mentori, il
che porta all’abbassamento delle difese rendendo le persone
più vulnerabili alla manipolazione. La
chiave del successo del controllo mentale risiede nella sua
sottigliezza, astuzia, nel modo in cui
promuove la “illusione di controllo”. L’individuo crede di
“prendere decisioni autonome” quando in
realtà è stato socialmente influenzato a disinserire la
mente critica e la capacità di prendere
decisioni indipendenti. (….) Quando l’individuo fa un passo
indietro e valuta oggettivamente la
grande quantità di influenza sociale esercitata per portarlo
alla resa, il grado di manipolazione
diventa molto evidente.” (19)
Sopra: Leon Festinger
Un altro studioso che ha contribuito alla comprensione dei
processi di controllo mentale è lo
psicologo Leon Festinger con la sua teoria della dissonanza
cognitiva il cui principio base è il
seguente: “Se cambiate il comportamento di una persona, i
suoi pensieri e sentimenti cambieranno
per minimizzare la dissonanza.” (20)
Hassan riprende nel suo lavoro questa teoria e spiega che
per Festinger “(….) la ‘dissonanza’
è la tensione psicologica che si crea quando il
comportamento entra in conflitto con le convinzioni.
Così come la fame, questa tensione è uno stato di disagio
che porta a prendere misure tese a ridurla.
Si preferisce avere comportamento, pensieri ed emozioni
reciprocamente coerenti, e si possono
tollerare solo piccole discrepanze tra queste tre componenti
della nostra identità. La ricerca
19
psicologica ha dimostrato che se una qualsiasi di queste tre
componenti cambia, le altre due si
modificheranno per ridurre la dissonanza cognitiva.”(21)
Quindi il controllo del comportamento, il controllo dei
pensieri e il controllo delle emozioni
sono gli strumenti che le sette distruttive utilizzano per
manipolare mentalmente i loro adepti .
A queste tre componenti Hassan aggiunge il controllo delle
informazioni finalizzato a limitare
le capacità di pensiero indipendente dell’individuo. Riporto
di seguito e integralmente gli schemi
esemplificativi con cui Hassan illustra le modalità di
controllo del comportamento, controllo
dell’informazione, controllo del pensiero e controllo delle
emozioni utilizzate dai culti distruttivi:
(22)
Il controllo del comportamento
1. Regolazione della realtà fisica dell’individuo
a. dove, come e chi il membro vive o frequenta
b. che tipo di abbigliamento, colori, acconciatura indossa
c. che cibo mangia, beve, adotta e rifiuta
d. quanto tempo per dormire riesce ad avere
e. dipendenza finanziaria
f. poco o inesistente tempo libero per i piaceri, il
divertimento, le vacanze
2. Dedicare molto del proprio tempo a sedute di
indottrinamento e rituali del gruppo
3. Deve chiedere l’autorizzazione per decisioni importanti
4. Deve riferire ai superiori pensieri, sentimenti e
attività
5. Premi e punizioni (tecniche di modificazione
comportamentale – positivo e negativo)
6. Individualismo scoraggiato: prevale il pensiero di gruppo
7. Regole e regolamento rigidi
Il controllo delle informazioni:
20
1. Uso dell’inganno
a. trattenere deliberatamente informazioni
b. distorcere le informazioni per renderle più accettabili
c. palesi menzogne
2. Scoraggiare o minimizzare fonti informative esterne al
gruppo
a. libri, articoli, giornali, riviste, TV, radio
b. informazioni critiche
c. ex membri
d. mantenere i membri così occupati da non avere il tempo
per pensare o per controllare
personalmente
3. Compartimentazione dell’informazione: dottrine per
esterni, dottrine per interni
a. l’informazione non è liberamente accessibile
b. l’informazione varia a missioni e livelli diversi in un
ambito piramidale
4. Incoraggiare lo spiarsi a vicenda
a. appaiamento con un sistema di “amici” per osservare e
controllare
b. riferire alla leadership pensieri, sentimenti e azioni
devianti
c. comportamento individuale osservato dall’intero gruppo
d. la leadership decide chi “ha bisogno di sapere” cosa e
quando
5. Uso estensivo di informazioni e propaganda auto –
generate
a. bollettini, riviste, pubblicazioni, audiocassette,
videocassette ed altri mezzi
b. citazioni erronee, affermazioni di fonti esterne
presentate fuori contesto
21
6. Uso immorale della confessione
a. “peccati” usati per abolire i confini dell’identità
b. il passato usato per manipolare e controllare; nessun
perdono o assoluzione
7. Bisogno di obbedienza e dipendenza
Controllo del Pensiero
1. Si deve interiorizzare la dottrina del gruppo come
“Verità”
a. adottare la mappa della realtà del gruppo come “Realtà” (mappa
= realtà)
b. pensiero in bianco – e –nero
c. bene contro male
d. noi contro loro (interni contro esterni
2. Utilizzo di un linguaggio caricato (ad esempio, “clichè
blocca – pensiero”). Le parole sono gli
strumenti che usiamo per pensare. Questo “linguaggio”
speciale limita invece che espandere la
comprensione e può addirittura bloccare il pensiero in
generale. Serve s ridurre la complessità
dell’esperienza in poche parole banali e piatte
3. Vengono incoraggiati soltanto pensieri “buoni” e
“appropriati”
4. Utilizzo di tecniche ipnotiche per indurre stati mentali
alterati
5. Manipolazione dei ricordi, si inculcano falsi ricordi
6. Uso di tecniche blocca – pensiero per impedire il “test
della realtà” bloccando i pensieri
“negativi”, e permettendo soltanto pensieri “positivi”
a. negazione, razionalizzazione, giustificazione, illusione
(pii desideri)
b. litanie
c. preghiere
22
d. parlare in gergo
e. cantare o mormorare
7. rifiuto dell’analisi razionale, del pensiero critico,
della critica costruttiva. Nessuna domanda
critica su Leader, dottrina o politica sembra essere
legittima
8. nessun sistema di credenze alternativo è considerato
legittimo, buono o utile
Controllo emotivo
1. manipolare e restringere la portata dei sentimenti
personali
2. fare in modo che la persona pensi che se esistono
problemi è sempre colpa sua, mai del leader o
del gruppo
3. uso eccessivo del senso di colpa
a. colpa per l’identità
I. chi sei (non stai vivendo secondo il tuo potenziale)
II. il vostro passato
III. le persone che frequentate
IV. i vostri pensieri, sentimenti, azioni
b. colpa sociale
c. colpa storica
4. uso eccessivo della paura
a. paura di pensare in modo indipendente
b. paura del mondo esterno
c. paura dei nemici
d. paura di perdere la propria salvezza
23
e. paura di lasciare il gruppo o di essere cacciato dal
gruppo
f. paura della disapprovazione
5. picchi emotivi eccessivi verso l’alto o il basso
6. rituali e frequenti confessioni pubbliche dei “peccati”
7. indottrinamento alla fobia: inculcare paure irrazionali
sull’uscita dal gruppo, o addirittura sulla
critica all’autorità del leader. La persona soggetta a
controllo mentale non riesce a visualizzare
un futuro positivo e soddisfacente fuori dal gruppo.
a. nessuna felicità o appagamento fuori dal gruppo
b. se ve ne andate subirete conseguenze terribili: suicidio,
pazzia, 10.000 reincarnazioni, ecc.
c. evitare chi se n’è andato; paura di essere rifiutato da
amici, pari, famiglia
d. non esiste mai una ragione legittima per andarsene.
Secondo il punto di vista del gruppo
chi se ne va è “debole”, “indisciplinato”, “non spirituale”,
“terreno”, “plagiato da famiglia
o assistenti” o “sedotto da denaro, sesso, rock and roll”.
CREAZIONE DELL’IDENTITA’ SETTARIA.
Il controllo del comportamento, dell’informazione, del
pensiero e delle emozioni, scrive
Hassan, hanno ciascuno in sé il potenziale per alterare in
modo significativo l’identità della persona
ma quando queste quattro forme di controllo vengono
utilizzate insieme l’effetto è molto più
estremo.
Le sette, continua Hassan, manipolano in modo consistente
gli elementi che formano l’identità
individuale e il controllo mentale settario dissocia la
persona dalla sua identità autentica, e rende la
sua nuova identità settaria dipendente dal gruppo. Dal punto
di vista della salute mentale, il
controllo mentale settario scompone gli elementi della
psiche individuale in un’altra personalità
distinta e l’adepto arriva a mostrare la sintomatologia
classico di un “disordine dissociativo” come
definito nel DSM IV e il suo comportamento può anche far
pensare ad un disordine da personalità
dipendente.
24
E’ per questo che le famiglie dell’adepto e i suoi amici
rimangono colpiti e preoccupati dal
cambiamento radicale della personalità del loro caro tanto
da stentare a riconoscerlo: per diventare
un buon adepto è stato indottrinato a manipolare e
sopprimere il vecchio sé. Per facilitare questo
processo gli è stato affidato un nome nuovo, abbigliamento
nuovo, nuova acconciatura, un nuovo
modo di parlare, una nuova “famiglia”, nuovi “amici”, nuovi
pensieri, nuove emozioni e una nuova
relazione con Dio.
L’adepto, spiega Hassan, perde così completamente qualsiasi
punto di contatto con la sua
realtà familiare e sociale e comincia ad operare con i
criteri della nuova identità settaria con cui sarà
difficile entrare in contatto con gli usuali punti di vista
validi per la maggior parte delle persone
perché l’uso di tecniche di controllo mentale distruttivo
lede la possibilità di qualunque
condivisione con chi non appartiene all’universo
circoscritto della setta.
Per entrare ancora più nello specifico della creazione
dell’identità settaria Hassan ci fa sapere
che il metodo più comune per modellare l’identità settaria è
accoppiare un nuovo membro con uno
anziano. Il nuovo membro, definito “bambino spirituale”,
viene istruito a imitare in tutto e per tutto
il “genitore spirituale” fino ad arrivare ad imitarlo anche
nella voce. La finalità di questa
manipolazione, ci spiega Hassan, è quella di creare tanti
cloni del leader.
In pratica, possiamo dire che l’adepto sottoposto a
manipolazione mentale cade in un
profondo stato regressivo ed inizia ad attivare, come il
bambino piccolo con i genitori dai quali è in
tutto e per tutto dipendente, meccanismi imitativi che lo
portano a voler pensare come il leader, ad
agire come lui, a sentire come lui, a parlare come lui, a
camminare come lui.
Steven Hassan nella sua analisi dei processi di
manipolazione mentale riprende il lavoro di
Edgar Schein “,Coercive Persuasion”.
sopra: Edgar Schein
Tutti e due, comunque,
si rifanno al modello di riforma del
pensiero di Kurt Lewin che descrive il processo di controllo
mentale suddividendolo in tre fasi:
1. Scongelamento: il processo di scomposizione della
persona;
2. Cambiamento: il processo di indottrinamento
3. Ricongelamento: il processo di consolidamento della nuova
identità
25
Steven Hassan adatta ed espande questo modello. Vorrei
quindi concludere questo mio lavoro
con la descrizione schematica dell’autore dei tre stadi
dell’acquisizione del controllo della mente :
(23)
1. Scongelamento
a. disorientamento/confusione
b. privazione sensoriale e/o sovraccarico sensoriale
c. manipolazione fisiologica
I. privazione del sonno
II. privazione della privacy
III. cambiamento di dieta
d. ipnosi
I. regressione
II. visualizzazioni
III. raccontare leggende e metafore
IV. doppi sensi linguistici, uso della suggestione
V. meditazione, litanie, preghiere, canti
e. portare la persona a criticare la propria identità
f. ridefinizione del passato individuale (inculcare falsi
ricordi, dimenticare i ricordi positivi
del passato)
2. Cambiamento.
a. creazione ed imposizione graduale di una nuova “identità”
I. formalmente con sedute di indottrinamento
II. informalmente da membri, nastri, libri, ecc.
26
b. uso di tecniche di modificazione comportamentale
I. premi e punizioni
II. uso di tecniche blocca – pensiero
III. controllo dell’ambiente
c. manipolazione mistica
d. uso di tecniche ipnotiche o che alterano la mente in
altro modo
I. ripetizione, monotonia, ritmo
II. uso eccessivo di salmodie, litanie, preghiere, ordini,
visualizzazioni
e. uso di confessioni e testimonianze, studi individuali,
attività di gruppo
3. Ricongelamento
a. consolidamento della nuova identità, abbandono della
vecchia
I. separazione dal passato; diminuizione o eliminazione dei
contatti con
famiglia e amici
II. rinuncia a beni importanti e donazione del patrimonio
III. inizio di attività della setta: reclutamento, raccolta
fondi, trasferimento e
convivenza con altri membri
b. nuovo nome, nuovo abbigliamento, nuova acconciatura,
nuovo linguaggio, nuova
“famiglia”
c. appaiamento con nuovi modelli guida, sistema del compagno
d. l’indottrinamento continua: seminari, corsi, ritiri
27
Nella fase dello scongelamento, quindi, la propria identità
inizia a sciogliersi, a liquefarsi.
Questo accade nella fase del reclutamento. Durante il
cosiddetto indottrinamento inizia ad avvenire
il cambiamento che poi porta al ricongelamento nella nuova
identità settaria.
Aiutare una persona che è stata manipolata mentalmente
significa quindi dover sciogliere il
falso sé strutturatosi attraverso la manipolazione e
lavorare attraverso un viaggio nella memoria alla
riscoperta del sé più autentico che nessun culto
distruttivo, per quanto potente, può cancellare del
tutto.
28
NOTE BIBLIOGRAFICHE.
(1) Francesco Barresi, Aspetti Criminologici ed
Investigativi del Satanismo Criminale, in
Manuale di Criminologia Clinica a cura di Marco Strano,
Firenze, SEE, 2003, 472
(2) Op. cit., 472
(3) Op. cit., 472
(4) Marco Strano, Criminologia, Sette Sataniche e Controllo
della Mente, in Manuale di
Criminologia Clinica a cura di Marco Strano, Firenze, SEE,
2003, 455
(5) Op.
cit., 455 – 456
(6) Op.
cit., 457
(7) Op.
cit., 457
(8) Op. cit., 458
(9) Op. cit., 458
(10) Steven Hassan, Mentalmente Liberi – Come uscire da una
setta, Roma, Avverbi Ed.,
1999, 173
(11) Op. cit., 173 – 174
(12) Op. cit. 175
(13) Steven Hassan, Che cos’è il Controllo Mentale
Distruttivo?, tratto dal volume
Releasing
the Bonds, Freedom of Mind Press, Somerville, MA, traduzione a cura di
Martini nel sito internet www.xenu.com dove tra l’altro ho
trovato e consultato molti altri
documenti inerenti l’argomento.
(14) Op. cit.
(15) Op.
cit.
(16) Op.
cit.
(17) Op.
cit.
(18) Op.
cit.
(19) Op.
cit.
29
(20) Op.
cit.
(21) Op.
cit.
(22) Op.
cit.
(23) Op.
cit.
30
BIBLIOGRAFIA.
Marco Strano, Manuale di Criminologia Clinica, Firenze, SEE,
2003
Steven Hassan, Mentalmente Liberi – Come uscire da una
setta, Roma, Avverbi, 1999
Steven
Hassan, Releasing the Bonds, Freedom of Mind Press, Somerville, MA
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www.xenu.com – tradotto da Martini
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1997
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Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione,
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www.freedomofmind.com